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Mamma li russi!

Ultimo Aggiornamento: 21/07/2008 21:41
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31/03/2008 19:30

I miliardari russi stanno comprando tutta l'Italia
MAMMA LI RUSSI
- DAGLI ALBERGHI ALLE VILLE, DALLE ACCIAIERIE ALLE AZIENDE DI ENERGIA, I “MILIARDARI DI PUTIN” ACCHIAPPANO TUTTO
- LA MAPPA DEGLI ACQUISTI IN ITALIA A SUON DI “PETRORUBLI”…



Evgeny Utkin per “Panorama”



Due secoli fa il generale Suvoroff con la sua armata valicò le Alpi entrando in Italia.
Adesso i russi, muniti di petrorubli, fanno passi più lunghi del loro predecessore.

Sbarcano, scelgono le cose belle, comprano. Non importa se si tratta di gioielli Bulgari da 3 milioni di euro o di una villa storica da 20 milioni, oppure di un’azienda famosa in difficoltà.

L’Italia, che cresce meno di altri paesi europei, sta guardando con invidia certi investitori stranieri. È costretta a vendere pezzi di patrimonio, pubblici o privati, non solo l’Alitalia. Svariate società italiane hanno affisso il cartello «Vendesi», in attesa dell’offerta più vantaggiosa. E chi adesso ha più soldi? L’americano? Il giapponese? La risposta si trova sul quindicinale americano Forbes, secondo il quale quest’anno Mosca ha superato New York per numero di miliardari.

La crescita vertiginosa del prezzo del petrolio, oltre il quintuplo in pochi anni, ha colmato le riserve dello stato russo e anche le tasche di qualche fortunato. La Russia ha pagato tutti i debiti internazionali e ha creato fondi sovrani che investono all’estero. Considerata la somma, più di 100 miliardi di dollari, si prevede un boom di acquisti, una sorta di tsunami rispetto al quale tutti gli investimenti diretti russi nelle aziende italiane sono finora solo una piccola onda.

Onda che ha toccato anzitutto l’acciaio. Nel 2004 la congiuntura mondiale era sfavorevole per le imprese italiane del settore: il prodotto finale costava relativamente poco, mentre la materia prima era diventata cara. Le acciaierie italiane hanno cercato di superare la crisi e la soluzione è apparsa nelle vesti di un imprenditore russo. Così nel febbraio 2005 la Severstal di Alexey Mordashev ha comprato per 430 milioni di euro il 62 per cento della Lucchini (in seguito per altri 61 milioni si è accaparrata un altro 7,9 per cento).

Pochi mesi dopo, nell’agosto 2005, l’Evraz Group di Alexander Abramov si è aggiudicata la maggioranza della Palini e Bertoli, specializzata in lamiere in acciaio di alta qualità, per circa 93 milioni di euro (il restante 25 per cento l’ha acquistato per 76 milioni nell’autunno scorso). Questi acquisti hanno avuto risultati positivi: le società si sono rafforzate evitando il fallimento e licenziamenti in massa, i russi hanno avuto accesso al mercato europeo guadagnando parecchio.

La caccia è proseguita nel settore dell’alluminio, con il gruppo Rusal di Oleg Deripaska diventato proprietario dell’Eurallumina per 312 milioni. L’impianto, che si trova a Portoscuso (Cagliari) e produce ossido di alluminio, dopo la fusione tra le società russe Rusal e Sual e della svizzera Glencore ora fa parte dell’United Company Rusal, leader mondiale dell’alluminio. Nell’elettronica è stata la Afk Sistema di Vladimir Evtushenkov a fare acquisti, comprando il 51 per cento della Finmek, società che aveva problemi gia dal 2000 ed era stata dichiarata insolvente (con un buco di quasi 1 miliardo) nel maggio 2004.

Oltre a qualche investimento nelle aziende agricole, i russi hanno dimostrato un deciso interesse per l’energia.
Viktor Vekselberg, che l’anno scorso ha dichiarato di volere investire «più di 1 miliardo nelle fonti rinnovabili in Italia» e ha già comprato la bresciana Energetic Source (prezzo ignoto, ma si stima intorno ai 100 milioni di euro) sta puntando su altre società del settore. Gli 8 milioni pagati per il controllo (51 per cento) della nuova darsena di Rimini sono stati per Vekselberg un piccolo assaggio.



Sempre in campo energetico non bisogna dimenticare che l’anno scorso i russi avevano permesso al tandem Eni-Enel di comprare gli asset appetitosi dell’ex Yukos in Siberia, adesso la Gazprom aspetta un gesto di cortesia da parte dei colossi italiani.
Ma una o due centrali possono placare la grande ingordigia del gigante russo del gas?

Accanto alle aziende vanno a ruba gli immobili di prestigio. Al punto che per settimane è circolata voce che la villa Le Fontanelle sul Lago di Como, che Gianni Versace aveva arredato con la sontuosità di un museo, fosse stata venduta, per 33 milioni di euro, al magnate Arkady Novikin (alla Versace negano). Sta di fatto che chi è interessato ad acquistare una seconda casa in località rinomate ed eleganti resta colpito dall’aumento dei prezzi, attribuito proprio ai nuovi acquirenti russi. Contenti sono solo quelli che hanno qualcosa da vendere e, ovviamente, gli agenti immobiliari.

In realtà il riccone russo non si è rivelato un pollo facile da spennare, come pensavano alcuni anni fa molti immobiliaristi italiani. Quando compra, lo fa con cognizione di causa, confronta i prezzi, avanza richieste, spesso non facili da soddisfare, ha una concezione particolare degli spazi architettonici e non si accontenta di una casetta vicino al mare. I ricchi russi, si sa, sono abituati a spazi enormi, nei dintorni di Mosca si sono fatti costruire dacie che paiono manieri risorgimentali.

Le mete preferite rimangono la Costa Smeralda, le località della Liguria, della Toscana e i laghi lombardi. Spiega l’avvocato Michele De Meo, titolare dello studio legale De Meo & Associati, specializzato nei rapporti con la Russia: «I prezzi degli immobili di pregio sono molto alti, ma i russi se sono convinti comprano. È ovvio, non a qualsiasi prezzo, ma disponendo di grande liquidità hanno un margine di trattativa molto ampio. Sulla stampa queste operazioni vengono descritte come losche. Però a me è capitato sempre di trattare con persone colte e corrette, certo non grossolane. Trattativa, transazione bancaria, conclusione. Così ho venduto la Villa Merloni a un russo» conclude, omettendo nome e cifre. Sulla stampa russa viene indicato come proprietario Alisher Usmanov, magnate delle materie prime, con la somma di 35 milioni di euro per la casa in Costa Smeralda.

Così Usmanov avrebbe superato il re della vodka Rustam Tariko, che ha comprato tre ville a Punta Volpe, compresa la Minerva appartenuta a Veronica Lario. Nella lista degli acquirenti in Costa Smeralda si dice ci siano quasi tutti gli uomini più facoltosi di Russia, dal neocampione di ricchezza, il magnate dell’alluminio Oleg Deripaska, al presidente della Alfa-bank Piotr Oven. Si vocifera perfino che dopo le vacanze da Silvio Berlusconi le figlie di Vladimir Putin abbiano chiesto al padre di comprar loro un appartamento a Porto Cervo, e che lo stesso Putin avrebbe acquistato una villa di 1.200 metri quadrati pagandola circa 10 milioni di euro, ma intestandola a un’altra persona: averne la conferma da parte degli agenti immobiliari sardi è impossibile.

Vicino a Paolo e Maria Antonietta Berlusconi ha acquistato due ville un altro russo, senza nome per gli agenti immobiliari, ma per la stampa locale si tratterebbe di Vyacheslav Kantor, presidente del colosso dei fertilizzanti Akron, che avrebbe speso 23 e 19 milioni di euro.
Il parroco di Porto Cervo dice che ormai il russo sta diventando la seconda lingua ufficiale della località turistica.
Quest’anno ha dovuto celebrare due Natali, prima quello cattolico e poi quello ortodosso. Ma non si lamenta, la zona diventa un posto ecumenico.

Il proprietario del Chelsea, Roman Abramovich, anche se trascorre spesso periodi in Sardegna, ha preferito comprare una casa di 18 stanze a Sabaudia per 24 milioni di dollari e un’altra, Villa Bover (da Michael Schumacher), a Desenzano del Garda per 8 milioni di euro. Voleva comprare anche l’albergo Villa Feltrinelli, nei pressi di Salò sul Lago di Garda, ma l’ha battuto Viktor Vekselberg con un’offerta di 40 milioni di euro. Ci sono poi parecchi russi che soggiornano nelle ville storiche sui laghi. E adesso si parla delle più esclusive e sontuose di Cernobbio, da Villa d’Este a Bellinzaghi e Allamel.


Dagospia 31 Marzo 2008

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Articolo di Panorama
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RUSSI CHE LUSSI
– CHI CE L’HA PIÙ LUNGO TRA ABRAMOVICH E MELNICHENKO? PER QUATTRO METRI VINCE IL BOSS DELLA PIÙ IMPORTANTE BANCA D’AFFARI DI MOSCA
– UN MEGAYACHT CHE PARE UNA NAVE DA GUERRA NAZISTA…


Francesco Moscatelli per “La Stampa”



Il mega yacht del magnate russo Andrey Melnichenko

Foto da La Stampa

Quattro metri. Sembrano nulla rispetto a una barca che complessivamente ne misura 122. Ma sono più che sufficienti per superare in lunghezza il Pelorus, il più imponente fra i tre yacht di Roman Abramovich, l’oligarca degli oligarchi.

Avere una moglie con un passato da miss Jugoslavia
e possedere la Mdm, la più importante banca d’affari russa,
oltre a una sfilza di società che fanno affari in qualunque angolo del globo,
evidententemente non gli bastava più. Andrey Melnichenko, 35 anni, numero 172 nella classifica dei più ricchi del pianeta
compilata da Forbes, questa volta ha deciso di fare sul serio. E per sfidare Abramovich e gli altri miliardari russi nella corsa, se non al prestigio, almeno al lusso sfrenato, ha investito 200 milioni di dollari in una barca da capogiro. L’ha battezzata «A», in omaggio alla moglie Aleksandra, ma il nome minimalista non deve trarre in inganno. È un vero e proprio cinque stelle del mare, con un sistema difensivo degno di una portaerei. La linea aggressiva, scarabocchiata su un foglio da Philippe Starck e tradotta in realtà dai cantieri di Blohm and Voss, ricorda molto da vicino il profilo della Bismarck, la nave da battaglia che fu l’orgoglio della flotta nazista durante la Seconda Guerra Mondiale.

«La velocità di crociera è di venticinque nodi - spiega un portavoce di Melnichenko - E viaggia senza creare il minimo moto ondoso». Anche le paratie in argento, che a prima vista potrebbero avere un non so che di poetico, sono in realtà un sofisticato sistema antipirateria. Casomai qualche disgraziato bucaniere, non abbastanza intimorito dall’esercito di bodyguard, dall’allarme satellitare, e dal sistema di telecamere a circuito chiuso, provasse a disturbare una crociera. Altro dettaglio tecnico da non sottovalutare è la prua, munita di rompighiaccio per le traversate polari.

Quanto al comfort, Melnichenko non si è fatto mancare veramente nulla. A cominciare dal serbatoio che ha un’autonomia di 6500 miglia nautiche. Per capirci: permette di farsi Londra-Cape Town senza la scocciatura di fermarsi a fare gasolio. Inoltre una super-piattaforma consente al suo elicottero privato di decollare e atterrare a bordo, anche in pieno Oceano Atlantico, casomai qualche impegno di lavoro lo costringesse a ritardare la partenza. O peggio, a dover mollare gli amici durante il week end. Un’evenienza che avrebbe il sapore della beffa. Possibile che il legittimo proprietario non possa godersi in santa pace le tre piscine della nave, decappottabili a seconda delle condizioni atmosferiche e programmabili con l’effetto onda? Per non parlare del garage per i motoscafi e le moto d’acqua, che all’occorrenza si trasforma in discoteca-acquario.



A mantenere tutto in perfetta efficienza ci pensano i 37 uomini dell’equipaggio, che vivono a bordo e che si occupano di tutti i dettagli: dalla pulizia delle 6 cabine, in cui la coppia può ospitare fino a 15 amici e familiari, ai locali destinati ai più stretti collaboratori di Melnichenko. Ebbene sì, a un vero oligarca può capitare di lavorare anche dallo yacht. Anche se, terminata la riunione del pomeriggio, può riposarsi in tutta tranquillità sul letto matrimoniale girevole, che consente di godersi il tramonto sorseggiando un Daiquiri, qualunque sia la rotta prescelta. Una specie di girasole elettronico. «È lo yacht più straordinario varato negli ultimi tempi» assicura David Pelly di Boat International, la rivista conosciuta con il soprannome di «Bibbia mondiale dei superyacht». Più che un giocattolino, per Melnichenko, abituato a concedersi piaceri molto più effimeri.


Aleksandra

Per il suo matrimonio con la bella Aleksandra, nel 2005, staccò un assegno da un milione e mezzo di dollari nelle mani di Christina Aguilera, ben contenta di esibirsi per gli invitati. Una goccia nel mare di dollari spesi per organizzare la cerimonia: 35 o su di lì. Smontare mattone per mattone una graziosa chiesetta ortodossa delle campagne moscovite, e rimontarla come fosse fatta di Lego in un giardino della Costa Azzurra, ha i suoi costi, è ovvio. Ma evidentemente Melnichenko non ha di questi problemi. Tant’è che l’anno scorso ha fatto un’altra sorpresina alla moglie, in occasione della festa per il suo trentesimo compleanno. Come per magia dalla torta è sbucata Jennifer Lopez, pagata la bellezza di 500 mila dollari per intrattenere la mogliettina durante la serata. Una consolazione per i comuni mortali: anche i super ricchi, una volta o l’altra, si annoiano.

Certo, con il nuovo mega yacht sarà più difficile. Almeno a giudicare dalle facce ammutolite che, la settimana scorsa, hanno salutato la sua prima uscita pubblica a Kristiansand, in Norvegia. Andrey e Aleksandra si sono spinti fin lì per prendere possesso di un accessorio che non poteva mancare all’arredamento della barca. L’ennesima diavoleria tecnologica? No. Tre tele di Monet. Chi l’ha detto che gli oligarchi non hanno gusto. E le coincidenze vogliono che qualche giorno prima, a Londra, nella casa d’aste Christies, sia stato venduto a un anonimo compratore il celebre «Stagno delle ninfee» del pittore impressionista. Il costo, 50 milioni di euro, lascia veramente poco spazio ai dubbi.

Ma basterà, tutto questo, per impensierire uno come Abramovich, che quando vuole togliersi uno sfizio si compra il Chelsea Football club? Probabilmente no. Anche se, a onor di cronaca, non si può dimenticare che in un cantiere navale di Amburgo stanno lavorando alacremente per costruire in tempi record la sua nuova superbarca. La lunghezza? 186 metri. Melnichenko, per godersi il suo letto a girasole, ha a disposizione solo quest’estate. Lo yacht di Abramovich ha un nome minaccioso: «Eclisse».


Francesco Moscatelli per “La Stampa” 21 Luglio 2008

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