Alitalia, chi la salverà ?

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20/09/2008 10:27



Alitalia: le responsabilità


Scritto da Gianni Pardo
venerdì 19 settembre 2008


Se un malato di broncopolmonite è in un letto d’ospedale e gli infermieri lasciano la finestra aperta sul gelo, certo non favoriranno la sua guarigione. Ma se qualcuno entra nella stanza e finisce il poveruomo a rivoltellate, non sarà certo stata l’aria fresca, ad ucciderlo. Nel dramma dell’Alitalia le rivoltellate, per unanime consenso, le hanno sparate la Cgil e i sindacati dei piloti. Essi hanno affermato di aver fatto pervenire una controproposta con ulteriori richieste ancora la mattina del giorno dell’ultimatum, dimenticando che, quando si tratta di salvare una compagnia che perde un milione di euro al giorno, non si può discutere indefinitamente. Inoltre la C.a.i. aveva concesso tutto quello che poteva concedere e ultimatum significa “o questo o è rottura”. Ma i dipendenti Alitalia sono convinti di potere sempre averla vinta. E hanno sparato al malato.

Le responsabilità dei governi. 1)Governo Prodi. È forse stata colpa sua il fallimento della trattativa con Air France? Certamente no. I sindacati hanno detto no ed Air France se n’è andata. Né poteva essere colpa di Berlusconi, che era all’opposizione. Tecnicamente l’Alitalia è poi fallita nel momento in cui è stato designato un commissario (Fantozzi) e s’è dichiarato lo stato d’insolvenza. Dunque, per chiunque avesse pensato di salvare la compagnia, si trattava ora di resuscitare un morto e si sarebbe dovuto gridare al miracolo, se si fosse visto qualcuno disposto a comprare il cadavere. Oltre tutto, il governo era nell’impossibilità giuridica e tecnica (la Ue lo vieta) di continuare a gettare soldi in questo pozzo senza fondo. Semplice ed esatto. 2) Berlusconi però protestava perché s’era tentato di vendere l’impresa ad uno straniero e prometteva: io troverò un compratore italiano. E nessuno gli credeva. Tant’è vero che per settimane si è ironizzato sulla fantomatica “cordata”. Poi il Governo Berlusconi – chissà come – è riuscito a convincere sedici imprenditori a rischiare il loro denaro per salvare l’Alitalia e a questo punto alcuni sindacati essenziali hanno detto di no. Il progetto è andato in fumo. Semplice ed esatto. 3) Nel momento dei negoziati, il governo e i ministri hanno agito semplicemente da mediatori e sarebbe strano che il fallimento di una trattativa dipendesse dal mediatore piuttosto che dagli interessati. Costoro, se il mediatore fosse incapace, potrebbero benissimo mettersi d’accordo direttamente. Semplice ed esatto.

Fra i colpevoli ci sono coloro che hanno sperato nel fallimento dei negoziati, i gufi che a loro volta si distinguono in gufi in buona fede e gufi in malafede. I primi sono i dipendenti Alitalia che, illusi da anni ed anni di trionfi contro ogni buon senso e contro ogni logica economica, non hanno mai creduto alle minacce. Dunque perché accettare sacrifici per sopravvivere come impresa? Bastava dire no e si poteva star certi che la controparte avrebbe ceduto. Come sempre. Per questo ieri festeggiavano a Fiumicino. I gufi in malafede sono invece i politici (e forse la Cgil) che hanno puntato sul fallimento solo per dare addosso al governo. A loro, della disoccupazione di oltre diciottomila lavoratori, senza contare l’indotto, non importa nulla. La demagogia non si occupa di queste piccolezze.

Infine, le colpe di Berlusconi. Il Cavaliere di Arcore parla troppo ed è malato di titanismo. Se, durante la trattativa con Air France, avesse saputo tenere la lingua a freno, avrebbe avuto solo da guadagnarci. Dinanzi ad un risultato positivo avrebbe protestato per la vendita allo straniero, aggiungendo: “Io ero il capo dell’opposizione, la mia firma non era richiesta”. E invece ha parlato. Tanto. Viceversa, dinanzi ad un risultato negativo, non avendo promesso nulla, si sarebbe potuto risparmiare gli sforzi per mettere su la “cordata” e avrebbe potuto accusare i sindacati di aver fatto fallire l’Alitalia. Avrebbe potuto aspettare che andasse completamente alla deriva, dandone il torto al governo Prodi, ad Air France, a tutti, sempre con l’aria dello spettatore non implicato nella vicenda. Purtroppo Berlusconi è malato di titanismo. “Quello che gli altri non hanno saputo fare in un anno io lo farò in una settimana”. “Quello dinanzi a cui gli altri si sono arresi sarà per me un’occasione di vittoria”. Ecc. Non ha però fatto i conti con la follia suicida di dipendenti fin troppo viziati ed affetti da una mancanza di ragionevolezza inconcepibile.

Il Cavaliere è entrato nella vicenda dimenticando il vecchio proverbio per cui chi va a letto con i bambini si alza sporco di cacca.





[SM=x44515]
Chiaro, semplice, lineare.

Effetto collaterale della vicenda:
come ci vedono gli esteri?
qual'è ora la nostra credibilità internazionale?

Non è molto difficile rispondere ma se conoscete qualcuno non italiano (meglio se non europeo) chiedetegli un'opinione, sarà illuminante.....





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"Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."

Il più acerrimo nemico del Bremaz è Rurro Rurrerini.
(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




Legionis praefectus more cinaedi communis currum regit.

"Siccome c'ho una certa immagine da difendere....."

Dice il saggio: "Viajare descanta, ma se te parti mona te torni mona."




20/09/2008 10:57

Re:
orckrist, 20/09/2008 10.27:





Fra i colpevoli ci sono coloro che hanno sperato nel fallimento dei negoziati, i gufi che a loro volta si distinguono in gufi in buona fede e gufi in malafede. I primi sono i dipendenti Alitalia che, illusi da anni ed anni di trionfi contro ogni buon senso e contro ogni logica economica, non hanno mai creduto alle minacce. Dunque perché accettare sacrifici per sopravvivere come impresa? Bastava dire no e si poteva star certi che la controparte avrebbe ceduto. Come sempre. Per questo ieri festeggiavano a Fiumicino.









Scene di cui mi sono vergognata come italiana, è inammissibile una cosa del genere, oltre che infantile [SM=x44467]


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22/09/2008 14:57



ALITALIA: CRONACA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO E DI UNA COLPA NEGATA

di Franco Benaglia


Adesso che la Cai ha ufficialmente ritirato la sua offerta e che la bancarotta di Alitalia torna a profilarsi come una minaccia realistica, molti giocano ad esprimere sorpresa. Mi sembra una sorpresa incomprensibile ed irresponsabile, considerato che le ragioni del fallimento del piano “Fenice” erano evidenti fin dall’inizio, e cioè per lo meno dallo scorso luglio. Proprio il 31 luglio, con una nota pubblicata su questa stessa rubrica, avevamo già parlato di “gravi conseguenze che il piano Alitalia ha già provocato e altre ancora più gravi che provocherà in futuro”, e avevamo lanciato l’allarme su “l’inizio di una reazione a catena che – se lasciamo che venga innescata – risulterà poi irreversibile”. Da quel giorno abbiamo cominciato a puntare il dito su tutti i risvolti inaccettabili nascosti – ma non troppo nascosti… - dietro l’operato del Governo: la strumentalizzazione elettorale del problema Alitalia, la deroga a tutte le norme di trasparenza e neutralità che dovrebbero regolare la cessione di un’azienda di cui il Tesoro è il principale azionista, l’innumerevole quantità di conflitti di interessi (dal ruolo di Intesa San Paolo a quello di Air One, dalle parentele di Colaninno al ruolo della Marcegaglia, fino alle concessioni di Benetton e altri), il previsto ridimensionamento della (ex) compagnia di bandiera. I difetti evidenti del piano erano talmente tanti e richiedevano talmente tanto spazio che siamo dovuti tornare sull’argomento più volte. Perciò, che il piano potesse avere successo, era francamente impossibile. E adesso tutti si sorprendono e “scoprono” all’improvviso questi stessi retroscena…

Ma in che consisteva il piano, in buona sostanza?
1) approfittare dell’urgenza della situazione per far approvare un decreto legge di deroga alle vigenti norme, quindi: niente gara, niente trasparenza, niente controllo;
2) cogliere questa oggettiva situazione di Far West normativo per disegnare un piano su misura degli interessi privati dei soggetti coinvolti (dai futuri profitti monopolistici della cordata di imprenditori fino al problema dell’indebitamento di Air One con Intesa San Paolo;
3) smontare quel che resta della compagnia di bandiera per costruire una piccola compagnia aerea privata, sostanzialmente inutile per il Paese ma utilissima per le tasche di un gruppo di privilegiati;
4) far pagare i costi dell’operazione ai lavoratori dell’Alitalia e a tutti i contribuenti.
Per poter varare questo piano, l’attuale Presidente del Consiglio aveva all’epoca provveduto a bocciare il piano Air France, che oggi molti sembrano rimpiangere.
Non mi permetto quindi di entrare nel merito della rottura delle trattative tra la Cai ed i Sindacati – una trattativa evidentemente difficile e persino dolorosa – ma posso affermare che la sconfitta era annunciata e che aver chiuso gli occhi è responsabilità gravissima.

Evidentemente il soggetto che porta il peso maggiore di questa drammatica responsabilità è l’attuale Governo: era suo dovere istituzionale impedire che questo accadesse. Al contrario, proprio il Governo ha energicamente intrapreso tutte le succitate iniziative, che ci hanno portato alla situazione attuale.
Eppure sono in molti a negare le colpe del Governo. Ad esempio, giustificando l’approssimazione della sua condotta con i tempi strettissimi in cui è stato costretto ad operare. Ma – si deve ribattere – questa urgenza è stata provocata dal ritiro di Air France, che lo stesso Silvio Berlusconi ha pubblicamente auspicato e chiaramente promosso. Oppure – qualcun altro avanza una diversa giustificazione – chiamando in causa le decisioni dei piloti e dei Sindacati. Ma perché – si dovrebbe nuovamente ribattere – ci si sarebbe dovuti aspettare che i lavoratori di Alitalia – invitati a bocciare il piano Air France – poi approvassero un piano per loro peggiore, da tutti i punti di vista?
Insomma, i fatti sono fatti: l’attuale Presidente del Consiglio ha criticato la trattativa svolta (con tutte le tutele della gara e della legge) dal precedente Governo con Air France, promettendo che avrebbe tirato fuori dal suo magico cilindro una cordata italiana capace di portare a termine la stessa operazione. Ha chiesto fiducia. Sulla base di questa fiducia, i partiti della maggioranza – nonostante le forti critiche dell’opposizione – hanno ottenuto l’approvazione del Parlamento ad una lunga serie di sostanziali emendamenti rispetto al testo originario del decreto-legge di concessione del prestito-ponte all’Alitalia: grazie a questi emendamenti, il Governo, per risolvere la questione Alitalia, ha ottenuto la deroga agli obblighi previsti dalla legge in tema di privatizzazioni dagli obblighi di trasparenza in termini di comunicazioni al mercato. Ha ottenuto fiducia. Questa fiducia era ovviamente mal risposta ed oggi il fallimento si profila per un monumento della nostra storia nazionale, che dà lavoro a 20.000 persone. Che fa allora il Governo? Invece di assumersi le sue responsabilità, attribuisce la colpa di aver mandato a monte il suo piano ai lavoratori, cioè alle sole persone che da quel piano non avevano nulla da guadagnare e tutto da perdere.

Adesso è cominciato il gioco del “cosa bisogna fare a questo punto”. Non vogliamo giocarci. Decidere che cosa bisogna fare a questo punto è prerogativa che l’attuale Governo si è attribuito, assieme al Parlamento che ha approvato il suo operato. Dal nostro punto di vista, possiamo solo ricordare all’esecutivo quali sono gli obiettivi che ha l’assoluto dovere di raggiungere e di cui si è volontariamente assunto la responsabilità: salvare i posti di lavoro di Alitalia e garantire al nostro Paese una compagnia aerea credibile, capace di svolgere con efficienza (e secondo le regole del mercato) il suo insostituibile ruolo nel nostro sistema dei trasporti e del turismo.
Mi auguro con tutto il cuore che questi obiettivi essenziali vengano raggiunti. Se invece venissero mancati, ci troveremmo di fronte ad un disastro, uno dei peggiori della recente storia italiana. E di questa catastrofe la responsabilità sarebbe principalmente – o addirittura esclusivamente – di Silvio Berlusconi. Il Parlamento Italiano e tutti gli elettori dovrebbero ricordarsene, la prossima volta che verrà richiesta la loro fiducia.


www.partitosocialista.it/default.aspx

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22/09/2008 17:42

Re: Re:
Nikki72, 20/09/2008 10.57:



Scene di cui mi sono vergognata come italiana, è inammissibile una cosa del genere, oltre che infantile [SM=x44467]






Piloti, hostess e steward
"La nostra cordata per Alitalia"
In corso contatti con imprenditori italiani e stranieri. E' la prima offerta
dopo la pubblicazione del bando di gara del commissario Fantozzi
di CLAUDIA FUSANI

Le quattro sigle sindacali Anpac, Up, Sdl e Avia che lanciano un\'offerta-proposta per Alitalia

ROMA - Piloti, hostess e steward di terra e di volo lanciano un'offerta per acquistare Alitalia. O meglio, ci provano: mettono "sul piatto" come dice il comandante Massimo Notaro (Up), "i 340 milioni del Tfr e parte dei nostri stipendi "; offrono se stessi e la loro professionalità come nucleo e garanzia di una nuova cordata "per cui sono in corso contatti sia con attuali azionisti Alitalia che con partner stranieri". Il tempo a disposizione è poco: "Dobbiamo confezionare la proposta entro mezzogiorno del 30 settembre, ne siamo consapevoli, ma potrebbe essere questa la soluzione" aggiunge Andrea Cavola (Sdl).

Ora che l'asta pubblica di vendita è di nuovo aperta, forse per la prima volta da agosto, spunta un'offerta. Un embrione di offerta, ma è pur sempre qualcosa di nuovo e di diverso riseptto al panorama di esclusiva in cui si è mossa in queste settimane la trattativa Alitalia che ha avuto come unico acquirente la cordata Cai.

Alle 10 di questa mattina il commissario straordinario di Alitalia Augusto Fantozzi ha pubblicato sul sito della compagnia il bando che invita "potenziali acquirenti a presentare manifestazioni di interesse al fine di avviare l'eventuale trattativa". A mezzogiorno è arrivata la prima offerta. Di cui Fantozzi era informato in anticipo visto che nel fine settimana sono stati numerosi gli incontri con le quattro sigle che raccolgono il 90 per cento dei piloti di Az e AirOne e l'80 per cento degli assistenti di volo.

L'offerta dei dipendenti Az. Ci stanno lavorando su da venerdì, all'indomani del ritiro di Cai. "Presenteremo un'offerta al commissario straordinario Fantozzi con la richiesta ad altri di accorparsi a noi" spiega Notaro (Up) parlando al tavolo dove siede con Fabio Berti (Anpac), Tomaselli (Sdl) e Divietri (Avia). Un'offerta "alternativa" di cui piloti e hostess si propongono come il nucleo centrale e si sta già allargando in queste ore a "soci italiani e partner stranieri". Berti si augura che "venga colta l'importanza della nostra decisione". Il fatto è che, insiste Notaro, "il progetto Cai è troppo piccolo, di conseguenza l'offerta è piccola; noi vogliamo dare vita a un progetto più grande in cui investiamo i nostri soldi per dimostrare quanto ci crediamo".

I soldi. I lavoratori sono disposti a investire Tfr (la liquidazione) e, se serve, anche parte degli stipendi. Sono 340 milioni, più o meno un terzo di quello che doveva essere il capitale iniziale di Cai (un miliardo di euro), un buon nocciolo duro per una nuova cordata. "Questo è quello che noi possiamo e vogliamo impegnare per supportare qualunque progetto
serio e credibile per il rilancio di Alitalia" aggiunge Berti rivolgendosi "a qualunque soggetto nazionale o estero disposto a rilanciare Alitalia".


Con quali soci? I contatti sono in corso, "a 360 gradi", dice Fabrizio Tomaselli (Sdl). E da quello che si capisce, non certo da questa mattina. Prima di annunciare una cordata alternativa, "abbiamo fatto una veloce verifica delle disponibilità". Ci sono contatti con "azionisti Alitalia che sono stati tenuti fuori e neppure interpellati per la cordata Cai" e con partner stranieri, "non solo Lufthansa", ma anche Air France, Emirati arabi. Il fatto è che "parecchi partner stranieri possono essere interessati ad Alitalia visto che è liberata dalla zavorra dei debiti".

I piloti azionisti. La proposta, per essere vera, dovrà fare e in fretta una serie di passaggi formali. "Abbiamo poco tempo è vero ma stiamo lavorando per mettere in piedi un'offerta più grande e più ampia rispetto a quella di Cai, così che il commissario non ci potrà dire di no" spiega Andrea Cavola (Sdl). La nostra idea, aggiunge Cavola, "non è quella di entrare nel cda di Alitalia o di come si chiamerà, non vogliamo guidare l'azienda, vogliamo però essere azionisti tanto quanto basta per avere elementi di controllo". Una sorta di "comitato di controllo sul modello Lufthansa" aggiunge Notaro "perchè chiunque venga sappia di poter contare non solo sulla nostra professionalità ma anche sul nostro senso di responsabilità". Insomma, una pax sociale e sindacale, nè scioperi nè agitazioni ma anzi passione, che farebbe gola ad ogni imprenditore.

"Il premier faccia un passo indietro". I prossimi e possibili futuri azionisti di Az chiedono al presidente Silvio Berlusconi di fare un passo indietro, "altrimenti è impossibile formalizzare ogni tipo di offerta". C'è un nodo politico da sciogliere "perchè - dice Divietri (Avia) - non si va in paradiso a dispetto dei santi". O meglio, "nessun partner straniero si farà avanti finchè il premier pone il vincolo dell'italianità della compagnia. Nessuno si farà avanti sapendo di fare un torto al capo del governo del paese in cui sta per fare un investimento". Liberare il campo, da tutti, vecchie offerte e vincoli di italianità. E dare il via a una vera gara pubblica. Come dice la legge. Ma come accade solo da oggi.
(22 settembre 2008)


Repubblica


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"Cinque anni fa la Puglia era conosciuta in Europa per inquinamento e criminalità. Oggi siamo una Regione-modello per il turismo, la cultura, la bellezza. Non abbiamo ceduto al ricatto delle imprese che volevano farci bere e respirare veleno per farci lavorare e abbiamo fatto comunque crescere l'economia. I pugliesi, oggi, sono orgogliosi di esserlo" - NICHI VENDOLA

"[...]però la tanto contestata Puglia ha dato tante soddisfazioni al suo capo: le escort a Palazzo Grazioli" - NICHI VENDOLA
22/09/2008 17:54

Re: Re: Re:
!absolut.ste!, 22/09/2008 17.42:




Piloti, hostess e steward
"La nostra cordata per Alitalia"
In corso contatti con imprenditori italiani e stranieri. E' la prima offerta
dopo la pubblicazione del bando di gara del commissario Fantozzi
di CLAUDIA FUSANI

Le quattro sigle sindacali Anpac, Up, Sdl e Avia che lanciano un\'offerta-proposta per Alitalia

ROMA - Piloti, hostess e steward di terra e di volo lanciano un'offerta per acquistare Alitalia. O meglio, ci provano: mettono "sul piatto" come dice il comandante Massimo Notaro (Up), "i 340 milioni del Tfr e parte dei nostri stipendi "; offrono se stessi e la loro professionalità come nucleo e garanzia di una nuova cordata "per cui sono in corso contatti sia con attuali azionisti Alitalia che con partner stranieri". Il tempo a disposizione è poco: "Dobbiamo confezionare la proposta entro mezzogiorno del 30 settembre, ne siamo consapevoli, ma potrebbe essere questa la soluzione" aggiunge Andrea Cavola (Sdl).

Ora che l'asta pubblica di vendita è di nuovo aperta, forse per la prima volta da agosto, spunta un'offerta. Un embrione di offerta, ma è pur sempre qualcosa di nuovo e di diverso riseptto al panorama di esclusiva in cui si è mossa in queste settimane la trattativa Alitalia che ha avuto come unico acquirente la cordata Cai.

Alle 10 di questa mattina il commissario straordinario di Alitalia Augusto Fantozzi ha pubblicato sul sito della compagnia il bando che invita "potenziali acquirenti a presentare manifestazioni di interesse al fine di avviare l'eventuale trattativa". A mezzogiorno è arrivata la prima offerta. Di cui Fantozzi era informato in anticipo visto che nel fine settimana sono stati numerosi gli incontri con le quattro sigle che raccolgono il 90 per cento dei piloti di Az e AirOne e l'80 per cento degli assistenti di volo.

L'offerta dei dipendenti Az. Ci stanno lavorando su da venerdì, all'indomani del ritiro di Cai. "Presenteremo un'offerta al commissario straordinario Fantozzi con la richiesta ad altri di accorparsi a noi" spiega Notaro (Up) parlando al tavolo dove siede con Fabio Berti (Anpac), Tomaselli (Sdl) e Divietri (Avia). Un'offerta "alternativa" di cui piloti e hostess si propongono come il nucleo centrale e si sta già allargando in queste ore a "soci italiani e partner stranieri". Berti si augura che "venga colta l'importanza della nostra decisione". Il fatto è che, insiste Notaro, "il progetto Cai è troppo piccolo, di conseguenza l'offerta è piccola; noi vogliamo dare vita a un progetto più grande in cui investiamo i nostri soldi per dimostrare quanto ci crediamo".

I soldi. I lavoratori sono disposti a investire Tfr (la liquidazione) e, se serve, anche parte degli stipendi. Sono 340 milioni, più o meno un terzo di quello che doveva essere il capitale iniziale di Cai (un miliardo di euro), un buon nocciolo duro per una nuova cordata. "Questo è quello che noi possiamo e vogliamo impegnare per supportare qualunque progetto
serio e credibile per il rilancio di Alitalia" aggiunge Berti rivolgendosi "a qualunque soggetto nazionale o estero disposto a rilanciare Alitalia".


Con quali soci? I contatti sono in corso, "a 360 gradi", dice Fabrizio Tomaselli (Sdl). E da quello che si capisce, non certo da questa mattina. Prima di annunciare una cordata alternativa, "abbiamo fatto una veloce verifica delle disponibilità". Ci sono contatti con "azionisti Alitalia che sono stati tenuti fuori e neppure interpellati per la cordata Cai" e con partner stranieri, "non solo Lufthansa", ma anche Air France, Emirati arabi. Il fatto è che "parecchi partner stranieri possono essere interessati ad Alitalia visto che è liberata dalla zavorra dei debiti".

I piloti azionisti. La proposta, per essere vera, dovrà fare e in fretta una serie di passaggi formali. "Abbiamo poco tempo è vero ma stiamo lavorando per mettere in piedi un'offerta più grande e più ampia rispetto a quella di Cai, così che il commissario non ci potrà dire di no" spiega Andrea Cavola (Sdl). La nostra idea, aggiunge Cavola, "non è quella di entrare nel cda di Alitalia o di come si chiamerà, non vogliamo guidare l'azienda, vogliamo però essere azionisti tanto quanto basta per avere elementi di controllo". Una sorta di "comitato di controllo sul modello Lufthansa" aggiunge Notaro "perchè chiunque venga sappia di poter contare non solo sulla nostra professionalità ma anche sul nostro senso di responsabilità". Insomma, una pax sociale e sindacale, nè scioperi nè agitazioni ma anzi passione, che farebbe gola ad ogni imprenditore.

"Il premier faccia un passo indietro". I prossimi e possibili futuri azionisti di Az chiedono al presidente Silvio Berlusconi di fare un passo indietro, "altrimenti è impossibile formalizzare ogni tipo di offerta". C'è un nodo politico da sciogliere "perchè - dice Divietri (Avia) - non si va in paradiso a dispetto dei santi". O meglio, "nessun partner straniero si farà avanti finchè il premier pone il vincolo dell'italianità della compagnia. Nessuno si farà avanti sapendo di fare un torto al capo del governo del paese in cui sta per fare un investimento". Liberare il campo, da tutti, vecchie offerte e vincoli di italianità. E dare il via a una vera gara pubblica. Come dice la legge. Ma come accade solo da oggi.
(22 settembre 2008)


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Staremo a vedere... mi sono vergognata per quelle scene, perché anche se uno è contento per qualcosa (e ancora devo capire cosa c'era da esserlo) almeno abbia il buon senso di non esultare davanti a tutta Italia, purtroppo non hanno dato una bella immagine di sé, credimi, ho conoscenti e parenti in cassa integrazione da anni e non sono affatto contenti [SM=x44464]

[Modificato da Nikki72 22/09/2008 17:54]
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22/09/2008 18:09

Siccome è una splendida notizia, sperando che sia definitiva, la ritirata dei 18 furbetti della Cai che volevano papparsi Alitalia a spese nostre e dei lavoratori è stata accolta dai nove decimi della stampa italiana come una rovinosa jattura.
S’è listato a lutto persino il Tg1 di Johnny Raiotta, che non prenderebbe posizione contro il governo nemmeno se ripristinasse il rogo («Il Consiglio dei ministri vara il nuovo pacchetto sicurezza per difendere i cittadini dalle streghe e dagli eretici ereditati dal precedente governo: soddisfazione nella maggioranza, possibilista l’opposizione»).

Infatti s’è schierato a favore del governo contro i dipendenti Alitalia che si oppongono allo scippo di stipendi e posti di lavoro per ingrassare i compari del Cainano, dunque il cosiddetto servizio pubblico li ha dipinti come figure «bizzarre» che «festeggiano mentre il Titanic affonda». E dire che di occasioni per schierarsi sul caso Alitalia, in questi mesi, Raiotta ne avrebbe avute parecchie. Poteva definire «bizzarro» il niet di Al Tappone all’Air France che, grazie a Prodi e Padoa-Schioppa, era pronta a comprarsi Alitalia con dentro tutti i debiti e i tre quarti degli attuali esuberi.

Poteva definire «bizzarro» il salvataggio dell’AirOne di Carlo Toto, il patriota dell’italianità che, fra il lusco e il brusco, regalava all’Alitalia, cioè a noi, il suo miliardo di italianissimi debiti.

Poteva definire «bizzarri» i conflitti d’interessi di Colaninno, Benetton, Marcegaglia, Gavio, Ligresti, Passera, Tronchetti
Dov’Era e compagnia volante.

Poteva definire «bizzarro» che il governo cambiasse tre leggi e abolisse l’antitrust per i porci comodi di lorsignori.

Poteva definire «bizzarra» la buonuscita di 8 milioni di euro donata al terz’ultimo presidente, Giancarlo Cimoli, nominato dal governo Berlusconi2.

Poteva definire «bizzarre» le accuse del governo e dei suoi house-organ alla terribile lobby dei piloti, colpevoli di tutto
, anche del buco dell’ozono, visto che un pilota Alitalia costa il 25-30% in meno di un collega di Air France, Lufthansa, British e Iberia e che comunque gli stipendi del personale viaggiante incidono pochissimo sulle spese d’esercizio.



Poteva definire «bizzarre» le accuse alla Cgil che, contrariamente a quel che si racconta, ha firmato l’accordo con la Cai per il personale di terra, ma non poteva farlo per i piloti visto che in maggioranza non aderiscono alla triade confederale.

Poteva definire «bizzarra» la latitanza dei politici i quali, dopo aver divorato Alitalia per 15 anni, hanno accuratamente evitato – Di Pietro a parte - di portare la loro solidarietà alle migliaia di lavoratori in ansia.

Poteva definire «bizzarra» la trattativa clandestina e parallela avviata dal solito Gianni Letta con Lufthansa (tanto più bizzarra in quanto Al Tappone aveva sempre parlato di «cordata italiana», mentre pare che Lufthansa sia leggerissimamente tedesca, comunque non più di quanto Air France fosse francese).


Poteva definire «bizzarra» la minaccia del Cainano ai sindacati di negare cassintegrazione e mobilità lunga ai dipendenti Alitalia in esubero se fosse stata respinta l’offerta dei suoi 18 amichetti, una sorta di estorsione con mezzi pubblici per fini privati.

Poteva definire «bizzarra» la rinuncia del governo e del commissario Fantozzi a cercare sul mercato acquirenti alternativi per una compagnia che - notava ieri Boeri su Repubblica - ne aveva trovato uno anche quand’era piena di debiti e non dovrebbe faticare a trovarne oggi che non ne ha più (perché li paghiamo noi).

Volendo poi esagerare, Johhny Raiotta e il suo tiggì potevano definire «bizzarra» la malagestione partitocratica dell’Alitalia negli ultimi 15 anni, facendo nomi e cognomi dei manager che l’hanno spolpata, ciascuno col suo sponsor politico in sovrimpressione.

E potevano definire «bizzarre» certe rotte aeree imposte alla compagnia di bandiera da ministri della prima e della seconda Repubblica, ansiosi di atterrare nel cortile di casa propria (il volo Treviso-Roma per far contento il dc Bernini, il volo Crotone-Roma perché l’Udc Tassone ci teneva tanto, il volo Albenga-Roma per recapitare a domicilio il ministro forzista Scajola).

Ma, come diceva Victor Hugo, c’è gente che pagherebbe per vendersi.

Figurarsi il partigiano Johnny, per giunta alla vigilia dell’annunciato ribaltone alla Rai e, si spera, anche al Tg1. Così ha buttato il cuore oltre l’ostacolo e ha definito «bizzarri» i lavoratori che osano financo difendere lo stipendio e il posto di lavoro. Come sempre, dalla parte dei più deboli.
22 Settembre 2008, Marco Travaglio per L'Unità

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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23/09/2008 07:18

a Travaglio prima o poi tagliano le p...e!

ma dice cose sacrosante!

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Un unica certezza: il dubbio!
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Ogni tesi basata su ipotesi false è anch'essa falsa!
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La coerenza è la virtù degli imbecilli!
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La coerenza dell'incoerenza è il motore della saggezza!
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23/09/2008 07:18

a Travaglio prima o poi tagliano le p...e!

ma dice cose sacrosante!

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PippyZzetta
23/09/2008 13:54

la cordata dei piloti mi lascia perplessa ma staremo a vedere. magari se diventano azionisti della propria società vengono un po' responsabilizzati, anche perchè che tutti i no derivino dal fatto che c'era sempre qualcuno a mettere le pezze sul culo è un dato ormai accertato [SM=x44465]


certo che prima di riguadagnare credibilità ci vorrà ancora mooooolto e mooooolto tempo [SM=x44464]
[Modificato da piperitapatty 23/09/2008 13:54]

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Re:
piperitapatty, 23/09/2008 13.54:

la cordata dei piloti mi lascia perplessa ma staremo a vedere. magari se diventano azionisti della propria società vengono un po' responsabilizzati, anche perchè che tutti i no derivino dal fatto che c'era sempre qualcuno a mettere le pezze sul culo è un dato ormai accertato [SM=x44465]


certo che prima di riguadagnare credibilità ci vorrà ancora mooooolto e mooooolto tempo [SM=x44464]




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Forattini
23/09/2008 17:55

Re: Re: Re: Re:
Nikki72, 22/09/2008 17.54:




Staremo a vedere... mi sono vergognata per quelle scene, perché anche se uno è contento per qualcosa (e ancora devo capire cosa c'era da esserlo) almeno abbia il buon senso di non esultare davanti a tutta Italia, purtroppo non hanno dato una bella immagine di sé, credimi, ho conoscenti e parenti in cassa integrazione da anni e non sono affatto contenti [SM=x44464]





forse perchè stanno bene (economicamente dove sono) ... fai un po' una cassa integrazione all'80% di 2500€/mese da precaria hostess (e immagina un pilota quanto prende) ...

leggiamo insieme

I precari contro l’hostess Maruska: «Ci andiamo noi per quei 2500 euro»
di Paolo BracaliniVota1 2 3 4 5 Risultato Strumenti utili Carattere Salva l'articolo Invia a un amico Stampa Rss Commenti Condividi la tua opinione con gli altri lettori de ilGiornale.it

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aiuto da Milano

Con l’intervista al Corriere della bella Maruska, assistente di volo Alitalia da 2500 euro al mese per 3 ore al giorno di lavoro, l’hostess precario è diventato uno dei mestieri più ambiti in Italia. Basta chiedere ai precari normali, che quella somma la mettono insieme in tre mesi, per ottenere un quadro ben più triste di quello della pasionaria di Fiumicino. Per esempio, gli insegnanti: «Ho letto quell’articolo, mi è sembrato pazzesco, se vuole facciamo subito a cambio».
Paola C. 35 anni, insegna lettere in una scuola media in provincia di Varese -. «Quella hostess ha uno stipendio altissimo, e poi so che hanno un sacco di ferie. Io lavoro a scuola come precaria da 8 anni, ci chiamano il 15 settembre e ci licenziano quando finisce la scuola, cioè lavoriamo solo 9 mesi e dobbiamo essere immediatamente a disposizione quando ci chiamano, sennò ciao. Il tutto per 650 euro al mese, per 6 ore di lavoro al giorno in media».
Anche a un precario di call center (che come gli altri da noi interpellati preferisce mantenere segreto il cognome) la storia di Maruska non ispira troppa solidarietà: «Accidenti, ma cosa ha da lamentarsi?» sbotta Christian F, 31 anni, operatore call center in una nota società di sondaggi milanese -. Lavoro 8 ore al giorno, spesso anche il sabato e la domenica. Faccio almeno 80 telefonate al giorno, abbiamo 30 minuti contati di pausa per mangiare e controllano se andiamo in bagno più di una volta al giorno. Il mio è un lavoro faticoso, non quello della hostess Alitalia. E a me danno 1000 euro al mese, al massimo 1050. Sono 4 anni che faccio questa vita. In più non c’è nessuna speranza di essere assunti».
Cambi settore ma le considerazioni dei precari sono le stesse. Anche le grandi società, come la multinazionale della comunicazione di Milano in cui lavora Gianandrea R., 32 anni, prevedono un trattamento molto lontano da quello Alitalia. «Quei soldi non li vedo nemmeno col binocolo, forse glieli danno perché è rischioso volare, altrimenti non me lo spiego. Comunque lamentarsi mi sembra assurdo. Ho cominciato qui come stagista, poi come precario. Lo stipendio? All’inizio prendevo 400 euro al mese, poi sono riuscito ad arrivare a 800. Ora siamo sui 900 euro, e lavoro almeno 8 ore al giorno».
Un altro laureato che a quelle condizioni si imbarcherebbe domattina per un Milano-New York come steward è Lorenzo V., 36 anni, addetto alle vendite in una società di servizi milanese. «La precarietà è data dal rapporto sfavorevole tra stipendio e garanzie. Se lo stipendio è alto, come quello di quella hostess, allora secondo me anche se non ha un rapporto indeterminato non va considerata una vera precaria. Io sarei contento se guadagnassi la metà di lei. Sono laureato, ho fatto un master, lavoro 8 ore al giorno e a fine mese porto a casa 1000 euro, 1100 euro se ci metto i bonus. E come me la maggior parte dei miei colleghi». Il precario M.D., 46 anni, lavora da 20 anni in Rai e l’assunzione ormai la vedrà come molti altri, per vie legali. «Guadagno 1200 euro al mese, come gli altri programmisti registi che in Rai fanno di tutto, dagli autori ai giornalisti, per quella miseria di stipendio. I 2500 euro della hostess? Mica male...».

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ALICAOS

– FERMI TUTTI! MESSAGGIO DI INTERESSE DA AIR FRANCE-KLM
– È STATO CONSEGNATO QUESTA SERA A LETTA DA MENGOZZI, CONSULENTE DELLA COMPAGNIA FRANCO-OLANDESE [SM=x44466]

(ADN-KRONOS)… 24 Settembre 2008

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Re:
Etrusco, 24/09/2008 19.16:

ALICAOS

– FERMI TUTTI! MESSAGGIO DI INTERESSE DA AIR FRANCE-KLM
– È STATO CONSEGNATO QUESTA SERA A LETTA DA MENGOZZI, CONSULENTE DELLA COMPAGNIA FRANCO-OLANDESE [SM=x44466]

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Non gliela faccio più -.-

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"Cinque anni fa la Puglia era conosciuta in Europa per inquinamento e criminalità. Oggi siamo una Regione-modello per il turismo, la cultura, la bellezza. Non abbiamo ceduto al ricatto delle imprese che volevano farci bere e respirare veleno per farci lavorare e abbiamo fatto comunque crescere l'economia. I pugliesi, oggi, sono orgogliosi di esserlo" - NICHI VENDOLA

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24/09/2008 22:02

Re: Re:
!absolut.ste!, 24/09/2008 19.31:




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(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




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24/09/2008 22:13


E nel frattempo ci prendono allegramente per il [SM=x44507]


(AGI) - Caracas, 23 set. - Alitalia interessa alla compagnia aerea venezuelana Aserca Airlines, che ha preannunciato una propria offerta per acquistare "in tutto o in parte" gli asset del vettore italiano: l'intenzione della societa' sud-americana e' stata resa nota dal suo direttore generale, Hugo Santoro, attraverso un comunicato. "Abbiamo intenzione di concorrere alla trattativa privata per la cessione di tutti o di parte dei complessi aziendali o delle attivita' produttive del gruppo di societa' Alitalia", scrive Santoro, il quale si dice "certo" della possibilita' che la sua azienda "risolva buona parte dei problemi che colpiscono in questo momento Alitalia e tutti i suoi lavoratori". Il direttore generale di Aserca, che nella nota aggiunge di contare sull'aiuto del "governo socialista" di Caracas, afferma che "nei prossimi giorni faremo avere al commissario straordinario (Augusto Fantozzi; ndr) i dettagli del nostro progetto, come da lui richiesto, certi di essere in grado di risollevare il nome di Alitalia nel mondo, anche con l'appoggio morale", sottolinea infine Santoro, "della numerosissima comunita' italiana presente nel nostro Paese".



La bufala venezuelana: Aserca Airlines smentisce interesse
ROMA (24 settembre) - Non è la prima volta che spunta un fantomatico compratore per Alitalia. Ieri è stato il turno di una società Venezuelana Aserca Airlines, che però oggi ha smentito di essere interessata. Non solo il manager che martedì aveva firmato una nota in cui manifestava interesse per la compagnia italiana non lavora nemmeno
per la società venezuelana. Lo riferisce l'Afp, dopo che in un comunicato diffuso martedì il sedicente direttore generale di Aserca, Hugo Santoro, affermava che la compagnia era intenzionata a presentare un'offerta.
«Il comunicato non è partito da qui e non abbiamo alcuna idea di come sia stato distribuito», ha detto un portavoce di Aserca Airlines all'Afp, precisando inoltre che Santoro non lavora per la compagnia.



Bruxelles, 23 set. (Apcom) - Anche il Pd o almeno una buona parte di esso ha interesse a che l'Alitalia sia venduta alla cordata Cai. Lo sostiene il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero. Secondo il leader del Prc, invece, "il Governo dovrebbe mettere Alitalia in condizioni di poter valutare tutte le proposte che possono arrivare, compresa quella del presidente venezuelano Chavez".


[SM=x44457] [SM=x44457] [SM=x44457] [SM=x44457] [SM=x44457]









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Re: Re:
!absolut.ste!, 24/09/2008 19.31:




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25/09/2008 00:25

Re:
Etrusco, 25/09/2008 0.05:





[SM=x44457] [SM=x44457] [SM=x44457] [SM=x44457] [SM=x44457]
bellissima questa [SM=x44457] [SM=x44457] [SM=x44457]

mitico giannelli [SM=x44452]

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