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Biografie

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12/12/2005 16:38

John Lennon




John Winston Lennon nasce il 9 ottobre 1940 a Liverpool nel Maternity Hospital sito in Oxford Street. I genitori, Julia Stanley e Alfred Lennon che si erano sposati due anni prima, si separano nell'aprile del 1942 quando Alfred si imbarca come marittimo per far ritorno nel 1945 con l'intenzione di riprendersi il figlio e di portarlo con sé in Nuova Zelanda. John, invece, preferisce restare con sua madre che lo affida alle cure di sua sorella Mimi perché pensi lei a crescerlo. Così l'infanzia e l'adolescenza di John vengono trascorse in casa della zia Mimi in Menlove avenue. L'educazione impartita dalla zia, pur amandolo molto, è particolarmente severa; lo spirito del ragazzo, però, è già di indole ribelle, avido di libertà e di nuove esperienze.

In una sua intervista John ricorda che "in quel periodo i miei svaghi principali consistevano nell'andare al cinema o nel partecipare ogni estate al grande 'garden party' che si teneva nella locale sede dell'Esercito della Salvezza 'Strawberry Fields'. Ricordo che non appena sentivo le prime note della banda dell'Esercito, cominciavo a saltare come un matto dicendo a mia zia di allungare il passo". All'età di sette anni, John comincia a realizzare i suoi primi disegni e a raccogliere in un diario fotografie varie e figurine. Alcuni di questi primi disegni si possono ammirare sulla copertina e all'interno dell'album "Walls And Bridges". A scuola "con la mia banda mi divertivo a rubacchiare qualche mela, poi ci arrampicavamo sui sostegni esterni dei tram che passavano per Penny Lane e ci facevamo dei lunghi viaggi per le vie di Liverpool.
I genitori degli altri ragazzi non mi vedevano di buon'occhio, dicevano ai loro figli che avrebbero fatto meglio a non frequentarmi."

Verso i dieci anni, John comincia a chiedere alla zia notizie più precise sul rapporto dei suoi genitori; tuttavia si sente molto più legato a Julia che a Fred. Nel 1952 John si iscrive alla Quarry Bank High School. In quegli anni, spiega lo stesso John "ero aggressivo perché volevo diventare popolare, volevo essere considerato 'il capo'. Tutti dovevano eseguire i miei ordini, ridere quando facevo qualche scherzo e lasciarmi comandare". Con il passare del tempo, John tende ad avvicinarsi sempre di più allo zio George, marito di Mimi; purtroppo, nel giugno del 1953, George muore in seguito ad un'emorragia. "Il fatto mi colpì profondamente. Me ne andai di sopra e cominciai a ridere come un matto, evidentemente colto da una crisi isterica. In seguito mi vergognai molto di questo mio cmportamento". La madre Julia è forse la persona che più di ogni altra ha spinto il futuro chitarrista a diventare un ribelle e ad insegnargli i primi accordi su un banjo; ecco perché, inizialmente, lo stile di John é più quello di un banjoista che non di un chitarrista.
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Famosa è la raccomandazione che la zia Mimi fa a John, vedendolo trascorrere gran parte del suo tempo a strimpellare la chitarra "con quella non ti guadagnerai mai da vivere!". Crescendo John comincia a seguire con una certa attenzione i fenomeni musicali dell'epoca: Elvis Presley, il rock and roll in genere e lo skiffle. Nel marzo del 1957 fonda il proprio gruppo skiffle, chiamandolo in un primo momento The Black Jacks; nella loro prima apparizione in pubblico, avvenuta il 9 giugno 1957, il nome è già cambiato in Quarry Men (dal nome dell scuola). Il successivo 9 luglio nel corso di un concerto che si teneva a Woolton, il loro sound impressiona profondamente uno spettatore di nome Paul McCartney che alla fine del concerto chiede a John di essere sentito per alcuni minuti accompagnandosi con la chitarra eseguendo rapidamente "Be Bop A Lula" e "Twenty Flight Rock".
John viene colpito dal fatto che quel ragazzo non solo usa degli accordi che lui ignora ma anche perché conosce perfettamente i testi di quelle canzoni. E così si costituisce il duo Lennon-McCartney e ha inizio quell'avventura musicale chiamata Beatles che non ancora ha avuto uguali. Il 15 luglio 1958 la madre di John, Julia, muore investita da un'auto mentre è insieme al figlio. I Quarry Man, ora anche con George Harrison, registrano su nastro due brani "That'll Be The Day" e "In Spite Of All The Danger" che successivamente vengono trasferiti su cinque acetati, di cui ne sono rimasti solo due in possesso rispettivamente di Paul McCartney e John Lowe; solo di recente le due canzoni hanno la visto la luce su una pubblicazione ufficiale vale a dire "Anthology 1".
John compone anche la sua prima canzone "Hello Little Girl".

Nel dicembre dello stesso anno John incontra e si innamora di Cynthia Powell al Liverpool Art College la sua nuova scuola. Nel 1959 i Quarry Men cambiano il loro nome in Silver Beatles e divengono l'attrazione fissa del Casbah Club di Liverpool, gestito dalla madre del nuovo batterista Pete Best. Nell'agosto del 1960 debuttano al Reeperbahn di Amburgo con Stu Sutcliffe al basso, dove suonano ininterrottamente per otto ore al giorno. Per tenere quel ritmo John comincia a prendere pillole di amfetamina che i camerieri del locale fornivano tranquillamente. Nel gennaio del 1961 eseguono il loro primo concerto al Cavern Club di Liverpool. John , intanto, scrive la prima biografia dei Beatles per il Mersey Beat, un giornale di musica locale e in cui settimanalmente scrive anche storie, poesie e cartoon.Il 10 aprile 1962, Stu, che nel frattempo era rimasto ad Amburgo, muore per emorragia cerebrale e nella stessa settimana i Beatles ritornano allo Star Club di Amburgo per gli ultimi concerti tedeschi di quell'anno.
Il 23 agosto Cynthia e John si sposano al Mt. Pleasant Register Office di Liverpool. Com'è, poi, a tutti noto dal 4 all'11 settembre 1962 i Beatles registrano le loro prime canzoni presso gli studi EMI di Abbey Road con Richard Starkey alla batteria al posto di Pete Best. Si tralascia la storia dei Beatles fino al loro scioglimento riportando solo gli avvenimenti più importanti della vita di John in quegl' anni. L'8 aprile del 1963 Cynthia dà alla luce, al Sefton General Hospital di Liverpool, John Charles Julian Lennon. Brian Epstein nasconde ai fan sia la nascita che il matrimonio. Nel 1964 viene pubblicato il primo libro di John Lennon: "In His Own Write" diventando istantaneamente un best-seller. In Italia il libro viene tradotto da Adriana Pellegrini e pubblicato dalla Longanesi con il titolo "Vivendo Cantando"; la prima edizione è molto ricercata dai collezionisti. Nel 1965 segue il suo secondo libro: "A Spaniard In The Works". Comincia per John l'uso delle droghe pesanti.


In un'intervista lo stesso John rivela che "la mia prima esperienza con l'acido la devo al nostro dentista, un amico di George, nel 1965. Eravamo io, Cynthia, George e Patty ad una cena a casa sua; lui ci mise l'acido nel caffè o qualcosa di simile. Siamo andati così allo Ad Lib, una delle discoteche più in di Londra e lì ci sono accadute delle cose incredibili. Quando siamo arrivati al club e abbiamo visto le sue luci abbaglianti, abbiamo pensato che fosse andato a fuoco. Urlavamo come matti ed eravamo tutti isterici. Sono rimasto stonato per un mese o due da allora". Nel novembre del 1966 John incontra per la prima volta Yoko Ono, avvenimento questo che avrebbe cambiato radicalmente la sua vita. Dalle stesse parole di John "c'era una sorta di ritrovo underground a Londra; John Dunbar, marito di Marianne Faithfull, aveva una galleria d'arte chiamata Indica, dove io mi recavo spesso nelle pause di lavoro fra un disco e l'altro, per guardare mostre di artisti underground più o meno conosciuti.
Mi era giunta voce che una giovane artista stava per allestire una mostra con qualcosa a che vedere con i sacchi, i sacchi neri, e che ci sarebbe stato una sorta di happening. Vi sono andato la sera prima che venisse inaugurata la mostra e sono rimasto stupito da quel che ho visto. C'era fra le altre cose una mela in vendita per 200 sterline, Ed ho trovato che l'idea fosse geniale. Non avevo alcuna idea precisa di cosa fosse l'arte concettuale, ma mi colpì molto l'humor della cosa: pagare 200 sterline per assistere alla decomposizione lenta di una mela. Yoko non sapeva chi io fossi quando mi fu presentata. Lei venne verso di me e mi diede un cartoncino con su scritto 'breathe' (respira). Yoko fu per me uno choc. Era una donna che chiedeva dei diritti uguali sin dall'inizio. In seguito mi disse 'tu non devi fare questo. Tu esisti indipendentemente dalla musica; sei in una scena fasulla'. Non si riferiva a Ringo, Paul e George, ma in genere alla macchina del music business. Questa fu una vera liberazione per me: non dovevo più essere un Beatle, un eroe, ma semplicemnte me stesso". Il 18 ottobre 1968 John e Yoko vengono arrestati per possesso e uso di cannabis. Rimandati davanti al Marylebone Magistrates' Court, vengono rimessi in libertà dietro pagamento di una cauzione. Il successivo 8 novembre John divorzia da Cynthia. John e Yoko si sposano a Gibilterra il 23 marzo 1969 e iniziano il loro bed-in all'Hilton di Amsterdam. L'iniziativa, che è finalizzata a favore della pace nel mondo, ha grande eco sulla stampa mondiale. Come gesto simbolico, inviano un pacchettino contenente "semi di pace" ai maggiori leaders politici mondiali.



John restiutisce la sua onorificenza di MBE alla regina, per protesta contro il coinvolgimento inglese nel massacro del Biafra e l'appoggio del governo agli Stati Uniti per la guerra del Vietnam. Nell'aprile del 1970 i Beatles si sciolgono e anche se apparentemente la cosa non lo turba pù di tanto, John ingaggia feroci polemiche con il suo ormai ex amico Paul. Nel suo primo vero lp "Plastic Ono Band" ci dice "io non credo nei Beatles, io credo solo in me, in Yoko e in me, io ero il tricheco ma adesso sono John, e così cari amici dovete solo andare avanti, il sogno è finito". Nel successivo lavoro "Imagine", però, John si scaglia apertamente contro Paul McCartney con il durissimo testo di "How Do You Sleep?": "Il suono che tu produci è 'muzak' (musicaccia) per le mie orecchie, eppure dovresti aver imparato qualcosa in tutti questi anni".
Una mostra di litografie erotiche in una galleria londinese viene sospesa perché otto di esse vengono rimosse per ordine dell'autorità giudiziaria sotto l'accusa di "pubblicazione oscena". Tuttavia la stessa mostra "Bag One" riscuote un riconoscimento totale di critica e di pubblico a New York. Dal 21 ottobre al 16 novembre 1971 "Bag One" approda anche a Roma ospitata dalla galleria "Ponte Sisto" arte moderna. Alla tappa romana intervangono anche i coniugi Lennon e, per l'occasione, viene stampata, in edizione limitata di 300 copie, una cartellina contenente le 14 litografie individualmente autografate da John Lennon; inutile dire della quotazione raggiunta da tale pubblicazione. Nell'aprile del 1973 John e Yoko comprano un appartamento al Dakota sito nella 72^ strada di New York di fronte al Central Park, dove vanno a risiedere; John, nel frattempo, ha grossi problemi con il governo federale per il riconoscimento della cittadinanza americana.


Tra l'altro viene controllato da agenti della C.I.A. per il suo impegno politico. Nella seconda metà dello stesso anno John e Yoko si separano. John si trasferisce momentaneamente a Los Angeles e intreccia una relazione con May Pang segretaria di Yoko. La separazione si interrompe più di un anno dopo quando i due si rivedono in occasione dell'apparizione di John al concerto di Elton John al Madison Square Garden del 28 novembre 1974. Un'altra tappa fondamentale della purtroppo breve vita di John è costituita dalla nascita del suo secondo figlio. Infatti, in concomitanza del suo trentaciquesimo compleanno, il 9 ottobre 1975 Yoko Ono dà alla luce Sean Taro Ono Lennon. Nell'incredibile felicità, John afferma "Sento di essere più alto dell'Empire State Building".


Seguono cinque anni di vita familiare trascorsa gran parte ad accudire il suo ultimo nato. Nell'ultima intervista rilasciata la mattina dell'8 dicembre 1980, John dichiara che, avendo compiuto da poco quarant'anni, è sua ferma intenzione ricominciare a "vivere" e dedicarsi nuovamente alla musica a tempo pieno. Infatti, ha già preso in affitto uno studio di registrazione a New York presso la "Hit Factory". Sin dal momento in cui ha ottenuto dal governo federale il riconoscimento ufficiale di cittadinanza americana, si trova in uno stato d'animo più sereno e rilassato. Per Lennon, aver superato la soglia dei quaranta è come ricominciare una seconda vita. Non è d'accordo con chi ha trasformato in culto artisti come Sid Vicious, James Dean, Jim Morrison o Jimi Hendrix, morti prematuramente.
Per John la vita deve essere vissuta per intero: nutre un profondo rispetto per coloro che "ancora hanno il coraggio di sopravvivere alla loro immagine pubblica, come hanno fatto Greta Garbo o Gloria Swanson". Aveva registrato molto materiale sin da quando nel 1975 si era dedicato esclusivamente alla sua famiglia. Molti di questi lavori, dopo la sua tragica morte, si trovavano ancora nella fase embrionale, sebbene alcuni brani fossero già nella versione definitiva, in quanto materiale destinato all'album "Double Fantasy". Un ruolo valido ed importante va riconosciuto a Yoko Ono nell'aver saputo amministrare e scegliere la parte migliore di questo patrimonio artistico ed evitare, così, un uso indiscriminato a sicuro danno dell'immagine del musicista. A Yoko va anche il merito di averci regalato dei momenti significativi organizzando numerose manifestazioni.

Al riguardo sono da ricordare il "John Lennon Tribute" svoltosi a Liverpool con la partecipazione di numerosi musicisti e la mostra itinerante "Let's Have A Dream", in cui sono stati esposti disegni, manoscritti e strumenti di John con la proiezione di alcuni film sperimentali della coppia come "Two Virgins", "Fly", "Apotheosis" ed altri. In occasione della tappa romana della mostra, tenutasi al Palazzo delle Esposizioni, è stato pubblicato un programma della manifestazione con incluso un CD contenente alcune interviste; tale programma è molto ricercato dai collezionisti. Il recente positivo incontro di Yoko Ono e Paul McCartney e la definitiva distensione dei rapporti reciproci, sono stati preludio a positive novità per i fan dei Beatles come la pubblicazione del lungometraggio in video "Anthology" e le tre raccolte discografiche omonime.
In realtà c'era stato un certo riavvicinamento tra John e paul in quegli ultimi anni, ma si era trattato più che altro di contatti telefonici e di incontri molto sporadici. Ciò avrebbe potuto far pensare ad un'ipotetica riunione del quartetto per uno storico, unico concerto a scopo benefico. ma il gesto di uno sconsiderato ha stroncato ogni illusione di poter rivedere i Beatles insieme - magari per un'occasione come quella del 'Live Aid' - oltre a causare la perdita di un uomo e un personaggio unico e irripetibile nella storia della musica rock.















[Modificato da collagediemozioni 12/12/2005 16.42]

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Quando mi trovo di fronte a tanta cortesia e ostentazione di buoni sentimenti,mi aspetto sempre di trovare una corrispondente dose di brutalità.E' la legge delle coppie di opposti:si presentano sempre insieme.

Jung







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Forattini
12/12/2005 16:52

James Douglas Morrison


James Douglas Morrison è nato l'8 Dicembre 1943 a Melbourne in Florida, vicino a Cape Canaveral. Suo padre, George Stephen Morrison, era un ufficiale di carriera della Marina Americana ed era appena ritornato da una missione di posatura di mine nel Pacifico. Dopo la nascita di Jim, suo padre ritornò in guerra per prendere parte alla riconquista delle isole dai Giapponesi lanciando missili da una postazione aerea. Per i tre anni successivi, Jim passò la vita con sua madre, Clara, vivendo con i nonni paterni a Clearwater, nel Golfo del Messico. I nonni di Jim erano originari della Georgia e insistettero perché i buoni usi del Sud fossero inculcati nel bambino fin dalla più tenera età. Nel 1946, un anno dopo la fine della guerra, Steve (il padre) ritornò e fu mandato per lavoro a Washington DC per sei mesi. Clara, sollevata dal potersi separare dai soffocanti genitori di Steve, accompagnò il marito portando Jim con sé. Dopo Washington, Steve fu mandato a Albuquerque nel Nuovo Messico, come istruttore, in un programma sulle armi atomiche. Mentre erano ad Albuquerque, Clara dette alla luce il suo secondo figlio, Anna, dando una sorellina a Jim.
Mentre viaggiava in macchina con genitori e nonni nel tratto di strada di circa 60 miglia tra Santa Fe e Albuquerque, Jim fu testimone di un fatto che poi avrebbe descritto come “il più importante della mia vita”. Capitarono per caso dopo un incidente stradale che aveva coinvolto un camion di indiani. Molti erano gravemente feriti. Jim ricordò in seguito “io avrò avuto quattro o cinque anni e non so se avevo mai visto un film e improvvisamente c'erano tutti questi pellerossa e erano stesi per tutta la strada e sanguinavano a morte. Io ero solo un bambino, e mi hanno fatto stare nella macchina mentre mio padre e mio nonno sono tornati indietro a vedere. Non vedevo niente - tutto quello che ho visto è stato uno strano colore rosso e gente intorno, ma sapevo che qualcosa stava succedendo perché percepivo le vibrazioni della gente intorno a me perchè erano i miei parenti e li conoscevo bene, e tutto d'un colpo capii che loro non avevano idea di quello che stava succedendo più di quanto ne avessi io. Quella fu la prima volta in cui ho sperimentato la paura, l'anima dei fantasmi di quegli indiani morti - forse uno o due di loro - che erano proprio lì intorno folleggiando e mi arrivarono nell'anima e io ero lì come una spugna, pronto a stare fermo e ad assorbirli.... non è una storia di fantasmi, è qualcosa che per me ha un significato profondo”.




Successivamente, anche nel periodo maturo della sua vita, Jim dichiarò sempre di essere posseduto dallo spirito di un antico uomo della medicina indiana, uno Sciamano. Se sia vero che questa esperienza è alla base dell’idea che da uno stregone derivi la sua forza interiore può naturalmente essere discutibile, ma è probabile che vedere la scena di una tale carneficina abbia lasciato una forte impressione nel bambino. Jim non ha mai dimenticato la tragedia e l’incidente lo ha ossessionato per molto tempo, anche se suo padre, disperato, alla fine gli disse che non era mai successo niente, che era stato un sogno. A sette anni Jim fu di nuovo sradicato perché i Morrison tornarono a Washington per un anno. Nel 1952 Steve fu spedito in Corea e il resto della famiglia si stabilì a Claremont, in California, per 2 anni. Quando Steve ritornò, la famiglia andò di nuovo ad Albuquerque per due anni ancora e poi si spostò ad Alameda nella California del Nord - una piccola isola nella baia di San Francisco che era sede della più grossa base navale americana nel mondo. Fu qui che Jim incominciò le scuole superiori, come allievo dell'Alameda High.
Qui Jim dimostrò di essere un ragazzo intelligente ed un avido lettore, sebbene con attitudini ribelli. Diciotto mesi dopo, il padre di Jim fu di nuovo mandato a Washington e la famiglia si spostò ad Alexandria, in Virginia dove affittarono una grande casa elegante nel quartiere residenziale della classe borghese nelle vicinanze di Braddocks Heights e Jim venne iscritto alla scuola superiore George Washington, dove sarebbe rimasto per tre anni.
I risultati di Jim furono straordinariamente buoni, con notevole sorpresa degli insegnanti e dei compagni di scuola. Il suo comportamento oscillava dal sorprendentemente cattivo al più che buono con maniere eccellenti. Odiava l'autorità e la sfidava continuamente. I genitori trovavano sempre più difficile controllarlo, si scontravano continuamente con la lunghezza dei suoi capelli e con il suo modo di vestire. Jim cominciò anche a tenere un diario e sviluppò interesse per la poesia e per la letteratura. Nelle sue note quotidiane avrebbe scritto meticolosamente osservazioni varie, opinioni e pensieri assieme ad abbozzi della propria poesia. Una gran parte di questo lavoro ha fornito ispirazione e idee per molte delle prime canzoni dei Doors. Il suo insegnante di letteratura disse una volta al biografo Jerry Hopkins: “Jim leggeva quanto e forse più dí qualunque altro studente della sua classe. Ma tutto era così strambo che ho visto un altro degli insegnanti andare alla biblioteca del Congresso per verificare se i libri che Jim dichiarava di leggere esistessero davvero. Io sospettai che se li inventasse, visto che erano libri inglesi di demonologia del sedicesimo e diciassettesimo secolo. Io non li avevo mai sentiti nominare, ma esistevano e, dalle note che scriveva lui, penso che li abbia letti e la Biblioteca del Congresso era l’unico posto dove potevano essere.”



Gli altri interessi di Jim erano la pittura - voleva diventare un artista - e il blues. Di notte, andava di nascosto nelle bettole vicino a Fort Belvoir per ascoltare i suonatori negri di blues. A suo tempo dichiarò di odiare il rock & roll e ascoltò incessantemente dischi di blues nella sua stanza. La sua passione per il blues era superata solo dal suo amore per la poesia. Idolatrava Blake, Rimbaud, Kerouak e Baudelaire e leggeva le loro opere voracemente. Un giorno disse al “ROLLING STONES”: “ho preso un sacco di appunti durante le scuole superiori e al College e poi, quando ho lasciato la scuola li ho buttati via tutti per qualche futile ragione - o magari era valida. Ci sono poche cose che vorrei avere oggi come quei due o tre libretti di appunti che ho perso. Ho perfìn pensato di farmi ipnotizzare o di prendere il pentotal per cercare di ricordare, perché avevo scritto tanti appunti in quei libretti, notte dopo notte. Ma può anche darsi che se non li avessi buttati via non avrei mai scritto niente di originale perché erano principalmente accumulazioni di cose che avevo letto o ascoltato, tipo citazioni da libri. Penso che se non mi fossi liberato di loro non sarei mai stato libero”.
Jim non aveva mai dato molto peso a quello che avrebbe fatto dopo il diploma alla George Washington High. I suoi genitori avevano insistito perchè si iscrivesse al Saint Petersburg Junior College in Florida. Gli avevano anche organizzato una permanenza con i nonni a Clearwater mentre frequentava il College. Inizialmente Jim era perplesso e lo dichiarò, però poi piano piano cominciò a vedere questa possibilità come una maniera di liberarsi dalle restrizioni imposte dai suoi genitori. Alla fine disse di si e si spostò in Florida mentre la famiglia Morrison si spostava di nuovo anche lei a San Diego, in California. Jim ritornò a casa dalla famiglia nelle vacanze di primavera e annunciò ai suoi genitori scioccati che stava pensando di trasferirsi all’UCLA (l’Università della California a Los Angeles) a studiare cinema.
I genitori erano contrari per una serie di ragioni. Prima di tutto consideravano quell'Università esageratamente libera e poi, conoscendo le tendenze anarchiche di Jim, erano preoccupati che questo suo lato selvaggio sfuggisse al controllo nella pericolosa Los Angeles, la città del sesso e della droga. Proibirono ufficialmente l'iniziativa e lo scortarono al primo aereo diretto in Florida. Dopo un po' però i genitori, benché incapaci di autorizzare formalmente il suo trasferimento all'UCLA, avevano smesso di condannare completamente l'iniziativa cosicché Jim poté passare l'inizio del 1964 a Los Angeles, iscrivendosi all'Università nella facoltà di Arti Teatrali. Soldi però i genitori non gliene davano così dovette usare quelli che aveva messo da parte in una assicurazione che suo padre gli aveva predisposto quando era bambino. Fatto questo cominciò a cercarsi un posto per vivere. Alla fine trovò un piccolo appartamento vicino al Campus dell'università. Si immerse in quell'Università liberale con tutte le sue forze. Gli piacevano le lezioni e passava ore a leggere nelle biblioteche oppure in compagnia di poeti, scrittori, artisti e musicisti, mangiando a volte in ristoranti messicani. L'atmosfera non era però l'unica cosa che Jim stava assorbendo e il suo consumo di alcol crebbe enormemente insieme alla esplorazione di bettole e bar malfamati. Fumò marijuana e ingoiò LSD assieme ad altri studenti e ricominciò a scrivere il suo diario. Dopo un po' di tempo, le sue irregolari abitudini alimentari e l'assunzione continua di LSD lo avevano trasformato in un bel tenebroso, magro e giovane, con un volto perfettamente scolpito, occhi magnetici e capelli i cui riccioli pesanti scendevano più giù delle spalle.





Si era messo a portare jeans stretti e magliette bianche e aveva una certa capacità di sembrare sexy e seducente. Benché la maggior parte dei suoi colleghi lo ricordasse come un tipo riservato e timido, Jim riusciva a lasciare una traccia. La sua cerchia di amici includeva alcuni dei più selvaggi e radicali elementi della scuola di cinema e con quattro di loro stabilì legami sempre più forti: Dennis Jackob, John Da Bella, Phil Oleno e Felix Venable. Anche rispetto allo standard di tolleranza dell'Università, questi cinque risultavano apertamente radicali, bellicosi e ribelli così come decisamente intellettuali.
Fu con Dennis, più adulto di lui che Jim discusse infinitamente il lavoro del filosofo tedesco Nietzsche. Era particolarmente impressionato da Dioniso. Durante una di queste discussioni Jim citò la frase immortale di Blake “se le porte della percezione venissero aperte tutto apparirebbe all'uomo per quel che è veramente, cioè infinito”, che Adoiph Huxley utilizzò poi nel titolo del suo libro “Le porte della percezione”. Folgorato dall'idea, Jim disse che lui e John avrebbero dovuto formare un duo e chiamarsi “the Doors (le porte): aperte e chiuse”. L'idea non andò oltre la fase di un discorso fra ubriachi. John Da Bella iniziò Jim allo studio dello sciamanesimo e il soggetto lo affascinò. Michael Harner scrisse in “La via dello Sciamano”: “con i suoi eroici sforzi lo Sciamano aiuta i suoi pazienti a trascendere la realtà ordinaria, compresa la percezione di se stessi. Lo Sciamano mostra ai suoi ascoltatori che non sono emozionalmente e spiritualmente soli nella loro lotta contro la malattia e la morte. Lo Sciamano mette a disposizione i suoi poteri e convince profondamente questa gente che un altro essere umano è pronto ad offrire se stesso per aiutarla. In particolare nel West, certi studenti hanno dimostrato molte volte di poter facilmente essere iniziati alle basi fondamentali di questo rituale.
Il metodo tradizionale antico è così potente e entra così profondamente nella mente umana che le abituali attitudini culturali, sistemi e convinzioni sulla realtà diventano essenzialmente irrilevanti”. Felix Venable era, a trentaquattro anni, lo studente più anziano della Scuola di Cinema ed ebbe una grande influenza sul giovane Jim. Era ribelle, litigioso e enigmatico. La sua inclinazione per gli stravizi e per le droghe era leggendaria e non ci volle molto perché anche Jim cadesse sotto questa, qualcuno dice, diabolica influenza bevendo enormi quantità di alcol e ingoiando tutti gli allucinogeni su cui riusciva a mettere le mani. Jim trovava Felix affascinante e, in qualche modo, affine. Altri amici ricordano che Jim sembrò cambiare rapidamente dopo essersi associato con Felix. Diventò dissero, fuori controllo, aggressivo e generalmente troppo frastornato da sbornie o droghe per capire bene quel che stava facendo. Sembrava più interessato a far bravate, tentare imprese coraggiose e in generale a esibirsi che non a quel che veramente succedeva intorno a lui.



Ad essere sinceri, droghe come la marijuana e l'LSD non erano considerate a quel tempo né illegali né pericolose. Comunque, la tendenza di Jim all'uso di queste sostanze divenne rapidamente qualcosa di più di una esplorazione giovanile trasformandosi in una dipendenza che compensava la sua naturale timidezza e la sua mancanza di fiducia in se stesso. Con sbornie e droga lui si sentiva espansivo, spiritoso, intelligente, diverso e coraggioso, un membro di un circolo esclusivo. Era capace di essere infantilmente sgradevole e crudele sia con gli amici sia verso gli sconosciuti. Droghe e alcol, forse più l'alcol, tiravano fuori il lato oscuro di Jim Morrison materializzandosi in un'altalena di momenti di depressione e di euforia irrazionali, sensazione che a lui piaceva. Cominciò a fare esperimenti con differenti cocktail di droghe, arrivando addirittura a rubare la borsa di un dottore e assumere tutte le medicine che vi erano dentro! Felix, come lui, era sulla via dell'autodistruzione.
Il bello, mistico sciamano che calò dalla soffitta non sembrava per niente il Jim Morrison dei primi tempi. Era diventato ancora più magro, i suoi capelli erano lunghi e i suoi occhi neri riflettevano una forte fiducia in se stesso. Una fiducia che non c’era prima di essere consolidata dal profondo, quando cominciò a capire, o a credere, che la musica poteva davvero diventare il veicolo per una nuova religione, con lui nella posizione di alto prelato. Jim discusse il concetto con Dennis Jackob, spingendosi fino al punto di cercare un nome per il complesso. Gli piaceva il nome “the Doors”, idea che aveva derivato dai concetti di Blake. Dennis era interessato, ma non riusciva ad immaginare come l’idea potesse avere un fututuo dato che Jim diceva che non era capace di cantare e che Dennis non era per niente un musicista. Alla fine però, un incontro casuale sulla spiaggia di Venice mise Jim in condizioni di trasformare i sogni in realtà. Nell’Agosto del 1965, Jim incontrò Ray Manczarek che viveva a Venice, sulla spiaggia a Sud di Santa Monica, assieme alla sua ragazza, Dorothy. Quando Jim gli disse che voleva chiamare il suo complesso the Doors, Ray fu impressionato in particolare per la relazione che il nome aveva con l’affermazione di Blake “se le porte della percezione fossero davvero aperte, gli uomini potrebbero vedere le cose come sono davvero: infinite”. Ray usava parecchie droghe psichedeliche anche lui e l’idea di usare un nome associabile al libro di Adolph Huxley “le porte della percezione”, che era un anticipo delle sue esperienze con la mescalina, gli piaceva da matti. Acutamente, l’ultimo paragrafo del libro di Huxley recita: “ma l’uomo che ritorna attraverso la Porta del Muro non sarà mai lo stesso uomo che ne era uscito.

Sarà più saggio e meno arrogante, più felice ma meno soddisfatto in senso materiale poiché conscio della propria ignoranza ma comunque meglio attrezzato per capire la connessione tra le parole e i fatti, del ragionamento sistematico con l’imponderabile che lui cerca, che è stato difficile capire, da sempre.” Sia Ray che Jim stavano per intraprendere un viaggio che li avrebbe portati faccia a faccia con la “porta”. Ray si sarebbe accontentato di guardarla, ma Jim voleva andare più là. Presto avrebbe toccato la maniglia della “Porta” e immediatamente sarebbe diventato qualcosa di più di un buon cantante, sarebbe diventato un rappresentante di un’intera generazione e un originale ribelle del rock & roll. Appena decise di andare verso la “porta”, era già una leggenda. Benché Jim e Ray fossero decisamente diversi, al punto da sembrare opposti, Ray pensava che la giusta posizione nei confronti delle Grandi Questioni della vita fosse da ricercare nello studio e nella pratica della meditazione trascendentale, mente Jim era convinto che la via alla conoscenza superiore stesse nello sciamanismo (stregoneria) e in un forte uso di droghe psichedeliche. Ray fu abile abbastanza per capire che razza di impatto le liriche di Jim avrebbero avuto se lui fosse stato capace di scrivere le musiche giuste. Inoltre stava sviluppando una forte simpatia per Jim e, alla fine, gli chiese di andare da lui, con Dorothy. Dorothy lavorava tutto il giorno, il che permetteva a Ray e Jim di stare in pace e costruire le loro canzoni. Jim disse di sì e cominciarono a lavorare. La prima cosa fu lavorare sulle capacità vocali di Jim. Benché la voce fosse debole, cantava bene e Ray pensò che questa debolezza di voce potesse essere solo una questione di timidezza.
Credeva anche che, se anche solo un pò della personalità enigmatica di Jim fosse stata comunicata ad un pubblico assieme alla vice, ci sarebbero stati affari d’oro. Di conseguenza Ray lavorò alla voce di Jim per settimane senza trascurare di creare le musiche di accompagnamento, impegnandosi ore e ore al giorno. Jim era molto realista e inizialmente considerava l’idea di dare una musica alla sua povera voce, terribilmente imbarazzante. In ogni caso, dopo settimane di incoraggiamento e influenza da parte di Ray cominciò a rilassarsi benché non arrivasse mai a considerare semplice esibirsi davanti ad un pubblico.
Dopo due settimane, Ray ebbe l’impressione che erano abbastanza allenati per presentare Jim al resto del complesso “Rick and the Ravens”. Andarono a casa dei genitori di Ray a Manhattan Beach e Ray disse ai suoi fratelli che Jim sarebbe stato il loro nuovo cantante. Rick e Jim Manzarek non mostrarono lo stesso entusiasmo di Ray né avevano gli stessi piani e non vedevano nessun potenziale né in Jim né nelle sue liriche. Comunque si mostrarono d’accordo nel cercare di lavorare con lui anche se pensavano che la cosa fosse destinata a durare ben poso. Di fatto, per un pò si tennero lo scetticismo dentro. Rick and the Ravens erano, a quel tempo, costituiti dai tre fratelli Manzarek, Jim (all’armonica), Rick (alla chitarra) e Ray (alle tastiere) con Jim come cantante. Gli mancavano un basso e un batterista, dato che prima, in questi ruoli avevano usato la gente disponibile a seconda del momento, tutte le volte che avevano una esibizione. Ray capì subito che se volevano costituire un complesso ragionevolmente commerciale avevano bisogno di una sezione ritmica permanente.

Fu proprio in questo periodo che Ray incontrò John Densmore al Centro di Meditazione Maharishi Yogi della Terza Strada. Ray aveva discusso in questo centro il suo progetto di formare un gruppo rock, proprio mentre John Densmore stava cercando di fare il batterista. Ray spiegò a John la storia e gli chiese se avrebbe voluto fare il batterista in un complesso che non aveva ancora un batterista e John ci saltò dentro al volo. John aveva vent’anni e viveva ancora con i suoi. Si stava diplomando in musica al College e benché gli piacesse molto cominciò ad avere seri dubbi sul fatto di riuscire a mantenersi suonando. Anche se aveva una specie di accordo con dei complessi, cercava sempre di procurarsi qualcosa di più sicuro, quindi acconsentì alla proposta di Ray. John Densmore scrisse a proposito del suo primo incontro, nella sua autobiografia “Cavalieri del Nubifragio”: “Lui (Ray) mi invitò giù dai suoi a Manhattan Beach, per suonare. Io entrai dalla porta della casa sulla spiaggia, proprio in tempo per sentire i suoi genitori criticare il suo modo di vivere con una ragazza giapponese. Mi fermai un attimo e dirottai sul garage. Stava arrivando Ray con le sue cose da spiaggia e un fiorellino nel costume da bagno. Si comportò amichevolmente. Con buona disposizione d’animo apprezzai i suoi occhiali senza montatura, che mi sembrarono all’ultima moda, molto intellettuali.
Mi presentò i suoi due fratelli, Rick il chitarrista e Jim l’armonicista. Il complesso si chiamava Rick and the Ravens. Il ventunenne Morrison era timido. Mi disse ciao e si ritirò nel suo angolo. Mi sembrò che si sentisse a disagio con i musicisti dato che non suonava niente. Mentre Morrison se ne andava mestamente verso il garage a prendersi una brirra Ray mi sogghignò come un orgoglioso fratello maggiore e mi passò un pezzo di carta spiegazzata”. Su quel pezzo di carta c’erano alcune liriche di Jim da cui sarebbe derivato il singolo “Break on Through” e John cominciò subito a mettere un pò di ritmo sulle indicazioni di basso che Ray aveva già tracciato. Jim Manzarek si unì con l’armonica e così fece Rick con una chitarra molto sfumata. Dopo poco, Jim Morrison cominciò a cantare timidamente i primi versi e la prima cosa che colpì John fu l’incredibile fascino del cantante unito alla sua impressionante serietà. Cantava guardando il muro, incapace di guardare qualunque altro musicista negli occhi e, benché John trovasse Jim un pò strambo, la prova finì su una nota alta e Jim disse che potevano provare di nuovo per vedere fino a che punto si poteva arrivare. Dopo una quindicina di giorni il complesso registrò sei demo ai World Pacific Studios. Per un certo periodo Rick and the Ravens erano stai sotto contratto con l’Aura Records.

I Doors consolidarono i loro risultati di vendite con una sequenza di attivissime tournée, ma Morrison in modo specifico si stava stancando della immagine contraddittoria che veniva trasmessa - leader e sciamano per alcuni e piccolo idolo da ragazzini per altri - . La prima biografia fatta dalla Elektra citava gli interessi di Morrison come legati a “rivolta, disordine, caos e a qualunque attività che potesse essere senza senso”, e in effetti, durante lo svolgimento dei loro tour, lui confermò tutto questo con un comportamento addirittura più negativo. Si era fatto un bagno di alcool e aveva esposto i suoi compagni a scoppi d’ira: mandò a monte sessioni di registrazione distruggendo strumenti e materiali e fece altrettanto con le esibizioni dal vivo con autocompiacenti dimostrazioni di finto sesso e oscenità di tutti i generi. Però, nonostante tutto, la creatività musicale dei Doors non ne soffriva in alcun modo. Nel 1970 i Doors avevano ottenuto sufficiente credibilità nelle sale da concerto per giustificare un album dal vivo, e “Absolutely Live” arrivò qualche tempo dopo per sintetizzare l’esperienza “in diretta” dei Doors. Benché ci fosse poco del materiale scioccante della metà anni sessanta la miscela che costituiva “Alabama Song”, “Back Door Man” e “Five to One” era un ben riuscito finale. Morrison era arrivato al collasso e uscì dal gruppo. I rimanenti Doors non poterono sopravvivere senza il loro leader, anche se tennero vivo il nome per altri due album, “Other Voices” (1971) e “Full Circle” (1972). E subito dopo tutti presero vie autonome, Manzarek per dedicarsi ad una attività da solista e gli altri per costituire The Butts Band. Nel Marzo del 1971, Morrison e la sua ragazza Pamela si trasferirono a Parigi con l’intento di rifarsi una vita. Tutti e due erano perseguitati da problemi di droga e alcool e la cosa arrivò ad una conclusione drammatica quando, il 3 Luglio, il ventisettenne cantante fu trovato morto nella vasca da bagno. Ci sono naturalmente state tante ipotesi sulle cause della morte (però nessuna autopsia è mai stata fatta) ma la cosa più logica sembra essere che il corpo di Morrison si fosse finalmente arreso ai rigori della sua stessa credenza Nietschziana nella “deliziosa estasi”.



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12/12/2005 23:11

rino gaetano


Rino Gaetano nasce il 29 Ottobre 1950 a Crotone, dove vive gli anni della prima infanzia, fino a quando, nel 1960, i suoi genitori decidono per motivi di lavoro di trasferirsi a Roma nel quartiere popolare di Monte Sacro. Aspirante geometra, allevia gli studi dilettandosi a coltivare i primi interessi per il mondo del teatro. Inizia inoltre i suoi primi approcci musicali imparando a suonare la chitarra e componendo le sue prime canzoni. Incontra fin da subito le perplessità del mondo musicale per il suo modo ironico e singolare di proporre i suoi pezzi, poco "in linea" con la tendenza seriosa e di stile ideologico di quel periodo, ma viene però notato da alcuni discografici romani suscitando la loro curiosità (Sergio Bardotti e Vincenzo Micocci, quest'ultimo proprietario dell'etichetta discografica It).

Dopo varie esperienze di teatro per ragazzi (in una versione musicale di "Pinocchio" interpretava la Volpe), debutta nella giungla discografica italiana nei primi anni 70 per la It con un 45 giri nel quale interpreta sotto lo pseudonimo di "Kammamuri's", una canzone intitolata "I love you Marianna", che serve soprattutto a confermare ancora una volta i dubbi che il mondo discografico in genere aveva nei suo confronti . Soltanto 2 anni dopo si ripropone con il suo primo LP "Ingresso libero" (1974) che viene per lo più ignorato sia dal grande pubblico che dagli addetti ai lavori ma che funge da anticamera ad un periodo di riscontri decisamente più rilevanti, a partire dal vero debutto nel 1975 con il 45 giri "Ma il cielo è sempre più blu", una sorta di filastrocca sui vizi e le contraddizioni della società di quel tempo interpretata da Rino senza mai rinunciare alla sua naturale dose di sarcasmo mescolata però ad un vero e proprio coraggio civile.

Nel 1976, esce il suo secondo LP, frutto di alcuni anni di lavoro intitolato"Mio fratello è figlio unico" con inclusa la famosa "Berta filava", album apprezzato dalla critica ma accolto con favore solo da una parte di pubblico. Da questo momento in poi, per un periodo che va dal 1976 al 1978, Rino Gaetano si impone sempre più come il cantautore fuori dalle righe, il "grillo parlante" per antonomasia e pubblica una serie di pezzi che hanno la qualità (insolita per certi versi) di divertire ma di far riflettere su temi tanto delicati quanto difficili da affrontare in musica. Con i successivi LP "Aida" (1977) e "Nuntereggaepiù" (1978) in un rapido crescendo, riscuote consensi sempre più consistenti, fino ad ottenere un vero e proprio successo con la canzone "Gianna"al Festival di Sanremo del 1978, dove si esibisce alla grande platea mostrando tutta la sua ironia scanzonata degna di un vero artista di varietà, un esibizione che rimarrà scolpita nelle memorie di molti.

La canzone "Gianna" fu in quel momento, la ventata di aria nuova che tutti desideravano ma che nessuno voleva ammettere di avere bisogno, fu l'improvvisa "chiave" che servì a liberare la mente dai tetri condizionamenti ideologici di ogni genere . A quel Festival di Sanremo "Gianna" si piazzò al terzo posto, preceduta da "Un emozione da poco" della Oxa, e da "E dirsi ciao" dei Matia Bazar, ma raggiunse il primo posto nelle classifiche di vendita, dove rimase inchiodata per diverse settimane . Nel 1979 l'album "Resta vile maschio dove vai" (il brano omonimo viene scritto da Mogol) che lancia nel periodo estivo l'indimenticabile ballata "Ahi Maria" segna il passaggio dalla piccola casa discografica It, alla multinazionale RCA e l'inizio di una serie di tournée che lo renderanno popolarissimo in tutta Italia. Entra in crisi artistica nel 1980 dopo aver inciso l'album"E io ci sto". Cerca però di dare una svolta alla propria attività sperimentando nuove strade e iniziando a collaborare con artisti come Riccardo Cocciante e i New Perigeo con i quali incide un Qdisc.

Proprio mentre sta vivendo questa importante fase di transizione, alle prime luci dell'alba del 2 Giugno 1981, perde la vita tornando a casa in un tragico incidente automobilistico sulla via Nomentana a Roma. All'età di trentun' anni Rino Gaetano esce di scena per un beffardo scherzo del destino. La sua morte prematura, che viene immediatamente paragonata a quella di Fred Buscaglione, ci impedisce di sapere quanto altro ancora avrebbe detto questo "giullare dei giorni nostri" con la sua esuberanza, col suo linguaggio corposo, con il suo modo trascinante. Di lui ci restano le sue, le "nostre", uniche indimenticabili canzoni . E' sepolto a Roma, e chi vuole andare a trovarlo, potrà farlo visitando il cimitero monumentale del Verano, entrando dall'ingresso che si affaccia sullo scalo S.Lorenzo, si arriva al riquadro n.119, piano terra, cappella V°. Lasciando sulla sua tomba magari solo un fiore.... una rosa d'amore.

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04/03/2006 00:20

fabrizio de andrè


Fabrizio De André nasce il 18 febbraio 1940 a Genova (Pegli) in Via De Nicolay 12 da Luisa Amerio e Giuseppe De André, professore in alcuni istituti privati da lui diretti.
Nella primavera del 1941 il professor De André, antifascista, visto l'aggravarsi della situazione a causa della guerra, si reca nell'Astigiano alla ricerca di un cascinale ove far rifugiare i propri familiari e acquista nei pressi di Revignano d'Asti, in strada Calunga, la Cascina dell'Orto ove Fabrizio trascorre parte della propria infanzia con la madre e il fratello Mauro, maggiore di quattro anni.

Qui il piccolo "Bicio" - come viene soprannominato - impara a conoscere tutti gli aspetti della vita contadina, integrandosi con le persone del luogo e facendosi benvolere dalle stesse. E' proprio in tale contesto che cominciano a manifestare i primi segni di interesse per la musica: un giorno la madre lo trova in piedi su una sedia, con la radio accesa, intento a dirigere un brano sinfonico a mò di direttore d'orchestra. In effetti, la leggenda narra che si trattasse del "Valzer campestre" del celebre direttore d'orchestra e compositore Gino Marinuzzi, dal quale, oltre venticinque anni dopo, Fabrizio trarrà ispirazione per la canzone "Valzer per un amore".


Nel 1945 la famiglia De André torna a Genova, stabilendosi nel nuovo appartamento di Via Trieste 8. Nell'ottobre del 1946 il piccolo Fabrizio viene iscritto alla scuola elementare presso l'Istituto delle suore Marcelline (da lui ribattezzate "porcelline") dove inizia a manifestare il suo temperamento ribelle e anticonformista. Gli espliciti segnali di insofferenza alla disciplina da parte del figlio inducono in seguito i coniugi De André a ritirarlo dalla struttura privata per iscriverlo in una scuola statale, l'Armando Diaz. Nel 1948, constatata la particolare predisposizione del figlio, i genitori di Fabrizio, estimatori di musica classica, decidono di fargli studiare il violino affidandolo alle mani del maestro Gatti, il quale individua subito il talento del giovane allievo.


Nel '51 De André inizia la frequentazione della scuola media Giovanni Pascoli ma una sua bocciatura, in seconda, fa infuriare il padre in maniera tale che lo demanda, per l'educazione, ai severissimi gesuiti dell'Arecco. Finirà poi le medie al Palazzi. Nel 1954, sul piano musicale, affronta anche lo studio della chitarra con il maestro colombiano Alex Giraldo.

E'dell'anno dopo la prima esibizione in pubblico a uno spettacolo di beneficenza organizzato al Teatro Carlo Felice dall'Auxilium di Genova. Il suo primo gruppo suona genere country e western, girando per club privati e feste ma Fabrizio si avvicina poco dopo alla musica jazz e, nel '56, scopre la canzone francese nonchè quella trobadorica medievale.


Di ritorno dalla Francia il padre gli porta in regalo due 78 giri di Georges Brassens del quale il musicista in erba inizia a tradurne alcuni testi. Seguono gli studi ginnasiali, liceali ed infine universitari (facoltà di giurisprudenza), interrotti a sei esami dalla fine. Il suo primo disco esce nel '58 (l'ormai dimenticato singolo "Nuvole barocche"), seguito da altri episodi a 45 giri, ma la svolta artistica matura diversi anni dopo, quando Mina gli incide "La Canzone di Marinella", che si trasforma in un grande successo.

Tra i suoi amici di allora ci sono Gino Paoli, Luigi Tenco, Paolo Villaggio. Nel '62 si sposa con Enrica Rignon e nasce il figlio Cristiano.


Sono i modelli americani e francesi del tempo a stregare il giovane cantautore che s'accompagna con la chitarra acustica, che si batte contro l'ipocrisia bigotta e le convenzioni borghesi imperanti, in brani diventati poi storici come "La Guerra di Piero", "Bocca di Rosa", "Via del Campo". Seguirono altri album, accolti con entusiasmo da un pugno di cultori ma passati sotto silenzio dalla critica. Così come la stessa sorte segnò album stupendi come "La buona novella" (del 1970, una rilettura dei vangeli apocrifi), e "Non al denaro né all'amore nè al cielo", l'adattamento dell'Antologia di Spoon River, firmato insieme con Fernanda Pivano, senza dimenticare "Storia di un impiegato" profondo lavoro di marca pacifista.

Solo dal 1975 De André, schivo e taciturno, accetta di esibirsi in tour. Nel 1977 nasce Luvi, la seconda figlia dalla compagna Dori Ghezzi. Proprio la bionda cantante e De André vengono rapiti dall'anonima sarda, nella loro villa di Tempio Pausania nel 1979. Il sequestro dura quattro mesi e porta alla realizzazione dell'"Indiano" nel 1981 dove la cultura sarda dei pastori viene accostata a quella dei nativi d'America. La consacrazione internazionale arriva con "Creuza de ma", nel 1984 dove il dialetto ligure e l'atmosfera sonora mediterranea raccontano odori, personaggi e storie di porto. Il disco segna una pietra miliare per l'allora nascente world music italiana ed e' premiato dalla critica come miglior album dell'anno e del decennio.


. Nel 1988 sposa la compagna Dori Ghezzi, e nel 1989 intraprende una collaborazione con Ivano Fossati (da cui nascono brani come "Questi posti davanti al mare"). Nel 1990 pubblica "Le nuvole", grande successo di vendite e di critica, che è accompagnato da un tour trionfale. Segue l'album live del '91 e il tour teatrale del 1992, poi un silenzio di quattro anni, interrotto solo nel 1996, quando torna sul mercato discografico con "Anime Salve", altro disco molto amato dalla critica e dal pubblico.


L'11 gennaio 1999 Fabrizio De André muore a Milano, stroncato da un male incurabile. I suoi funerali si svolgono il 13 gennaio a Genova alla presenza di oltre diecimila persone.











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04/03/2006 18:02

Re:

Scritto da: K3®ub|na 04/03/2006 12.08
....GRAZIE... [SM=x44483] [SM=x44477]



di nulla..lo amo molto anche io.. [SM=x44475]

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20/03/2006 15:24

Lucio Battisti
Lucio Battisti nasce a Poggio Bustone, vicino a Rieti, il 5 marzo 1943; i genitori, Alfiero e Dea, sono persone semplici, così come semplici sono le aspirazioni che nutrono per il figlio: il diploma di perito tecnico e poi un lavoro.


Ma Lucio che viene ricordato dai compaesani come un ragazzo intelligente ed introverso, è di diverso avviso.


Dopo il trasferimento della famiglia a Roma, esplode la sua passione per la musica, evidenziata dalla stanza piena di chitarre - una volta suo padre gliene ruppe una in testa - e l'aspirazione di vedere il mondo, seguendo il suo istinto di artista.


Con il sostegno indiretto della madre, Lucio riesce a viaggiare ed allargare le sue esperienze,sempre con la passione per la musica in primo piano.




Nel 1962 si aggrega ad un gruppo musicale napoletano che suona nei locali notturni "I Mattatori", ma è grazie a "I Campioni", il gruppo che accompagnava Tony Dallara, che inizia la sua avventura nel mondo della musica.

Rendendosi conto che il centro nevralgico del mondo musicale è a Milano, vi si trasferisce, iniziando a farsi conoscere come autore, grazie anche alla mediazione ed al sostegno di Christine Leroux, una giovane francese che lavorava nelle produzioni discografiche e riesce a presentarlo a Giulio Rapetti, il celebre paroliere conosciuto come Mogol.
Le prime affermazioni come autore sono "Per una lira", incisa dai Ribelli, "Uno in più" cantata da Ricky Maiocchi e "Dolce di giorno" per i Dik Dik.
A consacrarlo in pieno Autore è, però, "29 Settembre", in collaborazione con Mogol per L'Equipe 84.

Il lungo sodalizio con Mogol era iniziato con un parziale scetticismo del paroliere sulle musiche di Battisti, che riteneva solo promettenti.
La disponibilità di Lucio a rivedersi , la sua umiltà ,conquistarono Mogol, dando origine ad una produzione tra le più intense nel mondo della canzone.


Nel 1967 Battisti entra in sala di incisione anche come cantante, nonostante le perplessità dell'ambiente sulle sue qualità vocali.

Incide "Per una lira" e "Luisa Rossi". Ma la non-voce di Battisti era, indubbiamente, quella giusta per dare un'anima alle sue canzoni, come lui stesso sosteneva con grande convinzione.

Il successo arriva al Cantagiro del 1968 con "Balla Linda" e viene replicato e ampliato nel Cantagiro del 1969 con "Acqua azzurra acqua chiara".

Nello stesso Anno partecipa al Festival di Sanremo, in coppia con Wilson Pickett con "Un'avventura", che entra in finale.

Ma l'avvenimento più importante per Lucio è l'incontro con Grazia Letizia Veronesi, segretaria del Clan Celentano.


Inizia cosi il loro rapporto forte e simbiotico che durerà finchè morte...


Il crescente successo di Battisti, sottolineato dall'eccellente accoglienza riservata all'album "Lucio Battisti" del 1969, si consolida ulteriormente con il 33 giri "Emozioni" che comprende, oltre al brano omonimo, pezzi come "7 e 40", "Anna", "Fiori rosa fiori di pesco", "Io vivrò"...

La collaborazione con Mogol diventa sempre più stretta e costruttiva, dando origine ad un'amoicizia forte ed esclusiva che li porterà anche a costruire residenze confinanti vicino Molteno, al centro di un grande faggeto.

Battisti e Mogol continuano a scrivere anche per altri cantanti canzoni destinate a lasciare il segno; basti ricordare "Insieme", "Io e te da soli", "amor mio", per Mina; "Per te" e "Il Paradiso" per Patty Pravo.

Nel 1973 nasce il figlio Luca; Lucio e Letizia si sposeranno nel 1976.


Il crescendo di successi degli anni '70 non fa che confermare la validità del sodalizio Mogol-Battisti.

Si va all'album "Umanamente uomo: il sogno" , che contiene brani come "I giardini di Marzo", "E penso a te", fino ai 33 giri "Il mio canto libero", "Il nostro caro angelo"; si passa attraverso una sperimentazione diversa, che cerca di esaltare i ritmi a discapito delle parole, con "Anima Latina" , un album pieno di arrangiamenti sudamericani.


Nel 1976 con "Ancora tu", Battisti torna alla canzone pop e il pubblico gli decreta ancora un successo trionfale, confermato dall'album "La batteria, il contrabbasso, eccetera" .

Nel 1977 esce il 33 giri "Io, tu , noi, tutti" che balza in cima alle classifiche, mentre "Images", registrato negli U.S.A. , trova un pubblico indifferente.


Ma con "Una donna per amico", nel 1978, il duo Mogol-Battisti ritrova e perfeziona la vena creativa; l'album, registrato in Inghilterra, contiene brani diventati dei classici assoluti.




Ma, nonostante i successi, il trionfo, gli incassi miliardari, Lucio Battisti resta schivo e diffidente; sopporta sempre meno la folla, i fans, i giornalisti ed i fotografi.

Questo Atteggiamento, incentivato anche dalla moglie, si accentua nel 1975, dopo il tentato rapimento del figlio Luca, fino a rendere l'esigenza di riservatezza della coppia quasi maniacale.


Il 1976 aveva visto il ritiro dalle scene di Battisti, dopo una memorabile Tournèe con i Formula 3.

Poco tempo dopo essersi ritirato Battisti dichiarò "Non parlerò mai più, perchè un artista deve comunicare con il pubblico solo per mezzo del suo lavoro".


Ha tenuto fede all'autoconsegna fino alla fine.

Sulle motivazioni che l'hanno indotto ad un cosi categorico isolamento si sono sprecati fiumi di inchiostro. E' probabile che l'insorgere di alcuni problemi di salute abbia accelerato una decisione che stava maturando; verosimilmente su un' indole già naturalmente schiva, si è innestato il fastidio profondo di sentirsi spesso frainteso e oppresso dall'attenzione morbosa di certa stampa che, tra l'altro, pretendeva di dare un'interpretazione politica del fenomeno Battisti.

Il mito del Battisti fascista è una convinzione che, scaturita dai dogmi post-sessantottini, lo ha accompagnato lungo tutta la sua carriera, in quegli anni in cui si usava penalizzare l'individualismo marchiandolo come incorreggibile deviazionismo di destra.



Battisti, in realtà percorreva la propria strada, sostenuto, in questo atteggiamento, dalla moglie, personaggio ermetico e schivo, sulla quale si sono sprecate osservazioni quasi sempre velenose.

L'ultima produzione Mogol-Battisti risale al 1980; "Una giornata uggiosa" segna l'ultimo capitolo di un'amicizia solida e di un felice connubio artistico.

Problemi di interesse, si dice; ma anche la frattura con uno stile di cui Battisti sembrava vergognarsi e che si lasciò alle spalle nei lavori successivi, quasi sempre validi ma privi, forse, del quidquid che aveva consentito alla produzione con Mogol di far vibrare le corde del sentimento e dell'emozione di milioni di persone.

Dal suo isolamento in Inghilterra prima, poi in Brianza, Battisti cercò - e spesso riuscì - ad alzare il tono del suo lavoro, confermandosi artista attento e superbo interprete, pur perdendo forse in immediatezza e successo di massa che,comunque, continuava ad essere costante per i vecchi pezzi creati con Mogol, tutt'ora freschi ed attuali come se fossero stati composti ieri.




Il primo album del dopo - Mogol, del 1982, si intitola "E già"; i testi sono della moglie Grazia Letizia Veronesi, in arte Velezia; riesce ad ottenere un discreto successo, con un mese di primato nelle classifiche di vendita.

Nel 1986 Battisti inizia la collaborazione con il poeta Pasquale Panella; il loro primo lavoro comune è "Don Giovanni". I testi sono ermetici, criptici, colmi di simbolismi e metafore; tuttavia l'album - oggi considerato da alcuni un capolavoro assoluto - resta per due mesi in cima alle classifiche.

Seguono nel 1988 "L'apparenza", dalle melodie bizzarre ed i testi ostici; nel 1990 "La sposa occidentale", con un ritorno alla vena melodica; nel 1992 "Cosa succederà alla ragazza", dai testi ermetici e dalle musiche raffinate; è, infine, del 1994 - pubblicato il 29 settembre - "Heghel", il disco che chiude il ciclo di collaborazione con Panella.



Durante il ventennale, rigoroso isolamento il ruolo della moglie di Battisti diventa sempre più condizionante, sia nei rapporti privati che in quelli di lavoro e da molti amici (o ex amici) di Lucio viene considerata una presenza negativa e incombente.Degli ultimi anni di Lucio Battisti resta qualche immagine scattata di sfuggita, che lo ritrae invecchiato e ingrassato, gonfiato dai medicinali necessari per i problemi di salute che da tempo lo affliggevano.
Ma nel ricordo è, forse, giusto separare il Battisti uomo, ritroso e scorbutico all'eccesso, dal Battisti artista, che ha saputo dispensare emozioni, facendo spiegare le ali alle poetiche e tenere parole di Mogol




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08/09/2006 18:56

Re: James Douglas Morrison

Scritto da: axlrose23@ 12/12/2005 16.52






grazie axlrose

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09/09/2006 15:38

Un giusto tributo per chi non c'è più
Syd Barrett



6 gennaio 1946 - 11 luglio 2006

Roger Keith Barrett, conosciuto come Syd, chitarrista e leader dello storico gruppo dei Pink Floyd dal 1965 al 1968, nasce a Cambridge il 6 gennaio 1946.

Il primo approccio con la musica arriva all'età di 14 anni quando riesce a convincere la madre a comprargli una chitarra. Il soprannome 'Syd' deriva da un anziano musicista jazz di nome Sid Barrett che spesso andava a sentire in un locale della sua zona.



Syd rimarrà sempre legato al jazz e al blues: all'inizio della carriera dei Pink Floyd nel repertorio della band vi sono proprio pezzi blues riarrangiati e resi irriconoscibili da lunghi virtuosismi improvvisati di cui Barrett è specialista. E' lui inoltre a scegliere il nome della band ispirandosi ai suoi due bluesman preferiti: Pink Anderson e Floyd Council.

Il locale che porta la band al successo è l'UFO: qui iniziano a sperimentare il "Light Show" che diverrà parte fondamentale delle proprie esibizioni, facendo da perfetta cornice alla loro musica. Il "light show" è un modo di muoversi sulla musica, in armonia con le luci.

Sono gli anni dei Beatles, e la rivoluzione del '68 è alle porte: nel 1967 esce il disco "The Pipes at the gates of down", composto quasi totalmente da Syd Barrett, si tratta di una pietra miliare della musica psichedelica di sempre. Il successo che ne deriva per Syd significa stress, panico da concerto, nevrosi. Ad aiutare le sue creazioni vi è sicuramente una massiccia assunzione di LSD, che in condizioni di stress così forte arriva a minacciare una psiche già barcollante.


Syd Barrett inizia a far fatica a suonare in pubblico, scrive testi sempre più allucinati, le sue frasi sono spesso sconnesse. Sembra arrivi a un passo dalla follia. I componenti del gruppo sono preoccupati, così per i concerti lo sostituiscono con un giovanissimo chitarrista di nome David Gilmour.

Nel successivo lavoro "A Saucerful Of Secrets" (1968) Barrett è ormai l'ombra di ciò che era. Di lì a poco lascia definitivamente il gruppo. I Pink Floyd dopo un periodo di smarrimento in cui si pensò allo scioglimento, decidono di andare avanti con Gilmour. Senza Syd Barrett album dopo album lo stile musicale cambia: c'è più attenzione alla melodia e l'orientamento tende sempre più verso il progressive rock.


Con il supporto e l'aiuto di alcuni dei membri della sua vecchia band escono due lavori solisti di Syd Barrett, "The Madcap Laughs" e "Barrett", entrambi del 1970. L'addio di Syd Barrett al pubblico risale a un concerto del 1970 all'"Olympia Theatre" di Londra.

Nel 1975 per i Pink Floyd è la volta del disco "Wish You Were Here"; la band dedica l'album a Barrett. Alla fine del periodo di produzione di questo lavoro, negli studi si presenta un personaggio all'apparenza strano, completamente calvo, grasso e con le sopracciglia rasate; ha in mano una busta della spesa. Il tale si aggira tra i presenti che sono completamente allibiti. Il primo a riconoscere Syd Barrett in quella figura ormai deturpata dagli abusi iniziati in gioventù è proprio il suo più caro amico tra i componenti del gruppo, nonché l'elemento che di Barrett aveva preso il posto, David Gilmour, il quale lo invita in regia ad ascoltare il prodotto. Dopo aver ascoltato i brani, Barrett commenta sorridente: "mi sembra un po' datato, che ne dite?", poi esce, lasciando Gilmour e compagni inebetiti e con le lacrime agli occhi.



Barrett sparisce e i Pink Floyd vengono condotti per mano da David Gilmour e Roger Waters, diventando una band miliardaria.

Di Syd Barrett si perdono le tracce. Torna a vivere insieme alla madre nella casa natale di Cambridge. Lavora per fare uscire un suo terzo lavoro, ma che non uscirà mai se non insieme ad altro materiale scartato ed ad alcuni bootleg, nel 1988, sotto il titolo di "Opel".
In seguito alla morte della madre, isolato da tutto ciò che poteva ricordargli il passato, Barrett coltiva la passione per la pittura, dipingendo secondo uno stile prevalentemente astratto.


Nel 2005 i Pink Floyd si riuniscono per il concerto-evento benefico del "Live8": suonano "Wish you were here" e la dedicano ancora una volta all'ex leader.

Syd Barrett muore a 60 anni, a Cambridge, intorno all'11 luglio 2006 (le notizie sulla data esatta di morte sono incerte).


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Broccolodoro 2007
09/09/2006 15:48

Re: Un giusto tributo per chi non c'è più

Scritto da: bremaz 09/09/2006 15.38
Syd Barrett



[



grande bremaz.... già una volta su questo forum in occasione della sua morte mi sono chiesto: "chissà cosa avrebbe potuto realizzare Syd se quel fungo non gli avesse mangiato il cervello..." una domanda senza risposta, purtroppo. ai nostalgici come me del buon vecchio rock non resta che consolarsi sognando che magari adesso gente come zappa, morrison, hendrix, joplin e brain jones stanno scrivendo un grandissimo lp tutti insieme
ps: bremaz la foto di syd nel salone con la chitarra in verticale è bellissima

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09/09/2006 16:01

Re: Re: Un giusto tributo per chi non c'è più

Scritto da: .sventrapapere. 09/09/2006 15.48


grande bremaz.... già una volta su questo forum in occasione della sua morte mi sono chiesto: "chissà cosa avrebbe potuto realizzare Syd se quel fungo non gli avesse mangiato il cervello..." una domanda senza risposta, purtroppo. ai nostalgici come me del buon vecchio rock non resta che consolarsi sognando che magari adesso gente come zappa, morrison, hendrix, joplin e brain jones stanno scrivendo un grandissimo lp tutti insieme
ps: bremaz la foto di syd nel salone con la chitarra in verticale è bellissima



un grandissimo, ha dato il via alla più grande visione della storia del rock...

Prova a immaginare come la sua follia si sarebbe potuta combinare con la paranoia di Waters, la chitarra di Gilmour, gli effetti sonori di Wright e il romanticismo di Mason... tra l'altro sul suo conto girano parecchie leggende.... oltre all'album a lui dedicato, esiste nella canzone simbolo dei concerti dei Pink Floyd, Comfortably numb, un messaggio nascosto dedicato a Barrett...

Lascio a voi scovarlo, se non doveste riuscirvi, fra qualche giorno lo svelerò [SM=x44452]
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09/09/2006 16:19

Re: Re: Re: Un giusto tributo per chi non c'è più

Scritto da: bremaz 09/09/2006 16.01


un grandissimo, ha dato il via alla più grande visione della storia del rock...

Prova a immaginare come la sua follia si sarebbe potuta combinare con la paranoia di Waters, la chitarra di Gilmour, gli effetti sonori di Wright e il romanticismo di Mason... tra l'altro sul suo conto girano parecchie leggende.... oltre all'album a lui dedicato, esiste nella canzone simbolo dei concerti dei Pink Floyd, Comfortably numb, un messaggio nascosto dedicato a Barrett...

Lascio a voi scovarlo, se non doveste riuscirvi, fra qualche giorno lo svelerò [SM=x44452]



non so se ti riferisci a questo, ma un segreto nel brano c'è e non si sa se sia o meno voluto. è capitato che un dj americano mandando lp al contrario abbia riconosciuto questa frase "Congratulazioni. Hai appena scoperto il messaggio segreto. Per favore manda la tua risposta al Vecchio Pink, presso la Buffa Fattoria, Chalfont" che potrebbe essere riferito proprio a Barrett.... non so se sia vero o meno così come non so se effettivamente in alcuni brani di metallica si inneggi a satana oppure se lucy in the with diamond sia effettivamente l'acronimo di lsd.... però è bello pensarlo!

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09/09/2006 16:27

Re: Re: Re: Re: Un giusto tributo per chi non c'è più

Scritto da: .sventrapapere. 09/09/2006 16.19


non so se ti riferisci a questo, ma un segreto nel brano c'è e non si sa se sia o meno voluto. è capitato che un dj americano mandando lp al contrario abbia riconosciuto questa frase "Congratulazioni. Hai appena scoperto il messaggio segreto. Per favore manda la tua risposta al Vecchio Pink, presso la Buffa Fattoria, Chalfont" che potrebbe essere riferito proprio a Barrett.... non so se sia vero o meno così come non so se effettivamente in alcuni brani di metallica si inneggi a satana oppure se lucy in the with diamond sia effettivamente l'acronimo di lsd.... però è bello pensarlo!




bravo... vuoi sentirlo? [SM=x44452]

p.s. errata corrige: la canzone non è comfortably numb ma empty spaces, scusate


cmq, ciaccate qua

testo contrario


Any better: congratulations! You've just discovered the secret message. Please, send your answer to «Old Pink», care of the «Funny Farm», Chalfont


come tutti i "messaggi subliminali", non si sa bene se siano errori o atti voluti..... cmq danno quel pizzico di mistero piacevolissimo [SM=x44458]
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11/09/2006 19:11

postando con bremaz ho nominato brian jones... forse qualcuno di voi non lo conosce, eppure è stato uno dei fondatori dei rolling stones e la leggenda - ma anche tante biografie - vuole che sia stato ucciso... il nome del presunto assassino non è mai stato fatto ma per molti si tratterebbe di mick jagger. ovviamente è solo fantasia ma, a parte questo, credo che per chi non lo conosca valga la pena di andare a fare qualche ricerca sul web. la storia - seppure breve - di brian jones merita di essere conosciuta.... così ne parla il sito "ondarock": Nella prima fase della storia degli Stones, l'anima del gruppo è Brian Jones. Dotato di un prodigioso talento per la musica (fin da ragazzino sapeva già suonare di tutto, dall'organo al sassofono) e di un altrettanto spiccata capacità autodistruttiva, Jones vantava anche il curioso primato di aver concepito ben sei figli da altrettante ragazze nell'arco di un decennio (il primo a quindici anni). Inguaribile provocatore e anticonformista, incarnava in tutto e per tutto la figura del rocker dannato, cresciuto suonando gli angoli delle strade e fumando marijuana. Negli anni in cui i Beatles venivano definiti "capelloni" solo perché portavano i capelli a caschetto, Jones e Jagger costituivano, in realtà, la vera alternativa europea al mito maudit di Jim Morrison.




e qui con gli stones agli esordi nel 1963... brian è in primissimo piano e copre anche jagger



[Modificato da .sventrapapere. 11/09/2006 19.15]

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Broccolodoro 2007
11/09/2006 19:16

moderatori per errore ho postato qui mentre dovrebbe essere in biografie... la spostate voi per favore?

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12/09/2006 11:12

Re:

Scritto da: .sventrapapere. 11/09/2006 19.11
Jones vantava anche il curioso primato di aver concepito ben sei figli da altrettante ragazze nell'arco di un decennio (il primo a quindici anni)

[Modificato da .sventrapapere. 11/09/2006 19.15]




e dillo che lo ammiri x questo [SM=x44456]

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12/09/2006 15:50

Re: Re:

Scritto da: ourinooko 12/09/2006 11.12


e dillo che lo ammiri x questo [SM=x44456]



a proposito.... quando nasce? [SM=x44456] [SM=x44456]

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25/10/2006 17:37

io posto la biografia della mia pittrice preferita
FRIDA KAHLO
Nata il 6 luglio 1907 Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderon fu una bimba di grande intelligenza e coraggio.
A sei anni Frida si ammalò di poliomelite e questa malattia, per cui allora non esisteva il vaccino, le diede problemi al piede destro. A 15 anni Frida si innamorò di uno studente, Alejandro Gomez Aria. Erano insieme il tragico e funesto giorno in cui Frida diciassettenne si trovò su un autobus che si scontrò con un treno. La sicurezza stradale in quel tempo a Città del Messico era molto poca e l'incidente, che ebbe una dinamica terrificante, provocò alcuni morti e molti feriti di cui la più grave fu Frida. Sia lei che Alejandro raccontarono l'incidente, da cui il fidanzato di Frida uscì fisicamente indenne ma chiaramente sconvolto. Per mesi Frida restò in ospedale tra la vita e la morte e il suo unico conforto era scrivere bellissime lettere ad Alejandro. Le conseguenze di questo incidente tormentarono Frida per tutta la vita, subì una ventina di operazioni e provò sofferenze indicibili. Nonostante questo Frida amò appassionatamente la vita e seppe trovare la sua strada: la pittura.
Frida si dedicò con passione alla pittura e nonostante il dolore fisico e psichico dei postumi dell'incidente continuò ad essere una ragazza ribelle, anticonformista e vivacissima come era stata prima. Una foto di famiglia la ritrae abbigliata come un ragazzo, con i capelli neri cortissimi e un'aria scanzonata. Di certo non doveva essere ' facile ' nel centro America degli anni Venti abbigliarsi in modo tanto inusuale. Frida era bella: nei suoi tratti si mescolavano quelli slavi del padre e quelli indios della madre, aveva una dolcezza intensa e si ritrasse nei quadri meno bella di quanto appare nelle fotografie. Alla fine degli anni Venti si innamorò del famoso pittore Diego Rivera e si sposarono nel 1929.
Penso che l'impatto con i quadri di Frida dal vivo debba essere immenso tanto forte è quello con le riproduzioni sui libri che sono solo un pallidissimo riflesso delle opere pittoriche. Molte opere di Frida sono autoritratti. A chi le chiese perché ritraesse soprattutto se stessa rispose: " Dipingo me stessa perché trascorro molto tempo da sola e perché sono il soggetto che conosco meglio "Nel '39 i due coniugi si separarono e Frida si ritrasse in " Le due Frida " in cui rappresenta due 'se stesse' che si tengono per mano. Nel '40 si ritrasse vestita da uomo con i capelli corti e le forbici in mano. Come è noto i capelli hanno una fortissima valenza simbolica,Frida soffrì tanto dalla separazione da Diego che nel dicembre del '39 i due si risposarono di nuovo. Frida avrebbe desiderato molto avere un figlio o una figlia con Diego ma l'incidente che aveva avuto a diciassette anni le impedì di portare a termine le gravidanze, sembra che restò incinta due o tre volte ma abortì spontaneamente. Ogni volta che non portava a termine una gravidanza per Frida era un dolore. In un quadro, molto sconvolgente, rappresentò un parto. Dal '44 fu costretta a portare un busto d'acciaio e dipinse " La colonna rotta " in cui rappresentò il suo stato. Nel quadro il dolore non è solo fisico ma anche spirituale e i chiodi che le trafiggono il volto fanno immediatamente pensare ad una crocifissione.
Per tutta la vita Frida e Diego lottarono in difesa degli oppressi e undici giorni prima di morire la pittrice volle recarsi, nonostante il parere contrario dei medici, ad una manifestazione contro la caduta in Guatemala del governo democratico di Jacobo Arbenz Guzman, caduta provocata dalla Cia statunitense.
Il 13 luglio 1954, pochi giorni dopo aver compiuto 47 anni, Frida morì. La " Casa Azzurra ", meta di migliaia e migliaia di visitatori, è rimasta intatta, così come volle Diego Rivera che la lasciò al Messico. E' una casa meravigliosa, semplice e bellissima, con muri colorati, luce e sole, piena di vita e di forza interiore come la sua proprietaria: Frida Kahlo.



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