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25/08/2005 11:34 | |
L'Udinese fa sognare i suoi tifosi, ma non solo...
L’Udinese è nella storia. Ormai è una frase quasi abusata, perché negli ultimi 10 anni questa squadra provinciale con un bacino così ridotto da non arrivare ai 15000 abbonati ha messo insieme 6 qualificazioni UEFA, un intertoto, un terzo posto e quest’anno, al termine di una scalata entusiasmante, una qualificazione alla fase finale della Champions League.
Ma l’Udinese è più di una squadra, per i suoi tifosi. E’ orgoglio di appartenenza, è una bandiera, è il simbolo di un popolo, di una gente, di una cultura. Perché sembra plasmata ad immagine e somiglianza di una regione che vive di piccoli passi, di lavoro, di certezze, di concretezza, che lascia da parte i voli pindarici e bada al sodo.
Negli ultimi anni l’Udinese per i friulani ha significato anche di più. Ha significato una voglia di rivalsa verso tutti, verso i media che ignorano regolarmente la squadra friulana, verso i giornali che le dedicano un trafiletto all’indomani delle grandi imprese, riservando titoli a 9 colonne per l’ordinaria amministrazione delle grandi. Rivalsa verso la TV di stato, che pur dovendo essere almeno in parte slegata da logiche commerciali per fornire un servizio pubblico, ben di rado investe una cifra pure modesta per regalare ai tifosi bianconeri la gioia di una diretta televisiva.
L’impressione è che l’Udinese negli anni sia diventata scomoda. Perché si ritaglia un posto al sole a dispetto dei pochi tifosi, toglie spazio e vittorie a squadre con molti tifosi che farebbero più ascolto, comprerebbero più giornali, farebbero più rumore. Ed ora va addirittura ad attingere alla prima fonte di reddito dei grandi club, cioè i diritti televisivi della Champions League, sottraendo risorse alle squadre che vogliono e devono far sognare milioni di tifosi.
Ed invece la stampa, la televisione, e tutti gli italiani dovrebbero fermarsi un attimo a riflettere. Dovrebbero considerare che l’Udinese è qualcosa di cui andare orgogliosi tutti. E’ una squadra che senza spendere soldi che non ci sono, tenendo floridi i bilanci, investendo sui giovani e cedendo ogni anno i pezzi migliori riesce sempre a migliorarsi. E’ la faccia positiva del calcio in un momento di marasma totale. E’ la dimostrazione che si può lavorare, se c’è capacità e coerenza. E’ forse un punto di partenza per riacquistare tanti valori che nel calcio si stanno perdendo progressivamente. E l’anno prossimo potrà essere ammirata anche in Champions League.
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