Ecco le donne dell'harem di Berlusconi
Ma chi sono le giovani con le quali SIlvio Berlusconi è stato fotografato nel suo parco di Villa Certosa a Porto Rotondo in Sardegna?
Sono (erano) 5, di queste 1 solo è stata riconosciuta ed è Angela, di altre 3 ci sono alcuni indizi,
una risulta sconosciuta.
Angela Sozio - Ha 29 anni barese studia economia e commercio ed è l'unica riconoscibile per la sua folta chioma rosso fuoco. E' stata una delle protoganosite del Grande Fratello 3 ed è ospite fisse di Maurizio Costanzo a Buona Domenica dove fa l'opinionista.
Barbara - E' la mora del gruppetto.
Milanese è bella e avvenente e di mestiere fa la pierre. Ha lavorato anche per Von Dutch. E' la zia di Valentina Gioia, soubrette di Uomini e donne.
Camilla Ferranti - Bionda 27 anni nata a Terni.
Ha spaziato in diversi campi. Ha lavorato come assistente parlamentare per il senatore Maurizio Saia di An. In tv è stata protagonista di Uomini e donne come tronista. Si è anche guadagnata una parte del cast Del generale Dalla Chiesa, fiction che andà in onda su Canale 5. Secondo Libero lei avrebbe smentito: "Villa Certosa? Si ci sono stata d'estate. Ma a Pasqua ero a Lipari per una serata in discoteca". In Rete è possibile trovare anche un suo blog
camilla.iobloggo.com/.
Flora Canto - Amica di Camilla anche lei può vantare di essere stata una tronista di Uomini e donne.
Ha 24 anni nata e vive a Roma e lavora come consulente immobiliare. Flora ha avuto 2 storie importanti, il suo primo amore, durato 4 anni, e la sua ultima storia durata un anno e sette mesi con Filippo del Grande Fratello.
ANche lei smentisce la sua presenza a VIlla Certosa: "Anche io ero a Lipari con Camilla". Come Camilla anche lei ha un blog
floraued.iobloggo.com/
Etrusco, 17/04/2007 14.17:
Berlusconi e 5 ragazze, foto su «Oggi»
«Pubblicabili, quelle di Sircana no»
Reportage sul settimanale in edicola oggi, che aveva acquistato
e mai stampato le immagini del portavoce di Prodi
La copertina di Oggi con il servizio su Berlusconi
MILANO —
È la vigilia di Pasqua, una splendida giornata di sole.
Silvio Berlusconi, in tenuta casual, felpa e pantaloni blu, siede
sotto un gazebo nel parco di Villa Certosa, la sua residenza estiva a Porto Rotondo, in Sardegna. Non è in compagnia di Veronica Lario né di mamma Rosa, ma di cinque giovani ragazze.
Tre more, una castana, una rossa. Difficile identificarle, la foto è presa da lontano, non è nitida, anche se in loro c’è qualcosa di familiare per il pubblico tv.
L’atmosfera è intima, l’ex premier fa accomodare due delle ospiti, le more, sulle sue ginocchia, abbracciandole con fare confidenziale.
In un’altra foto si vedono Berlusconi e la signorina dai riccioli rossi passeggiare mano nella mano per i vialetti del parco.
La coppia è poi raggiunta da una terza ragazza, anch’essa presa per mano dal Cavaliere.
La scena ricorda altre passeggiate immortalate dai paparazzi, in Sardegna o alle Bermuda, con Berlusconi circondato dal suo staff politico per una sana seduta di jogging.
È un assaggio della sequenza fotografica che il settimanale Oggi pubblica nel numero in edicola oggi, martedì 17 aprile.
Uno scoop fotografico che promette di fare rumore per il contenuto.
A iniziare dal titolo di copertina,
«L’harem di Berlusconi», a cui segue un servizio di ben undici pagine.
Farà rumore anche perché Oggi è il giornale che ha acquistato, senza pubblicarle, le fotografie che ritraggono Silvio Sircana, il portavoce del governo Prodi, mentre, in auto, si ferma davanti ad un transessuale in una strada di Roma a tarda ora.
La domanda è scontata:
perché Sircana no e Berlusconi sì?
«Chi fa questa domanda non coglie la differenza abissale fra le due situazioni — risponde il direttore di Oggi Pino Belleri nell’editoriale —.
Ci hanno accusato di essere quelli che tengono le foto nel cassetto invece di pubblicarle: bene, accontentati!
Queste immagini, al di là del personaggio che ritraggono, sono pubblicabili. Le altre no. E a chi vuole intorbidire le acque facendo del diritto di cronaca una questione politica e di opportunismo, non ci peritiamo di rispondere: obiezioni così banali non lo meritano».
Fine della polemica? Per nulla. Perché il servizio che ha sorpreso il Cavaliere in compagnia delle cinque bellezze pasquali è perfidamente intitolato
«Le bagatelle di Berlusconi».
Dove per «bagatelle» s’intendono le ragazze, quasi fossero una nuova categoria di bellezze televisiva tipo Veline e Letterine, ma
è chiaro il riferimento alla lettera di pubbliche scuse, grondante d’amore e buoni propositi, inviata da Berlusconi a sua moglie Veronica Lario.
Ricordate? Una lite coniugale di inizio anno finita sui giornali, con Veronica che aveva chiesto pubbliche scuse al marito dopo aver appreso che, durante la cena di gala dei Telegatti, lui si era rivolto a una delle sue commensali con frasi galanti tipo
«se non fossi già sposato, la sposerei subito» e «con te andrei ovunque».
Lei, quelle affermazioni le aveva interpretate come «lesive della mia dignità, affermazioni... che non possono essere ridotte a scherzose esternazioni».
Esternazioni che il Cavaliere, nella sua risposta a mezzo stampa, aveva invece definito
«bagatelle di un momento», cioè uno scherzo e nulla più.
Un gesto che sembrava aver riportato la pace coniugale ad Arcore. Poi è arrivata la Pasqua e ora lo scoop di Oggi.
Ancora «bagatelle», nuove distrazioni primaverili per Berlusconi.
Che nelle immagini dimostra di muoversi a proprio agio tra le cinque giovani bellezze che gli fanno compagnia nella sua villa in Costa Smeralda.
Così in forma che Pino Belleri, a commento delle foto, lo definisce «vitalissimo, un po’ Casanova (quello vero), un po’ Alvaro Vitali, un po’ Mastroianni, un po’ D’Annunzio».
Roberto Rizzo
17 aprile 2007
Corriere della Sera . . .
AGGIORNAMENTI:
L'inchiesta di Napoli su sospette tangenti agli amministratori Rai
Randazzo racconta: "Mi è stato offerto di fare il vice ministro"
Televisione e mercato dei senatori
Berlusconi indagato per corruzione
di GIUSEPPE D'AVANZO
SILVIO Berlusconi è indagato dalla procura di Napoli per la corruzione di Agostino Saccà, presidente di RaiFiction e - seconda ipotesi di reato - per istigazione alla corruzione del senatore Nino Randazzo e di altri senatori della Repubblica, "in altri episodi non ancora identificati".
Una storia che corre - circostanza davvero inconsueta per il Cavaliere -
sul filo di un telefono (intercettato) dell'alto dirigente del servizio pubblico e trova una sua concreta evidenza nel racconto del senatore eletto dagli italiani di Australia.
E' una storia che, al di là degli esiti giudiziari, ha un'evidente rilevanza politica e si può raccontare così. Come tutte le storie che si rispettino è avviata dal caso. I pubblici ministeri stanno ficcando il naso su un giro di iperfatturazioni che nasconde la costituzione all'estero di fondi neri.
La ricostruzione dei movimenti finanziari svela che il denaro ritorna - cash - in Italia attraverso la Svizzera. Per i personaggi coinvolti, per i loro contatti nel mondo della fiction e della Rai di viale Mazzini, il sospetto degli investigatori è che quelle somme possano essere o le tangenti destinate ad amministratori del servizio pubblico o "fette di torta" che i produttori televisivi si ritagliano, franco tasse. Al centro dell'attenzione finisce un piccolo produttore di cinema e tv, Giuseppe Proietti, che in passato ha lavorato alla Sacis (la società di produzione e commercializzazione della Rai).
Il suo rapporto con Agostino Saccà è costante e molto intenso. Interrogato dai pubblici ministeri, il presidente di RaiFiction nega di conoscere Proietti così bene. Mal gliene incoglie. Nel periodo delle indagini, Proietti si reca ottantotto volte in viale Mazzini e in quaranta di queste occasioni è in visita da Saccà che ignora di essere finito al centro di un'inchiesta molto invasiva che, come sempre accade in questi casi, ha il suo perno nell'ascolto telefonico. Nel diluvio di comunicazioni del presidente di RaiFiction saltano fuori, per dir così, delle attività che i pubblici ministeri giudicano non coerenti, non corrette, non legittime per un dirigente Rai. Agostino Saccà è molto insoddisfatto della sua collocazione in Rai. Si sente sottovalutato, forse umiliato. Avverte di essere guardato a vista - sì, controllato - dal direttore generale Claudio Cappon. Vuole andare via, lasciare "Mamma Rai" per "mettersi in proprio", creare nei pressi di Lametia Terme, nella sua Calabria, una "città della fiction"; collaborare al "progetto Pegasus", un'iniziativa che vuole consociare le capacità e la qualità dei piccoli produttori televisivi italiani per farne una realtà industriale in grado di competere sul mercato nazionale e internazionale.
Saccà parla molto delle sue idee e dei suoi progetti al telefono. Ne parla soprattutto con il consigliere d'amministrazione della Rai, in quota centro-destra, Giuliano Urbani. Con Urbani, Saccà conviene che in "Pegasus" bisogna far spazio a "un uomo di Berlusconi". Il presidente di RaiFiction ne va a parlare con il Cavaliere. Si incontrano spesso, a quanto pare. E' a questo punto dell'indagine che emerge l'intensa consuetudine dei rapporti tra Berlusconi e Saccà. Secondo fonti attendibili, soprattutto una decina di telefonate dirette tra il giugno e il novembre di quest'anno appaiono illuminanti (Berlusconi chiama e riceve da un cellulare in uso a un suo body-guard). Berlusconi e Saccà discutono della sentenza del Tar che ha bocciato l'allontanamento dal consiglio d'amministrazione della Rai, Angelo Maria Petroni.
Saccà sostiene che i consiglieri del centro-destra non sanno cogliere "le dinamiche positive". Spiega al Cavaliere come e con chi intervenire. Lo sollecita a darsi da fare per eliminare i contrasti che, in consiglio, dividono "i suoi consiglieri". Berlusconi appare a suo agio con il presidente di RaiFiction. Spesso dal "lei" cede alla tentazione di dargli del tu e tuttavia mai Saccà si smuove dal chiamarlo "Presidente". A volte il Cavaliere lo chiama confidenzialmente Agostino. Gli chiede conto del destino del film su Federico Barbarossa: "Sai, Bossi non fa che parlarmene...". Saccà lo rassicura: andrà presto in onda in prima serata.
"E allora - dice Berlusconi - dillo alla soldatessa di Bossi in consiglio (Giovanna Clerici Bianchi) così la smette di starmi addosso".
Il Cavaliere si fa avanti anche per risolvere qualche suo problema personale e politico. In una telefonata, quasi si confessa alla domanda di Saccà: come sta, presidente? "Socialmente - dice Berlusconi - mi sento come il Papa: tutti mi amano. Politicamente, mi sento uno zero... e dunque per sollevare il morale del Capo, mi devi fare un favore. Vedi se puoi aiutare...".
Il Cavaliere fa quattro nomi di candidate attrici:
Elena Russo,
Evelina Manna,
Antonella Troise,
Camilla Ferranti
(secondo un testimone, il produttore di Incantesimo Guido De Angelis, è la figliola di un medico molto vicino al Cavaliere).
Camilla Ferranti - Bionda 27 anni nata a Terni.
Ha spaziato in diversi campi. Ha lavorato come assistente parlamentare per il senatore Maurizio Saia di An.
In tv è stata protagonista di Uomini e donne come tronista.
Si è anche guadagnata una parte del cast Del generale Dalla Chiesa, fiction di Canale 5.
Secondo Libero lei avrebbe smentito: "Villa Certosa? Si ci sono stata d'estate. Ma a Pasqua ero a Lipari per una serata in discoteca". In Rete è possibile trovare anche un suo blog
camilla.iobloggo.com/
CURRICULUM VITAE di Camilla Ferranti . . .
Sai, spiega Berlusconi a Saccà, non sono tutte affar mio perché "la Evelina Manni mi è stata segnalata da un senatore del centro-sinistra che mi può essere utile per far cadere il governo".
Promette Berlusconi a Saccà: saprò ricompensarla quando lei sarà un libero imprenditore come mi auguro avvenga presto...
Agostino Saccà
Agostino Saccà appare consapevole che la preoccupazione prioritaria del Cavaliere sia la "campagna acquisti" inaugurata al Senato per capovolgere l'esigua maggioranza che sostiene il governo di Romano Prodi. Fa quel che può, fa quel che deve nell'interesse del "Capo". In estate, incontra il senatore Pietro Fuda, un transfuga di Forza Italia, oggi nel Partito Democratico Meridionale di Agazio Loiero che sostiene il centro-sinistra. Dell'esito del colloquio, Saccà riferisce a Pietro Pilello, un commercialista calabrese con studio a Milano con molti incarichi in società pubbliche (Metropolitana Milanese, Finlombarda), presidente dei sindaci di Rai International dal 2003 al 2006, oggi ancora sindaco di Rai Way. Dice Saccà: "Fuda vuol far sapere al Capo che il suo cuore batte sempre a destra, anche se è costretto a stare oggi a sinistra e che comunque se gli dovessero toccare gli interessi e le cose sue, il Cavaliere deve starne certo: Fuda gli darà un aiuto in Parlamento". Saccà e Pilello affrontano di concerto (e ne discutono al telefono) l'abbordaggio del senatore Nino Randazzo. Il commercialista assume informazioni sullo stato economico dell'eletto per il centro-sinistra in Oceania. Ne riferisce a Berlusconi che lo convoca ad Arcore. Si può presumere che il commercialista riceva l'incarico di accompagnare Randazzo da Berlusconi.
Dopo qualche tempo, gli investigatori filmano l'arrivo di Pilello all'aeroporto di Roma; l'auto con i vetri oscurati che lo attende; il percorso fino in città, a largo Argentina, dove è in attesa Randazzo; l'ultimo brevissimo tragitto fino a Palazzo Grazioli. Quel che accade nella residenza romana di Berlusconi lo racconterà il senatore ai pubblici ministeri. Berlusconi lo lusinga. Appare euforico. Vuole conquistare la maggioranza al Senato e dice di essere vicino ad ottenerla. Se Randazzo cambierà cavallo, potrà essere nel prossimo esecutivo o viceministro degli Esteri o sottosegretario con la delega per l'Oceania (al senatore Edoardo Pollastri eletto in Brasile, aggiunge Randazzo, viene invece promessa la delega come sottosegretario al Sud-America). L'elenco dei benefit offerti non finisce qui. Randazzo sarebbe stato il numero 2, appena dietro Berlusconi, nella lista nazionale alle prossime elezioni e l'intera campagna elettorale sarebbe stata pagata dal Cavaliere.
Randazzo è scosso da quelle proposte. Ricorda ai pubblici ministeri un bizzarro episodio che gli era occorso in estate, in luglio. Passeggiava nella Galleria Sordi, in piazza Colonna a Roma. Come d'incanto, come apparso dal nulla, si ritrova accanto un imprenditore australiano, Nick Scavi. L'uomo lo apostrofa così: "Voglio offrirti la possibilità di diventare milionario. Ti darò un assegno in bianco che potrai riempire fino a due milioni di euro". Randazzo rifiuta l'avance. L'altro non cede. Trascorre qualche giorno e lo richiama. Gli chiede se ci ha ripensato. Randazzo non ci ha ripensato. Come Nick Scavi, anche Berlusconi non cede dinanzi al primo rifiuto di Randazzo. Per superare le incertezze, il Cavaliere rassicura il senatore: "Caro Randazzo, le farò un vero e proprio contratto...". Ancora il telefono racconta come vanno poi le cose. Pietro Pilello dice che Berlusconi gli ha chiesto il numero telefonico di Randazzo perché aveva bisogno di parlargli con urgenza. Il senatore conferma durante l'interrogatorio: "E' vero, Berlusconi mi chiamò e mi disse: lei ci ha pensato bene, le carte sono pronte, deve solo venirle a firmarle. Mi basta anche soltanto una piccola assenza". Al Senato un'assenza, con l'esigua maggioranza del centro-sinistra, ha il valore di un voto contrario. "Una piccola assenza" è sufficiente perché, dice Berlusconi, "ho con me Dini e i suoi - che non dovrebbero tradire - e tre dei senatori eletti all'estero". Vanagloria del Cavaliere come quella storia dei "contratti di garanzia"? Forse sì, forse no. E' un fatto che almeno "un contratto" è saltato fuori a Napoli in un'altra indagine che ha come indagato per riciclaggio il senatore Sergio De Gregorio, presidente della commissione Difesa di palazzo Madama (alcuni suoi assegni per 400 mila euro sono stati ritrovati nelle mani di un noto contrabbandiere, Rocco Cafiero).
Durante l'investigazione, è stato sequestrato un contratto, inviato via fax a quanto pare, a firma Sandro Bondi e Sergio De Gregorio in cui si dà conto dell'impegno finanziario concordato tra le parti, delle quote già consegnate e quelle da fornire con cadenza mensile. E' l'accordo stipulato (e noto) tra Forza Italia e l'associazione "Italiani nel mondo" di De Gregorio. Altri accordi, evidentemente, avrebbero dovuto nascere soltanto se i senatori del centro-sinistra avessero voluto.
Fonte: La Repubblica (12 dicembre 2007)
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