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Impero Immobiliare del Vaticano (APSA - IOR)

Ultimo Aggiornamento: 15/02/2013 20:36
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11/05/2007 01:16

RATZINGA MURATORE

LA CHIESA POSSIEDE IL 20-22% DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE ITALIANO


UN QUARTO DI ROMA È INTESTATO A DIOCESI, ENTI E SOCIETÀ DEL VATICANO

I PRIMI ACQUIRENTI DI BENI DELLA CURIA SONO IL SANTANDER E IL BILBAO, VIA OPUS DEI





Parte dell’inchiesta di Sandro Orlando per il settimanale “Il Mondo”, in edicola domani



L'ultimo a essere venduto è stato un immenso complesso monastico sulla Camilluccia, alle spalle di Monte Mario.
Nella stessa arteria a nord ovest della Capitale, zona Trionfale, un tempo tappezzata di rifugi per pellegrini e lazzareti, l'immobiliarista casertano Giuseppe Statuto si è portato via un ex convento del XVIII secolo di importante valenza storica, con una superficie di quasi 5 mila metri quadri, ed inserito in un'area naturale tre volte più grande.


(Copertina de 'il Mondo')


Ma Statuto, l'enfant prodige dei nuovi palazzinari romani, l'unico ad non essere sfiorato dalle disavventure giudiziarie dei «furbetti del quartierino», in arte Stefano Ricucci e Danilo Coppola,
deve avere buoni santi in Paradiso.
Davvero: anche perché è uno dei rari operatori del settore ad avere accesso agli affari immobiliari della Chiesa.
E così con la sua Michele Amari e le altre controllate attive nella Capitale
(Bixio 15, Diemme Immobiliare, Derilca, Egis)
in questi anni è andato collezionando immobiili di pregio dismessi da congregazioni religiose, ordini e confraternite
.

La svolta è arrivata alla fine del 2002, con la nomina del cardinale Attilio Nicora alla presidenza dell'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica (APSA),
uno dei due pilastri economici del Vaticano, insieme all'Istituto per le Opere di religione (IOR), la banca pontificia.

Una holding, l'Apsa, che a Roma risulta proprietaria di beni per pochi milioni, perché iscritti a bilancio al costo storico, e accatastati sempre come popolari o ultrapopolari, pur situandosi in pieno centro.

Attraverso società come la Sirea, che ha intestati due palazzi in piazza Cola di Rienzo, valutati neanche 3 milioni e dati in affitto alla Direzione investigativa antimafia;
la Edile Leonina, con locali per altri 3 milioni, occupati dal Viminale;
e la Nicoloso da Recco, titolare di quattro appartamenti, dal valore nominale di appena 50 mila euro.
Ma che invece ha un potere di indirizzo enorme sull'immenso patrimonio che fa capo alla Chiesa e agli oltre 30 mila enti religiosi che operano sul territorio.



Un patrimonio sfuggito a ogni censimento, nei quasi ottant'anni seguiti al Concordato che dal 1929 regola i rapporti tra Stato e Vaticano.
Come aveva sottolineato anche Francesco Rutelli, all'indomani della revisione dei Patti lateranensi.

In un acceso dibattito parlamentare dell'aprile 1985 sulla legge che istituiva il Fondo edifici di culto, l'allora deputato radicale aveva fatto mettere agli atti l'interminabile elenco dei palazzi posseduti dagli enti ecclesiastici nella sola città di Roma per dare la consistenza reale dei beni della Curia.

E rovesciare così quella visione di una confessione «poverella» che aveva spinto la Dc ad accollare allo Stato mille miliardi di lire (dell'epoca) di spese l'anno, per il mantenimento dei luoghi adibiti a culto.
Poi Rutelli è diventato sindaco, e con la pioggia di finanziamenti pubblici arrivata con il Giubileo del 2000, 3.500 miliardi di lire per parcheggi e sottopassi, restauri di cappelle e palazzi, ristrutturazioni edilizie e nuovi alloggi per pellegrini, ha dato il suo contributo all'ulteriore espansione terrena della Chiesa.

Quattrocento istituti di suore,
300 parrocchie,
250 scuole cattoliche,
200 chiese non parrocchiali,
200 case generalizie,
90 istituti religiosi,
65 case di cura,
50 missioni,
43 collegi,
30 monasteri,
20 case di riposo, altrettanti seminari,
18 ospedali,
16 conventi,
13 oratori,
10 confraternite,
6 ospizi.
Sono quasi 2 mila gli enti religiosi residenti nella Capitale, e risultano proprietari di circa 20 mila terreni e fabbricati, suddivisi tra città e provincia.

Un quarto di Roma, a spanne, è della Curia.
Partendo dalla fine di via Nomentana, all'altezza dell'Aniene, dove le Orsoline possiedono un palazzo di sei piani da oltre 50 mila metri quadri di superficie,
mentre le suore di Maria Ripatrarice si accontentano di un convento di tre piani;
e scendendo a sud est per le centralissime via Sistina e via dei Condotti, fino al Pantheon e a piazza Navona, dove edifici barocchi e isolati di proprietà di confraternite e congregazioni si alternano a istituzioni come la Pontificia università della Santa Croce.



E ancora, continuando giù per il lungotevere e l'isola Tiberina, che appartiene interamente all'ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio.
E poi su di nuovo per il Gianicolo, costeggiando il Vaticano fino sull'Aurelia Antica dove si innalza l'imponente Villa Aurelia, un residence con 160 posti letto, con tanto di cappella privata e terrazza con vista su San Pietro, che fa capo alla casa generalizia del Sacro Cuore.

È tutto di enti religiosi.
Un tesoro immenso che si è accumulato nei decenni grazie a lasciti e donazioni:
più di 8 mila l'anno scorso nella sola area di Roma città.


Ma non c’è solo la Capitale.
La Curia vanta possedimenti cospicui anche nelle roccaforti bianche del Triveneto e della Lombardia:
a Verona, Padova,Trento.
Oppure a Bergamo e Brescia, dove gli stessi nipoti di Paolo VI, i Montini, di mestiere fanno gli immobiliaristi.

«Il 20-22% del patrimonio immobiliare nazionale è della Chiesa»,
stima Franco Alemani del gruppo Re, che da sempre assiste suore e frati nel business del mattone
.

Senza contare le proprietà all’estero.
«A metà degli anni ‘90 i beni delle missioni si aggiravano intorno ai 800-900 miliardi di vecchie lire, oggi dovrebbero valere dieci volte di più»
, osserva l’immobiliarista Vittorio Casale, massone conclamato che all’epoca era stato chiamato dal cardinale Jozef Tomko a partecipare ad un progetto di ristrutturazione del patrimonio di Propaganda Fide, il ministero degli Esteri del Vaticano.

Dicevamo del cardinale Nicora.
Legatissimo ad Angelo Caloia, il banchiere del Mediocredito centrale che si è fatto interprete del rinnovamento dello IOR dopo il crack dell'Ambrosiano
,
Nicora è stato per tutti gli anni '90 «assistente spirituale e stimolatore» di un ristretto cenacolo milanese,
il gruppo Cultura Etica e Finanza,
nato per «porre a confronto il cattolicesimo col travolgente imporsi del primato economico-finanziario»,
come ha scritto Giancarlo Galli nel suo informatissimo libro sulla Chiesa e il capitalismo (Finanza bianca, 2004).
Arrivato al vertice dell'APSA, Nicora ha cercato di fare ordine nel portafoglio immobiliare della Santa Sede, con le stesse logiche dei banchieri da lui frequentati.



Scoperto con il Giubileo, il fenomeno del turismo religioso si è conquistato l’attenzione crescente delle alte sfere della Chiesa.
Intorno a questo nuovo business si è sviluppata l’Opera romana pellegrinaggi di Monsignor Liberio Andreatta
, cui fa capo l’agenzia viaggi Quo Vadis.
Insieme al gruppo Cit la Santa Sede aveva anche messo a punto un progetto molto ambizioso per creare a Pietrelcina, il luogo natio di Padre Pio, un polo turistico religioso, con 76 milioni di investimenti: poi la crisi dell’operatore viaggi ha fermato tutto.
Ma che il settore sia in crescita lo dicono le cifre:
in tutto il paese si contano circa 3.300 case per ferie gestite da enti religiosi, con un giro d'affari annuo stimato in 4,5 miliardi, e 200 mila posti letto.

Di questi 5 mila sono a Roma, città che solo a Pasqua registra più di 600 mila pellegrini.
Oltretutto il calo delle vocazioni ha svuotato abbazie e monasteri, che sono più di 2 mila in tutta Italia, e questo proprio mentre gli ordini venivano chiamati a rispondere ad una nuova razionalità economica.
È un boom che ha moltiplicato i cantieri per trasformare antichi conventi e collegi religiosi in case di accoglienza e veri e propri alberghi, soprattutto nella Capitale.


E così un palazzo del Borromini di proprietà delle suore Oblate di Santa Maria dei Sette dolori in Trastevere si avvia a diventare un hotel con 62 camere. Sempre a Trastevere è già in funzione il San Giuseppe di vicolo Moroni, mentre il Collegio gregoriano di via San Teodoro, che s'affaccia sul Palatino, verrà dato in gestione a terzi dopo la riconversione.

È una febbre edilizia che finora è stata gestita con riservatezza da pochi intermediari di fiducia, primo tra tutti il gruppo "R.E.", Religiosi ed Ecclesiastici, di Vincenzo Pugliesi e Franco Alemani. Una realtà nata più di vent'anni fa, con lo slogan «non dannatevi per vendere un convento», che si è specializzata nella compravendita e ristrutturazione di beni ecclesiastici e oggi ricava dall'attività con ordini e congregazioni una trentina di milioni l'anno (su un fatturato complessivo di 55 milioni).

«La prima richiesta che ci arriva», spiega il vicepresidente Alemani, «è vendere sempre dando la prelazione alla Chiesa». È per questo che sono bandite le aste mentre a dirigere la controllata cui fa capo il business religioso, la Re spa, è stato chiamato di recente l'erede di una delle famiglie che contano in Spagna, Antonio Fraga Sanchez. I primi acquirenti di beni della Curia sono proprio loro, il Santander e il Bilbao, da sempre a braccetto con il potentissimo Opus Dei.

BENI IMMOBILI
All'incirca il 20-22% del patrimonio immobiliare italiano fa capo alla Chiesa. Un quarto di Roma è intestato a diocesi, congregazioni religiose, enti e società del Vaticano. Solo le proprietà che fanno capo a Propaganda Fide (il «ministero degli Esteri» del Vaticano che coordina l'attività delle missioni nel mondo) ammontano a 8-9 miliardi.
Negli ultimi due anni il Vaticano ha cominciato a fare trading immobiliare, vendendo beni per quasi 50 milioni. Nel 2006 a Roma si sono registrate più di 8 mila donazioni di beni immobiliari, in provincia sono state 3.200. Il doppio rispetto a una città come Milano. Il più grande intermediario immobiliare che lavora con la Chiesa, il gruppo Re spa, realizza da questa attività circa 30 milioni di fatturato.

PATRIMONI
Il patrimonio ufficialmente gestito dallo Ior, la banca del Vaticano, e l'Apsa, sfiora i 6 miliardi.

TURISMO
In tutta Italia si contano 200 mila posti letto gestiti da religiosi, con 3.300 indirizzi, tra case per ferie, hotel, centri di accoglienza per pellegrini. il giro d'affari è stimato in 4,5 miliardi.
In tutto il paese si contano più di 2 mila monasteri e abbazie. A Roma sono 5 mila i posti letto ufficialmente disponibili in ex conventi e collegi religiosi. Il giro d'affari del turismo religioso nella Capitale è stimato intorno ai 150 milioni di euro.


Dagospia 10 Maggio 2007

[Modificato da Etrusco 11/05/2007 1.25]

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11/05/2007 13:04

E, come se non bastasse, su tutti questi immobili convertiti ad alberghi e altre strutture a fini di lucro,....
non ci pagano nemmeno l'ICI?
La cui quota parte ricade sulle tasse, aggravate, degli altri cittadini [SM=x44493]

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23/05/2007 13:59

Chiesa St-Pierre, Firminy-Vert



Dopo più di quarant’anni uno dei progetti lasciati incompiuti da Le Corbusier sui tavoli di rue de Sèvres è giunto a conclusione.

Con la costruzione della chiesa, si completa il centro civico di Firminy-Vert, nella regione del Rodano, a pochi chilometri da St-Étienne




L’ombra gigantesca di Le Corbusier è da poco riapparsa, nitida e potente, nel profilo urbano lievemente scomposto di Firminy-Vert. Dallo scorso novembre la chiesa St-Pierre è finalmente conclusa e aperta al pubblico, dopo quarant’anni di impegno ostinato
e di vicissitudini complesse segnate dalle fasi alterne di un cantiere discontinuo, spesso privo di finanziamenti, ma mai del tutto abbandonato.



Il guscio iperboloide di cemento armato della chiesa visto, da sud, nel tessuto edilizio discontinuo di Firminy-Vert.



I lavori di costruzione sono stati condotti in prima persona da José Oubrerie a partire dagli anni Settanta con una determinazione tesa e resistente come un cavo d’acciaio, derivazione diretta della passione condivisa con il maestro sui tavoli di rue de Sèvres. Lo stesso Le Corbusier, di cui si immaginano oggi potenziali espressioni di giubilo o sconforto per la realizzazione di quest’opera postuma, definirebbe forse l’intera vicenda une croisade, brandendo con forza uno dei termini epici del suo vocabolario di progettista militante.


Un’altra vista del portico d’ingresso alla chiesa, con, sulla destra, gli spazi illuminati del nuovo museo.



Chiamato a Firminy nel 1954 dal sindaco Eugène Claudius- Petit, dal Dopoguerra suo influente complice nella diffusione del moderno (era Ministro della Ricostruzione al tempo dell’Unité di Marsiglia), Le Corbusier aveva accettato con il consueto entusiasmo propositivo l’incarico di progettare il centro civico del nuovo quartiere “verde” che stava sorgendo come alternativa abitativa al cuore “nero”, industriale e minerario, della città.




Il fronte meridionale.
La parte inferiore dell’edificio, basamento a destinazione secolare, ospiterà un distaccamento del museo d’arte moderna di St-Étienne. L’ingresso alla chiesa, contenuta all’interno del volume superiore, è protetto da un portico che si stacca in aggetto dal fronte, al termine della rampa.
Il guscio di cemento è perforato da “canons à lumière” attraverso i quali la luce filtra all’interno dell’aula liturgica.




Erano gli anni delle “Case della cultura” di André Malraux, anni in cui era ancora praticato l’impegno nell’educazione popolare. Il piano prevedeva uno stadio, una Casa per i giovani (l’unico edificio che Le Corbusier vedrà terminato), una piscina e, in un secondo tempo, la chiesa; l’insieme, composto in un avvallamento, avrebbe triangolato visivamente con un’Unité d’Habitation, innalzata come un monolite sulla collina.
Le varie versioni del progetto della chiesa, elaborate da Le Corbusier tra il 1960 e il 1965, anno della sua scomparsa, affinano la prefigurazione iniziale, senza alterarla. Su un basamento a pianta quadrata, di circa 24 metri di lato, spazio secolare che ospita i servizi parrocchiali, si imposta il guscio iperboloide che racchiude lo spazio sacro dell’aula liturgica. Con qualche sofferenza ma una sostanziale disponibilità, Le Corbusier accetterà di ridurre progressivamente, per motivi di economia costruttiva, l’altezza dell’edificio. Senza per questo intaccare un’immagine forte, evocativa, probabilmente derivata in origine. dai suoi schizzi della fine degli anni Venti per la chiesa di Tremblay-les- Gonnesse: “une idée d’église, venue un beau jour”, che nel corso di una ricerca paziente condotta per decenni verrà ibridata e fusa con le suggestioni provocate dal profilo delle ciminiere dei transatlantici come dalle alte torri di raffreddamento e poi ricomposte, qui a Firminy come già nel Palazzo dell’Assemblea di Chandigarh, in volumi di forte impatto plastico.



L'interno della chiesa, racchiuso dal guscio di cemento a vista, è illuminato dall’alto dai “canons à lumière” e da una fascia bassa di aperture a feritoia. Le panche per le funzioni principali si innalzano su un piano inclinato.




Nonostante l’esigenza di adeguamento alle attuali normative (che hanno, ad esempio, imposto la riduzione della forte inclinazione della rampa d’ingresso), nonostante la necessità di risolvere particolari costruttivi non presenti nei disegni originari (che non arrivavano alla scala esecutiva), il linguaggio e la scansione originaria degli spazi, con la chiara bipartizione tra basamento di servizio e grande spazio di culto superiore, sono stati conservati.


La parete est, dietro all’altare,
è perforata da una “costellazione di Orione”, attraverso cui filtrano altri raggi di luce.


L’edificio riesce anche ad accogliere senza traumi evidenti la parziale mutazione di destinazione dovuta alla funzione aggiunta di museo – al giorno d’oggi apparentemente ineluttabile – negli spazi dei livelli inferiori. Alla morte di Le Corbusier, José Oubrerie ha raccolto il testimone dal maestro, intraprendendo una strada non certo agevole, né ovvia. Gli “esperti”, come lui stesso prevede e forse auspica, stanno già esprimendo giudizi, formando schieramenti e incrociando, come spade, le loro opinioni.



Sul versante opposto si trova la Casa dei giovani e della cultura (1955-1965), oggi Espace Le Corbusier;
il complesso comprende anche una piscina, che è stata realizzata in seguito da André Wogensky.



La comunità di Firminy, rappresentata dal sindaco Dino Cinieri che è stato parte attiva nella conclusione dei lavori, è giustamente fiera di un’eredità architettonica che ha sempre voluto difendere e che, valutata ora sul metro delle cosiddette attrazioni globali, potrebbe trasformare la piccola città in meta prestigiosa di turismo culturale. In questo mare di parole, restando una volta di più affascinati dall’icastica laconicità con cui Le Corbusier, che pure era vigoroso ed efficace propagatore di idee, metteva in pagina la sua architettura, osserviamo ora in silenzio le immagini di questo edificio potente ricordando, come Eugène Claudius-Petit ha ricordato, uno degli ultimi pensieri dedicati da Le Corbusier alla sua chiesa: “Et je ne peux pas envisager autre chose à présent que l’ouverture du chantier, pour la plus grande joie spirituelle de tous”.

Anna Foppiano
15 maggio 2007 - Corriere della Sera


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24/05/2007 17:11

io sono anticlericale...
mi viene solo da dire, per evitare insulti, povero dio tirato in ballo dagli uomini..in suo nome questi si sono arricchiti...mha!

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Lasciatemi la presunzione di sentirmi letame: a volte duro a volte liquame (CapaRezza)
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Re:
lupetta821, 24/05/2007 17.11:

io sono anticlericale...
mi viene solo da dire, per evitare insulti, povero dio tirato in ballo dagli uomini..in suo nome questi si sono arricchiti...mha!




Già, hai proprio ragione
e poi ci vengono a chiedere ancora altri soldi con l' 8 Per Mille.... [SM=x44463]

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29/08/2007 18:34

EUROPA VS VATICANO
– IMMOBILIARE, TURISMO, SANITÀ, EDUCAZIONE PRIVATA: QUESTI I SETTORI IN CUI LA CHIESA È LEADER NAZIONALE
– ELIMINANDO GLI SGRAVI VATICANENSI SU ICI, IRES E IRAP, LO STATO ITALIANO NON TARTASSEREBBE COSI’ TUTTI NOI…




Luca Iezzi per “la Repubblica”


L'Europa sospetta che l'Italia abbia un occhio di riguardo per "l'azienda Chiesa" e le conceda un regime fiscale agevolato rispetto ai concorrenti laici.
La commissione Ue non mette in dubbio le prerogative temporali concesse alla Chiesa cattolica come la totale esenzione Irpef per i dipendenti del Vaticano.
Il problema nasce per le attività economiche collegate a quella pastorale e in almeno quattro i settori la Chiesa è leader nazionale:
immobiliare,
turismo,
sanità
ed educazione privata.

Visti gli sgravi su Ici, Ires, Irap il dubbio dell'aiuto di Stato assume consistenza.


Ici.
Tutto nasce dall'immenso patrimonio immobiliare: impossibile definirlo con certezza, le stime dicono 100 mila fabbricati per 8-9 miliardi di euro di valore. Riducendo l'analisi a realtà più piccole, ma rappresentative, come Roma, l'elenco è impressionante: 550 tra istituti e conventi, 500 chiese, 250 scuole, 200 case generalizie 65 case di cura, 50 missioni, 43 collegi, 30 monasteri, 25 case di riposo e ospizi, 18 ospedali.

Sono quasi 2 mila gli enti religiosi residenti e risultano proprietari di circa 20 mila terreni e fabbricati. Va ricordato la legge istitutiva dell'Ici esentava i luoghi di culto e le loro pertinenze per cui alcune non sono mai state nemmeno segnalate ai comuni. Nel corso degli anni si è assistito a un braccio di ferro tra i sindaci e gli enti religiosi che tentavano di allargare a dismisura il perimetro delle esenzioni (alloggi di religiosi, sedi di fondazioni, opere pie, ospedali, università).

Nei contenziosi i Comuni avevano avuto il sostegno della corte di Cassazione che dal 2004 ha chiarito che se in un fabbricato si svolgeva un'attività commerciale doveva pagare l'imposta.
Il governo Berlusconi aveva esentato tutti gli immobili posseduti da enti religiosi no profit scatenando le proteste (e un primo interesse dell'Ue). Ora la legge colpisce solo locali utilizzati "esclusivamente" per attività commerciali.

Una formulazione che lascia molto spazio al proprietario che autocertifica l'uso ai fini dell'Ici.
La nuova formula secondo l'Ares fa perdere ai comuni 2,2 miliardi di euro. "Per Roma è meno di 20 milioni - stima Marco Causi assessore al Bilancio del comune - e conteranno molto gli accertamenti f caso per caso, i contenziosi non sono molti e con questo tipo di contribuenti cerchiamo soluzioni condivise". Anche se il direttore di Roma Entrate Andrea Ferri spiega: "La normativa non aiuta ad evitare i contenziosi, ci sono casi di uso "promiscuo" commerciale e no-profit in cui l'attività a scopo di lucro è evidentemente preponderante".

Ires. Conventi, palazzi e condomini sono diventati sedi di cliniche, scuole e soprattutto alberghi. Se l'attività è svolta da enti di assistenza e beneficenza l'Ires scende del 50% (esenzione totale se il reddito è generato da un immobile di proprietà diretta del Vaticano). Un bel vantaggio per chi opera nel turismo. E anche in questo caso Roma si è trasformata l'epicentro di un impero: il turismo religioso genera un fatturato di 5 miliardi l'anno con 40 milioni di presenze. In tutta Italia preti e suore gestiscono 250 mila posti letto.

L'attività è considerata meritoria tanto che il governo ha stanziato 10 milioni di euro per la promozione degli itinerari della fede.
Con un ulteriore facilitazione:
le organizzazioni no-profit collegate a entità religiose mantengono la qualifica a vita senza dover ogni anno presentare bilanci certificati e senza correre il rischio di vedersi negata dallo Stato la qualifica per inadempimenti formali o sostanziali (come appunto la generazione di profitti).

Irap. Infine sul fronte del costo del personale le retribuzioni corrisposte ai sacerdoti dalla Chiesa cattolica, non costituiscono base imponibile ai fini dell'Irap, ma per ognuno di loro le associazioni possono dedurre una quota nella determinazione del reddito d'impresa.



Dagospia 29 Agosto 2007


[SM=x44465] E le tasse che non pagano loro le pagano tutte e maggiorate le povere famiglie italiane.... [SM=x44492] [SM=x44493] [SM=x44491]

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29/08/2007 22:47

Re:
Etrusco, 29/08/2007 18.34:


[...]
[SM=x44465] E le tasse che non pagano loro le pagano tutte e maggiorate le povere famiglie italiane [SM=x44492] [SM=x44493] [SM=x44491]



Ecco, questa parte del tuo discorso non mi torna: pagare? maggiorate? Ma non era l'On. Mele quello che pagava le maggiorate? Che c'entrano le famiglie?!?
[SM=x44455]

Ok, stendiamo un velo pietoso sulla battuta con questo articolo di Repubblica [SM=x44461] :

La Chiesa possiede 100 mila fabbricati in Italia, molti destinati
ad attività economiche, per un'Ici non versata di 2200 milioni

Un "tesoro" immobiliare da 9 miliardi
Così si agevolano scuole e case di riposo

di LUCA IEZZI

ROMA - L'Europa sospetta che l'Italia abbia un occhio di riguardo per "l'azienda Chiesa" e le conceda un regime fiscale agevolato rispetto ai concorrenti laici. La commissione Ue non mette in dubbio le prerogative temporali concesse alla Chiesa cattolica come la totale esenzione Irpef per i dipendenti del Vaticano. Il problema nasce per le attività economiche collegate a quella pastorale e in almeno quattro i settori la Chiesa è leader nazionale: immobiliare, turismo, sanità ed educazione privata. Visti gli sgravi su Ici, Ires, Irap il dubbio dell'aiuto di Stato assume consistenza.

Ici. Tutto nasce dall'immenso patrimonio immobiliare: impossibile definirlo con certezza, le stime dicono 100 mila fabbricati per 8-9 miliardi di euro di valore. Riducendo l'analisi a realtà più piccole, ma rappresentative, come Roma, l'elenco è impressionante: 550 tra istituti e conventi, 500 chiese, 250 scuole, 200 case generalizie 65 case di cura, 50 missioni, 43 collegi, 30 monasteri, 25 case di riposo e ospizi, 18 ospedali. Sono quasi 2 mila gli enti religiosi residenti e risultano proprietari di circa 20 mila terreni e fabbricati. Va ricordato la legge istitutiva dell'Ici esentava i luoghi di culto e le loro pertinenze per cui alcune non sono mai state nemmeno segnalate ai comuni. Nel corso degli anni si è assistito a un braccio di ferro tra i sindaci e gli enti religiosi che tentavano di allargare a dismisura il perimetro delle esenzioni (alloggi di religiosi, sedi di fondazioni, opere pie, ospedali, università). Nei contenziosi i Comuni avevano avuto il sostegno della corte di Cassazione che dal 2004 ha chiarito che se in un fabbricato si svolgeva un'attività commerciale doveva pagare l'imposta. Il governo Berlusconi aveva esentato tutti gli immobili posseduti da enti religiosi no profit scatenando le proteste (e un primo interesse dell'Ue). Ora la legge colpisce solo locali utilizzati "esclusivamente" per attività commerciali. Una formulazione che lascia molto spazio al proprietario che autocertifica l'uso ai fini dell'Ici. La nuova formula secondo l'Ares fa perdere ai comuni 2,2 miliardi di euro. "Per Roma è meno di 20 milioni - stima Marco Causi assessore al Bilancio del comune - e conteranno molto gli accertamenti f caso per caso, i contenziosi non sono molti e con questo tipo di contribuenti cerchiamo soluzioni condivise". Anche se il direttore di Roma Entrate Andrea Ferri spiega: "La normativa non aiuta ad evitare i contenziosi, ci sono casi di uso "promiscuo" commerciale e no-profit in cui l'attività a scopo di lucro è evidentemente preponderante".

Ires. Conventi, palazzi e condomini sono diventati sedi di cliniche, scuole e soprattutto alberghi. Se l'attività è svolta da enti di assistenza e beneficenza l'Ires scende del 50% (esenzione totale se il reddito è generato da un immobile di proprietà diretta del Vaticano). Un bel vantaggio per chi opera nel turismo. E anche in questo caso Roma si è trasformata l'epicentro di un impero: il turismo religioso genera un fatturato di 5 miliardi l'anno con 40 milioni di presenze. In tutta Italia preti e suore gestiscono 250 mila posti letto. L'attività è considerata meritoria tanto che il governo ha stanziato 10 milioni di euro per la promozione degli itinerari della fede. Con un ulteriore facilitazione: le organizzazioni no-profit collegate a entità religiose mantengono la qualifica a vita senza dover ogni anno presentare bilanci certificati e senza correre il rischio di vedersi negata dallo Stato la qualifica per inadempimenti formali o sostanziali (come appunto la generazione di profitti).

Irap. Infine sul fronte del costo del personale le retribuzioni corrisposte ai sacerdoti dalla Chiesa cattolica, non costituiscono base imponibile ai fini dell'Irap, ma per ognuno di loro le associazioni possono dedurre una quota nella determinazione del reddito d'impresa.

(29 agosto 2007)
[Modificato da UnasTheSlayerOfTheGods 29/08/2007 22:48]
29/08/2007 22:51

Vorrei tanto dire la mia,ma rieschierei di cadere nel blasfemo
quindi evito per non essere bannato a vita. [SM=x44491] [SM=x44492] [SM=x44491] [SM=x44492]
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29/08/2007 23:32

Re: Re:
UnasTheSlayerOfTheGods, 29/08/2007 22.47:



Ecco, questa parte del tuo discorso non mi torna: pagare? maggiorate? Ma non era l'On. Mele quello che pagava le maggiorate? Che c'entrano le famiglie?!?
[SM=x44455]

Ok, stendiamo un velo pietoso sulla battuta con questo articolo di Repubblica [SM=x44461] :




Che è lo stesso che aveva postato Etrusco da Dagospia... vabbè scusate l'età [SM=x44472] [SM=x44468]
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29/08/2007 23:56

Re: Re:
Etrusco, 13/07/2007 18.08:

e poi ci vengono a chiedere ancora altri soldi con l' 8 Per Mille.... [SM=x44463]



Ma vediamo un po' qui dove vanno a finire i fondi dell'8X1000.
Bastardi

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Re: Re: Re:
tc-3, 29/08/2007 23.56:



Ma vediamo un po' qui dove vanno a finire i fondi dell'8X1000.






Grazie per l'ottimo sito! [SM=x44460] [SM=x44462]

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30/08/2007 12:50

Re:
giusto che paghino in egual misura dei normali cittadini
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Re: Re:
wild§live®, 30/08/2007 12.50:

giusto che paghino in egual misura dei normali cittadini




Giustissimo e doveroso,
come anche il dovere della Chisa Cattolica di rispettare le parole di Gesù Cristo (sempre sia lodato):
"Date a Cesare quel che è di Cesare"!
Nessun appiglio evangelico giustifica questi privilegi ecclesiastici dell'esimersi dal pagare le tasse dovute! [SM=x44498]

Poi se vorranno perseverare a godere di questi privilegi faccian pure, ma poi non vengano a lamentarsi
del crescente sentimento anticlericale nell'opinione pubblica [SM=g51505]

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30/08/2007 16:49

Re: Re: Re:
Etrusco, 30/08/2007 16.42:




Giustissimo e doveroso,
come anche il dovere della Chisa Cattolica di rispettare le parole di Gesù Cristo (sempre sia lodato):
"Date a Cesare quel che è di Cesare"!
Nessun appiglio evangelico giustifica questi privilegi ecclesiastici dell'esimersi dal pagare le tasse dovute! [SM=x44498]

Poi se vorranno perseverare a godere di questi privilegi faccian pure, ma poi non vengano a lamentarsi
del crescente sentimento anticlericale nell'opinione pubblica [SM=g51505]


secondo me riguarda solo una parte di opinione pubblica... a molti fanno comodo, portano parecchi voti [SM=x44513]

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30/10/2007 12:13

LA CHIESA COME SUPERCIUK:
“SFRATTA I POVERI PER DARE AI RICCHI”


– È L’ACCUSA DEGLI INQUILINI CHE CHIEDONO A MONSIGNOR BAGNASCO:
“CI SONO PERSONE PIÙ BISOGNOSE A CUI DARE LE NOSTRE CASE,
OPPURE I MERCANTI SONO DI NUOVO NEL TEMPIO?”


- IL REGALO DI SILVIO…




Filippo Di Giacomo e Giacomo Galeazzi per “La Stampa”

Un tempo, erano case per poveri, per preti e per suore dedite ad opere di bene ed al servizio della Chiesa.
Poi, complice il boom del mattone, il virus della speculazione è penetrato anche dentro corpi che ne dovrebbero essere immuni.
Si tratta dei circa 2000 enti ecclesiastici
che, nel centro di Roma, posseggono un quarto dell'intero patrimonio immobiliare cittadino. Un orizzonte entro il quale il Vaticano, con lo Ior e l'Apsa, non è certamente in primo piano.



(Il riepilogo degli immobili della chiesa - Foto da La Stampa)


La maggioranza degli enti ecclesiastici infatti è riconducibile a confraternite, nelle quali la presenza della Chiesa è quasi sempre limitata ad una generica «assistenza spirituale» da parte di un sacerdote, e ad istituti religiosi. Enti ecclesiastici ai quali, spesso, i beni sono stati donati con il vincolo dell'uso caritatevole: un fine che, con il trascorrere del tempo, la Chiesa non riesce più a verificare. Un ruolo di cui nell'attuale situazione sociale, farebbe bene invece a riappropriarsi per almeno due buoni motivi. Il qualificativo «ecclesiastico» comporta la riduzione del 50% dell'imposta sul reddito fondiario derivante dall'affitto di immobili, e la massimizzazione dei profitti a Roma, si tradurrà in una raffica di sfratti esecutivi, a partire dal prossimo 31 ottobre.

I più colpiti sono gli inquilini più poveri.
A Monsignor Bagnasco, che «come presidente della Cei esercita un controllo diretto sugli enti ecclesiastici ed ha sicuro ascolto ai vertici del Vaticano»,
il comitato degli inquilini Lotta per la casa del centro storico chiede un intervento o almeno una risposta a questa domanda:
«Dietro questa frenesia speculativa ci sono persone più bisognose a cui dare le nostre case, oppure i mercanti sono di nuovo nel tempio?».

Una domanda impegnativa, meritevole di risposta, visto che nella sola Roma gli enti ecclesiastici nel loro insieme costituiscono un player determinante per qualsiasi politica abitativa, oltre che per l'evoluzione del mercato stesso.
Una risposta dovuta e coerente con l'invito che il leader dei vescovi ha indirizzato ai cattolici del nostro Paese esortandoli ad uno «slancio collettivo per risolvere l'emergenza abitativa».
Nel 2006 a Roma sono stati emessi 5.869 sfratti
, di cui 3.528 per morosità. Vale a dire uno sfratto ogni 60 abitazioni in affitto, una crescita annua del 10%. Nel resto d'Italia le cose non sono diverse 3.072 a Napoli, 2.510 a Milano, 1.885 a Torino.

Finora, le autorità politiche sono ricorse a decreti blocca sfratti, talmente reiterati da provocare un richiamo dall'Unione Europea. Il 15 ottobre è scaduta l'ultima sospensione delle esecuzioni e la situazione è diventata esplosiva. Solo nella capitale sono duemila le famiglie a rischio immediato, quattromila in tutta Italia. Per legge l'esecuzione degli sfratti è stata sospesa fino al 14 ottobre 2007 nei capoluoghi di provincia. A beneficiarne sono stati i nuclei familiari non morosi, con un reddito annuo non superiore a 27 mila euro ed in cui siano presenti figli a carico, o "over 65", o malati terminali, o disabili oltre il 66%. Il blocco degli sfratti ha una durata diversa secondo il proprietario dell'appartamento: per tutti vale la data del 14 ottobre 2007, ma se si vive in una casa pubblica o di proprietà di casse professionali e previdenziali, compagnie di assicurazione o istituti bancari, allora la sospensione dura sino ad agosto 2008.


(L'arcivesco Angelo Bagnasco - Foto da Repubblica.it)


In realtà, il decreto legge iniziale, il 261 del 2006, fa rientrare tra i grandi proprietari anche i «soggetti fisici o giuridici detentori di oltre 100 unità immobiliari ad uso abitativo».
In pratica, a Roma, tutti i «palazzinari», il Vaticano e gli enti ecclesiastici.
Arrivato in aula, il decreto non è stato convertito, con la maggioranza sconfitta con 147 voti contro 151, per una questione pregiudiziale di costituzionalità posta dall'opposizione.
Nella legge poi approvata è scomparsa ogni limitazione riferibile agli enti ecclesiastici.
L'ennesimo decreto blocca sfratti redatto dall'ultimo Consiglio dei ministri è solo un disegno di legge che non verrà approvato prima di marzo. Quindi adesso sono proprio gli inquilini di questi enti, i più esposti al rischio sfratto di questi giorni.

Tra i colpiti, spiega il consigliere comunale Mario Staderini, ci sono persino dipendenti in pensione, figli e vedove di cittadini vaticani:
«Nello Stato del Papa, la cittadinanza non segue il diritto di famiglia, lo "jus coniugii" e lo "jus filii", ma è concessa a discrezione del pontefice».
«Dal 1990 ad oggi, mentre scomparivano gli investimenti pubblici in edilizia popolare, lo Stato ha dato alla Cei, tramite l’8 per mille, 1'272 milioni di euro da destinare alla costruzione di nuove chiese - aggiunge l'esponente radicale -.
Serve un censimento immobiliare. Tutti i partiti, anche a sinistra, appaiono su questo distratti.
Accade lo stesso quando si tratta di votare l’eliminazione di ingiuste agevolazioni fiscali, come quella sull’Ici o l’esclusione del Vaticano dal decreto blocca-sfratti».

Scrivono, nella loro lettera a monsignor Bagnasco, gli aderenti al comitato degli inquilini Lotta per la casa del centro storico:
«Le chiediamo una speranza nell'incubo di finire in mezzo alla strada, espulsi dai contesti sociali in cui abbiamo vissuto per decenni.
Al di là delle questioni legali, ci chiediamo il perché di questo calvario.
Siamo stati dei bravi inquilini: abbiamo sempre pagato l'affitto e avuto cura dell'appartamento, nessuno sfratto è per morosità bensì per finita locazione. Se, come spesso accadeva, non avevamo bagno né riscaldamento, i lavori erano a nostre spese. Eppure veniamo sbattuti fuori».


IL TAGLIO DELL’ICI: IL REGALO DI BERLUSCONI 25 MILIONI DI EURO
Da “La Stampa” -
Con l'entrata in vigore dell’esenzione totale varata dal governo Berlusconi nel dicembre 2005 (anche sui beni a uso commerciale), il gettito Ici annuo generato da terreni e fabbricati religiosi è crollato da 32 a circa 7 milioni.
Con una perdita secca vicina all'80%, che all’epoca aveva spinto i sindaci di San Giovanni Rotondo e Assisi
, le due principali mete di pellegrinaggio dopo Roma, a venire nella Capitale a manifestare. È un regime agevolato che doveva essere cancellato dal decreto Bersani dell’agosto scorso, ma la maggioranza ha preferito istituire una commissione per decidere.

213.215.144.81/public_html/articolo_index_35494.html

[Modificato da Etrusco 17/01/2010 12:55]
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09/07/2008 20:25

L’EURO “STRONCA” PURE IL VATICANO
– IL BILANCIO 2007 DELLA SANTA SEDE È IN PASSIVO PER LA PRIMA VOLTA DOPO TRE ANNI
– IL DOLLARO DEBOLE FA SOFFRIRE IL COMPARTO FINANZIARIO
– IN ROSSO ANCHE I MEDIA…



(Apcom) - Entrate per i 236.737.207 euro e uscite per 245.805.167 euro:

è il bilancio consuntivo consolidato 2007 della Santa Sede.
Il risultato netto è quindi un disavanzo di 9.067.960 euro, dopo che negli ultimi tre esercizi (2004, 2005 e 2006) si erano registrati risultati positivi per complessivi 15.206.587 euro.
Lo annuncia urbi et orbi il consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede.

Dei tre capitoli del bilancio - attività istituzionale, settore immobiliare e attività finanziaria - è quest’ultimo all’origine dell’inversione di tendenza. "Il settore si è chiuso con un avanzo netto di 1,4 milioni di euro contro 13,7 milioni di euro del 2006; si è avuta perciò una flessione di circa 12 milioni di euro, ascrivibile principalmente alla brusca ed assai accentuata inversione di tendenza nella fluttuazione dei tassi di cambio, soprattutto del dollaro statunitense". In lieve calo gli introiti da investimenti in titoli, in aumento, invece, gli investimenti nel comparto finanziario a breve termine.

Il settore immobiliare "ha ottenuto un risultato positivo netto di 36,3 milioni di euro, superiore a quello registrato nel 2006 che si attestò a 32,3 milioni di euro. L’incremento in termini assoluti è di 4 milioni di euro, imputabile sia al maggior gettito delle locazioni, sia alle plusvalenze realizzate per la vendita di alcuni cespiti immobiliari.

In aumento anche le spese dirette su immobili a reddito che da 15,4 milioni passano a 18,2 milioni di euro, con un aumento del 18%".
Saldo negativo di 14,6 milioni di euro, poi, per Radio Vaticana e ’Osservatore Romano’.
Quanto all’attività finanziaria della Curia romana, infine, sostanzialmente invariati sono stati i contributi degli episcopati (i 86.022.372 euro nel 2006, 86.143.257 euro nel 2007) e le spese (da 126,2 milioni di euro nel 2006 a 125,4 milioni di euro nel 2007.


09 Luglio 2008
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25/07/2008 21:20

(ANSA) -
Il libro ’La vera questua-Analisi critica di un’inchiesta giornalistica’, scritto da Umberto Folena, sara’ allegato in omaggio, domani, al quotidiano ’Avvenire’.
[SM=x44515] [SM=g1470351]
Il testo, con prefazione di Dino Boff
o, sara’ diffuso anche a tutti gli abbonati, per una tiratura complessiva di 150.000 copie.
Lo scritto di Folena, viene spiegato in una nota di ’Avvenire’, ’fa il punto sulla reale situazione delle risorse della Chiesa cattolica italiana, da dove provengono e come sono impiegate,
offrendo al lettore le fonti e i fatti per una piena comprensione del fenomeno, al di la’ delle cortine fumogene sollevate dal pressapochismo e dall’ideologia’

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27/09/2008 00:30


Un vecchio articolo da L'Espresso del 15 aprile 2005...



SAN PIETRO HOLDING

di Paolo Forcellini


Quante divisioni lascia Giovanni Paolo II al suo successore? Domanda alla Stalin? Mica tanto. Benché disarmato l'esercito della Santa Sede è assai ben fornito di truppe e le vettovaglie non scarseggiano. Nel 2004 i cattolici ammontavano a un miliardo e 85 milioni, più del 17 per cento della popolazione mondiale. I "graduati" erano circa 4 milioni, tra vescovi (4.500), preti (405mila), religiosi e religiose (865mila), diaconi permanenti (26.600), laici missionari (oltre 80mila), catechisti (2 milioni e mezzo), e quant'altro. L'eredità di Wojtyla, in termini di manodopera, è controversa: più seguaci di quanti ve n'erano quando salì al soglio, ma vocazioni in crisi. In verità, di crisi generalizzata non si può parlare. Il numero dei sacerdoti è cresciuto dopo il 1990: ma le vocazioni si moltiplicano in Africa, hanno un leggero incremento in Europa e crollano rovinosamente in America, specie nel Nord. A tenere alto l'afflusso ci sono anche le cosiddette vocazioni tardive, concausa di un preoccupante invecchiamento dell'età media del clero. I discepoli delle 1.919 facoltà di teologia (più 1.428 convitti) sono 5,99 ogni 100mila abitanti in America del nord. Quelli che ogni anno abbandonano i seminari, rinunciando al sacerdozio, sono poco meno di 5mila (su 112mila frequentanti). Negli ultimi 40 anni 111mila sacerdoti sono tornati allo stato laicale. Le nuove ordinazioni nel 2003 sono state invece 9.317. Per la sua opera di evangelizzazione la Chiesa si avvale di circa 111mila sedi missionarie e di un numero stratosferico di scuole, dalle materne alle superiori: quasi 200mila con 45 milioni di alunni. Infine sono stati censiti almeno 110.954 tra ospedali, ambulatori, case per anziani e invalidi, orfanotrofi. Il vescovo di Roma dispone di un patrimonio inestimabile, ma in gran parte inutilizzabile. I Michelangelo, i Raffaello, i Leonardo, che costituiscono il vanto dei musei vaticani, sono ovviamente incedibili. Lo stesso dicasi per le opere contenute negli 826 musei ecclesiastici e nelle oltre 100mila chiese e cappelle esistenti solo in Italia (che comunque non dipendono dal Vaticano). Oltre ai 44 ettari di territorio, con annessi palazzi e basilica di San Pietro, l'amministrazione pontificia comprende i santuari di Loreto e Pompei e la basilica di S. Antonio a Padova, nonché le quattro romane di S. Giovanni in Laterano, S. Paolo, S. Croce e S. Maria Maggiore. Extraterritoriale è pure l'area di S. Maria in Galeria, presso Roma, dove sorgono gli impianti di "Radio Vaticana". Fuori d'Italia, la Santa Sede dispone dell'istituto Notre Dame di Gerusalemme, 250 stanze in uso ai Legionari di Cristo. Il papa gestisce direttamente solo una piccola fetta delle ricchezze della Chiesa. Il resto fa capo alle conferenze episcopali, agli ordini, agli istituti di istruzione ecclesiastici. Anche i proventi delle Università pontificie o di ospedali come il Bambin Gesù non compaiono nei conti vaticani. L'ultimo bilancio noto della Santa Sede (2003) mostra 203,7 milioni di euro di entrate e 213,2 milioni di uscite, con un rosso di 9,5 milioni. Diverso il budget della Città del Vaticano (non comprende le spese del governo) ma anch'esso in deficit (8,8 milioni). I conti erano tornati in attivo nel '94 dopo 23 anni di disavanzo. Ma ultimamente, complice la caduta del dollaro, il rosso è riemerso. Le entrate comunque provengono dagli affitti, spesso bassi, di svariate centinaia di appartamenti soprattutto a Roma, dai negozi interni sempre più trendy, dagli ingressi ai musei e dai loro bookshop, dai biglietti per salire alla cupola di San Pietro, dove ora è stato aperto anche un bar, dal servizio postale impeccabile che attrae anche molti italiani, dalla vendita di francobolli e monete. Ma tutto ciò non basta: si pensi che il budget delle sole parrocchie americane ammonta a cinque miliardi di euro. Per sua fortuna il pontefice ha qualche altra entrata extra, come parte dei profitti dello IOR, "l'obolo di San Pietro" (56 milioni nel 2003), cioè i contributi di fedeli e istituzioni destinati alle opere ecclesiali e umanitarie, e gli altri oboli versati fuori bilancio dalle 4.600 diocesi e da varie strutture (la Conferenza episcopale USA dà, ad esempio, otto milioni di dollari l'anno). Esiste poi una fondazione, la Centesimus Annus - Pro Pontifice, cui fa capo un fondo d'investimento i cui proventi vanno al Santo Padre. La "banca del Vaticano" è anomala. Non ha sportelli e non fa prestiti. Si limita a speculare con un patrimonio di 5 miliardi di euro che le affidano decine di migliaia di enti ecclesiastici. La loro scelta è dettata da solide ragioni di interesse: lo IOR garantisce rendimenti a due cifre. Per poterli onorare si dedica a investimenti non sempre tranquilli e a operazioni sui cambi, non disdegnando di appoggiarsi su paradisi fiscali e sulle immunità da banca di Stato. In passato, con l'affare IOR-Ambrosiano, la banca vaticana dovette pagare 244 milioni di dollari di risarcimento. Wojtyla ha allontanato i vecchi amministratori, ma i contenziosi legali rimangono numerosi. Il papa riceve dallo IOR alcune decine di milioni l'anno. Le spese: prima fra tutte quella per i dipendenti. Poi le altre uscite necessarie a gestire il territorio dello Stato papalino, i suoi giardini, l'orto che fornisce al pontefice la verdura fresca, i musei, i laboratori di restauro, la farmacia, i negozi, le pompe di benzina. Dispendiosa è l'attività mediatica, a partire da "Radio Vaticana" a cui nel 2003 è andato un contributo di 10,4 milioni (sufficiente a coprirne solo la metà del deficit). Vi sono poi l'"Osservatore Romano", un'agenzia di stampa, un centro TV, una libreria editrice. Gravano sul bilancio della Santa Sede i costi della Segreteria di Stato, il governo pontificio, delle nove Congregazioni, dei tre tribunali, degli 11 Consigli, delle 118 rappresentanze estere, di prefetti, uffici, commissioni, del sinodo e dell'Apsa, l'istituto che amministra il patrimonio apostolico. Gran parte dei "ministeri" ha sede fuori dallo Stato papale, in edifici in affitto, con una spesa complessiva di 22 milioni. Sono 1.534 i lavoratori della Città del Vaticano, più altri 2.600 della Curia. I primi sono impiegati sul territorio. Ad esempio si contano 63 giardinieri per un parco con 99 fontane, un bosco di due ettari, alberi di cedri e sequoie, erbe mediche e anche un orto. Poi ci sono gli addetti ai musei e ai laboratori di restauro, i commessi dei negozi, della farmacia e dei distributori di benzina. La sicurezza è garantita dalla polizia vaticana (123 persone) e dalle 110 eleganti guardie svizzere. Sono tutti pagati spartanamente. In media 1.200 euro mensili, un medio manager non raggiunge i 1.500. Nessuno pare però propenso ad andarsene. L'apparente stranezza si spiega con alcuni privilegi. Come quello di fare la spesa nei negozi interni, sorta di duty free shop assai convenienti e interdetti agli italiani che non siano riusciti a farsi prestare la magica tessera d'ingresso riservata ai dipendenti o a chi possegga un passaporto diplomatico. Le sigarette costano un 30 per cento in meno, ma non se ne possono acquistare più di cinque stecche al mese; altrettanto scontato è il carburante. Ha riconosciuto il presidente del Governatorato vaticano, cardinale Edmund Szoka: "Se non ci fossero divieti all'acquisto del carburante per i cittadini italiani, non avremmo alcun problema di bilancio". Sindacati e rivendicazioni appartengono a un altro mondo: qui regnano paternalismo e tradizione. Ad esempio quella di concedere una mensilità di gratifica a ogni morte di papa (o quando un pontificato compie i 20-25 anni): un'usanza che risale a quando si mise fine al medievale diritto di bottino, sui beni dello scomparso, che servitori e parenti esercitavano al decesso del pontefice.


[SM=x44515]



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15/02/2013 20:36

MATTONE E CROCIFISSO:  LA “CHIESA” È UN PAESE IMMAGINARIO CHE HA LA POPOLAZIONE DELLA CINA, LO STESSO NUMERO DI STRUTTURE E SERVIZI DEGLI USA E UN PATRIMONIO IMMOBILIARE CHE SUPERA 2000 MLD €
– ISTITUTI RELIGIOSI MA ANCHE TANTE ABITAZIONI CIVILI IN AFFITTO: CIRCA IL 20% IN ITALIA

- IL “TESORETTO” NELLE REGIONI BIANCHE (LOMBARDIA E VENETO) E A ROMA DOVE CI SONO OGNI ANNO 10MILA TESTAMENTI A FAVORE DEL CLERO
- I SOLI APPARTAMENTI DI PROPAGANDA FIDE VALGONO 9 MLD…

Marzio Bartoloni per "Il Sole 24 Ore"

Il suo patrimonio mondiale è fatto di quasi un milione di complessi immobiliari composto da edifici, fabbricati e terreni di ogni tipo con un valore che prudenzialmente supera i 2mila miliardi di euro. Può contare sullo stesso numero di ospedali, università e scuole di un gigante come gli Stati Uniti. Ha oltre 1,2 milioni di "dipendenti" e quasi un miliardo e duecento milioni di "cittadini".
Questo Paese immaginario dotato delle infrastrutture di un big dell'economia occidentale e della popolazione della Cina va sotto il nome di Chiesa. Un universo dietro al quale non c'è solo e unicamente il Vaticano, ma una galassia di satelliti fatta di congregazioni, ordini religiosi, confraternite sparse ovunque nel mondo che, direttamente o attraverso decine di migliaia di enti morali, fondazioni e società, possiedono e gestiscono imperi immobiliari immensi che nessuno forse è in grado di stimare con precisione e che sono sempre in costante metamorfosi.
Un patrimonio dove l'elenco dei beni, la maggior parte sicuramente no-profit ma una discreta fetta anche a fini commerciali, sembra non esaurirsi mai: chiese, sedi parrocchiali, case generalizie, istituti religiosi, missioni, monasteri, case di riposo, seminari, ospedali, conventi, ospizi, orfanotrofi, asili, scuole, università, fabbricati sedi di alberghi e strutture di ospitalità per turisti e pellegrini e tante, tantissime abitazioni civili in affitto. 
Un universo intorno al quale gravitano nel mondo 412mila sacerdoti e 721mila religiose - senza contare centinaia di migliaia di laici - che assistono 1 miliardo e 195 milioni di fedeli.
Secondo il gruppo Re, che da sempre fornisce consulenze a suore e frati nel mattone, circa il 20% del patrimonio immobiliare in Italia è in mano alla Chiesa. Un dato quasi in linea con una storica inchiesta che Paolo Ojetti pubblicò sull'Europeo nel lontano 1977 dove riuscì per la prima volta a calcolare che un quarto della città di Roma era di proprietà della Chiesa. 
Un patrimonio immenso che però non si ferma appunto alla sola capitale dove ci sono circa 10'000 testamenti l'anno a favore del clero e dove i soli appartamenti gestiti da Propaganda Fide - finita nel ciclone di alcune indagini per la gestione disinvolta di alcuni appartamenti - valgono 9 miliardi. La Curia vanta possedimenti importanti un po' ovunque in Italia e concentrati, tra l'altro, in gran numero nelle roccaforti bianche del passato come Veneto e Lombardia.

Quindi se oggi il valore del patrimonio immobiliare italiano supera quota 6.400 miliardi di euro - come qualche giorno fa ha registrato il rapporto sugli immobili in Italia realizzato dall'Agenzia del territorio e dal dipartimento delle Finanze - si può stimare prudenzialmente che solo nel nostro Paese il valore in mano alla Chiesa si aggiri perlomeno intorno ai mille miliardi (circa il 15%). 
Se a questa ricchezza detenuta in Italia - dove pesa l'eredità di un potere temporale durato per quasi duemila anni - si aggiunge il patrimonio posseduto all'estero fatto di circa 700mila complessi immobiliari tra parrocchie, scuole e strutture di assistenza la stima, anche stavolta più che prudenziale, può raddoppiare almeno a 2mila miliardi. Numeri, questi, che nessuno conferma dall'interno della Chiesa perché per molti neanche esiste una stima ufficiosa. Ma da ambienti finanziari interpellati la cifra sembra apparire congrua. Cifra a cui si devono aggiungere, tra l'altro, investimenti e depositi bancari di ogni tipo. Questi sì ancora meno noti.
Ma quali sono i numeri più "sicuri" del patrimonio immobiliare e quindi della ricchezza economica della Chiesa cattolica nel mondo? I dati più dettagliati sono fotografati con precisione dalla Bibbia dei numeri del Vaticano: l'«Annuarium statisticum ecclesiae». Che fa risalire il suo aggiornamento a fine 2010. 
Secondo l'"Istat vaticano" nelle 4.851 diocesi e 105 nunziature apostoliche sparse in tutti e cinque i continenti del mondo ci sono la bellezza di 455.839 tra parrocchie, missioni, chiese e altri centri religiosi che possiedono terreni e fabbricati di ogni dimensione. 
A queste bisogna aggiungere 206.892 scuole cattoliche che dalla materna alle secondarie fanno studiare la bellezza di 55 milioni di ragazzi, a cui si aggiungono altri 6 milioni che si formano negli istituti superiori e negli atenei cattolici (circa 200 nel mondo) che si trovano spesso in edifici e sedi storici di grande valore.
Più precisamente si contano 70.544 scuole religiose materne - 23.963, la fetta più grande, in Europa - che sono frequentate da 6,4 milioni di bambini, 92.847 istituti primari (23.624 nel continente americano) dove studiano oltre 31 milioni di piccoli studenti e 43.591 scuole medie (11.665 sempre in America) con 17 milioni di ragazzi che vanno nelle aule gestite da preti o religiosi. 
Ci sono poi almeno 200 atenei religiosi - molti concentrati in Europa e in Italia dove operano istituti dalla storia secolare come l'università Gregoriana o quella Lateranese - e altri centinaia di istituti superiori dove si formano circa 6 milioni di persone, tra laici e religiosi. A tutto questo vanno aggiunti 6mila circa tra convitti e seminari.

ospedale Bambino GesùOSPEDALE BAMBINO GESÙ

Infine nel patrimonio immobiliare una voce davvero importante è quella del "welfare" dove i numeri sono enormi e dove anche qui l'elenco non sembra esaurirsi mai: si contano nel mondo 121.564 strutture sanitarie e di assistenza di vario genere. La punta di diamante è rappresentata dai 5.305 ospedali della Chiesa (basti pensare che la sanità statunitense ne ha 5.700) dove dentro c'è un po' di tutto: dalla struttura all'avanguardia - in Italia basta citare il polo pediatrico di Roma Bambino Gesù o la Casa del Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo - al piccolo centro di frontiera in Africa che fornisce l'assistenza di base. I numeri della sanità vaticana si dividono abbastanza equamente tra i principali continenti: in America sono 1.694 gli ospedali, in Africa 1.150, in Asia 1126, in Europa 1.145 dove l'Italia fa la parte del leone con 129 strutture sanitarie. 
Ma la realtà delle cure cattoliche è anche molto più ricca: con 18.179 strutture cosiddette ambulatoriali (oltre 10mila divise tra Africa e Americhe) che danno assistenza ai più svantaggiati e ben 17.223 strutture residenziali e assistenziali destinate alla terza età o ai disabili. Di quest'ultime ben 8mila sono concentrate in Europa e quasi 1.600 solo nel nostro Paese.

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Completano l'elenco del welfare vaticano quasi 10mila orfanotrofi, oltre 11mila asili per i più piccoli, 15mila consultori familiari e quasi altre 60mila strutture che forniscono assistenza sociale e prestazioni di vario tipo.

    [ Fonti: Marzio Bartoloni per "Il Sole 24 Ore" -  Dagospia - 15-02-2013]
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