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La Stonehenge italiana

Ultimo Aggiornamento: 27/01/2005 20:41
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16/12/2004 22:48


IL CROMLECH DEL PICCOLO SAN BERNARDO
(Valle d’Aosta)

Archeoastronomia

(Da C. Promis)

Sul colle del Piccolo San Bernardo (m 2188), valico praticato fin dalle età più remote, si trova il cosiddetto "Circolo di Annibale", in realtà un cromlech costituito da 46 (in origine circa 54) pietre fitte poste alla distanza media di tre metri l’una dall’altra.

Questo recinto megalitico di forma leggermente ellissoidale i cui assi misurano rispettivamente m 84 e 72, venne inesorabilmente danneggiato nel 1862 con la costruzione della strada internazionale. Di conseguenza alcuni menhirs andarono perduti come il dolmen centrale ricordato nella tradizione locale.

Il cromlech, risalente all’età dei Metalli – probabilmente inquadrabile nella seconda metà del III millennio, o al massimo agli inizi del II – pare sia connesso a cerimonie di carattere solare legate ai raduni stagionali delle antiche popolazioni della regione.
fonte: digilander.libero.it/archeoastronomia

- Dice Luca Boscardin, giovane antropologo che ha studiato per dieci anni l'archeoastronomia degli indiani d'america e ora cerca di applicarla al cromlech: "Il Cerchio, intitolato ad Annibale solo per un supposto e mai provato passaggio del condottiero da queste parti, è in realtà un osservatorio astronomico che dimostra accuratissime conoscenze scientifiche da parte di chi l'ha costruito, probabilmente popolazioni di provenienza assira o comunque mediterranea stanziate quassù ben prima dei Celti"
Lui stesso porta tre fatti che definisce: "fondamentali, unici"
Primo: un sasso più alto degli altri, lavorato ed inclinato, indica con precisione il nord geografico.
Secondo: il cromlech è collocato esattamente sullo spartiacque tra i due versanti.
Terzo: durante il solstizio d'estate il sole tramonta nella selletta di una montagna vicina, così da lasciare per qualche istante illuminato soltanto il cerchio di pietre e tutt'intorno l'ombra.

Sembra infine che il cromlech identifichi anche un luogo di culto o comunque sacro; il passo, infatti, in antico risultava dedicato al dio Graius che proprio lì "abbassava i monti" permettendo il transito agli uomini. Lo scrittore Petronio, da parte sua, nel I sec. d.C. citava in zona la presenza di "altari di Ercole", mentre nelle vicinanze si sono ritrovati i resti di un tempietto gallico. Per non dire della famosa "colonna di Giove" o
escarboucle, che oggi sorregge una statua imperiosa di San Bernardo: antichissima, scolpita in un marmo che qui non esiste pare che fino al medioevo avesse sulla sommità un enorme cristallo rosso, forse addirittura un rubino, detto "l'occhio di Pennino" che si illuminava il giorno del solstizio.
"Colonna di Giove" e "Cerchio di Annibale" erano dunque collegati in un unico complesso astronomico e sacro? [SM=x44515]

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"Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."

Il più acerrimo nemico del Bremaz è Rurro Rurrerini.
(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




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"Siccome c'ho una certa immagine da difendere....."

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16/12/2004 23:17


La cosa vergognosa è che questo cerchio e sempre stato misconosciuto e considerato poco o nulla.
Per fortuna ora questo ricercatore si è messo a fare un discorso serio e scientifico in materia.
Grazie per l'articolo che non conoscevo.

Certo è che se questi reperti facessero parte, come io penso di un progetto unico, fanno riflettere sempre più sull'ampiezza e la profondità delle conoscenze presenti in Europa e che, per "colpa" dell'invasione romana, si sono perse completamente.

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07/01/2005 13:27

Il Cromlech del Piccolo San Bernardo
Il grande cerchio di pietre che giace sul Colle del Piccolo San Bernardo, al confine tra Italia e Francia, è uno dei pochi cromlech ritrovati in Italia e di assoluto interesse storico e astronomico.
E' facilmente raggiungibile salendo dall'abitato di La Thuile, in Valle d'Aosta, dopo circa 13 Km a 2188 m di altitudine s.l.m.; la strada internazionale costruita nel 1862 lo taglia esattamente a metà, per cui le pietre che lo compongono rimangono disposte sia alla destra sia alla sinistra della carreggiata.


La parola cromlech deriva dal bretone croum, curva o cerchio e lech, pietra sacra o altare e sta quindi ad indicare un grande cerchio di pietre infisse nel terreno dall'uomo in età preistorica, un luogo generalmente destinato ad attività di culto e/o di osservazione.

Tenendo conto che alcune pietre potrebbero essere state rimosse, alcune portate via e poi riportate al loro posto o addirittura rimpiazzate, la datazione esatta di questo sito è piuttosto difficile ma potrebbe risalire all'età del bronzo, anche se alcuni lo ritengono più antico.
Non è da escludere la possibilità che ci fosse un dolmen nel centro.

Il cromlech è costituito attualmente da 46 pietre allungate e appuntite, poste ad una distanza di 2 o 4 metri una dall'altra, disposte a formare vagamente una circonferenza di 80 metri di diametro.
Alcune pietre, o menhir, che compongono il cromlech hanno delle forme particolari: quella indicata con il numero 3 e' particolarmente grande, circa 80 cm, ha una forma squadrata e sostenuta da un'altra pietra di rincalzo dello stesso tipo, la settima pietra, un po' appuntita, è più alta rispetto alle vicine, un'altra ancora riporta una coppella.

Petronio, autore latino, descrive questo luogo come sacro a Ercole Graio, riferendosi al mito del passaggio dell'eroe attraverso l'Alpis Graia:
"Nelle Alpi vicine al cielo, nel luogo in cui, scostate dalla potenza di Graius le rocce si vanno abbassando, e si lasciano valicare, c’è un luogo sacro, in cui si innalzano gli altari di Ercole: l’inverno lo copre di una neve persistente; ed alza la sua testa bianca verso gli astri" (Petronio, Satyricon,122)



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07/01/2005 17:16

Re:

Scritto da: Peppinox 16/12/2004 23.17

La cosa vergognosa è che questo cerchio e sempre stato misconosciuto e considerato poco o nulla.
Per fortuna ora questo ricercatore si è messo a fare un discorso serio e scientifico in materia.
Grazie per l'articolo che non conoscevo.

Certo è che se questi reperti facessero parte, come io penso di un progetto unico, fanno riflettere sempre più sull'ampiezza e la profondità delle conoscenze presenti in Europa e che, per "colpa" dell'invasione romana, si sono perse completamente.



Infatti! [SM=x44458]
Non solo in rete non si trova quasi nulla, ma anche nelle biblioteche le informazioni rintracciabili si riducono a qualche opuscoletto turistico [SM=x44464] [SM=x44464]
L'articolo che ho riportato è solo una delle poche notizie serie che ho trovato.

Comunque secondo me non è stata l'invasione romana a far perdere queste conoscenze, visto che i romani erano molto propensi ad assorbire usi e costumi dei popoli conquistati, quanto piuttosto la perdita dei codici romani durante i secoli medioevali.



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08/01/2005 13:52

Re: Re:

Scritto da: orckrist 07/01/2005 17.16



Comunque secondo me non è stata l'invasione romana a far perdere queste conoscenze, visto che i romani erano molto propensi ad assorbire usi e costumi dei popoli conquistati, quanto piuttosto la perdita dei codici romani durante i secoli medioevali.




Su questo non sono d'accordo con te, infatti i romani, a partire da Cesare, capirono che tolti di mezzo i Druidi si sarebbe tolta la "coscienza nazionale" delle popolazioni galliche per cui distrussero le città ed i boschetti sacri dove essi si riunivano.
I romani nei confronti dei galli vivevano a livello collettivo una specie di "psicosi" dovuta al fatto che l'unica invasione che essi ricordassero della loro città era stata dovuto proprio a loro; alcuni storici si spingono addirittura a dire che la "psicosi dell'Allia" fu lo stimolo che portò Roma a svilupparsi come potenza, volendo impedire che un'altra invasione colpisse Roma.

Poi sicuramente in epoca medioevale si perse ancora molto, ma credo che, essendo la conoscenza druidica soprattutto orale, ben poco ci fosse in partenza.

[SM=x44475]

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26/01/2005 14:51

Re: Re: Re:

Scritto da: Peppinox 08/01/2005 13.52


Su questo non sono d'accordo con te, infatti i romani, a partire da Cesare, capirono che tolti di mezzo i Druidi si sarebbe tolta la "coscienza nazionale" delle popolazioni galliche per cui distrussero le città ed i boschetti sacri dove essi si riunivano.
I romani nei confronti dei galli vivevano a livello collettivo una specie di "psicosi" dovuta al fatto che l'unica invasione che essi ricordassero della loro città era stata dovuto proprio a loro; alcuni storici si spingono addirittura a dire che la "psicosi dell'Allia" fu lo stimolo che portò Roma a svilupparsi come potenza, volendo impedire che un'altra invasione colpisse Roma.

Poi sicuramente in epoca medioevale si perse ancora molto, ma credo che, essendo la conoscenza druidica soprattutto orale, ben poco ci fosse in partenza.

[SM=x44475]



Scusa, permettimi di dissentire, ma i romani erano molto curiosi riguardo alle conoscenze dei popoli che li circondavano. Che poi usassero quanto appreso per motivi politici, be' questa è un'altra questione.... in fondo ben sapevano che la conoscenza è potere.
Per cui dubito che la tradizione druidica benchè orale e segreta non sia stata trascritta in vari resocontii più accuratamente possibile, perchè era consuetudine ricevere le informazioni direttamente alla fonte se possibile, del resto Cesare stesso usava spie arruolate nei territori che si accingeva a conquistare. [SM=x44450]

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27/01/2005 20:41

Re: Re: Re: Re:

Scritto da: orckrist 26/01/2005 14.51


Scusa, permettimi di dissentire, ma i romani erano molto curiosi riguardo alle conoscenze dei popoli che li circondavano. Che poi usassero quanto appreso per motivi politici, be' questa è un'altra questione.... in fondo ben sapevano che la conoscenza è potere.
Per cui dubito che la tradizione druidica benchè orale e segreta non sia stata trascritta in vari resocontii più accuratamente possibile, perchè era consuetudine ricevere le informazioni direttamente alla fonte se possibile, del resto Cesare stesso usava spie arruolate nei territori che si accingeva a conquistare. [SM=x44450]



Beh, in materia non siamo d'accordo, ma del resto il mondo sarebbe un luogo ben triste altrimenti.[SM=x44461]
[SM=x44500]
Apprezzo le argomentazioni che porti, ma le mie conclusioni sono diverse, nel senso che i romani volontariamente non raccolsero, in quanto così l'assimilazione divenne un fatto naturale. Ti ricordo che i romani nei confronti dei Galli avevano una vera e propria psicosi, quindi anche le loro reazioni nei confronti di quelle popolazioni non erano razionali.

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