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Scintille d'agosto

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2005 20:07
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09/08/2005 20:04


Quelle che popolarmente vengono chiamate «stelle cadenti», ricordano gli esperti dell'Unione Italiana Astrofili, sono le "Meteore" e non hanno nulla a che vedere con le stelle vere e proprie che continuano a brillare lontanissime da noi e si guardano bene dal «cadere». Lo spettacolare sciame delle Perseidi luminose che, sotto migliaia di occhi e telescopi mercoledì, giovedì e soprattutto venerdì, solcherà il cielo è, in realtà, una massa di piccole particelle di polvere e detriti che entrano nella più densa atmosfera terrestre e si «incendiano» a causa del grande attrito. «A volte - spiegano gli astrofili Uai- queste particelle sono un po' più grandi e formano quindi una scia molto più luminosa e assai più spettacolare del solito: si parla in questo caso di bolidi».
La possibilità di osservare un maggior numero di meteore si ha di solito nella seconda parte della notte. La costellazione del Perseo sorge infatti intorno alle ore 22: sarà pertanto osservabile dapprima basso sull'orizzonte occidentale, poi sempre più alto nel panorama celeste, fino all'alba. In condizioni ideali, cioè con un cielo buio, privo di foschia e senza luci artificiali, sarà possibile osservare un buon numero di meteore, fino a parecchie decine all'ora. Anche se quest'anno la massima attività dello sciame è prevista intorno alle ore 19 di venerdì 12 quando la Luna sarà prossima al primo quarto e tramonterà nel corso delle prime ore della notte. Al sorgere del radiante delle Perseidi il disturbo del chiarore lunare trascurabile permetterà ottime osservazioni per il resto della notte.
Le «stelle cadenti» si presentano in sciami ricorrenti in determinati periodi anche durante il resto dell'anno: questo perchè la Terra, nel corso della sua orbita attorno al Sole, passa attraverso alcune scie di polveri lasciate, dietro di sè, dalle comete. Le polveri entrano quindi nell'atmosfera in grande quantità, soprattutto se la cometa è passata a poco tempo e quindi la scia è più densa e fitta, e tutte le scie luminose che si osservano nel cielo sembrano provenire da un unico punto, che prende il nome di radiante.

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09/08/2005 20:06

Le stelle cadenti nella storia...

L’apparizione di una stella cadente, oggi, è associata a un sentimento di lieto stupore. Ci si sente quasi baciati dalla fortuna per assistere a un evento naturale che non è raro, ma che appare straordinario. Pochi si sottraggono alla tentazione di esprimere un desiderio, seguendo la tradizione popolare che promette l’avverarsi dei pensieri formulati nel brevissimo tempo di esistenza della traccia luminosa.
Ma non è stato sempre così: nell’antichità le apparizioni di meteore, così come quelle di comete e di altri fenomeni passeggeri che sembravano alterare l’immutabilità del cielo, erano considerate segni infausti. Nelle antiche mitologie orientali, in quelle greche e latine, le stelle cadenti erano lacrime di divinità che piangevano a causa di disastri già avvenuti o annunciati.

Gli astrologi cinesi, che nei loro annali hanno registrato le apparizioni di stelle cadenti e comete fin dal sesto secolo avanti Cristo, non avevano dubbi che a temere il peggio dovessero essere i governanti. Il cielo sembrava piangere lacrime di fuoco in occasione di crisi di governo, battaglie o assedi avvenuti in coincidenza con quelli che oggi sappiamo essere sciami meteorici ricorrenti.

In varie forme, questa superstizione si è tramandata attraverso i secoli. Tra l’ottobre e il novembre del 902 dopo Cristo, riferiscono le antiche cronache, l’invasione della Sicilia e della Calabria da parte dei saraceni e le stragi che ne seguirono furono seguite da un abbondante pianto divino. Oggi è accertato che si trattò di una pioggia particolarmente fitta di stelle cadenti dello sciame delle Leonidi, visibile ogni anno a novembre.


Anche la tradizione cristiana ha ereditato il concetto della pioggia di stelle cadenti come pianto celeste. Secondo la leggenda, il diacono San Lorenzo fu arrostito vivo su una graticola di ferro dai romani il 10 agosto del 258 dopo Cristo. Da allora, ogni anno, le sue lacrime infuocate continuano a diffondersi nel cielo come scintille. Giovanni Pascoli, nella sua poesia ‘X Agosto’ ha consolidato questa credenza popolare, associandola all’uccisione del padre Ruggero, avvenuta la notte del 10 agosto 1867:

"San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla…"


Tuttavia, la tradizione popolare cristiana ha voluto introdurre un elemento positivo. Oggi, quanti ammirano quelle scintille e ricordano il sacrificio di San Lorenzo, possono chiedere una grazia, esprimere un desiderio. Come la cometa di Natale non porta più disgrazia, ma annuncia la ‘buona novella’ della nascita di Gesù, anche la pioggia delle stelle cadenti non è più temibile, diventa occasione di festa e di speranza.

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09/08/2005 20:07

La scoperta da Aristotele a Schiaparelli

Ecco, quello è un sassolino cosmico che sta bruciando nell’atmosfera’, spieghiamo oggi vedendo sfrecciare nel cielo una stella cadente. Ma ci sono voluti secoli e secoli prima che questo concetto fosse accettato dalla scienza.
Fino al 1700, seguendo gli insegnamenti di Aristotele, gli scienziati pensavano che le stelle cadenti fossero gas che si incendiano nell’alta atmosfera. E infatti la parola ‘meteora’, coniata dallo stesso filosofo greco per identificare questo fenomeno, vuol dire ‘appartenente all’atmosfera’. Era una visione perfettamente coerente con la convinzione di Aristotele che il cielo stellato fosse perfetto e incorruttibile e che tutti i fenomeni transitori dovessero appartenere a una sfera più bassa e terrena.


Solo tra la fine del ‘700 e i primi dell’800 alcuni astronomi e fisici tedeschi, osservando le stesse meteore da località differenti, poterono calcolarne l’altezza e la velocità e avanzarono l’ipotesi che si trattasse di materiale cosmico che penetrava nell’atmosfera, sfrecciando a decine di km al secondo. Il ritrovamento di meteoriti, cioè di frammenti solidi giunti fino al suolo, rappresentò la prova definitiva della parentela tra il fenomeno luminoso e il materiale cosmico risucchiato dalla forza di attrazione terrestre.

Nella storia scientifica delle stelle cadenti occupa un posto di rilievo Giovanni Virginio Schiaparelli, l’astronomo che per diversi anni, a partire dal 1860, fu direttore dell’Osservatorio di Brera, a Milano, e che è più noto per i suoi studi su Marte e sui presunti ‘canali’ osservati nella sua superficie. Studiando le antiche cronache sull’apparizione di sciami particolarmente intensi di stelle cadenti, Schiaparelli aveva notato che alcuni di essi si manifestano proprio quando l’orbita della Terra interseca quella di grandi comete. In particolare, nel caso delle meteore d’agosto, il massimo della ‘pioggia’ di particelle avviene quando la Terra incrocia l’orbita della cometa di Swift-Tuttle (dal nome dei due scopritori). Questa cometa era passata vicino al nostro pianeta nel 1862, rendendosi visibile a occhio nudo e destando molta impressione fra la gente.


Schiaparelli formulò così l’ipotesi che le stelle cadenti fossero provocate dalla scia di particelle che la cometa si lascia dietro. Nel giro di pochi anni, le osservazioni e i dati raccolti da diversi astronomi in tutto il mondo gli diedero ragione. Oggi sono ben noti e attribuiti a altrettante comete o asteroidi oltre venti sciami di meteore che si possono osservare nel corso dell’anno. Ma vi sono stelle cadenti che non fanno parte, almeno in apparenza, di alcuno sciame e che vengono chiamate ‘sporadiche’. Le meteore, oltre che con in classici metodi visuali e fotografici, vengono anche studiate attraverso gli echi radar, con lo scopo di calcolarne traiettoria, provenienza e eventuale ‘parentela’ con corpi celesti noti.


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