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Re: Re: Re:
riccardo60, 14/02/2017 17.14:




leggilo [SM=x44515] e tutto quello di cui si discute sembrerà acqua fresca [SM=x44458] .




Lo aggiungo nella lista delle cose da fare [SM=x44461]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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22/03/2017 12:39

"Scuola cattolica" di Albinati.

È un libro bello impegnativo (più di 1200 pagine), ma fa una bellissima analisi della crescita dei ragazzi, sia in generale che nello specifico dell'Italia al tempo dei fatti del Circeo.
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22/03/2017 19:48

Re:
AlessioLonghi, 22/03/2017 12.39:

"Scuola cattolica" di Albinati.

È un libro bello impegnativo (più di 1200 pagine), ma fa una bellissima analisi della crescita dei ragazzi, sia in generale che nello specifico dell'Italia al tempo dei fatti del Circeo.




Scusa ma che c'entra il titolo coi fatti del Circeo? Quali poi? Quelli del tragico sequestro? [SM=x44473]
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23/03/2017 08:37

Re: Re:
Arcanna Jones, 22/03/2017 19.48:




Scusa ma che c'entra il titolo coi fatti del Circeo? Quali poi? Quelli del tragico sequestro? [SM=x44473]



Il massacro del Circeo. Il titolo è riferito al tipo di educazione che hanno ricevuto i protagonisti del fatto. Il libro è un'analisi della formazione dei giovani di quegl'anni.
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23/03/2017 22:27

Re: Re: Re:
AlessioLonghi, 23/03/2017 08.37:



Il massacro del Circeo. Il titolo è riferito al tipo di educazione che hanno ricevuto i protagonisti del fatto. Il libro è un'analisi della formazione dei giovani di quegl'anni.




Quindi è un titolo ironico? vuole sottolineare come alcuni ragazzi educati fin da tenera età nelle scuole private cattoliche poi diventano i mostri del Circeo? [SM=x44466] [SM=x44474]
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10/05/2017 10:09

Poteri Forti (o quasi) di Ferruccio De Bortoli
Memorie di oltre quarant'anni di giornalismo

Editore: La Nave di Teseo

«L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò
un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere».


È quanto scrive Ferruccio de Bortoli nel suo nuovo libro «Poteri Forti (o quasi)» di cui è stata diffusa l’anticipazione.

In serata l’Ansa ha riportato due note sull’argomeno. La prima per dire che «Unicredit come suo costume non rilascia alcun commento»: è quanto avrebbe affermato un portavoce dell'istituto. La seconda per precisare che «Unicredit non ha subito /b] politiche per l'esame di dossier bancari compreso quello di Banca Etruria»: è quanto ha appreso l’Ansa anche in questo caso da fonti vicine alla banca.

www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-05-09/etruria-de-bortoli-boschi-chiese-ghizzoni-l-acquisto-sottosegretaria-mai-fatto-185237.shtml?uuid=...
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10/05/2017 23:09

consiglio il bellissimo libro «Supermarket porno» di Sabrina Paravicini

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28/05/2017 15:33

molto interessante, consigliato
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29/05/2017 10:33

Re:
pliskiss, 28/05/2017 15.33:

molto interessante, consigliato




Lo stai leggendo? [SM=x44466]
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Re: Re:
Arcanna Jones, 29/05/2017 10.33:




Lo stai leggendo? [SM=x44466]






PREMESSA
Fino ad ora il fenomeno della juventinità è stato affrontato
entro i suoi stessi confini. Il risultato è stato
quello che si otterrebbe se ci si proponesse di analizzare
un uomo solo all'interno della sua famiglia. Ogni
suo disagio sociale verrebbe inevitabilmente scambiato
per un sintomo di natura nevrotica. Il circolo, tuttavia,
diverrebbe ancor più vizioso se quell'analisi così parziale
fosse portata avanti da quell'uomo stesso. Ed è
proprio un equivoco del genere che si è verificato ogni
volta che si è cercato di affrontare il fenomeno della
juventinità. Il fatto è che questo deficit analitico trae la
propria origine dalla natura stessa dello juventino, la
cui presenza si può scorgere anche dietro quella maschera
attraverso la quale vorrebbe palesarsi come sua
antitesi: l'antijuventino.
Tutto ciò che è juventino appartiene all'essenza dell'-
italiano e tutto ciò che è italiano si recita al meglio nel
ruolo dello juventino.
L'analisi sul fenomeno juventinità ha rappresentato,
così, una inevitabile tautologia. È stato sempre ed inconsciamente
uno juventino ad analizzare la juventinità,
portando, su un piano grottescamente psicologico,
una questione seriamente sociologica. In sostanza, il
non aver saputo comprendere la juventinità è stato un
tutt'uno con il suo carattere sociale.
I libri critici sulla Juventus sono stati, dunque, uno
strano caso di autoanalisi, dove un paziente analizzava
I

se stesso senza sapere chi stesse analizzando né il fatto
stesso che stesse analizzando. Una tale pazzia non
poteva che tradursi in scritti nevrotici e dal contenuto
demagogicamente denigratorio.
Nella mia analisi della juventinità, partendo dalla
consapevolezza di quella promiscuità e dal necessario
sforzo di pormi fuori di essa, sono arrivato ad una
conclusione alquanto inedita e paradossale: la non
esistenza dello juventino. Egli rappresenta, in realtà,
solo un'ombra proiettata da un corpo che, a sua volta,
è mera apparenza. Questo stesso corpo, conosciuto
come “italiano”, mostra dunque meno solidità dell'ombra
che proietta; e, così, il mio libro porta ad una
conclusione ancor più paradossale: la non esistenza
dell'italiano stesso.
Lo juventino è una maschera sopra una maschera
Qui tratterò, dunque, più dello juventino che della
Juventus e se ciò non fosse già sufficiente a rendere
questo libro sulla vecchia signora un autentico inedito,
c'è il fatto che esso finirà col riflettere più sull'italiano
che sullo juventino perché, se è vero che la natura
muove dalle cause per arrivare agli effetti, un analista
più si concentra su un effetto e più fa crescere le probabilità
di riscontrarne una causa.
Ho deciso di utilizzare l'aforisma come strumento di
espressione, non solo allo scopo di rendere la forma
del libro inusuale quanto il suo contenuto, ma anche
perché esso rappresenta un'arma straordinariamente
tagliente e di alta precisione, adatta al lavoro da orafo
che mi sono proposto: rimuovere dallo juventino quella
sottilissima superficie apparente che nasconde la sua
reale essenza.
Per la prima volta, attraverso questo libro, lo juventino
viene posto di fronte a se stesso secondo una prospettiva
particolare che gli permetterà di scorgersi e
considerarsi nella sua nudità.
II
Qui non si è cercato di mostrare lo juventino così
come si vorrebbe che fosse, così come dovrebbe essere
ma, al contrario, sfrondato di qualunque stratificazione
mediatica o letteraria. Si è trattato di una operazione
di sottrazione, di purificazione da ogni elemento estraneo.
Lo juventino, dunque, non si piacerà non perché
forzato a palesarsi in un abito che non gli si addica ma
proprio per la ragione opposta, quella cioè di vedersi
nella sua reale natura. Per lui, la sua verità e la sua
essenza rappresenteranno le vere sorprese.
Egli scoprirà di non essere in alcun modo assimilabile
agli altri tifosi e di rappresentare una immagine
particolarmente riuscita di quel tipo di subalternità,
del tutto peculiare all'italiano, che io chiamo sudditanza
sociologica.
A completare, come già detto, la natura inedita di
“Juve, sudditanza sociologica”, accanto alla prospettiva
del tutto particolare attraverso cui viene mostrato lo
juventino, c'è la scelta dell'aforisma come forma espositiva.
Essa renderà notevolmente leggera e stimolante
la lettura, rappresentando, ciascun aforisma, un fisiologico
incentivo all'intuizione.
Per quanto riguarda specificamente il lettore juventino,
non mi rimane che avvisarlo del fatto che, nel mio
labirinto aforistico, per lui sarà presente una sola via di
uscita e su cui campeggerà la scritta «non juventino».
Sperare di uscirne indenne (cioè bianconero come vi
sarà entrato) potrà rappresentare solo una grottesca
quanto inutile illusione. Per certi versi, questo libro
segna la fine del mondo juventino.
Acerra, Ottobre 2016
III

IV
Juve, sudditanza sociologica
PREFAZIONI AFORISTICHE
I
Fino ad oggi, relativamente al potere juventino, si è
chiacchierato molto sul fenomeno della sudditanza
psicologica invece di riflettere sulla sua matrice: la
sudditanza sociologica.
II
Questo è il primo libro che parte dall'analisi dei tifosi
bianconeri per arrivare a comprendere l'universo
juventino. Nell'aver cercato di individuare le dinamiche
di quest'ultimo indipendentemente da quelli, ci si è
posti alla stregua di uno scienziato che pretendesse di
arrivare a conoscere le leggi della natura senza studiare
i fenomeni in cui esse si manifestano.
III
Il potere della Juventus è troppo grande perché ci si
possa illudere di sconfiggerlo attaccando il suo poderoso
esercito in campo aperto. L'unica speranza è quella
di determinare numerose defezioni tra i suoi soldati. E,
per ottenere ciò, bisogna convincerli del fatto che essi
partecipano, inconsapevolmente, ad una guerra contro
se stessi.
Bisogna tentare di farli rinsavire, farli tornare in sé,
V
Giuseppe Albano
riacquistare quella dignità perduta. Bisogna, in definitiva,
ricreare degli uomini.
IV
Questo libro è formato essenzialmente da aforismi.
Essi assomigliano alle stoccate nella scherma. Il potere,
quando è sistema, va colpito con ritmo sincopato e
non con continuità. Bisogna saper infliggere ferite profonde
dando l'impressione di essere stati elusivi. Un
discorrere eccessivamente analitico, infatti, ci porrebbe
alla stregua di un gigante buono e poco potente, facile
da contrattaccare e colpire. Nella vita o si è titani o si
deve agire da Ulisse.
V
Essendo un galantuomo, ho voluto mettere a nudo
la Juventus con quel garbo e quel pudore che sono
doverosi quando si spoglia una vecchia signora.
VI
Nello spogliare la vecchia signora delle sue vesti
metafisiche si prova un certo imbarazzo nel notare
quanto ella, in realtà, sia ancor più vetusta di quanto
appaia.
VII
Questo mio libro è come un prisma su cui vengono
proiettati il bianco e il nero della Juventus, con la peculiarità,
tuttavia, che, dall'altra parte, emergono sempre
e soltanto un bianco e un nero. E ciò perché esso
VI
Juve, sudditanza sociologica
non vuole sviare dalla vera natura duale della Juventus,
quella di essere metafora della società italiana e
delle sue ombre.
VIII
Questo mio libro, paradossalmente, sarà compreso,
sebbene non apprezzato, più dall'intellighenzia juventina
che dalla sprovvedutezza del mondo che le si pone
contro. E ciò perché chi esercita il potere da tanti anni
ha sviluppato un senso delle cose notevolmente superiore
rispetto a chi, nella sottomissione, urla soggiogato
dai propri istinti. Senza contare, inoltre, che solo chi
è abituato al potere lo conosce fino in fondo. In tal
senso, il mio libro presenta certamente delle pecche.
IX
Questo libro non si divide in capitoli, non conosce
paragrafi, tutto è improntato ad un apparente caos.
Esso, già nella sua struttura, mostra il chiaro intento
di voler sparigliare.
X
Lo juventino che decida di leggere questo libro deve
parafrasare Ulisse: ordinare ai propri pensieri di tapparsi
le orecchie e di legare il corpo all'albero del tifo,
per evitare che quel suo canto lo induca ad infrangersi
sugli scogli della verità.
XI
Questo mio libro non ha né capo né coda, si può
VII
Giuseppe Albano
iniziare a leggerlo in uno qualunque dei suoi punti;
esso è a tutto tondo.
XII
Ogni scudetto non vinto dalla Juve potrebbe apparire
come una seria obiezione alla trama posta in evidenza
nel mio libro. Ma se si tiene presente il reale significato
del sostantivo trama quando è accompagnato dall'aggettivo
italiano, si comprenderà che anche quegli elementi
casuali, apparenti od effettivi che siano, fanno
parte di uno svolgimento che, sebbene aperto, diviene
secondo delle linee tracciate in partenza. Per quanto
possa apparire strano, la casualità, in certi casi, è molto
più vicina alla necessità di quanto si sia indotti a
pensare.
XIII
Chiunque decida di entrare nel mio labirinto deve
sapere che o non né uscirà o né uscirà come “non
italiano”.
XIV
Questo libro va interpretato più che letto, meglio
ancora ascoltarlo che interpretarlo; ma se proprio si
vuole entrare in sintonia con lui, bisogna sentirlo più
che ascoltarlo.



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Ma questo libro non sarà un po' vecchiotto visto che in copertina mette il vecchio simbolo Fiat anzichè quello che ormai da qualche anno lo ha sostituito? FCA
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Re:
raggio di luna78, 29/05/2017 16.26:

Ma questo libro non sarà un po' vecchiotto visto che in copertina mette il vecchio simbolo Fiat anzichè quello che ormai da qualche anno lo ha sostituito? FCA



28 ottobre 2016, neanche un anno [SM=x44450]
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Re: Re:
pliskiss, 29/05/2017 22.44:



28 ottobre 2016, neanche un anno [SM=x44450]




Scommetto che su TuttoSport non hai trovato la pubblicità :D
come lo hai scoperto?
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Re: Re: Re:
Da da da, 29/05/2017 23.20:




Scommetto che su TuttoSport non hai trovato la pubblicità :D
come lo hai scoperto?



Sudditanza psicologica ed è venuto fuori Sudditanza sociologica [SM=x44450]
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17/08/2017 09:48

Sto leggendo "Io sono un gatto" di Natsume Soseki. E' una storia ambientata in Giappone,all'inizio del Novecento e protagonista è appunto un gatto vhr osserva la vita del padrone (un professore un pò bizzarro) e degli altri umani mentre interagiscono tra di loro.
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18/08/2017 00:44

Re:
Francesco_D.Strength, 17/08/2017 09.48:

Sto leggendo "Io sono un gatto" di Natsume Soseki. E' una storia ambientata in Giappone,all'inizio del Novecento e protagonista è appunto un gatto vhr osserva la vita del padrone (un professore un pò bizzarro) e degli altri umani mentre interagiscono tra di loro.




Questo potrebbe essere il mio prossimo regalo per un'amica che ha una passione esagerata per i suoi gatti.... sarà sicuramente un gradito regalo, grazie per avermelo segnalato!
02/12/2019 15:15

AlessioLonghi, 22/03/2017 12.39:

"Scuola cattolica" di Albinati.

È un libro bello impegnativo (più di 1200 pagine), ma fa una bellissima analisi della crescita dei ragazzi, sia in generale che nello specifico dell'Italia al tempo dei fatti del Circeo.




... ottimo libro! [SM=g1700002]


02/12/2019 15:24

... un caposaldo del Ratzinger teologo ... [SM=x44476]

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02/12/2019 18:08

La treccia

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13/12/2019 18:46




Chi è davvero Matteo Salvini?
Ce lo racconta Andrea Scanzi, col suo stile ironico e irriverente, in questo libro che segue a ruota i bestseller Renzusconi e Salvimaio. Salvini appare qui non come il “nuovo fascista”, bensì – per dirla con Montanelli – come uno sbilenco “guappo di cartone”. E i guappi, spesso, li smascheri col sorriso.

Scanzi tratteggia le caratteristiche salienti di un politico tutto chiacchiere e distintivo.
C’è la critica seria:
le incongruenze politiche, la malandata classe dirigente leghista, la “ferocia” nel gestire i migranti durante il governo giallo-verde, le parole sulla famiglia Cucchi, il clamoroso autogol estivo che gli è costato il Viminale.

E c’è la satira,
che colpisce uno statista che si definì da solo “nullafacente” e vive ancora il dramma di quando da bambino gli rubarono Zorro. Il Salvini di Scanzi è un leader bislacco che vive in tivù e fa “disobbedienza civile” con le merendine. Beve mojito al Papeete. Posta foto mentre si ingozza. Cita De André senza averci capito nulla. E ha l’ardire di definirsi “nuovo”, quando in realtà è il politico più vecchio della cosiddetta Terza Repubblica.
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