ATTENZIONE, CADUTA MASSONI
- DI RIFFA E DI RAFFI (GUSTAVO), PARLA IL GRAN MAESTRO DEL GRANDE ORIENTE: “LA P2 CI HA INFERTO UNA PROFONDA FERITA MA ORMAI LA TRASPARENZA È TOTALE”
- BANCA D’ITALIA, NIDO DI MASSONERIA…
Paolo Madron per "IL" de "Il Sole 24 Ore"
Gustavo Raffi
Lo si potrebbe definire un massone en plein air. Ma a Gustavo Raffi, classe 1944, avvocato civilista in quel di Ravenna, barba e look risorgimentali, i detrattori rimproverano questo suo voler fare le cose alla luce del sole. Perché, dicono i fratelli di loggia, togliere l'esoterismo alla massoneria è come ridurla al rango di una bocciofila.
Orrore e scandalo. Ma colui che da nove anni è il Venerabile Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia, che con i suoi 20 mila affiliati è la più importante loggia massonica italiana, va dritto per la sua strada. Nonostante le lettere di fuoco di Licio Gelli («La P2 ha inferto alla massoneria un danno incalcolabile», lamenta Raffi), nonostante la fronda che lo accusa di dispotismo e ne vorrebbe interrompere il lungo interregno.
Si ricorda quando è diventato massone?
«L'anno è di quelli che non si dimentica, era il '68. Lo so, fa specie pensare che in piena contestazione un giovane di 24 anni potesse iscriversi alla massoneria. Allora comunque anch'io facevo politica, ero con il movimento di Randolfo Pacciardi...».
Minoritario per scelta o vocazione?
«Ammetto che il movimento elettoralmente non contava granché. Però fu preveggente: già allora denunciava la partitocrazia, la crisi delle istituzioni, ed era per il presidenzialismo».
Come fu l'iniziazione?
«Mi ha avvicinato un amico che poi ha propiziato il mio ingresso nella loggia. Mi rincuorò molto durante il rito di iniziazione riconoscere le voci di persone che conoscevo...».
Perché, l'aspirante massone non vede?
«All'inizio è bendato. Poi quando chiede la luce la benda gli viene tolta»
Una voce, poco fa...
«Era quella del mio testimone di nozze, l'ex sindaco di Ravenna».
Che cos'è per lei la massoneria?
«Una weltanshauung, un modo di essere. La puoi capire soltanto vivendola».
Caspita. E me la definisce in due parole, la weltanshauung del massone?
«Quella di un uomo che pur approdato a determinati risultati ama sempre mettersi in discussione. Insomma, un uomo che cerca la verità».
Scusi, ma questa potrebbe essere la weltanshauung di tanti altri che massoni non sono.
«Spesso si dà per ovvio quel che ovvio non è.
Le faccio un esempio: quando la classe politica vede nell'antagonista il nemico e mai l'avversario è chiaro che il percorso da fare è lunghissimo».
Parla di Berlusconi o di Veltroni?
«Mi riferisco a entrambi gli schieramenti. Fin dalla sua fondazione in Inghilterra nel Settecento
il punto forte della massoneria è il dialogo».
Gli inglesi però non hanno riconosciuto il Grand'Oriente.
«Ci stanno arrivando. Di recente sono stato uno dei relatori ufficiali a una loro conferenza. Poi due settimane fa nella nostra biblioteca c'è stato un convegno sul tema "Massoneria e musical" che aveva come relatore la bibliotecaria della Gran Loggia Unita d'Inghilterra».
Massoneria e musical?
«Il genere è stato inventato per dare uno spazio di socialità che superasse il classismo del teatro tradizionale. Spesso nei bistrot cameriere, oste, cantante e fornitore dei vini si associavano e con i proventi della ristorazione mantenevano lo spettacolo. Accanto c'era sempre la Loggia».
Chi va a Broadway non sa dunque di perpetuare un antico rito massone?
«Già, ma è proprio così».
Quarant'anni di massoneria e nove da Gran Maestro.
«Nove abbondanti».
Per qualcuno troppi. Molti dentro il Grand'Oriente contestano il suo culto per la trasparenza. Dicono: in fondo siamo una setta esoterica...
«C'è un momento esoterico, ma non dobbiamo estraniarci. Tutto quello che può essere pubblico deve essere mostrato».
Si è chiesto perché in tempi di crisi dell'associazionismo la sua loggia aumenta di mille iscritti all'anno?
«Smentisce le idee di una vecchia oligarchia che non sapeva rassegnarsi ai tempi e stava portando il Grand'Oriente a un irreversibile declino».
Lei insomma è un massone che non ama cappucci e tenebre?
«Non ho inventato nulla, ho solo riallacciato i fili della storia. Quando si realizza l'unità d'Italia la massoneria è un movimento pubblico e vi contribuisce con i suoi uomini, vedi Zanardelli o Coppino. Erano massoni non per far carriera, me per convincimento ideale».
Invece molti si iscrivono per fare carriera.
«Se questo è lo scopo mi sa che restano delusi. Converrebbe molto di più che prendessero la tessera di un partito».
Come ha vissuto il momento più buio della massoneria, quello della P2?
«Male. Ma mi rinfranca pensare che il bubbone della P2 scoppiò per merito dei massoni democratici».
Chi erano veramente i piduisti, dei golpisti o dei millantatori?
«Massimo Teodori, relatore di minoranza della Commissione parlamentare, è quello che ha capito di più. Disse che
la P2 era l'altra faccia di una partitocrazia che necessita di soldi e faccendieri. La P2 è fenomeno deviato e deviante, che ha inferto una ferita profonda al Grand'Oriente».
Ve lo portate ancora addosso?
«Non credo. La trasparenza oggi è totale».
Però quando qualche giornale pubblica le liste dei massoni lei si arrabbia?
«Mi arrabbio perché c'è una legge che tutela la privacy che viene trasgredita. Vada dal sindacato a chiedere la lista degli iscritti e vedrà se gliela danno».
Alcuni maestri la accusano di dispotismo.
«Fole. Il movimento è democratico, e il voto ha sempre dato torto ai contestatori. Che di solito usano anonimato e calunnia».
All'ultimo congresso di Rimini ha fatto capolino l'ipotesi di una massoneria federalista. Un omaggio alla moda del momento?
«Non so se sarà un vero federalismo, certo si andrà verso delle forme di decentramento».
Per la massoneria vale quel che diceva Agnelli della Fiat: non può non essere governativa.
«Non confondiamo la massoneria con suoi personaggi di spicco. Uno ha le sue idee, ma il movimento deve essere pluralista».
Il Gran Maestro Raffi che cosa vota?
«Nel segreto dell'urna il cittadino Raffi esprime come tutti una preferenza, ma quando indossa i panni del Gran maestro se la dimentica».
La massoneria è un potere forte?
«Solo se rispetta le sue radici. La sua forza sono le idee e la tolleranza».
Passiamoli un po' in rassegna questi poteri forti. Cominciamo dalla Chiesa?
«In Italia nell'Ottocento c'era un problema legato al suo potere temporale.
Paolo VI disse che la breccia di Porta Pia significò la liberazione della Chiesa».
Quindi le sono venuti i brividi quando ha visto il sindaco Alemanno celebrare i morti papalini.
«Volevano celebrare la storia, ma hanno celebrato una farsa».
Lei è più per Ratzinger o Woityla?
«Nessuno dei due,
io sono montiniano. Un papa tormentato dal dubbio che non metteva pregiudizialmente davanti a tutto il primato della dottrina».
Lo Stato è un potere forte o debole?
«Lo Stato è essenzialmente il garante delle diversità. In questo senso la laicità è importante».
E questo di oggi le pare uno Stato laico?
«La classe politica di questo Paese sovente concede alla Chiesa più di quanto le viene chiesto,
e lo fa per una sorta di captatio benevolentiae quando vuole assicurarsi il voto cattolico».
Lei è per l'eutanasia?
«La Costituzione garantisce al malato la libertà di rifiutare le cure.
Non è tollerabile che il dogma condizioni la legge».
La legge sull'aborto sta diventando il bersaglio preferito dei revisionisti.
«Mi pare un'incontrovertibile evidenza».
Lo sa che in tutti i sondaggi viene fuori che le due istituzioni più amate sono i Carabinieri e la Banca d'Italia?
«Beh, verso i Carabinieri gli italiani nutrono un amore particolare.
Se non altro perché il primo carabiniere che viene in mente è Salvo D'Acquisto».
Anche lui massone?
«No, non lo era. Ma era un uomo di grandi idealità. I valori prescindono dalla tessera e anche dall'appartenenza alla massoneria».
E Banca Italia?
«Verso la banca centrale gli italiani hanno una sorta di rapporto fiduciario.
Quando Ernesto Nathan sta per diventare Gran Maestro prende una posizione durissima perché all'epoca c'erano sei Banche d'Italia, e fu l'anticamera dello scandalo della Banca Romana».
Le piacerà di più il laico Mario Draghi, visto che Antonio Fazio era un papalino.
«Si parlava della banca, non del singolo governatore».
E la Corte costituzionale?
«Abbiamo appena celebrato la Costituzione. Sono orgoglioso di
ricordare l'apporto fondamentale alla Carta di alcuni massoni come Meuccio Ruini o Giovanni Conti. All'epoca c'erano più di cinquanta deputati massoni».
Che giornali legge il Gran Maestro, e non dica subito per piaggeria il «Sole 24 Ore».
«Nella vita profana faccio l'avvocato, con le leggi che cambiano di continuo le pare che potrei vivere senza Norme e Tributi (una delle sezioni del quotidiano, ndr)? Leggo tutti i grandi quotidiani nazionali, più il Riformista. E poi un Gran Maestro ha la fortuna di poter contare su un'ottima rassegna stampa».
E in televisione che cosa guarda: Santoro, Vespa, Mentana, Floris?
«No grazie. Preferisco un bel film western».
Nel 2009 scade il suo mandato. Si ripresenta?
«Prima riformiamo la legge elettorale. Vorrei si votasse per testa e in segreto, onde evitare camarille e condizionamenti».
Perché i massoni sono così litigiosi: logge, contro logge, scissioni, polemiche roventi?
«Perché hanno un gran culto della libertà».
Cazzuola, compasso, grembiule: non è un po' anacronistica questa simbologia massonica?
«Il valore del simbolo che va oltre la parola, lasciando spazio all'interpretazione.
La via esoterica deve educare l'uomo ad andare oltre l'apparenza».
All'ultimo congresso di Rimini il Grande Oratore Morale, custode dell'ortodossia, ha fatto una relazione impregnata di pessimismo cosmico. Non c'è speranza in questo mondo?
«Il pessimismo della ragione non ha mai creato cimiteri. Quello che conta è l'ottimismo della volontà massonica».
[30-10-2008] Paolo Madron per "IL" de "Il Sole 24 Ore"
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.