L'importanza del Celibato Sacerdotale
Scritto da: menca77 14/02/2007 20.29
Appunto, Paolo consigliava caldamente il celibato, ma non lo riteneva una condizione necessaria per il sacerdote.
…ma vedi amico, IMHO, spesso si tralascia o non si dà la giusta rilevanza all’altra decisiva coordinata.
Anche in questa s’impernia la
rivelata Parola di Dio, la quale solo allora si completa e si perfeziona per la sua corretta interpretazione, quando non elude il comune cammino di due inseparabili costanti: la secolare Tradizione apostolica e il deposito di Fede ricevuta e da tramandare.
È soltanto della Chiesa Cattolica, a differenza di tutte le altre denominazioni cristiane, sia occidentali sia orientali, non l’essersi mai allontanata da questo indispensabile rapporto.
Per cui e anzi, è caratteristico dell’Ordine - sacramento istituito direttamente da Cristo, unico e sommo Sacerdote - l’aver preso alla lettera proprio l’esercizio della verginità quindi, la pratica del celibato sacerdotale. Così come l’ha vissuta coerentemente, Paolo di Tarso.
Essa è configurata in uno di quei
“consigli evangelici” – ubbidienza, castità e povertà – che costituisce la sostanza essenziale della vocazione; tanto da farne una “norma” per chi è chiamato alla funzione specifica (straordinaria = fuori dell’ordinario) del sacerdozio.
Ciò è ad immagine, prima che sul modello di San Paolo o d’altri Santi discepoli, su quello esemplare di Gesù Cristo, il quale si mantenne perfetto vergine e celibe fin dall’inizio di vita e per tutta la durata della sua terrena esistenza.
Pure ai suoi sacerdoti, il Crocefisso Risorto dona attraverso il Sacramento e l’assistenza del suo Santo Spirito, la grazia abbondante della
disponibilità al celibato affinché, anche costoro con loro libera scelta e doti personali, possano esser servi docili a quel pieno e totale servizio finalizzato all’avvento del Regno dei Cieli.