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Chi scrisse l'Iliade e l'Odissea?

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2004 16:12
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31/05/2004 14:02

Per prima cosa parliamo dell'autore presunto: di Omero abbiamo solo notizie vaghe, leggendarie che ce lo presentano come un poeta cieco e ramingo: ma è esistito effettivamente una persona che ha scritto l'Iliade e l'Odissea, comunque egli si chiamasse? Noi sappiamo che la redazione dell'Iliade e dell'Odissea che ci è pervenuta, fu messa per iscritto nel VI secolo a.C., molto tempo dopo, quindi, la loro effettiva compilazione.
Pure in questo caso, nessun elemento ci conferma la esistenza di un vero e proprio autore singolo: è molto probabile che in effetti i canti fossero opera collettiva, di un gran numero di poeti vissuti in tempi e luoghi diversi e che tali canti fossero poi ridotti a unità nel momento in cui furono messi per iscritto.

ILIADE ED ODISSEA


Comunque, appare inverosimile che l'Iliade e l'Odissea siano opera dello stesso autore: infatti esse hanno ben distinti per ispirazione, struttura e temi.

ISPIRAZIONE: l'arete (il modello di eccellenza) che ispira l'ILIADE è la gloria, il desiderio smoderato di compiere una grande impresa che possa lasciare il ricordo ai posteri.
Nell'ODISSEA invece, il motivo dominante è il desiderio di tornare alla famiglia, agli affetti familiari, al focolare. Gli eroi dell'Iliade abbandonano la casa, la famiglia per la gloria; Ulisse vuole tornare alla famiglia, non gli interessa la gloria.

TEMI - L'Iliade è un insieme di battaglie intramezzate dal lutto per i caduti e dalla preparazione di altre battaglie. Nell'Odissea non vi sono vere e proprie battaglie ma è il racconto di viaggi, di avventure, di astuzie.
Alla fine, il sanguinoso scontro con i Proci, è una vendetta (o giustizia) personale, non una battaglia fra eserciti schierati.

STRUTTURA - : L'Iliade appare chiaramente come un insieme di episodi diversi, messi poi insieme da una trama generale (l'ira di Achille): prevalgono personaggi diversi nei vari episodi. L'Odissea invece, ha una trama ben organica e un solo protagonista, Ulisse, intorno a cui tutto ruota: L'Iliade dà più l'idea di un insieme di canti collegati, l'Odissea pare invece opera di una sola persona.

MONDO CULTURALE: appare alquanto diverso nei due poemi, più primitivo e antico il primo, più civile e più recente il secondo. Si pensi per esempio alle divinità: nell'Iliade entrano direttamente in lotta, a volte anche fra di loro; nell'Odissea, la concezione si fa meno antropomorfa: intervengono sempre nelle vicende umane, ma con un maggiore distacco; non arrivano a colpirsi fra di loro materialmente. Anche il mondo sociale appare diverso: nell'Iliade conta solo il re; nell'Odissea vi è una maggiore comprensione per l'uomo comune, i Proci stessi appaiono come un freno o un tentativo di freno all'autorità dei re: passiamo cioè a un ambiente più democratico.

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31/05/2004 22:55

Nel 1870 Heinrich Schliemann, seguendo alla lettera le descrizione dell'Iliade, fece degli scavi su una collinetta sulla quale sorgeva il villaggio Turco di Hissarlick: trovò effettivamente una antica città;anzi trovò molti strati, ciascuno dei quali corrispondeva a una città. Non ebbe nessun dubbio nell'identificare in una di essa la Troia omerica e, in una serie di oggetti ritrovati, il "tesoro di Priamo (che asportò senza troppo formalizzare). Ma Schliemann non era un archeologo ma un ricco mercante con la passione dell'archeologia e soprattutto con il sogno, covato fin da giovane, di ritrovare la Troia cantata da Omero. Scavò in fretta e senza metodo, per cui molti elementi preziosi per identificare i reperti, andarono irrimediabilmente perduti.

Altri archeologi continuarono poi, con maggiore competenza, le ricerche e ritennero di identificare la Troia omerica in un altro strato. Le ultime ricerche sono state eseguite, in questi anni, da una spedizione guidata dal prof. Manfred Korfmann dell'università di Tubinga.

Ciò che si è accertato è che il luogo è stato abitato dalla preistoria (dal 3200 a.C.) fino ai nostri giorni. Si contano nove strati: periodicamente la città veniva distrutta, ma risorgeva dopo qualche tempo usando come fondamenta le rovine della precedente: si tratta di un procedimento molto comune che ritroviamo un po' dappertutto. Evidentemente il sito era considerato particolarmente idoneo, trovandosi in un luogo elevato dominante l'importantissimo stretto dei Dardanelli (Ellesponto per i Greci).
Ma è corretto identificare uno di questi strati, non importa ora quale, con la Troia omerica?
L'unico elemento che mette in relazione gli scavi di Hissarlick con Troia ,è soltanto il fatto che i primi si trovano proprio nel luogo indicato dall' Iliade. Per il resto le ricerche ci indicano soltanto un luogo abitato ininterrottamente da più di 3000 anni, ma nulla ci dice che uno di queste città si chiamasse Troia ( o Ilio), o che fosse distrutta da una spedizione di Greci. L' identificazione, quindi, con Troia, non trova alcun riscontro obbiettivo, nessun elemento sia pur genericamente probante.
Nessuna iscrizione, nessun documento di nessuno dei popoli del Medio Oriente accenna, nemmeno vagamente, ai fatti narrati da Omero: nessun elemento storico quindi convalida le antiche leggende.

TROIA IN OMERO


Si noti poi, che nei poemi omerici vi è una contraddizione di fondo: Troia viene considerata città straniera, nemica, contro la quale i Greci sono tutti alleati come di fronte a uno straniero. Tuttavia i Troiani sono descritti in tutto simili ai Greci: hanno in comune lingua, costumi, religione; né l'autore greco mostra di parteggiare per i Greci, che è cosa davvero singolare.
Non vi è quindi nessuna indicazione della effettiva consistenza di un tal nemico: se i fatti narrati da Omero fossero il ricordo, sia pure profondamente trasformato di un fatto effettivamente avvenuto, sarebbe rimasto in primo piano nell'immaginario collettivo la "alterità"! di questa città nemica e non ve n'è invece nessuna traccia.
L'identificazione di Troia, in fondo, ci è impossibile perché di essa le leggende non dicono nulla che ce la possa fare identificare.

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05/06/2004 17:03

Chi erano gli Achei?

E' il termine proprio con cui sono designati i Greci, in Omero. Chi erano? Nessun dubbio questa volta che essi siano veramente esistiti. Attualmente, generalmente vengono indicati con il termine di Micenei, dal nome della loro città più celebre, Micene appunto.
Si tratta di una prima ondata di invasori venuti dal nord, che occuparono la Grecia e distrussero la civiltà cretese, già comunque messa in crisi forse da un grande terremoto. Essi non formarono un organismo politico unitario, ma si ressero in piccole città indipendenti, retti da re guerrieri, gli eroi omerici, appunto.
Dopo il 1000 a.C. questa civiltà decadde (si parla di medio evo ellenico) per l'arrivo di nuove ondate di invasori della stessa lingua e cultura, che costituirono poi la Grecia classica.
Gli Achei si ridussero, poi, solo in una piccola e montuosa parte del Peloponneso ed ebbero un posto insignificante nello svolgersi della civiltà greca.

I poemi omerici narrano, quindi, questo mondo che appena si distingueva come lingua e cultura dai Greci dell'età classica. In che misura poi i poemi omerici effettivamente rispecchiano questa civiltà, non è facile dire. Un caso esemplare è quello dei carri da guerra: nei poemi omerici essi sono presentati, ma non ne viene compreso l'uso: i carri infatti , con due uomini a bordo, un auriga e un combattente, venivano lanciati in formazione serrata , un po'come i carri armati moderni. Nell'Iliade (nell'Odissea non sono mai presenti) invece, essi hanno la singolare funzione di portare il combattente , l'eroe, sul campo di battaglia; questi poi scende e combatte a piedI, una specie di fanteria motorizzata, diremmo noi. In un solo caso invece (nello scontro fra Achille e Asteropeo), gli eroi combattono restando sul carro, senza peraltro comprendere l'uso in formazione.

E' da ritenersi che era rimasta nella memoria collettiva dei cantori una eco di una civiltà ormai tramontata, ma essa era commista a molte fraintendimenti e sovrapposizioni, per cui è difficile stabilire quanto nei poemi omerici faccia riferimento alla reale civiltà Micenea.
In generale diremmo che la civiltà Micenea fu molto più industriosa e pacifica di quanto appaia nell'Iliade e che il carattere puramente guerriero è tratto invece, proprio dalle nuove ondate di Greci che avevano distrutto quella civiltà.

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05/06/2004 19:32

Pare interessante in questo contesto aprire una parentesi.Secondo una recente teoria,la città di Troia non si sarebbe trovata nell'Asia Minore bensì nella zona baltica.Naturalmente anche gli antichi Achei avrebbero avuto origine nella stessa zona e la loro emigrazione (5000 a.C.?) nella penisola ellenica sarebbe stata causata da un repentino cambiamento climatico.
Avendo portato con sè i nomi dei luoghi e le tradizioni,anche la mitica guerra di Troia non sarebbe stata altro che il ricordo di un fatto avvenuto nel nord Europa.Se questa teoria contenesse una possibile verità,la discendenza del popolo franco (vedi questa discussione)dalla mitica - e più vicina - città,sarebbe ancora più verosimile.
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05/06/2004 23:14

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06/06/2004 01:56

Re:

Scritto da: pAuL100V 05/06/2004 23.14
AVETE VISTRO TROY?



no,ma la critica ci va giù pesante: nel migliore dei casi lo definiscono un'americanata, e non stento a crederlo.

Mi fai venire in mente la barzelletta
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13/06/2004 15:56

Troia era Atlantide?
ERA TROIA LA VERA ATLANTIDE?
Una nuova antica teoria

L’ultima novità su Atlantide tira in ballo Troia. Ricerche approfondite e studi molto seri, e un duro e lungo lavoro di scienziati e ricercatori di varie discipline, sono alla base di una nuova teoria secondo la quale il continente perduto di Atlantide deve essere localizzato sulla collina turca di Hissarlik, dove sorgeva la mitica città cantata da Omero nell’ “Iliade”. Se ci affidiamo, sull’ onda emozionale, a un giudizio superficiale e approssimativo, questa idea può apparire azzardata o quanto meno provocatoria, senz’altro bizzarra. Viene subito da chiederci: possibile che la città dell’Asia minore governata dal re Priamo, assalita e infine distrutta dagli Achei, sia proprio Atlantide? La prima osservazione che arriva spontanea, quasi elementare, è questa: Platone la descrisse come un’isola, e un’isola l’ hanno sempre considerata tutti gli studiosi che da Platone a oggi si sono occupati della terra perduta. Troia, invece, si trova sulla terraferma. Com’ è possibile, quindi, sostenere questa teoria? Invece lo sostiene con ricchezza di prove documentali, frutto di indagini scientifiche e di ricerche storiche, il geoarcheologo, cioè esperto della geologia dei siti antichi, Eberhard Zangger, svizzero di Zurigo.
Sicuro dell’assistenza della Stanford University e dal Deutsches Archaologiches Institut dal 1984 al 1988, nel 1992 Zangger, che aveva allora 36 anni, annunciò di essere riuscito dove migliaia di saggi hanno fallito: fornire qualche prova della coincidenza tra la favolosa isola scomparsa e un qualche luogo conosciuto della nostra terra. Atlantide, si sa, è stata individuata in varie parti del mondo: nell’oceano Atlantico, nel Mediterraneo, in qualche isola dell’America latina, in Siberia, in Egitto, nelle isole di Capo Verde, nello Yucatan, in Svezia, in Libia, nell’isola di Ceylon o nel Madagascar. Nonostante le prove presentate dagli studiosi, la certezza di una localizzazione sicura non c’è stata. Tanto è vero che se ne discute ancora: anzi, quello della identificazione di Atlantide è uno degli argomenti più affascinanti e dibattuti dell’archeologia moderna. Eberhard Zangger dichiara di poter dimostrare senza ombra di dubbio la coincidenza di Atlantide con la città di Troia. La sua teoria, che ha già diviso il mondo dell’archeologia, presenta un lato debole, proprio quello relativo alla rivelazione fatta da Platone secondo la quale Atlantide sarebbe stata un’isola o per lo meno su un’isola.
Il geoarcheologo svizzero elimina subito queste incertezze. Confortato dal parere di molti linguisti, precisa che l’espressione “isola” in greco antico si presta a molte interpretazioni. Infatti, tra i tanti significati, poteva indicare anche una città in riva al mare, com’era appunto Troia. Convinto di aver fugato ogni dubbio sul punto debole iniziale della sua ricerca, l’archeologo svizzero spiega come e perché ha iniziato il suo lavoro di indagine sulla città che è a due passi del mar Egeo, poco a sud dello stretto dei Dardanelli. Eberhard Zangger ha affidato la sua teoria e le prove che ne dovrebbero confermare la validità a un libro, “The Flood from Heaven: Deciphering the Atlantis Legend”, pubblicato contemporaneamente negli Stati Uniti da Morrow di New York e a Londra da Sidgwick§Jackson, e poi in Germania da Droemer Knaur di Monaco con il titolo “Atlantis: Eine Legende wird entziffert”. Subito divamparono polemiche molto accese tra gli archeologi. Quelli tradizionalisti o classici gridarono all’eresia: “Ancora uno studioso che racconta storie incredibili su Atlantide; non è stato sufficiente l’esempio disastroso di Heinrich Schliemann che con le sue teorie da principiante ha fatto soltanto confusione e ha distrutto Micene?!”. L’archeologo inglese Anthony Snodgrass, che ha scritto la prefazione al libro di Zangger, nonostante avesse detto che il paragone tra Atlantide e Troia è valido, non sembrava completamente convinto delle teorie del suo collega e amico.

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13/06/2004 20:58

Re: Re:

Scritto da: texdionis 06/06/2004 1.56


no,ma la critica ci va giù pesante: nel migliore dei casi lo definiscono un'americanata, e non stento a crederlo.

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[Modificato da Ally75 13/06/2004 20.59]

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14/06/2004 20:16

Re: Troia era Atlantide?

Scritto da: Peppinox 13/06/2004 15.56
ERA TROIA LA VERA ATLANTIDE?
Una nuova antica teoria

L’ultima novità su Atlantide tira in ballo Troia. Ricerche approfondite e studi molto seri, e un duro e lungo lavoro di scienziati e ricercatori di varie discipline, sono alla base di una nuova teoria secondo la quale il continente perduto di Atlantide deve essere localizzato sulla collina turca di Hissarlik, dove sorgeva la mitica città cantata da Omero nell’ “Iliade”. Se ci affidiamo, sull’ onda emozionale, a un giudizio superficiale e approssimativo, questa idea può apparire azzardata o quanto meno provocatoria, senz’altro bizzarra. Viene subito da chiederci: possibile che la città dell’Asia minore governata dal re Priamo, assalita e infine distrutta dagli Achei, sia proprio Atlantide? La prima osservazione che arriva spontanea, quasi elementare, è questa: Platone la descrisse come un’isola, e un’isola l’ hanno sempre considerata tutti gli studiosi che da Platone a oggi si sono occupati della terra perduta. Troia, invece, si trova sulla terraferma. Com’ è possibile, quindi, sostenere questa teoria? Invece lo sostiene con ricchezza di prove documentali, frutto di indagini scientifiche e di ricerche storiche, il geoarcheologo, cioè esperto della geologia dei siti antichi, Eberhard Zangger, svizzero di Zurigo.
Sicuro dell’assistenza della Stanford University e dal Deutsches Archaologiches Institut dal 1984 al 1988, nel 1992 Zangger, che aveva allora 36 anni, annunciò di essere riuscito dove migliaia di saggi hanno fallito: fornire qualche prova della coincidenza tra la favolosa isola scomparsa e un qualche luogo conosciuto della nostra terra. Atlantide, si sa, è stata individuata in varie parti del mondo: nell’oceano Atlantico, nel Mediterraneo, in qualche isola dell’America latina, in Siberia, in Egitto, nelle isole di Capo Verde, nello Yucatan, in Svezia, in Libia, nell’isola di Ceylon o nel Madagascar. Nonostante le prove presentate dagli studiosi, la certezza di una localizzazione sicura non c’è stata. Tanto è vero che se ne discute ancora: anzi, quello della identificazione di Atlantide è uno degli argomenti più affascinanti e dibattuti dell’archeologia moderna. Eberhard Zangger dichiara di poter dimostrare senza ombra di dubbio la coincidenza di Atlantide con la città di Troia. La sua teoria, che ha già diviso il mondo dell’archeologia, presenta un lato debole, proprio quello relativo alla rivelazione fatta da Platone secondo la quale Atlantide sarebbe stata un’isola o per lo meno su un’isola.
Il geoarcheologo svizzero elimina subito queste incertezze. Confortato dal parere di molti linguisti, precisa che l’espressione “isola” in greco antico si presta a molte interpretazioni. Infatti, tra i tanti significati, poteva indicare anche una città in riva al mare, com’era appunto Troia. Convinto di aver fugato ogni dubbio sul punto debole iniziale della sua ricerca, l’archeologo svizzero spiega come e perché ha iniziato il suo lavoro di indagine sulla città che è a due passi del mar Egeo, poco a sud dello stretto dei Dardanelli. Eberhard Zangger ha affidato la sua teoria e le prove che ne dovrebbero confermare la validità a un libro, “The Flood from Heaven: Deciphering the Atlantis Legend”, pubblicato contemporaneamente negli Stati Uniti da Morrow di New York e a Londra da Sidgwick§Jackson, e poi in Germania da Droemer Knaur di Monaco con il titolo “Atlantis: Eine Legende wird entziffert”. Subito divamparono polemiche molto accese tra gli archeologi. Quelli tradizionalisti o classici gridarono all’eresia: “Ancora uno studioso che racconta storie incredibili su Atlantide; non è stato sufficiente l’esempio disastroso di Heinrich Schliemann che con le sue teorie da principiante ha fatto soltanto confusione e ha distrutto Micene?!”. L’archeologo inglese Anthony Snodgrass, che ha scritto la prefazione al libro di Zangger, nonostante avesse detto che il paragone tra Atlantide e Troia è valido, non sembrava completamente convinto delle teorie del suo collega e amico.




Uff... ma devi sempre sbattere atlandite ovunque? [SM=x44453] [SM=x44475]

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14/06/2004 20:40

Re: Re: Troia era Atlantide?

Scritto da: Belthasar Uth Wistan 14/06/2004 20.16


Uff... ma devi sempre sbattere atlandite ovunque? [SM=x44453] [SM=x44475]



Non è una mia teoria...[SM=x44454]

e devo ammettere che questa non l'avevo mai sentita!!![SM=x44457] [SM=x44457] [SM=x44457]

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14/06/2004 20:47

Anche gli etruschi venivano da atlantide... [SM=x44473]
Hitler pensava che gli ariani venivano da atlantide... [SM=x44473]
I troiani venivano da atlantide... [SM=x44473]
I greci venivano da atlantide... [SM=x44473]
Gli inca venivano da atlantide... [SM=x44473]

Etc... etc...

E se atlantide fosse il nome antico della pangea? Non ci hai mai pensato?
E se fosse un semplice bisogno umano datare la propria origine ad una cultura superiore?

[SM=x44496]

Rifletti mio caro, rifletti! [SM=x44517]

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14/06/2004 21:04

Re:

Scritto da: Belthasar Uth Wistan 14/06/2004 20.47
Anche gli etruschi venivano da atlantide... [SM=x44473]
Hitler pensava che gli ariani venivano da atlantide... [SM=x44473]
I troiani venivano da atlantide... [SM=x44473]
I greci venivano da atlantide... [SM=x44473]
Gli inca venivano da atlantide... [SM=x44473]

Etc... etc...

E se atlantide fosse il nome antico della pangea? Non ci hai mai pensato?
E se fosse un semplice bisogno umano datare la propria origine ad una cultura superiore?

[SM=x44496]

Rifletti mio caro, rifletti! [SM=x44517]



Ci ho pensato ma non credo sia così...o meglio, credo ci sia stata una civiltà precedente a quelle che sono considerate "storiche", o forse più d'una, solo che una serie di cataclismi nei millenni le hanno cancellate dalla faccia della Terra ed hanno fatto in modo che di loro sopravvivessero solo i miti.
Penso infatti che molte conoscenze non siano scoperte ma retaggi.
Sei d'accordo anche tu?
[SM=x44475]

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14/06/2004 21:14

Oh ma di questo ne sono certo...
Ma il mio punto è che tutti si riconducono ad una stessa cosa... quindi o tutti hanno ragione o tutti torto.

Io dico che atlantide è realmente esistita ma che ora viene buttata in mezzo ovunque per giustificare o montare teorie totalmente campate in aria.
Un pò come i templari.

Io sono gran maestro dell'ordine della sacra croce di gnieth, insignito dal maestro DeMolay XVII° al rango di custode dell'antica sophia del sacro tempio.

Ho detto una cosa fichissima... ma che non significa nulla.
Hai visto il punto?

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15/06/2004 08:07

Re:

Scritto da: Belthasar Uth Wistan 14/06/2004 21.14
Un pò come i templari.

Io sono gran maestro dell'ordine della sacra croce di gnieth, insignito dal maestro DeMolay XVII° al rango di custode dell'antica sophia del sacro tempio.




I templari sono esistiti, e noi siamo stati una parte di essi.
E lo saremo sempre, Belth......sempre.

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15/06/2004 12:43

[SM=x44500] Si ma noi eravamo quelli veri pet...!

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25/06/2004 06:10



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Ora sono giunto a questa: lasciate che prima di partirne io canti..."


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03/07/2004 14:06

Mentre la prima fase dell’operazione Atlantide-Troia, iniziata nel 1984, era terminata nel 1992 con la pubblicazione di “The Flood from Heaven”, la seconda fase, quella conclusiva, prese il via in grande stile nel 1994. L’équipe di specialisti messi a disposizione di Zangger dal Deutsches Archaologiches Institut fu sostituita da una formazione nutrita di scienziati di molte discipline, un’autentica task force. Era, infatti, sceso in campo l’Istituto federale per le Scienze geologiche e le Materie prime di Hannover con 800 uomini decisi a tutto, forti di un appoggio anche politico, di un sostanzioso budget e di strumenti tecnici d’avanguardia. Il teatro delle operazioni si è spostato direttamente a Troia per iniziare le ricerche sulla base delle indicazioni di Zangger. Il 30 dicembre 1998 l’autorevole settimanale tedesco “Spiegel” dedicava la copertina e dodici pagine alle ricerche di Atlantide-Troia, rivelando la scoperta di prove clamorose. Da allora, il silenzio. Sappiamo, comunque, che le ricerche continuano sulla collina di Hissarlik, poco lontano dallo stretto dei Dardanelli. Quanto tempo dovremo attendere prima di conoscere la verità sulla reale importanza di questi scavi?
L’idea di Zangger è considerata “rivoluzionaria” ancora oggi. Come sarebbe stata accolta la stessa idea un secolo fa? Non è una domanda inutile, perché l’identificazione Atlantide-Troia era già nella mente di Heinrich Schliemann, lo scopritore della città distrutta dagli Achei. Robert Charroux, considerato un’autorità in materia di “misteri del mondo”, nel suo “Libro dei maestri del mondo”, afferma che Schliemann rinvenne sotto i resti della Troia di Priamo quelli di una città di epoca precedente che era stata sicuramente abitata da Ariani, come risultava chiaramente dal ritrovamento di un gran numero di cocci e tavolette di terracotta, che recavano incisi i simboli religiosi di quella razza, tra i quali la svastica degli Indù.
La maggior parte dei vasi trovati era modellata sotto forma di testa di civetta, l’uccello notturno sacro a Minerva Glaucopide (dagli occhi verdi) protettrice di Ilio. In realtà, secondo Charroux, “Minerva era la Ana, la Mater dei popoli celti, vale a dire una divinità tipicamente ariana. Il suo nome, in Gallia, era Belisama, cioè simile alla fiamma”. Schliemann rinvenne anche armi e oggetti di silice, argento, oro e rame. Le armi di rame erano identiche a quelle di bronzo appartenenti alla preistoria danese e alle civiltà lacustri del sud dell’Europa. Secondo lo studioso francese, un così gran numero di indizi e coincidenze persuase Schliemann che tra la preistoria della Troia ariana, negata dagli archeologi tradizionalisti, e la preistoria di Atlantide dovesse esistere una stretta relazione di parentela. Scrive Charroux: “Le tesi ‘eretiche’ dello Schliemann intendevano dimostrare che Grecia, Fenicia, Caldea eccetera avevano una comune origine iperborea, vale a dire che il mondo è nato nell’Atlantide e non nella regione dei Sumeri”. In un momento di evidente eccitazione, Charroux si domanda: “Heinrich Schliemann si rese effettivamente conto di avere realizzato una delle più grandi scoperte di tutti i tempi? Di avere, cioè, ricostruito la vera storia del mondo? La risposta è senza dubbio affermativa, ma lui, da prudente iniziato, avrebbe rivelato la parte più preziosa delle sue scoperte dopo morto, vale a dire quando era probabile che con il trascorrere del tempo le sue tesi avrebbero avuto maggiore probabilità di essere comprese e accreditate”.
Il 20 ottobre 1912, cioè ventidue anni dopo la misteriosa morte di Schliemann a Napoli, suo nipote Paul pubblicò sul prestigioso quotidiano “The New York American” un articolo intitolato: “Come ho ritrovato l’Atlantide, sorgente di tutte le civiltà”. Paul Schliemann rivelava: “Qualche giorno prima della sua morte, mio nonno consegnò ad uno dei suoi più grandi amici una busta sigillata sulla quale aveva vergato queste parole: ‘Questa busta deve essere aperta solo da un membro della mia famiglia, il quale, per il solo fatto di romperne i sigilli, si troverà impegnato sul suo onore a consacrare la vita nel proseguimento di quelle ricerche cui si fa sommario cenno nel presente messaggio”.
Un’ora prima di morire, raccontava ancora Paul Schliemann, mio nonno chiese carta e matita e con mano incerta scrisse queste righe: “Rompere il vaso a testa di civetta ed esaminane il contenuto: riguarda l’Atlantide. Sepolcro all’est delle rovine del tempio di Sais e nel campo funerario della valle di Chacuna. Importante! Vi troverai le prove in merito all’esattezza delle mie tesi. Su di me sta calando la notte: addio!”. Il messaggio insieme con la busta chiusa fu depositato dall’amico sconosciuto in un banca francese. Soltanto nel 1906, dopo aver terminato gli studi in Russia, Germania e in Oriente, Paul decise di assumersi l’impegno solenne lasciato dal nonno e aprì la busta sigillata. C’era un messaggio che diceva: “Io sono giunto alla conclusione che l’Atlantide non solo è veramente esistita, occupando un immenso territorio oggi scomparso, ma è stata anche la culla di ogni civiltà. Chiunque esamini tali documenti, assume l’impegno di proseguire le mie ricerche per giungere a un risultato definitivo e conclusivo. Egli sarà tenuto a proclamare in ogni occasione che il vero ideatore e promotore delle ricerche sono stato io. Presso la Banca di Francia è depositata una somma sufficiente a coprire tutte le spese connesse con le nuove indagini. Voglia l’Onnipotente proteggere questa importante missione. Firmato: Heinrih Schliemann”.
Il nipote Paul in un primo tempo cercò di ubbidire alle disposizioni del nonno. Esaminò prima il materiale depositato nella banca francese, poi intraprese viaggi in Egitto e in sud America. L’articolo suscitò grande impressione. Quando tutti si attendevano gli sviluppi di questa rivelazione, Paul Schliemann sparì dalla circolazione. Le ipotesi sul suo destino sono state tante, e tra queste ce ne sono molte che accennano a una fine altrettanto misteriosa come quella del nonno. Altri, invece, parlarono di un’azione di un mistificatore che, schiacciato da un complesso di inferiorità nei confronti dell’illustre avo, si era preso gioco del mondo dell’archeologia nel tentativo di procacciarsi una rapida e facile fama. Fatto sta che dopo la pubblicazione di quell’articolo, di Paul Schliemann si sono perse le tracce. Nemmeno la polizia più efficiente del mondo è riuscita a risolvere il “giallo” della sua improvvisa sparizione. Restano però i reperti lasciati da suo nonno e che l’archeologo Christos Mavrothalassitis (ricchissimo collezionista di vasi etruschi e di una raccolta numismatica che lui stesso fa risalire ad Atlantide) contribuì a dichiarare autentici avendone lui stesso trovati in gran numero identici a quelli di Schliemann nel corso di ricerche effettuate nell’Africa del nord e in particolare a Djerba. Ma nessuno al mondo ha preso per buone le sue conclusioni sul ritrovamento della vera Atlantide.
Però, dopo oltre sessant’anni, un geoarcheologo di Zurigo, finanziato sontuosamente da istituzioni tedesche, tenta di avvalorare le scoperte “eretiche” di Schliemann e del suo “successore” greco Mavrothalassitis. In attesa di conoscere le nuove scoperte di Eberhard Zangger sulla collina di Hisserlik, la storia tortuosa e affascinante della coincidenza della mitica città di Priamo e del favoloso continente inghiottito dal mare continua, e promette altri nuovi colpi di scena.

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03/07/2004 14:28

Non mi convince afatto l'idea di far equivalere Troia ad Atlantide,mi pare una forzatura di comodo bella e buona.

Preferisco continuare la ricerca del mitico continente... [SM=x44499]
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04/07/2004 09:22

Re:

Scritto da: texdionis 03/07/2004 14.28
Non mi convince afatto l'idea di far equivalere Troia ad Atlantide,mi pare una forzatura di comodo bella e buona.

Preferisco continuare la ricerca del mitico continente... [SM=x44499]



Nemmeno io sono per nulla convinto, però è una teoria...forse anche meno campata in aria di quello che si può pensare se si considera che per i greci l'Asia Minore, prima del X sec A.C. è stata il territorio dove essi hanno ambientato un gran numero di miti...
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04/07/2004 11:48

Certo sul fatto che Troia potesse in un tempo ormai mitico fare parte dell'esteso dominio di Atlantide è un'ipotesi più convincente,basti pensare alle innumerevoli riedificazioni della città nel corso dei secoli e anche millenni passati.
Non è detto però che si tratti della Troia descritta da Omero,ma una posta assai indietro nel tempo.[SM=x44458]
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