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Si tinge di giallo il ritrovamento dei Bronzi di Riace

Ultimo Aggiornamento: 25/07/2008 21:17
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Giuseppe Bragò, “Facce di bronzo”
FACCE DA BRONZI (DI RIACE)
– GIALLO SULLA VERSIONE UFFICIALE DEL RITROVAMENTO DELLE DUE SCULTURE – FU AVVISTATO “UN GRUPPO DI STATUE” (OLTRE A SCUDI, ELMI E LANCE) E DESCRITTA UNA MAI RECUPERATA…



Filippo Marra Cutrupi per “Panorama”



I Bronzi di Riace

Si tinge di giallo il ritrovamento dei Bronzi di Riace, le due celebri figure del V secolo a.C. di provenienza greca o magnogreca.
Un libro di Giuseppe Bragò, “Facce di bronzo”, appena pubblicato, racconta numerosi episodi inediti avvenuti nel periodo del ritrovamento delle due statue oggi esposte nel Museo internazionale della Magna Graecia di Reggio Calabria.

Bragò punta il dito contro Stefano Mariottini, il sub che nel 1972 ritrovò le due statue, e contro la sovrintendenza delle belle arti di Reggio Calabria. Secondo lui, alcuni reperti avvistati non sarebbero poi riemersi. «Stefano Mariottini» afferma Bragò «scrive ufficialmente di “un gruppo di statue” e si sofferma con precisione a descriverle. Ma alla fine di statue ne vengono a galla solo due».

Il sub che ritrovò i bronzi, nel suo dettagliato racconto al sovrintendente di allora, descrisse così il materiale sott’acqua: «Le statue si presentano prive d’incrostazioni evidenti». La statua denominata A al momento del recupero si rivelò simile a un monolite, per la diffusa presenza di concrezioni marine. Ipotesi: forse il sub non si riferiva a quella figura?

Mariottini tracciò con dovizia di particolari i tratti somatici della statua denominata B. Sempre stando ai rapporti, aggiunse: la statua A «ha una gamba sopravanzante e braccia aperte». Bragò ritiene che la statua descritta da Mariottini non sia nessuna delle due esposte al Museo della Magna Grecia. Aggiunge: «Se uno racconta di aver trovato un gruppo di statue, significa che ne ha notate più di due. In caso contrario, avrebbe scritto una coppia». E poi, polemicamente: «Se io dessi del ladro a qualcuno, mi querelerebbe. Perché Stefano Mariottini, Elena Lattanzi, Pietro Giovanni Guzzo e Maria Teresa Iannelli (tutti appartenenti alla sovrintendenza o artefici del ritrovamento, ndr) non lo hanno fatto nei miei confronti?».



Tutto questi ragionamenti sono finiti in una denuncia presentata prima all’ex ministro per i Beni culturali Francesco Rutelli e poi al comandante del nucleo dei carabinieri per la tutela del patrimonio artistico di Cosenza. I militari, guidati dal capitano Raffaele Giovinazzo, hanno svolto indagini, raccolto testimonianze e documenti, trasmettendo infine tutto alla procura della Repubblica di Locri, competente per territorio.

Bragò arriva a parlare di «strane manovre» in acqua di Mariottini con altre persone la sera del 16 agosto 1972 (un giorno prima della denuncia ufficiale del ritrovamento). All’ipotesi di una terza statua Bragò aggiunge quella di una foto inedita che mostrerebbe una statua diversa da quelle note.
Mariottini, interpellato da Panorama, ha preferito non commentare.

Il numero dei bronzi, in ogni caso, non è la sola questione. Nei verbali che raccolgono il racconto di Mariottini su cosa il sub vide sott’acqua si descriverebbe uno scudo che non tornò in superficie. Nel verbale di Pietro Giovanni Guzzo (oggi soprintendente di Pompei e Napoli, all’epoca ispettore a disposizione di Giuseppe Foti, soprintendente di Reggio Calabria) datato 19 agosto 1972 dello scudo comunque non c’è traccia. Nello stesso verbale Guzzo però descrive due elmi, mai ritrovati.

Bragò ha suggerito ai carabinieri il nome di una persona che all’epoca casualmente avrebbe visto trafugare uno scudo e una lancia.
Inoltre sostiene di avere bobine registrate con la voce di un uomo che nel 1981 sosteneva di essere stato il mediatore con emissari di un grande museo americano interessati a reperti archeologici venuti in possesso di alcuni pescatori. Se fosse vero, diventerebbe più di una voce l’idea che alcuni reperti archeologici legati ai Bronzi di Riace abbiano preso la via dell’America.


Dagospia 25 Luglio 2008

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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