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Ultimo Aggiornamento: 20/02/2023 10:14
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Re:
rufusexc, 10/02/2021 23:38:

Ancora nei TG e nelle varie trasmissioni si parla solo che sono stati i partigiani comunisti titini, mentre in moltissimi casi, le persone poi infoibate furono prelevate in casa dai partigiani comunisti italiani.




Beh, allora, vorrei sentire un comunicato ufficiale da parte dell'associazione partigiani italiani o altro rappresentante autorevole condannare le foibe e riabilitare una volta per tutte quei poveri italiani in parte infoibati e in parte ghettizzati una volta trasferiti in Italia.

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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Re: Re:
Etrusco, 11/02/2021 23:32:




Beh, allora, vorrei sentire un comunicato ufficiale da parte dell'associazione partigiani italiani o altro rappresentante autorevole condannare le foibe e riabilitare una volta per tutte quei poveri italiani in parte infoibati e in parte ghettizzati una volta trasferiti in Italia.



La vedo molto, ma molto dura! L'Associazione Nazionale Partigiani Italiani è oramai composta in quasi totalità da persone che non hanno fatto il partigiano per evidenti ragioni anagrafiche.
L'ANPI insieme alle "Sardine" sono oramai i difensori del dogma della Sinistra, "baluardi" contro il Fascismo...


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Re: Re:
Etrusco, 11/02/2021 23:32:




Beh, allora, vorrei sentire un comunicato ufficiale da parte dell'associazione partigiani italiani o altro rappresentante autorevole condannare le foibe e riabilitare una volta per tutte quei poveri italiani in parte infoibati e in parte ghettizzati una volta trasferiti in Italia.




Etrù

purtroppo in certi casi i morti hanno i colori


cmq

La qualificazione delle concause e dei fattori che possono essere alla base dei massacri delle foibe è un'operazione senza dubbio complessa. Dall'esame dei fatti storici emergono una serie di elementi antecedenti non trascurabili, quali:

la contrapposizione nazionale ed etnica fra sloveni e croati da una parte e italiani dall'altra, causata dall'imporsi del concetto di nazionalità e Stato nazionale nell'area;
gli opposti irredentismi, per cui i territori mistilingui della Dalmazia, della Venezia Giulia e del Quarnaro dovevano appartenere, in esclusiva, all'uno o all'altro ambito nazionale, e quindi all'uno o all'altro Stato;
le conseguenze della prima guerra mondiale, con un'intensa battaglia diplomatica per la definizione dei confini fra il Regno d'Italia e il neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni con conseguenti tensioni etniche, che portarono a disordini locali e compressioni delle rispettive minoranze fin dal primo dopoguerra;
il tentativo di assimilazione forzata delle minoranze slave della Venezia Giulia durante il ventennio fascista;
l'occupazione militare italiana, durante la seconda guerra mondiale, di diverse zone della Jugoslavia durante le quali si verificarono numerosi crimini di guerra contro la popolazione civile
la guerra nel teatro jugoslavo-balcanico, che fu uno dei fronti più complessi e violenti[82] (ad esempio l'operato degli ustascia croati);
la convinzione dei partigiani jugoslavi per la quale sarebbero stati legittimati ad annettere al futuro Stato jugoslavo quella parte della Venezia Giulia e del Friuli (Litorale sloveno e Istria), abitata prevalentemente o quasi esclusivamente da croati e sloveni;
la convinzione, diffusa fra i partigiani jugoslavi, che la guerra di liberazione jugoslava non avesse solo un carattere "nazionale", ma anche "sociale", con la popolazione italiana percepita anche come "classe dominante" contro cui lottare;
la natura totalitaria e repressiva del costituendo regime comunista jugoslavo.
La spirale di violenza si innescò immediatamente dopo la caduta del regime nazifascista, favorita dalle tensioni politiche e sociali presenti sul territorio, che contribuirono al compimento di azioni di natura giustizialista nei confronti dei sostenitori del precedente regime e che furono successivamente indirizzate da alcuni nuclei di potere, formatisi in seno al movimento di resistenza, all'eliminazione di potenziali avversari politici, additati come nemici del popolo. In questa analisi non vanno trascurate anche le azioni criminali di semplici delinquenti, che approfittarono della confusione e della temporanea assenza di forze di polizia, preposte al mantenimento dell'ordine pubblico, per compiere azioni criminali e azioni di violenza gratuita (wikipedia)
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12/02/2021 14:10

pliskiss, in realtà le cause delle tensioni tra i vari gruppi etnici (italiani, croati, sloveni) sono anteriori anche alla Prima Guerra Mondiale.
L'Impero Austro-Ungarico fece in modo di alimentare questi dissidi per impedire che le varie nazionalità chiedessero o lottassero per l'indipendenza.
Inoltre, nelle zone che hai citato, gli abitanti italiani erano non una minoranza, ma erano semmai la maggioranza. Gli Austro-Ungarici fecero in modo che i croati e gli sloveni si sentissero i veri padroni della zona. In fondo era la messa in pratica di un vecchio detto latino: divide et impera.
Per quanto riguarda il discorso di Tito e delle foibe è più complesso.
Inizialmente, attraverso le foibe instillarono il terrore nella popolazione italiana, spingendola ad abbandonare il territorio. Successivamente, si accorse che con la fuga degli italiani, il paese perdeva ingegneri, medici, insegnanti, etc., ossia gente che aveva studiato e che sarebbe stata utile per lo sviluppo economico, industriale del paese, che all'epoca era ancora prevalentemente agricolo.

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Re:
rufusexc, 12/02/2021 14:10:

pliskiss, in realtà le cause delle tensioni tra i vari gruppi etnici (italiani, croati, sloveni) sono anteriori anche alla Prima Guerra Mondiale.
L'Impero Austro-Ungarico fece in modo di alimentare questi dissidi per impedire che le varie nazionalità chiedessero o lottassero per l'indipendenza.
Inoltre, nelle zone che hai citato, gli abitanti italiani erano non una minoranza, ma erano semmai la maggioranza. Gli Austro-Ungarici fecero in modo che i croati e gli sloveni si sentissero i veri padroni della zona. In fondo era la messa in pratica di un vecchio detto latino: divide et impera.
Per quanto riguarda il discorso di Tito e delle foibe è più complesso.
Inizialmente, attraverso le foibe instillarono il terrore nella popolazione italiana, spingendola ad abbandonare il territorio. Successivamente, si accorse che con la fuga degli italiani, il paese perdeva ingegneri, medici, insegnanti, etc., ossia gente che aveva studiato e che sarebbe stata utile per lo sviluppo economico, industriale del paese, che all'epoca era ancora prevalentemente agricolo.



Scusami Rufus ma oltre a quello che ho postato ho letto altre cose

Ho tirato un mio giudizio, in quei 7/ 8 anni in quella zona dal Friuli alla Slovenia c'è stato un puttanaio all'inverosimile

prima invadono gli Italiani supportati dall'Asse

ti spetta qui ti spetta la, massacri morti su morti villaggi distrutti

Italiani traditori Germania non ti spetta più un cazzo, anzi certi dell'Esercito Italiano si uniscono all'Esercito Jugoslavo, che cmq sia tanti non vengono riconosciuti per quello accaduto precedentemente

e se poi un Palmiro Togliatti dice cosi è detto tutto

""""""" «Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città, non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall'alito di libertà che precedeva o coincideva con l'avanzata degli eserciti liberatori. I gerarchi, i briganti neri, i profittatori che hanno trovato rifugio nelle città e vi sperperano le ricchezze rapinate e forniscono reclute alla delinquenza comune, non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi."""""""

La gente lasciata al loro destino atroce, prima i tedeschi e poi gli slavi

era questione di tempo di decidere i confini, Madre Russia incalzava, Mamma America diceva calma

nel 1954 Trieste è Italia

"""""""Il ritorno di Trieste all'Italia avvenne in seguito agli accordi sottoscritti il 5 ottobre 1954 fra i governi d'Italia, del Regno Unito, degli Stati Uniti d'America e della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia con il Memorandum di Londra e concernente lo status del Territorio Libero di Trieste""""""""""""""""""""""""





[Modificato da pliskiss 13/02/2021 01:10]
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1954 Trieste Italia


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13/02/2021 01:16

9 anni dopo la Liberazione d'Italia una parte d'Italia si sente libera e Italiana

[Modificato da pliskiss 13/02/2021 01:17]
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13/02/2021 01:32

tanti statisti politici ai tempi si sentivano intelligenti e considerati

Nei tempi moderni se si legge un pò si può capire quanto erano ignoranti

gente che per idee vendeva il popolo

oggi c'è troppo e tanti cornuti, ai tempi tanta ignoranza e sete di potere con morti su morti

Rivedere bene Palmiro Togliatti lo Sterminatore


[Modificato da pliskiss 13/02/2021 01:33]
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13/02/2021 03:03

Togliatti, Tito e i confini orientali

La resa di Trieste
Palmiro Togliatti: "Lavoratori triestini! Il vostro dovere è accogliere le truppe di Tito come liberatrici e di collaborare con esse nel modo più stretto". Truppe jugoslave, al grido di "Napred!" (avanti!) scendono l'1 maggio 1945 dal Carso e arrivano alle 9.30 nel centro di Trieste! Nel quartiere di Roiano scoppiano i primi incidenti tra partigiani italiani e truppe jugoslave, ma i comunisti, usciti dal C.L.N., corrono ad acclamare le truppe titine.

LA LETTERA


Roma , li 7/2/1945

Caro Presidente,
Mi è stato detto che da parte del collega Gasparotto (ndr ministro Aeronautica e padre di Poldo ucciso a Fossoli nel '44) sarebbe stata inviata al C.L.N.A.I. una comunicazione, in cui si invita il C.L.N.A.I. a far sì che le nostre unità partigiane prendano sotto il loro controllo la Venezia Giulia, per impedire che in essa penetrino unità dell'esercito partigiano jugoslavo. Voglio sperare che la cosa non sia vera. perché, prima di tutto, una direttiva di questo genere non potrebbe essere senza consultazione del Consiglio dei Ministri.
Circa il fondo del problema, è a prima vista evidente che una direttiva come quella che sarebbe contenuta nella comunicazione di Gasparotto è non solo politicamente sbagliata, ma grave, per il nostro paese, dei più seri pericoli. Tutti sanno, infatti, che nella Venezia Giulia operano oggi le unità partigiane dell'esercito di Tito, e vi operano con l'appoggio unanime della popolazione slovena e croata. Esse operano, s'intende, contro i tedeschi e i fascisti. La direttiva che sarebbe stata data da Gasparotto equivarrebbe quindi concretamente a dire al C.L.N.A.I. che esso deve scagliare le nostre unità partigiane contro quelle di Tito, per decidere con le armi a quale delle due forze armate deve rimanere il controllo della regione. Si tratterebbe, in sostanza, di iniziare una seconda volta la guerra contro la Jugoslavia !. Questa è la direttiva che si deve dare se si vuole che il nostro paese non solo sia escluso da ogni consultazione o trattativa circa le sue frontiere orientali, ma subisca nuove umiliazioni e nuovi disastri irreparabili.
Quanto alla situazione interna, si tratta di una direttiva di guerra civile, perché è assurdo pensare che il nostro partito accetti di impegnarsi in una lotta contro le forze antifasciste e democratiche di Tito. In questo senso del resto la nostra organizzazione di Trieste ha avuto personalmente da me istruzioni precise e la maggioranza del popolo di Trieste, secondo le mie informazioni, segue oggi il nostro partito. Non solo noi non vogliamo nessun conflitto con le forze di Tito e con le popolazioni jugoslave, ma riteniamo che la sola direttiva da darsi è che le nostre unità partigiane e gli italiani di Trieste e della Venezia Giulia collaborino nel modo più stretto con le unità di Tito nella lotta contro i tedeschi e i fascisti.
Solo se noi agiremo tutti in questo modo creeremo le condizioni in cui, dimenticato il passato, sarà possibile che le questioni della nostra frontiera siano affrontate con spirito di fraternità e collaborazione fra i due popoli e risolte senza offesa nel comune interesse.
Voglio sperare che la informazione che mi è stata data non corrisponda a verità. Ad ogni modo credo sia bene ti abbia precisato qual è il proposito della nostra posizione, la sola, io ritengo, che rifletta i veri interessi della Nazione italiana. Soltanto a questa posizione corrisponderà l'azione del nostro partito nella Venezia Giulia e non a una direttiva come quella accennata, soprattutto poi se emanata senza nemmeno la indispensabile previa consultazione del Gabinetto.

Cordialmente Togliatti

A.S.E. Ivanoe Bonomi
Presidente del Consiglio dei Ministri
______ Sede
annotazione: inviata a Gasparatto (Luigi)**

ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Presidenza Consiglio dei Ministri, 1948-50, serie 1.6.1., fasc. 25049/1A. Lettera di Palmiro Togliatti (Vice presidente del Consiglio) su carta intestata della vicepresidenza (copia di originale disponibile)

(definizione dei profughi istriani*).

"in Sicilia hanno il bandito Giuliano, noi qui abbiamo i banditi giuliani"

Questi relitti repubblichini, che ingorgano la vita delle città e le offendono con la loro presenza e con l'ostentata opulenza, che non vogliono tornare ai paesi d'origine perché temono d'incontrarsi con le loro vittime, siano affidati alla Polizia che ha il compito di difenderci dai criminali. Nel novero di questi indesiderabili, debbono essere collocati coloro che sfuggono al giusto castigo della giustizia popolare jugoslava e che si presentano qui da noi, in veste di vittime, essi che furono carnefici. Non possiamo coprire col manto della solidarietà coloro che hanno vessato e torturato, coloro che con l'assassinio hanno scavato un solco profondo fra due popoli. Aiutare e proteggere costoro non significa essere solidali, bensì farci complici



L'occupazione successiva della Venezia Giulia da parte degli Jugoslavi diede avvio alla stagione delle Foibe che Togliatti giustificò come "una giustizia sommaria fatta dagli stessi italiani contro i fascisti"






“All’inizio della primavera (1944), la direzione per l’Alta Italia del PCI aveva designato il torinese Vincenzo Bianco “Vittorio” a rappresentarla presso il Comitato Centrale del PCS (sloveno). Bianco, che si trovava a Mosca, raggiunse la sua nuova destinazione con un aereo sovietico che in aprile lo paracadutò in Slovenia, assieme ad altri agenti. Presso il massimo organo comunista sloveno “Vittorio” rimase diverse settimane ed ebbe modo così di conoscere direttamente il punto di vista degli slavi sulle principali questioni allora sul tappeto.

(Leopoldo (Poldo) Gasparotto viene arrestato, con alcuni compagni, in Piazza Castello a Milano l'11 dicembre 1943. Morirà a Fossoli di Carpi il 22 giugno 1944. Gasparotto, poco dopo mezzogiorno del 22 giugno, venne prelevato dalla baracca, dove si trovava, dal sottufficiale Haage, consegnato alla porta del campo a due militari delle SS, e fatto salire su un automobile, che lo portò via. Dopo mezz’ora i militari predetti si sarebbero presentati al Ten Thito, comandante del campo, dicendo: "L’ordine è stato eseguit

*L'atteggiamento del PCI nei confronti dei profughi giuliani, fu conseguente, e ogni profugo venne additato come fascista. Così l’Unità Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città. Non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall'alito di libertà che precedeva o coincideva con l'avanzata degli eserciti liberatori. I gerarchi, i briganti neri, i profittatori che hanno trovato rifugio nelle città e vi sperperano le ricchezze rapinate e forniscono reclute alla delinquenza comune, non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi. I "comitati d'accoglienza" organizzati dal partito contro i profughi all'arrivo in Patria furono numerosi. All'arrivo delle navi a Venezia e ad Ancona, gli esuli furono accolti con insulti, fischi e sputi e a tutti furono prese le impronte digitali. A La Spezia, città dove fu allestito un campo profughi, un dirigente della Camera del lavoro genovese durante la campagna elettorale dell'aprile 1948 arrivò ad affermare "in Sicilia hanno il bandito Giuliano, noi qui abbiamo i banditi giuliani". A Bologna i ferrovieri, per impedire che un treno carico di profughi provenienti da Ancona potesse sostare in stazione, minacciarono uno sciopero. Il treno non si fermò e a quel convoglio, carico di umanità dolente, fu rifiutata persino la possibilità di ristorarsi al banchetto organizzato dalla (Poa) Pontificia Opera Assistenza. I profughi non crearono mai, in nessun luogo dove trovarono rifugio, problemi di criminalità.
** GASPAROTTO Luigi - Sacile (Pn), 31.5.1873 – Roccolo di Cantello (Va), 29.6.1954
Luigi Gasparotto, avvocato d'origine friulana, membro della Società democratica lombarda dal 1897, fu eletto deputato nel 1913 nelle liste del Partito radicale nel collegio di Milano. Partecipa come ufficiale di fanteria alla prima guerra mondiale, guadagnandosi tre medaglie d’argento al valore. Viene rieletto deputato nel 1919 e poi nel 1921 e ricopre la carica di Ministro della Guerra nel primo governo Bonomi (lug. 1921 – feb. 1922). Alle elezioni del 1924 si candida, con altre personalità liberali, nel listone fascista. Dopo il delitto Matteotti passa all’opposizione costituzionale senza però partecipare all’Aventino. Il 9 novembre 1926 con altri undici deputati vota contro le leggi eccezionali fasciste. Durante gli anni della dittatura vive in esilio e riprende l’attività politica alla vigilia della caduta del fascismo. Fuoruscito in Svizzera vi svolse un'intensa attività di solidarietà soprattutto dopo la fucilazione del figlio Poldo, comandante partigiano. È Ministro dell’Aeronautica nel secondo governo Bonomi (dic. 1944 – giu. 1945) ed in seguito Ministro dell’Assistenza post-bellica e poi della Difesa rispettivamente nel primo e terzo governo De Gasperi. Fa parte della Consulta Nazionale su designazione del Partito Democratico del Lavoro e nelle liste dello stesso partito viene eletto all’Assemblea Costituente, è poi nominato senatore di diritto nel primo Parlamento repubblicano. Dal 1946 al 1953, anno della morte, fu presidente dell'Ente Fiera di Milano. Gasparotto fu anche scrittore di romanzi storici e autobiografici, fra i quali si segnala "Diario di un fante", Milano, Treves, 1919, e "Diario di un deputato", Milano, Dall'Oglio, 1945.
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e dopo tutto questo c'è ancora di per ideologia o per idiozia ancora nega le Foibe? [SM=x44472]
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Re:
cannonball, 13/02/2021 11:20:

e dopo tutto questo c'è ancora di per ideologia o per idiozia ancora nega le Foibe? [SM=x44472]



Basta pensare cosa ne pensano alcune sezioni dell'ANPI. Si parla solo che a farle furono i partigiani comunisti titini, mentre si omette l'aiuto dato loro dalle formazioni di partigiani comunisti italiani che operavano in loco.


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Re:
cannonball, 13/02/2021 11:20:

e dopo tutto questo c'è ancora di per ideologia o per idiozia ancora nega le Foibe? [SM=x44472]



si ma a parte le Foibe

L'esodo giuliano dalmata, noto anche come esodo istriano, è un evento storico consistito nell'emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di nazionalità e di lingua italiana dalla Venezia Giulia, dall'Istria, dal Quarnaro e dalla Dalmazia, nonché di un consistente numero di cittadini italiani (o che lo erano stati fino poco prima) di nazionalità mista, slovena e croata, che si verificò a partire dalla fine della seconda guerra mondiale (1945) e nel decennio successivo. Si stima che i giuliani (in particolare istriani e fiumani) e i dalmati italiani che emigrarono dalle loro terre di origine ammontino a un numero compreso tra le 250.000 e le 350.000 persone.

Il fenomeno, seguente agli eccidi noti come massacri delle foibe, coinvolse in generale tutti coloro che diffidavano del nuovo governo jugoslavo comunista di Josip Broz Tito e fu particolarmente rilevante in Istria e nel Quarnaro, dove si svuotarono dei propri abitanti interi villaggi e cittadine. Nell'esilio furono coinvolti tutti i territori ceduti dall'Italia alla Jugoslavia con il trattato di Parigi e anche la Dalmazia, dove vivevano i dalmati italiani. I massacri delle foibe e l'esodo giuliano-dalmata sono ricordati dal Giorno del ricordo, solennità civile nazionale italiana celebrata il 10 febbraio di ogni anno.

Profughi?

Profughi di ieri e Profughi di Oggi, Botteghe Oscure oggi la vede a modo suo, si osanna personaggi del Partito Comunista del passato ma pure quelli erano profughi e di Guerra proprio, a volte si attacca i danni fatti dalla Destra Fascista e niente da discutere, ma bisognerebbe anche andare a guardare i Danni inflitti ad Italiani dal Signor Togliatti e Company

vabbe passato tanto tempo , oggi altre mentalità , però si sappia che il PCI non porta in alto alla bandiera il nome Santoni del Popolo


Riassuntino

Nell’ottobre del 1943 i tedeschi occuparono la Venezia Giulia e cacciarono via le truppe titine. Tale occupazione durerà fino al 1945. Zara, nel frattempo, veniva terroristicamente bombardata per ben 54 volte dagli alleati con un carico complessivo di ordigni sganciati di 29,5 tonnellate. Non fu bombardato il solo porto, ma anche le fabbriche e le case. Si contarono alcune miglia di morti in una città che allora ne contava poco più di 20000. Subito dopo i bombardamenti iniziò l’occupazione da parte dell’esercito yugoslavo con un’ulteriore massacro di Italiani.

Dopo quella data i titini ripresero le posizioni e si spinsero fino ad occupare l’intera Venezia Giulia (Trieste compresa). In questo contesto, molti italiani furono barbaramente trucidati e massacrati in quelle voragini che si aprono nel territorio carsico dell’Istria interna, che sono conosciute col nome di foibe. In esse furono gettati in migliaia. “I cadaveri recuperati misero in agghiacciante evidenza la crudeltà e la ferocia degli infoibatori: corpi denudati e martoriati, mani legate col filo di ferro fino a straziare le carni, colpi alla nuca, orecchie staccate, testicoli in bocca, donne incinte sventrate, sevizie orrende di ogni genere” (http://brunodam.blog.kataweb.it/2008/04/).

Nel territorio attualmente italiano è presente una sola di queste foibe, quella di Basovizza, nei pressi di Trieste. Un documento allegato a un dossier presentato dalla delegazione italiana alla conferenza di Parigi nel 1947 così recita: “Lassù arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l’orlo dell’abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro. Sul fondo chi non trovava morte istantanea dopo un volo di 200 metri, continuava ad agonizzare tra gli spasmi delle ferite e le lacerazioni riportate nella caduta tra gli spuntoni di roccia. Molte vittime erano prima spogliate e seviziate.”

Secondo stime approssimative gli infoibati furono circa 10.000. Altri 3.000 perirono nei campi di concentramento titini. E pensare che fino agli anni novanta i comunisti italiani affermavano o che gli infoibamenti erano stati effettuati dai nazisti o machiavellicamente che essi erano una giusta reazione alle ingiustizie fasciste perpetrate a danno degli slavi durante il ventennio.

Quanto ai libri di storia e ai manuali scolastici, essi omisero completamente questa dolorosa pagina scritta col sangue di diecimila-ventimila italiani.

Il Trattato di pace che sanciva la cessione di quei territori, lo stato di terrore, creatosi nella popolazione per le sparizioni di congiunti e per le notizie che iniziavano a circolare sulle stragi, determinarono l’esodo di oltre 300 mila italiani e la fine di una cultura e tradizione millenaria di latinità, prima, e di italianità, poi.








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che era Fascista questa Bambina ??
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14/02/2021 00:36

Penso che non ho più niente da dire riguardo Foibe

Volevo dedicare questa Canzone ad una Icona del Partito Comunista Italiano


Tale Signor PALMIRO TOGLIATTI


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15/02/2021 12:03

Dal 9 febbraio è in edicola un numero speciale di Storia in rete dal titolo: "Dalle FOIBE all'ESODO" e con il sottotitolo "Radici, storia, vittime, responsabili e complici di una tragedia italiana. Forse ancora disponibile in edicola o comunque disponibile da acquistare online (Speciale Foibe e Esodo).

Caro pliskiss, a riprova di quello che ti avevo scritto prima, ossia che le radici dell'odio sono precedenti alla WWII, ecco alcuni stralci di citazioni:

- In Venezia Giulia le città avavano classi dirigenti e popolazione a maggioranza italiana, ma le minoranze slave crescevano grazie all'immigrazione verso le nascenti zone industriali.
- I decreti del 1913 del governatore Hohenlohe, inibivano l'accesso ai pubblici uffici ai "regnicoli" (cittadini del Regno d'Italia) e prevedevano espulsioni di italiani dalla provincia del Litorale.
- Dopo le tre guerre d'Indipendenza Vienna guardò all'Italia e alle minoranze italiane nei suoi confini con disprezzo e diffidenza. Ma per quarant'anni in Europa contò più la ricerca della stabilità e dei buoni affari che la resa dei conti. Tuttavia il fuoco covava sotto la cenere e, la strategia asburgica di mettere slavi e italiani gli uni contro gli altri alla fine esplose con la Grande Guerra. A svantaggio di tutti.

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"feriscono il mio cuore
d'un languore
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10/02/2023 12:12

Oggi ricordiamo le Foibe
una memoria dolorosa, ma doverosa [SM=x44468]
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10/02/2023 12:20

Ricordo che sulle foibe iniziò a parlarne il Partito Radicale nel 1974 ma fu lasciato solo

e chi oggi alza tanto la voce all'epoca nemmeno sapeva di che stesse parlando
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10/02/2023 12:42

Re:
Ignazzio, 10/02/2023 12:12:

Oggi ricordiamo le Foibe
una memoria dolorosa, ma doverosa [SM=x44468]




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10/02/2023 12:45

Re:
cuerpo de marrano, 10/02/2023 12:20:

Ricordo che sulle foibe iniziò a parlarne il Partito Radicale nel 1974 ma fu lasciato solo

e chi oggi alza tanto la voce all'epoca nemmeno sapeva di che stesse parlando




La Repubblica italiana riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

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