E' stato presentato ieri un modello di aeroplano a cinque posti
Può compiere un tragitto di 35 km in soli quattro minuti
2010, il debutto dei taxi volanti
in città una rete di mini aeroporti
Economici, rapidi e poco rumorosi. Via alla sperimentazione
tra 18 mesi, entro 5 anni si passerà all'impiego reale
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA - Oltre alla macchina e all'autobus, al treno e al metrò, i pendolari che viaggiano ogni mattina dai sobborghi al centro di una grande città per recarsi al lavoro potrebbero avere presto un'alternativa fantascientifica: il taxi volante. Un'azienda inglese ha presentato ieri a Londra un modello di aeroplano a cinque posti, più uno per il pilota, in grado di compiere un tragitto di 35 chilometri in 4 minuti a un costo equivalente a quello della stessa distanza su un normale taxi a quattro ruote. I voli sperimentali del "Jetpod", come è stato battezzato, inizieranno entro diciotto mesi e il velivolo dovrebbe diventare operativo nel giro di cinque anni, cioè prima del 2010. "Una flotta di taxi volanti andrà avanti e indietro dalla periferia al cuore di Londra, o farà un percorso analogo in altre capitali, lungo predeterminati corridoi aerei", afferma Mike Dacre, amministratore delegato della Avcen, la società che ha brevettato il rivoluzionario prototipo.
Grazie a una nuova tecnologia, il "Jetpod" volerà a bassa quota, i suoi due motori a reazione ridurranno di 20 decibel la rumorosità rispetto ai jet odierni, e potrà atterrare su una pista lunga appena 120 metri, un decimo di quelle utilizzate oggi. Costo: 759mila euro a esemplare. "Bisognerà costruire appositi aeroporti", ammette Dacre, "ma saranno piccoli e comunque noi riteniamo che, quando il taxi volante sarà una realtà concreta, le città metteranno a disposizione lo spazio necessario per farlo arrivare e ripartire". Non sarà un aviogetto complicato o sofisticato, bensì un "cavallo da tiro", capace di andare avanti e indietro in continuazione dalla periferia al centro, compiendo decine o centinaia di viaggi al giorno: il gran numero di passeggeri trasportati permetterà di contenere i costi. La Avcen calcola che un percorso dall'aeroporto di Heatrow fino alle rive del Tamigi, ovvero al centro di Londra, costerà meno di 50 sterline, circa 70 euro, più o meno come una corsa su un "black cab", gli spaziosi taxi neri che sono uno dei simboli della metropoli britannica.
"Non pensiamo a un aereo per andare fino a Parigi, non potrà fare voli lunghi", spiega l'amministratore delegato, in cerca di finanziatori, "ma si tratterà di una specie di scooter a più posti, di minibus o minitaxi collettivo, che può portare pendolari dai sobborghi residenziali alla City di Londra in due, tre, quattro minuti, a quasi 500 chilometri orari di velocità". Insomma, in un lampo. Naturalmente, non tutti saranno disposti a sborsare 70 euro ogni mattina per andare al lavoro: ma un banchiere della City forse sì.
Del resto, più cresceranno i passeggeri, più scenderanno i prezzi, come insegna la legge del mercato. E non è finita, perché la Avcen ha progettato anche un prototipo di autoambulanza volante, uno di jeep militare o macchina della polizia volante, e una versione di auto volante "privata". Morale: ce n'è per tutti. Chi ha visto i cartoni animati della celebre serie "I pronipoti", o il film di Luc Besson "Il quinto elemento", in cui Bruce Willis guida per l'appunto un taxi volante tra le torri di una futuristica città verticale, sa che cosa aspettarsi. Può darsi che ci vogliano più dei cinque anni previsti dagli inventori inglesi, può darsi che il progetto stenti - è il caso di dirlo - a decollare: ma la fantascienza comincia a diventare realtà. "Il problema del traffico, degli ingorghi che bloccano le metropoli, del tempo che si perde per andare e tornare dal lavoro, non riguarda solamente Londra", dice l'inventore Mike Dacre, "sappiamo che anche Mosca, Tokyo, New York, San Paolo, Shangai, sognano qualcosa del genere e il Jetpod gliela offre". Il sogno di un mondo con macchine che volano: lo credevamo riservato ai nostri pronipoti, nipoti o figli, e invece, chi lo sa, magari potremo vederlo nascere anche noi.
(9 novembre 2004)
da:
La Repubblica