Hot Spot WI FI in crescita:
Wi-Fi italiano in mano a Telecom
Efficiente e comoda, la connettività wireless in Italia stenta a decollare
con la complicità di un mercato che non ne vuole sapere di sbloccarsi.
Eppure la mela della telefonia a basso costo è lì per esser colta
1. Opportunità per chi?
2. I piccoli tremano, e gli utenti?
3. Il telefonino Wi-Fi
Un'idea, che il Mip considera idonea ad attirare il pubblico residenziale, è il VoIP tramite cellulari Wi-Fi.
Ci sta pensando NoCable, che è uno degli operatori minori.
Ha circa 60 hot spot, contro i 140 di SwissCom e i 70 di Tecom, che sono invece al terzo e al quarto posto per quota di mercato.
Ma NoCable è uno degli operatori più aggressivi: "non siamo d'accordo con il Mip, non crediamo di essere in posizione di inferiorità rispetto a Telecom e Tin.
Grazie al roaming, infatti, offriamo
200 hot spot in Italia e quasi 12.000 nel resto del mondo", dice Caldarazzo.
È per ora il solo operatore Wi-Fi a pensare al VoIP.
Si noti che
su tutti gli hot spot italiani, sfruttandone la banda, sarebbe possibile telefonare via Internet:
con un computer portatile e un programma come
Skype, che supporta anche i Pocket PC.
"In quel caso, però, si paga doppia tariffa: di connessione e del programma VoIP usato.
Inoltre si ha l'ingombro di un computer portatile. Noi invece offriremo il
servizio su telefoni solo VoIP,
che costeranno circa 100 euro e saranno distribuiti da noi, e su
cellulari Gsm dotati di scheda Wi-Fi;
si pagherà solo il costo della telefonata,
perché la nostra rete di hot spot è dotata di
server Sip.
È in grado di riconoscere la chiamata VoIP, di autenticare l'utente e di non fargli pagare la connessione".
Il cellulare Wi-Fi deputato per il servizio "è il
Motorola CN620, che ha un client Sip.
Oppure il
palmare Qtek 9090".
I costi sono senza scatto alla risposta;
3,5 centesimi al minuto per telefonare a un numero di rete fissa nazionale;
da tre a quattro cent al minuto verso Paesi europei o del Nord America.
L'autenticazione del cliente è al volo, su telefoni solo Wi-Fi distribuiti da NoCable: "l'utente sarà riconosciuto over the air dall'hot spot, tramite user name e password inseriti nel telefono e Mac address della scheda Wi-Fi.
Bisogna solo avvicinarsi all'hot spot e sul telefono apparirà la scritta connected. Poi si potrà chiamare". Con un cellulare Wi-Fi, invece, ci si autentica con un Sms; il costo della chiamata sarà detratto dal borsellino virtuale associato al numero telefonico.
In entrambi i casi, l'utente deve abbonarsi a NoCable e ricaricare online il proprio credito. "Con i cellulari di operatori stranieri è più facile: il costo della chiamata viene detratto dalla scheda prepagata o sommato nella bolletta telefonica.
Si fa un conto unico, insomma, tra VoIP e chiamate normali. È il frutto di accordi che sono stati fatti con operatori quali Bouygues, O2, Orange, Mno2, in Francia, Finlandia, Islanda, Lussemburgo e Singapore.
Soltanto gli operatori italiani si sono opposti, confermando la propria politica di chiusura al nuovo".
NoCable non teme insomma il peso dei grandi, facendo notare anche che "il numero degli hot spot non è un indizio assoluto di supremazia. Anche perché resta da vedere la qualità di quegli hot spot, la banda che c'è dietro".
È uno dei punti del Wi-Fi italiano che restano ancora in ombra.
Il Wi-Fi permette una connessione fino a 11 Mbps (54 Mbps, con lo standard 802.11g), ma si appoggia su una banda di connessione terreste.
Solo se sotto c'è una rete in fibra ottica, quindi, si potrà avere una banda larga di svariate Mbps, condivisi dagli utenti connessi all'hot spot.
"Invece, se la connessione è ADSL, ci sarà un collo di bottiglia e le potenzialità del Wi-Fi non potranno essere sfruttate appieno. Per questo motivo, nel prossimo rapporto cercheremo di analizzare l'effettiva qualità degli hot spot italiani", spiega Balocco.
La fibra, si sa, non arriva dovunque in Italia.
È la connessione tipica degli hot spot principali, negli aeroporti e nei grandi alberghi; "altrove, invece, non si disdegna di usare un'Adsl a 2 Mbps", dice Caldarazzo.
Potrebbe essere il caso di molte delle location minori, di Telecom e di Tin, conquistate convertendo in hot spot gli alberghi o i ristoranti dotati di ADSL. Il solo dato pubblico è che 150 degli hot spot di Telecom sono "in a box": più piccoli rispetto a quelli normali, possono essere installati con semplicità e sono quindi adatti a locali pubblici di piccole dimensioni.
Restano insomma alcuni punti oscuri, nel quadro.
Da una parte, "negli ultimi dodici mesi i sistemi di pagamento e
l'usabilità del servizio, almeno negli hot spot maggiori, sono ormai ottimali".
Dall'altra, bisognerà aspettare il rapporto del Mip o che maturi l'esperienza degli utenti per conoscere le reali proporzioni del Wi-Fi italiano e il numero degli hot spot che offrano davvero una velocità banda larga.
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.