Olbia, picchiata dopo avances: era falso
Mike Tyson non ha picchiato, né tentato di abusare di Florence Botoli, la camerunese di 33 anni, che lo aveva denunciato il 12 agosto scorso durante una vacanza a Porto Cervo (Olbia). Anzi, è stata la donna a inventarsi tutto e per questo ora deve rispondere di calunnie. Insieme alla Botoli, i carabinieri hanno denunciato per concorso in calunnia anche una sua amica, che aveva confermato il racconto della giovane.
Proprio ai Carabinieri della nota localita' turistica della Sardegna, la donna di origine camerunense si era rivolta raccontando di essere stata picchiata da Tyson dopo essersi rifiutata di avere un incontro galante. Insieme alla Botoli, è stata denunciata per concorso in calunnia anche una sua amica, che aveva confermato il racconto della giovane. Nel corso delle indagini, guidate dal comandante della Stazione di Porto Cervo, Antonio Mundula, e dal capitano Gaspare Giardelli della Compagnia di Olbia, e' stata effettuata anche una perquisizione a bordo dello yacht in cui viaggiava Mike Tyson, al largo delle Isole Eolie. Non e' stata trovata alcuna traccia di droga - come invece sosteneva la presunta vittima dell'aggressione - fatto che scagiona ulteriormente l'ex pugile, "fuggito" il giorno dopo la denuncia dalla Costa Smeralda per dirigersi a Panarea.
Secondo la querela presentata ai Carabinieri di Porto Cervo, Florence Botoli, una commerciante camerunese residente a Nizza, era stata notata in discoteca (al Billionaire, il locale dei vip di proprieta' di Flavio Briatore) da Tyson che, assieme a un body guard, l'ha invitata con molta insistenza a salire in auto e a trasferirsi sul suo panfilo ancorato in porto. n base a quanto aveva raccontato la giovane, nel corso della nottata, tra alcol, droga e qualche striptease con altre ragazze, Tyson avrebbe chiesto di trascorrere una notte con lei ma al suo rifiuto, il pugile americano sarebbe diventato aggressivo, violento, colpendola piu' volte e buttandola per terra. Un racconto - secondo le indagini di Carabinieri - frutto della fantasia della 'vittima' e della sua amica, che ora finiranno sotto processo con l'accusa di calunnia.
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