Rimarrà soltanto Telecom?
FASTWEB, AVANTI SLOW-WEB
– IL TITOLO, IN UN ANNO, HA PERSO METÀ DEL SUO VALORE, I GUAI CON LA GIUSTIZIA SI SUSSEGUONO
- I GIUDICI IPOTIZZANO DUE REATI: FATTURAZIONI FALSE E AGGIOTAGGIO INFORMATIVO…
Luca Pagni per “Repubblica – Affari & Finanza”
Sarà un caso, ma nell’ultimo anno ha raccolto le stesse scarse soddisfazioni del suo testimonial pubblicitario.
Così come Valentino Rossi si è dovuto accontentare di guardare il Motomondiale più da spettatore che da protagonista mentre i bolidi dei rivali gli sfilavano via imprendibili, così Fastweb ha perso posizioni di classifica sia in Borsa che nei confronti della concorrenza.
Una serie di guai che comprendono la perdita secca di metà della capitalizzazione a Piazza Affari, guai giudiziari in serie e la revisione delle stime di crescita che hanno portato a rinviare ancora una volta il raggiungimento dell’utile di bilancio e la distribuzione di un vero dividendo che non fosse un’operazione per portare soldi ai suoi soci di controllo.
Del resto, le strade tra The Doctor che a sua volta ha avuto non poche disavventure con il Fisco e la società di tlc "inventata" nel 1999 dal manager ex Omnitel Silvio Scaglia e dal finanziere Francesco Micheli corrono parallele da tempo. Così come il campione di motociclismo, per almeno un quinquennio Fastweb ha avuto ben pochi rivali e ha potuto contare su un marketing di prim’ordine.
Godendo di un vantaggio tecnologico che solo in tempi recenti i concorrenti, a cominciare da Telecom Italia, hanno saputo colmare. I manager di Fastweb hanno puntato in anticipo sulla banda larga, per primi hanno capito che una parte consistente del futuro della tv passava per il cavo telefonico. E soprattutto, hanno vissuto di rendita sul fatto di essere stati i primi a puntare sulla connessione veloce di Internet quando ancora per aprire una pagina ci si impiegava il tempo di scendere in strada, bere un caffè e fare due chiacchiere con il vicino.
Non è un caso che la maggior parte degli analisti abbia commentato positivamente la vendita nella primavera scorsa del pacchetto di controllo di Fastweb all’ex monopolista elvetico Swisscom da parte di Scaglia (Micheli aveva liquidato vantaggiosamente la partecipazione già da tempo). Positivamente per Scaglia, s’intende, che aveva venduto nel momento più favorevole, con il titolo che nel corso dei sette mesi precedenti all’offerta degli svizzeri a 47 euro per azione aveva recuperato da 25 a 40 euro.
Una corsa su cui ora ha qualche dubbio la Procura di Roma. Gli stessi pm che indagano sulla complessa vicenda di false fatturazioni di traffico telefonico per cui sono indagati Scaglia e alcuni manager, hanno ora aperto un fascicolo in cui ipotizzano il reato di aggiotaggio informativo.
All’esame dei giudici ci sarebbero le dichiarazioni di Scaglia che al momento non ha ricevuto alcun avviso di garanzia mentre si moltiplicavano le voci di offerte in arrivo dall’estero. In particolare, l’attenzione si è concentrata su quanto accaduto il 16 gennaio 2007, quando in un’intervista al “Financial Times” Scaglia sosteneva di non aver messo in vendita la società e l’amministratore delegato Stefano Parisi rilascia un’intervista in cui conferma che non ci saranno cessioni di quote. Peccato che il giorno stesso viene messo in vendita un 6,5% del capitale affidandone l’incarico a Ubm.
Tutto questo, però, riguarda ormai il passato.
Con la lentezza tipica di un ex monopolista, Swisscom ha preso in mano la società. Nominando, ad esempio, un nuovo direttore finanziario. E puntando su piani di lungo periodo: una strategia industriale che Fastweb non ha mai avuto. I nuovi obbiettivi di crescita per far fronte alla concorrenza sempre più agguerrita nelle connessioni Internet e servizi tv via cavo passano attraverso il lancio dell’operatore mobile virtuale e nuove campagne per conquistare le piccole e medie imprese.
Per i servizi di telefonia mobile l’accordo con H3G annunciato a inizio dicembre 2007 diventerà un’opzione concreta a giugno.
Sulle Pmi è iniziato un pressing che dovrebbe portare a miglioramenti dei margini, mentre comincia solo ora a dare qualche soddisfazione di rendimento anche la gara vinta per i servizi delle pubbliche amministrazioni.
Il momento negativo sia in Borsa sia nei conti - nel novembre scorso sono state riviste le guidance del prossimo biennio - non poteva passare sotto silenzio da parte degli analisti. Gli ultimi report sulla società milanese lo registrano impietosamente. Secondo Credit Suisse, ad esempio, il piano di promozioni con cui Fastweb ha prolungato le offerte a tariffe più vantaggiose per tutto il 2008 per gli utenti domestici avrà effetti minori del previsto a causa della concorrenza sempre più agguerrita nel campo della banda larga.
Conseguenza: per la banca le previsioni sul margine operativo sono state tagliate dell’1,6% per il 2008 e dell’8,1% per l’anno successivo. Più o meno dello stesso avviso JP Morgan: il taglio delle tariffe si legge in un report di poche settimane fa non potrà che mettere in crisi l’Arpu (i ricavi medi per cliente).
Inoltre, sottolinea la banca d’affari americana, i margini di Fastweb non potranno che essere erosi dalle prossime campagne aggressive di Vodafone che per crescere in Italia anche sui servizi Internet e fisso ha rilevato Tele2 Italia. Chi invece è diventato ottimista sulla società è Deutsche Bank: a detta dei suoi analisti il titolo ha già scontato tutta la negatività degli ultimi mesi.
E inoltre, ne consiglia l’acquisto perché scommette sul prossimo riacquisto delle minorities da parte dell’ex monopolista elvetico. Giudizio che sembra confermato dall’andamento delle quotazioni delle ultime settimane: dopo aver toccato il minimo a 19 euro, le azioni sono ora risalite fino a rivedere quota 22 euro.
Proprio perché i vertici di Swisscom vorrebbero interessarsi più al business e il meno possibile a questioni finanziarie, per l’inizio della primavera verrà ripreso il dossier delisting. Il ritiro di Fastweb dal listino di Piazza Affari, però, non dovrebbe avvenire prima della fine di giugno. Così come è scritto nel prospetto dell’Opa lanciata ormai un anno fa, il prezzo dell’Opa residuale sarà fissato tra la media degli ultimi sei mesi di Borsa e i 44 euro pagati nel marzo 2007.
Questo, però, vale solo per un anno. Dopodiché l’offerta può essere lanciata a un prezzo molto più conveniente per il socio di controllo. Se così fosse
tra i titoli che sono stati i protagonisti della stagione della bolla Internet non rimarrà che Tiscali.
Ma anche in questo caso per quanto ancora prima che anche il provider sardo finisca in mano straniera?
Dagospia 11 Febbraio 2008
dagospia.excite.it/articolo_index_37930.html
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.