Aggiungiamoci altre note dolenti!
Sono propri dell'induismo e non del buddismo l'ossessa ripetizione di preghiere: il Siddartha le ritiene nulle, vuote.. Nel Soka Gakkai invece rappresentano un passo essenziale per la pratica quotidiana dell'adepto. I loro stessi testi vengono quasi idolatrati - e non siamo di fronte a una religione di libro nel senso proprio.
Il credere che volere e pregare per un fine possa risolvere una situazione è atteggiamento estraneo al buddismo: se io anelo a qualcosa, cerco infatti qualcosa esterno a me e sono dunque insufficiente nel mio intimo. La pace e il nirvana/parinirvana però come li ottengo, superando il velo di maia, visto che non sono sufficiente a me e chiedo altro?
Brahman ed Atman sono qui categorie da passeggiata: né sono sostanzializzate come nell'induismo, né sono astrazione dei punti coordinatori delle esperienze esterne o interne come nel buddismo..
Decontestualizzare dalla struttura sociale ed economica rigida - talora perfino per caste - orientale temi dell'induismo e del buddismo significa farne mercanzia d'accatto. Bisogna vivere in quell'ambiente per ripeterne le esigenze: da noi perfino il buddismo sfiora spesso l'assimilazione con tecniche psico-analitiche o di pura comprensione meccanica delle leggi che regolino respiro e sospensione dei centri vitali
[Modificato da Zalmoxis 10/04/2007 7.28]
"Io sono un cantastorie, per molte terre e paesi ho sempre viaggiato.
Ora sono giunto a questa: lasciate che prima di partirne io canti..."
(Anonimo del XIII sec.)