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Riforma Gelmini: tagli e critiche

Ultimo Aggiornamento: 24/09/2011 21:42
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08/10/2008 11:45

Sarà davvero utile alla pubblica istruzione?

Come mai gli addetti ai lavori sembrano tutti contro la Gelmini? [SM=x44473]


SCUOLA & GIOVANI

Il ministro Vito sul pacchetto Gelmini: "E' urgente e scade il 31 ottobre"
Nel provvedimento il taglio degli insegnanti, il maestro unico e il ritorno ai voti
Su maestri e voto in condotta
il governo chiede la sesta fiducia
L'opposizione insorge: "Si viola la Costituzione". Veltroni: "Solo tagli per 8 mld"
Gli universitari occupano gli atenei di pisa e Firenze. Sindacati verso lo sciopero generale

di CLAUDIA FUSANI

Fonte: La Repubblica




LA SCHEDA
Tutte le novità del decreto Gelmini

Ecco cosa cambierà quando il provvedimento del ministro dell'Istruzione sarà diventato legge

Ecco le principali novità previste dal decreto Gelmini e relative in particolare alla scuola elementare

MAESTRO UNICO: Abolizione del team di insegnanti alle elementari al posto di un unico docente. A partire dal prossimo anno scolastico nelle prime classi delle elementari sarà reintrodotto il maestro unico al posto dei tre docenti per due classi. Il decreto prevede che le ore del tempo pieno saranno coperte dallo stesso maestro unico, che dovrebbe lavorare un maggior numero di ore. Il decreto prevede che per le ore di insegnamento aggiuntive, rispetto all'orario d'obbligo, si possa attingere per il 2009 dalle casse delle singole scuole.

GRADUATORIE: Per l'immissione in ruolo dei docenti, le graduatorie per le scuole elementari saranno su base provinciale (come ha chiesto la Lega) e non su base nazionale.

RITORNO AI VOTI DECIMALI: Un altro ritorno, ossia quello del voto in pagella alle elementari e alle medie. Nella primaria il voto decimale sarà affiancato da un giudizio, nella scuola media invece saranno previsti soltanto voti decimali. Nessun pericolo bocciatura per i bambini delle elementari e delle medie con una sola insufficienza. Il testo prevede infatti che nella primaria si arriverà alla bocciatura «solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione, con decisione assunta all'unanimità dai docenti», mentre alla secondaria di I grado dovrà essere d'accordo la maggioranza dei professori.

RITORNO DEL VOTO IN CONDOTTA: Torna il voto in condotta, perchè come ha spiegato ieri il ministro Gelmini «è urgente rispondere al fenomeno del bullismo». Il decreto prevede la valutazione della condotta che sarà determinante per il giudizio finale dell'alunno: con il «5» in pagella, si può correre il rsichio della bocciatura.

LIBRI DI TESTO: Contro il «caro libri» il decreto prevede che i testi scolastici adottati durino almeno cinque anni nella scuola elementare e sei nella scuola media e superiore (salvo appendici di aggiornamento eventualmente necessarie).

EDUCAZIONE CIVICA: Ritorna nelle aule lo studio dell'educazione civica: «Cittadinanza e Costituzione».

EDILIZIA SCOLASTICA: Come annunciato dal ministro Gelmini nei giorni scorsi sono previste risorse destinate al finanziamento di interventi per l'edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli istituti scolastici, impianti e strutture sportive. Nell'articolo 7 bis è previsto che per la messa in sicurezza degli edifici scolastici sia assegnato un importo non inferiore al 5 per cento delle risorse periodicamente assegnate per il finanziamento del programma delle infrastrutture strategiche.

SSIS: Gli studenti che frequentano il nono ciclo della Ssis, la scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario, e attualmente esclusi saranno rimessi in graduatoria in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti.


07 ottobre 2008
www.corriere.it/politica/08_ottobre_07/scheda_decreto_gelmini_4ef7adae-94a3-11dd-a0d8-00144f02aa...

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08/10/2008 11:58

ROMA - E alle ore 19 e 5 minuti arriva il voto di fiducia numero 6 in meno di quattro mesi di vita della XVI legislatura. Che pure è quella con la maggioranza più ampia nell'era della Seconda repubblica. La chiede in un'aula di Montecitorio semideserta il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito precisando che la richiesta nasce "solo da fatti tecnici, dalla mancanza di tempi certi nel dibattito che può diventare in fretta ostruzionismo dell'opposizione e non certo da divisioni all'interno della maggioranza".

La sesta fiducia. Il governo ha fretta. Il pacchetto scuola del ministro Mariastella Gelmini - dal maestro unico alla non sostituzione di circa 150 mila insegnanti in tre anni passando per i ritorni al grembiule e al voto in condotta - scade il 31 ottobre. E con l'aria che tira, anche oggi davanti a Montecitorio centinaia di insegnanti hanno protestato alzando manifesti-santino al ministro Gelmini "Santa ignoranza", esistono scarse possibilità che il decreto possa attraversare in tempo utile la discussione in commissione e nell'aula di Camera e Senato.

Fiducia, quindi, come così spesso è accaduto nella storia seppure breve di questa legislatura: così andò per l'Ici, per il pacchetto sicurezza con la norma sui processi, e per la Finanziaria.

Mal di pancia nella maggioranza.
Non c'è dubbio che il pacchetto Gelmini abbia creato non pochi mal di pancia nella maggioranza, tra i banchi della Lega soprattutto.
Bossi ci ha messo del suo per complicare la vita al ministro, prima dicendo che il maestro unico "rovina i bambini", poi aggiungendo che "gli insegnanti del sud abbassano la media". Malumori che il governo oggi ha subito provveduto a smentire in aula ma che si sono materializzati anche nel pomeriggio.

Il Carroccio deve ingoiare un rospo.
La richiesta di fiducia doveva arrivare nel primo pomeriggio, in apertura dei lavori dell'aula. Invece è slittata ora dopo ora fino alle sette di sera. Per due motivi. Il testo del maxi-emendamento, sostitutivo del decreto, è stato sottoposto all'attenzione del presidente Fini che doveva valutarne la compatibilità. Solo che il governo si era "dimenticato" di allegare la relazione tecnica con la valutazione relativa alla copertura economica. Ed è stato necessario un passaggio in più - che non ha soddisfatto l'opposizione - in Commissione Bilancio.
Il secondo motivo si chiama Lega:
nel testo del maxiemendamento infatti è rispuntato il fatto che la graduatoria degli insegnanti non sarà, come richiesto dal Carroccio, su base regionale ma su base nazionale.
Significa che un maestro di Messina potrà ancora andare ad insegnare a Varese.
Vedremo se la cosa lascerà strascichi nella maggioranza. Di sicuro oggi ha rallentato di un paio d'ore la richiesta di fiducia. Che sarà quindi votata a partire dalle 19.05 di martedì. Dopo 24 ore, secondo regolamento.

Gelmini: "L'urgenza c'è e fiducia necessaria". L'ennesima fiducia chiesta dal governo Berlusconi conferma le denunce delle opposizioni, dal Pd all'Udc passando per l'Idv, che accusano il governo di svuotare il Parlamento di quelle che sono le funzioni di confronto e dibattito, di umiliarlo e di attentare così al significato stesso della democrazia.

"L'urgenza c'è e la fiducia è necessaria perchè l'opposizione ha già provato a fare ostruzionismo facendo lievitare il numero degli emendamenti" ha precisato il ministro Gelmini. E dire che solo pochi giorni fa proprio il presidente della Camera Gianfranco Fini aveva detto stop all'abuso dei decreti difendendo i diritti della Camera. "Allora cambiate i regolamenti, fanno perdere troppo tempo" aveva replicato il premier. Proposta rilanciata oggi dal ministro Vito: "Adesso ci saranno le solite polemiche, spero sia la volta buona per avviare un dibattito sul ruolo delle Camere".

Indignata l'opposizione. Durissimo il capogruppo del Pd Antonello Soro: "Quello che succede è gravissimo, si sta svuotando il Parlamento dalle sue funzioni. Le persone libere si chiedano chi è lo sfascista in questo paese". E poi rivolto a Fini: "Presidente rifletta: qui si sta violando la Costituzione". Maria Coscia (Pd) accusa la maggioranza di aver saputo, in questi mesi, "solo alzare muri anzichè cercare il dialogo". Lino Duilio, anche lui membro della Commissione per il Pd, dice chiaro che "la maggioranza conferma giorno dopo giorno di voler ridurre il Parlamento ad una succursale acritica del governo".

Ancora più netto l'intervento di Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori. "La Gelmini? Vende fumo - dice l'ex pm - anche a me piace vedere i ragazzi col grembiule piuttosto che con i piercing sull'ombelico, o i tatuaggi. Tutti sentiamo il bisogno di mettere ordine nella scuola, ma quella del governo è politica dell'apparenza, perchè di fatto il decreto sa solo fare tagli".
Il segretario del pd Walter Veltroni ha fatto i conti: "Macchè riforma, questo decreto contiene solo 8 miliardi di tagli".

La fiducia dà la carica alla Cgil.
Ma tra l'ora tarda e l'evidenza dei fatti, il dibattito sulla richiesta del voto di fiducia si ferma qua. Nei banchi dell'opposizione sì e no una ventina di persone. Fuori, invece, la protesta monta giorno dopo giorno e si annuncia ancora più dura. "Se il governo mette la fiducia - commenta il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani - rafforza le ragioni della protesta". "La fiducia - aggiunge - non è un segno positivo perché è evidente che se noi abbiamo chiesto un confronto e si mette la fiducia si rafforzano le ragioni della protesta".

"Santa Ignoranza". Oggi intanto davanti a Montecitorio hanno manifestato per tutto il giorno centinaia di insegnanti e studenti alzando l'immagine "sacra" del ministro Gelmini ribattezzata "Santa Ignoranza".
Rulli di guerra dagli studenti universitari che venerdì scenderanno in piazza. Perchè non è solo la scuola dell'obbligo il problema.

C'è anche l'università che, con il via libera alle Fondazioni previste da Tremonti e Brunetta, in tre anni potrebbe essere privatizzata.
I ricercatori prima e gli studenti da oggi hanno occupato le facoltà scientifiche di Pisa e Firenze, "contro il taglio dei fondi statali all'università e la possibilità che gli atenei siano trasformarti in fondazioni private". Dalla Toscana potrebbe partire il dòmino delle occupazioni. I sindacati sono pronti allo sciopero generale. Il 31 la prima data buona.

(6 ottobre 2008)
www.repubblica.it/2008/10/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-1/scuola-2009-1/scuola-2009-1.html?rss?ref=r...




www.maciste.it/pagine/commiuniti/blog_utenti_post.php?idto=1019813&blog_i...

[Modificato da Etrusco 08/10/2008 13:43]
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08/10/2008 13:09

fosse solo la gelmini [SM=x44474]


ho scoperto da poco alcuni elementi della legge 133/08 chiaramente di agosto [SM=x44474]

apre la porta alla trasformazione delle università in fondazioni private [SM=x44463]
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09/10/2008 14:01

Re:
=saretta77=, 08/10/2008 13.09:

fosse solo la gelmini [SM=x44474]


ho scoperto da poco alcuni elementi della legge 133/08 chiaramente di agosto [SM=x44474]

apre la porta alla trasformazione delle università in fondazioni private [SM=x44463]




E' pericoloso depotenziare l'istruzione pubblica a favore di fondazioni private.... potrebbe avere risvolti spiacevoli ed imprevedibili... [SM=x44466]


Comunque le critiche degli studenti sembrano crescere sempre più contro la gestione di questo Ministero:



manifestazione nazionale a roma
Scuola, sciopero generale il 30 ottobre
Lo hanno deciso i sindacati di categoria per protestare contro i provvedimenti varati dal ministro Gelmini

NOTIZIE CORRELATE
SCHEDA: Tutte le novità del decreto Gelmini


MILANO - Lo sciopero generale della scuola
è fissato per giovedì 30 ottobre, con una manifestazione nazionale a Roma.

Lo hanno deciso i sindacati di categoria - Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda - dopo il tentativo di conciliazione al ministero dell'Istruzione (passaggio ineludibile nelle procedure previste dalla legge per la proclamazione dello sciopero), contro il decreto varato dal ministro Gelmini.
Approvato dalla Camera, è invece bocciato senza riserve dal mondo della scuola che si prepara a scendere in piazza rispondendo all'appello dei sindacati.
Un appuntamento che arriva dopo una marcia di avvicinamento cominciata già da settimane e costellata da sit-in davanti al ministero, iniziative spontanee di protesta, occupazioni, notti bianche, dal nord al sud della penisola.

09 ottobre 2008
Corriere della Sera
[Modificato da Etrusco 09/10/2008 14:02]

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14/10/2008 23:56

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17/10/2008 13:23

Manifestazione di protesta a Roma contro la politica economica del governo, contro la riforma della scuola del ministro Gelmini e contro i tagli all'Università
(Emblema)












LA RIFORMA CONTESTATA
Scuole, cortei in tutta Italia


Studenti e insegnanti
in piazza contro la riforma
e i tagli all'Università





La manifestazione degli studenti dell'Università "La Sapienza" di Roma contro la riforma Gelmini e i tagli all'Università passa davanti al Ministero del Tesoro, con i portoni chiusi precauzionalmente, durante il corteo verso la stazione Termini
(Ansa)


La protesta si sposta alla stazione Termini (Benvegnù-Guaitoli-Lannutti)





Lettera, una studentessa: «Ecco perché protestiamo»

12:58
CRONACHE «A Roma siamo in 300 mila» dicono gli organizzatori »



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10/11/2008 09:10

sono curioso di sapere che studi ha fatto la gelmini perchè sulla sua laurea girano strane voci.....
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16/11/2008 14:00

guardiola1, 10/11/2008 9.10:

sono curioso di sapere che studi ha fatto la gelmini perchè sulla sua laurea girano strane voci.....




dopo la laurea in giurisprudenza
per poter passare l'esame di stato per diventare avvocato
ha preferito la strada più facile: sostenere l'esame di stato nella sede di Catanzaro (noto tra gli avvocati come "refugio peccatorum") [SM=x44463]


Tornando alle proteste per i tagli a istruzione e ricerca
ecco alcune immagini delle ultime manifestazioni di piazza di pochi giorni fa:





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04/12/2008 20:30

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05/12/2008 14:42

Alcuni commenti
dallo spazio del Ministro Gelmini aperto su YouTube:


macrudaino

1) Lei avevo dichiarato che i tagli non c'erano e invece poi è stata costretta ad ammetterlo.
Come posso fidarmi di chi dice menzogne?

2) nel 2006 era stato stilato un rapporto sugli sprechi dell'università.
Perchè non avete tagliato su quelli, invece di fare un taglio indiscriminato su tutto?

Perchè odiate cosi tanto la "cosa" pubblica?

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05/12/2008 15:31

il Min. Gelmini ha iniziato a rispondere:


mariastellagelmini (11 minuti fa)

Perché ho aperto il canale solo ora? (I)

Non è tanto semplice avere il tempo per progettare un canale, visto il tanto lavoro. In questi 6 mesi sono stata molto impegnata a mettere in atto una serie di provvedimenti urgenti per la Scuola e per lUniversità. Sono favorevole al confronto, mi sono sempre confrontata con i giovani, con il forum degli studenti, ma ritengo che poi il governo debba prendersi la responsabilità di decidere.


mariastellagelmini (8 minuti fa)

"I commenti sono censurati"?

Mi spiace che alcune persone stiano dicendo che pratico la censura sul mio canale.
Non è così. Gli unici commenti che mancano all'appello sono solo quelli offensivi e volgari, che non hanno molto senso ai fini di un dibattito sereno.
Per il resto, come potete vedere, ci sono tutti, favorevoli e contrari.

mariastellagelmini (7 minuti fa)
"Fuga di cervelli" (I)

Uno dei miei obiettivi principali è mettere un freno alla fuga dei cervelli italiani allestero per far sì che gli scienziati italiani più brillanti restino a lavorare in Italia.
Con il nuovo Decreto sullUniversità ci saranno 4000 nuovi ricercatori grazie al blocco del turn over elevato al 50% negli Atenei, mentre i concorsi già banditi sono ne sono completamente esclusi. Anche gli enti di ricerca sono esclusi dal blocco delle assunzioni.

mariastellagelmini (6 minuti fa)
"Fuga di cervelli" (II)

(..)Inoltre, delle possibili assunzioni presso le Università, almeno il 60% dovrà essere riservato ai nuovi ricercatori.

In particolare con un emendamento approvato al Senato ci saranno sgravi fiscali e aiuti economici per ricercatori di valore che sono allestero e che vogliono tornare in Italia.

mariastellagelmini (4 minuti fa)
"Tagli scuola" (I)

Forse non tutti sanno che il 97% del bilancio del Ministero dellistruzione è destinato a pagare stipendi e non ci sono fondi per ledilizia scolastica, per la messa in sicurezza degli edifici, innovazione, formazione degli insegnanti, merito, stipendi più alti per insegnanti, nuove tecnologie. E quindi una scuola che investe per questi settori solo il 3% del suo bilancio non ha futuro.

mariastellagelmini (4 minuti fa)
"Tagli scuola" (II)

In Italia il personale amministrativo e i professori sono 1.300.000. Secondo me sono troppi e mal pagati. Quello che vorrei è avere un numero di insegnanti adeguati al numero di studenti ma meglio pagati e più valorizzati come nel resto dEuropa.

mariastellagelmini (2 minuti fa)
"Tagli Università"(I)
Molti rettori hanno detto che nel 2010 gli atenei si troveranno in difficoltà.E vero che ci sarà una riduzione del budget,ma io chiedo a tutti voi e ad alcuni rettori:come sono stati usati i finanziamenti pubblici in questi anni? Spesso per aumentare il numero dei corsi di laurea inutili,delle sedi distaccate e per una proliferazione di cattedre che non ha eguali nel mondo.E necessario partire da una profonda autocritica per individuare ed eliminare sprechi e privilegi.

mariastellagelmini (1 minuto fa)
Tagli Università (II)

(..)Comunque con il decreto le Università con una spesa per il personale troppo elevata (più del 90% dello stanziamento statale) non potranno effettuare nuove assunzioni. Inoltre ci saranno più finanziamenti per le Università con offerta formativa migliore, con progetti di ricerca di qualità, e con le didattiche più adeguate.
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Briscola IperCafonica 2012
19/12/2008 21:27

I PRIMI INCONTRI DELLA GELMINI:

HO INCONTRATO IL MIO FIDANZATO NEL MIO STUDIO, UN ANNO FA:
ERA UN CLIENTE. IO ERO SINGLE,
LUI SEPARATO

– IL PRIMO FACCIA A FACCIA COL CAV. CHE LA CATAPULTò AI VERTICI DEL PARTITO…

Sara Faillaci per "Vanity Fair"




Arcore, 2005. Mariastella Gelmini varca per la prima volta il cancello di Villa Berlusconi.

La accompagnano Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Forza Italia, e Giacomo Tiraboschi, il giardiniere. Il Presidente la attende seduto all'aperto. Lui le dà del tu, la Gelmini risponde con il lei. Parlano tre quarti d'ora.

«È dopo questo incontro, presumibilmente, che Berlusconi catapulta ai vertici del partito la trentaduenne bresciana, figlia di un agricoltore e di una maestra elementare, risultata a sorpresa prima degli eletti di Forza Italia a Brescia nelle elezioni regionali. Qualche mese dopo, le telefona per annunciarle l'incarico di coordinatore per la Lombardia. In barba alle perplessità della prescelta che, racconterà lei stessa, non si sente pronta. Ma quando nel 2008 arriva la seconda telefonata - è giunto il momento di fare il ministro, dicastero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca - la Gelmini non si fa trovare impreparata, e dice subito sì.

Ci incontriamo a Milano un venerdì di dicembre, a sette mesi dalla sua nomina, e quasi due dalle durissime contestazioni di piazza che ha suscitato la sua riforma della scuola, diventata legge (la 169 del 2008) a fine ottobre. Di persona è più bella di come appare in Tv, ma il look - occhiali, scarpe basse, lupetto e pantaloni neri - è quello che ti aspetti.

Si ricorda com'era vestita quel primo giorno ad Arcore?
«No. Come al solito, penso».

Emozionata?
«Non particolarmente. In dieci anni di politica mi era già capitato di vedere di persona il Presidente. Anche se, certo, quella era un'occasione speciale. Aveva chiesto lui di incontrarmi, voleva congratularsi per i risultati alle regionali».

E lei non era emozionata.
«Immaginavo un incontro formale, invece Berlusconi ti stupisce sempre: fa domande che non ti aspetti».


Per esempio?
«Ha voluto sapere come avessi ottenuto tanti voti senza avere soldi per la campagna elettorale. Gli ho spiegato che ero andata in giro sul territorio. Ma ha chiesto anche cose personali: è un uomo molto curioso, vuole sapere chi sei, non ti tratta come un numero».

Berlusconi è il suo capo: avrà cercato di far colpo su di lui.
«Penso di esserci riuscita proprio perché non mi sono sforzata di fare colpo. Sono molto diretta, dico quello che penso. Ancora oggi il nostro rapporto è franco, senza fronzoli. Una volta mi ha dato della "rompiscatole" perché, se sono convinta di avere qualcosa di importante da dirgli, chiamo e richiamo finché non mi parla».

Come finì quel primo incontro?
«Mi chiese di aiutare Sandro Bondi. Ma pochi mesi dopo chiamò per dirmi che aveva pensato a me come coordinatore regionale. Ero sotto shock: nominare una persona di 32 anni per un ruolo così importante è stata una delle decisioni più controcorrente che Berlusconi abbia mai preso».

Pensava di non essere pronta?
«Non sapevo se avrei avuto l'esperienza, e glielo dissi. Ma lui rispose che in politica avevo già fatto abbastanza, e che Bondi mi avrebbe aiutato. All'interno del partito, certo, la scelta non piacque a tutti. Mi vedevano come il fumo negli occhi, anche perché dovevo coordinare persone con il doppio dei miei anni».

Risultato?
«Mi sono fatta le ossa: la vita di partito non è tenera. Ma mio padre mi ha insegnato a non curarmi delle critiche, ad andare avanti per la mia strada, a lasciar parlare i risultati».

Che tipo era suo padre?
«Un uomo dal carattere forte. Ci assomigliamo, anche fisicamente. Aveva un'azienda agricola, sono cresciuta in una cascina di campagna, a Milzano. Essendo la figlia più piccola, per di più femmina, mi viziava parecchio
, ma abbiamo avuto anche noi i classici contrasti. Quando nel 2001, a 77 anni, si è ammalato di un tumore al pancreas che se l'è portato via in due mesi, ormai avevamo imparato a capirci quasi senza parlare».

In famiglia quanti eravate?
«Mio padre ha avuto 4 figli: tre da un primo matrimonio, me dal secondo.
Il suo divorzio fece scalpore,
ma con la prima moglie avevano caratteri troppo diversi.
E con mia madre, più giovane di 15 anni
, era nato un grande amore».

Suo padre, a Milzano, è stato sindaco per la Democrazia Cristiana.
Come pensa abbia vissuto, da cattolico, il divorzio?
«Io all'epoca non ero ancora nata, e di questa cosa non abbiamo mai parlato. Però mi è sempre sembrato sereno».

Come è stato crescere in una famiglia allargata?
«Siamo sempre stati uniti, anche se, essendo i miei fratelli molto più grandi di me, giocavamo poco insieme. I due maschi vivevano a casa con noi, mentre mia sorella Cinzia (maestra a Pontevico, rappresentante della Cgil, ndr) studiava a Brescia. Nel '90, purtroppo, il più giovane dei miei fratelli è morto a 32 anni in un incidente stradale. Per mia madre è stato come perdere un figlio».

Lei quanti anni aveva?
«Diciassette. Trovarsi con un fratello che non c'è più è un'esperienza molto dolorosa. Ma la mia famiglia ha saputo reagire e questa cosa ci ha reso ancora più uniti. Ci siamo come riscoperti».


Ha frequentato scuole pubbliche o private?
«Pubbliche fino al ginnasio. Il liceo classico l'ho fatto al Cesare Arici di Brescia, un istituto privato, cattolico».

Come andava a scuola?
«Non ero la prima della classe, ma non ho mai avuto problemi».

Usciva la sera?
«Mai fino all'Università: mia madre era severa, rigida sugli orari.
Poi ci siamo trasferiti a Desenzano, e lì capitava di andare al bar, al cinema, qualche volta in discoteca: mi è sempre piaciuto ballare».

Primo bacio?
«A 14 o 15 anni, con un mio compagno di classe, si chiamava Stefano.
Il primo fidanzatino l'ho avuto verso i 17 anni,
quello serio solo a 21».

Sta parlando di Giuseppe Romele, parlamentare e oggi coordinatore provinciale di Forza Italia a Brescia.
L'ha introdotta lui alla politica?
«In politica ero entrata prima ancora di conoscerlo. Nel '94 avevo aderito al primo club di Forza Italia a Desenzano, dopo aver visto uno spot televisivo dove Berlusconi faceva appello ai giovani e alle donne. Io ero l'unica a studiare: avevo più tempo libero, mi chiesero di fare la presidente. Abbiamo portato avanti varie battaglie amministrative e sulla sicurezza. E quando, nel '98, ci siamo candidati per le comunali, sono risultata la più votata».

Lei sembra molto timida: dove ha trovato tutto questo spirito di iniziativa?
«Sono timida, è vero, e riservata. Ma se mi metto in testa una cosa, non mollo».

Suo padre la incoraggiava?
«Non particolarmente. Piuttosto mi diceva di continuare gli studi per avere una mia indipendenza: vedeva la politica come esperienza transitoria. E io ho sempre pensato che avrei fatto l'avvocato».

A proposito: è stata molto criticata per la scelta di sostenere l'esame di abilitazione a Reggio Calabria, dove all'epoca passava circa il 90% dei candidati contro il 20% di Brescia e di molte sedi del Nord Italia.
«A 25 anni è umano voler entrare nel mondo del lavoro il prima possibile. E l'esame, così com'era concepito prima della riforma Castelli, non premiava certo i migliori».

Molti esami pubblici sono avvertiti dai cittadini come iniqui e poco trasparenti ma, se tutti cercassero una scorciatoia, non vivremmo più in uno Stato di diritto.
«Magari oggi ragionerei in maniera diversa, forse non andrei a Reggio Calabria. Sottolineo però che non era un concorso pubblico, ma solo un esame di abilitazione».

Senza il quale però in Italia non è possibile esercitare la professione. Forse, se avesse parlato pubblicamente della cosa all'indomani della nomina a ministro, avrebbe prevenuto gli attacchi.
«Se non l'ho fatto, è perché non ho mai dato molto peso a questa cosa. Non mi sembra un fatto talmente grave, e non me ne vergogno. C'è stata una enorme strumentalizzazione dell'episodio, ma io credo ci sia di peggio nella vita».

Si aspettava di diventare ministro?
«Un po' sì. Berlusconi aveva detto che il suo sarebbe stato un governo di giovani, di persone capaci di credere al cambiamento e di intraprendere la strada delle riforme. Certo non pensavo all'Istruzione, un ministero molto pesante, di grande responsabilità».





Data la sua formazione, perché non la Giustizia?
«Il rischio c'è stato. Ma il Presidente teneva molto che all'Istruzione ci fosse una donna. Avendo frequentato la scuola e l'università fino a tempi relativamente recenti, conosco i problemi. E poi non appartengo a corporazioni o lobby che mi portino a difendere lo status quo. I giovani non hanno privilegi da tutelare, se mai preoccupazione per il futuro, che è meno roseo di quello dei nostri genitori».

Basta essere andati a scuola per conoscere i problemi dell'istruzione?
«Sono abbastanza umile da riconoscere che non so tutto, e chiedo il contributo di chiunque possa dare una mano. Ma tecnici ce ne sono moltissimi, mentre il ministro ha un ruolo politico: a me spettano la visione, il confronto e la sintesi. È il metodo che ho usato nella mia riforma».

Riforma che è accusata di prevedere, in sostanza, solo tagli.
«Non sono d'accordo: il maestro prevalente alle elementari, il ritorno dei voti e di quello in condotta sono i primi passi per mettere in discussione un sistema-scuola inteso solo come stipendificio, e che non mette al centro di tutto lo studente. Per quanto riguarda i tagli, garantisco che non incideranno sulla qualità dei servizi ma solo sugli sprechi.

Era necessario fermare un meccanismo perverso di gestione delle risorse, frutto di logiche di partito e sindacali, per cui il 97% dei fondi alla scuola e all'università era destinato alle spese e solo il 3% agli investimenti. Il risultato è che abbiamo edifici fatiscenti, insegnanti in soprannumero e mal pagati, e una scuola che per qualità in Europa è agli ultimi posti».

A me veramente risulta che la nostra scuola elementare, per programmi didattici, sia considerata da molte parti una delle migliori d'Europa.
«Quando c'era il maestro unico eravamo al terzo posto. Ora siamo scesi all'ottavo in lettura e, nelle scienze, al quindicesimo, su ventidue Paesi. Riaffermare il modello del maestro prevalente, e del tempo pieno, rappresenta una scelta di qualità».

Eppure il governo, nell'ultimo incontro con i sindacati, rilanciando il «parere Aprea» - dal nome della responsabile Scuola di Forza Italia, Valentina Aprea, che l'ha elaborato -, sembra aver fatto marcia indietro: il maestro unico non è più obbligatorio, ma facoltativo. E nelle classi con l'orario più lungo i maestri saranno due.
«Nessuna marcia indietro. La responsabilità del percorso formativo e didattico resta in capo a un unico docente. È il concetto di modulo - tre maestri a rotazione - che è definitivamente archiviato, consentendo però alle famiglie di scegliere tra 24 o 27 ore di lezioni settimanali, oppure il tempo pieno di 40 ore».

L'impressione è che sia la scuola a pagare il prezzo più alto nei tagli previsti dalla Finanziaria di Tremonti.
«Solo perché la sinistra l'ha scelta come campo di battaglia, e ha concentrato qui la sua campagna contro il governo. Ma una gestione più parsimoniosa delle risorse è stata prevista dalla Finanziaria in ogni settore e in uguale misura, un taglio del 10% in media. Risparmi che alla Difesa, agli Esteri, alla Sanità sono già stati applicati senza levate di scudi. Invece, quando si parla di scuola, la sinistra semina allarmismo nelle famiglie».

Si aspettava di essere contestata così duramente?
«Francamente, no. Ho passato anche momenti difficili, non lo nascondo, ma mi sento la coscienza a posto perché condivido gli obiettivi di questa manovra, e non potrei mai rimanere inerte solo per paura delle proteste. Non sopporto i politici che non si assumono le responsabilità e tirano a campare».


Quando ha capito che la politica sarebbe stata il suo lavoro?
«In realtà ho continuato a fare l'avvocato fino alla nomina all'Istruzione. Ho uno studio a Brescia, e ne avevo aperto uno anche a Milano. Poi ho scoperto che la carica è incompatibile con la professione e mi sono dovuta sospendere. Del resto è giusto così: quello di ministro è un lavoro che ti riempie la vita».

Per quella privata, però, qualche ritaglio rimane. So che ha un fidanzato imprenditore, cinquantenne e belloccio. Come vi siete conosciuti?
«Un anno fa è venuto in studio. Doveva essere un normale cliente, è diventato qualcos'altro».

Colpo di fulmine?
«Una cosa piuttosto immediata. Ero single da un anno».

Era single anche lui?
«Separato».


Come ha reagito alla nomina a ministro?
«Serenamente: è un tipo sicuro di sé, molto tosto. Quando l'ho conosciuto, del resto, sapeva che facevo politica. E pensa che una persona debba essere realizzata anche professionalmente per stare bene nel privato».

Magari è contento di essere fidanzato con un ministro.
«Spesso ci ride sopra, e nei giorni pesanti delle contestazioni la sua ironia mi ha aiutato a sdrammatizzare. Mi prendeva in giro per gli slogan e le imitazioni».

A lei piacciono le sue imitazioni?
«Quella di Caterina Guzzanti è un po' cattiva, quella della Cortellesi già più divertente. Ma se mi avessero dato modo di esprimermi per quella che sono, credo avrebbero colto di me aspetti più simpatici».

Pare che il suo fidanzato le abbia chiesto di sposarlo.
«L'ho appreso da Panorama, ma a me non risulta: il nostro è un rapporto ancora fresco».

Non è una di quelle che da ragazze sognano l'abito bianco?
«Non particolarmente.
Mi piacerebbe sposarmi e avere una famiglia, ma non sono cose che uno può decidere a tavolino. Se accadrà, ne sarò felice».



Qual è la sua posizione su Pacs, fecondazione assistita e Legge 194?
«Ho molto pudore su questi temi, e preferisco non pronunciarmi.
Le mie risposte sarebbero subito strumentalizzate».

Ma lei è un politico, la gente vuole conoscere le sue posizioni.

«Ho un'impostazione cattolica e le mie posizioni non possono che essere consequenziali. Però rispetto chi non la pensa come me».



Si piace fisicamente?
«Non mi ritengo una bellezza, ma nel complesso gradevole».

Gli occhiali sono un vezzo o una necessità?

«Sono un po' miope e un po' astigmatica. Ho già fatto un intervento correttivo ma mi è rimasto un po' di difetto, quindi, per comodità, continuo a portare gli occhiali».

Ha mai messo una minigonna?
«Mai. Preferisco la longuette, mi sta meglio».

C'è chi trova sexy il suo aspetto da maestrina un po' seriosa.

«I sex symbol, secondo me, sono un'altra cosa».




[18-12-2008]

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2009-02-23 22:11
UNIVERSITA', NAPOLITANO CONTRO I TAGLI DEL MIN.GELMINI:
RIVEDERE TAGLI INDISCRIMINATI

ROMA - L'invito del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a rivedere scelte di bilancio improntate a tagli indiscriminati ha riaperto il dibattito sulle ''sofferenze'' del sistema dell'istruzione.

Il Presidente Napolitano ai festeggiamenti per il 700° anno dalla fondazione dell'Ateneo universitario di Perugia

Un monito, quello del capo dello Stato, colto dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, che si e' affrettata a precisare che l'intento del Governo e' solo quello di ridurre gli sprechi.

Napolitano ha invitato a non abbandonarsi a ''generalizzazioni negative e liquidatorie che mettono a rischio la ricerca e l'universita''', settori nei confronti dei quali piu' volte ha mostrato attenzione. E le sue parole hanno raccolto il plauso dell'opposizione. Ma non solo. ''Il tema toccato oggi dal capo dello Stato, quello del finanziamento dell'universita', e' un tema centrale. Ne va della sopravvivenza - ha sottolineato il presidente della conferenza dei rettori (Crui), Enrico Decleva - della massima istituzione formativa del nostro Paese.
...
''se i tagli dovessero restare - ha ammonito Vincenzo Milanesi, rettore a Padova - ci sarebbe un rischio Caporetto, uno smantellamento del sistema universita' in Italia''.
...
il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha assicurato che da parte del Governo ''non ci sono stati tagli indiscriminati''. ''Abbiamo tagliato 36 miliardi di euro per il triennio 2009-2011 di spesa corrente
...

Fonte: Ansa
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25/03/2009 12:32

Campania, Puglia, Sicilia e Calabria perderanno il maggior numero di docenti
Scuola, saltano 37 mila insegnanti
Diffuse le cifre dei tagli che il governo intende operare.
Il 40% è concentrato in quattro regioni del Sud



ROMA - Saranno circa 37 mila i tagli dei professori dell'organico di diritto previsti dalla circolare che sarà emanata presto dal Ministero dell'Istruzione.
La conferma è venuta al termine di un incontro che si è svolto a Viale Trastevere con i sindacati di categoria.
Fermo restando che si tratta di dati relativi all'anno scolastico 2009-2010,
si deve considerare che sono in cantiere anche altri 5 mila tagli del cosiddetto «organico di fatto».

DECIMATO IL SUD
- Secondo i dati forniti ai sindacati,
nella
scuola elementare i tagli dei docenti riguarderebbero 10 mila posti,
nelle medie oltre 15.500,
nella scuola secondaria oltre 11.350
.
Sempre nella stessa riunione sono stati forniti i dati delle previsioni degli alunni:
nella scuola primaria è previsto un aumento di 4 mila unità,
nella secondaria di primo grado ci saranno 10.500 studenti in più
,
mentre nella secondaria di secondo grado continua la flessione demografica con un meno 26.700.
Per quanto riguarda i docenti di sostegno il numero rimane sostanzialmente quello dell'anno scolastico in corso (circa 90.500 unità).
Il 40% dei tagli sull'organico docente si realizzerà in quattro regioni:
Campania, Puglia, Sicilia e Calabria.

INGLESE, RELIGIONE E TEMPO PIENO - «l'organizzazione del tempo pieno è realizzata nei limiti dell'organico assegnato per l'anno scolastico 2008-2009»
precisando che «le ore di insegnamento residuate dalla istituzione di classi con 24 ore e dalla presenza aggiuntiva di docenti specialisti per l'insegnamento della lingua inglese e della religione cattolica.
Per quanto riguarda l'inglese potenziato, potrà essere autorizzato «compatibilmente con le disponibilità di organico» e «solo in assenza di esubero dei docenti delle seconde lingue comunitarie sia nell'ambito della scuola interessata che a livello provinciale».


Fonte: Corriere della Sera - 24 marzo 2009
[Modificato da Etrusco 25/03/2009 12:33]
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28/10/2009 14:23

Conti affidati ai manager e meritocrazia
Cambia il volto dell'Università in Italia
Norme più rigide anche sul reclutamento. I rettori in carica non più di 8 anni
Docenti giudicati dagli studenti e contributi parametrati alla qualità degli insegnamenti. Stop ai ricercatori a vita.

MILANO - Maggiore trasparenza nel reclutamento dei docenti: condizioni contrattuali migliori e prospettive certe per i ricercatori; una gestione economico finanziaria di carattere manageriale. Sono questi alcuni dei criteri adottati nella riforma dell'Unversità del ministro Gelmini, varata oggi a Roma dal consiglio dei ministri, svoltosi senza la presenza del premier Berlusconi, ancora bloccato dalla scarlattina. Una riforma, presentata sottoforma di Ddl, che afferma il principio secondo cui l'autonomia degli atenei deve essere coniugata con una forte responsabilità finanziaria, scientifica e didattica. Con una conseguenza pratica: se saranno gestite male, le università italiane riceveranno meno finanziamenti. Le erogazioni del governo saranno cioè determinate in base alla qualità della ricerca e degli insegnamenti. In sintesi: fine del sistema dei finanziamenti a pioggia.

RIGORE NEI BILANCI - La riforma insiste molto sulla gestione oculata delle entrate e delle uscite. E arriva a prevedere «commissariamento e tolleranza zero per gli atenei in dissesto finanziario». I bilanci, nell'idea del governo, dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza, con debiti e crediti resi più chiari nei libri contabili. Le risorse saranno poi trasferite dal ministero sulla base della qualità della didattica e ci sarà l'obbligo di accreditamento, con una verifica da parte del ministero di tutti i corsi di laurea e di tutte le sedi distaccate, con l'obiettivo di evitare che si creino insegnamenti e strutture non necessarie. «Abbiamo già eliminato molti corsi inutili - ha sottolineato il ministro, Mariastella Gelmini, durante la presentazione del Ddl a Palazzo Chigi -, bisogna continuare su questa strada. Daremo inoltre la possibilità agli atenei che lo riterranno utile di unirsi o federarsi tra loro».

IL MANAGER DELL'UNIVERSITA' - I rettori, secondo le nuove norme, potranno rimanere in carica per un massimo di 8 anni e questo si applicherà con effetto retroattivo anche a coloro che già ricoprono tale funzione. Viene poi introdotta la figura del direttore generale al posto del direttore amministrativo, che dovrà rispondere delle proprie scelte come un vero e proprio manager dell'ateneo. Il senato accademico sarà chiamato ad affrontare proposte di carattere scientifico ma sarà poi il consiglio di amministrazione, che dovrà essere composto al 40% da membri esterni (e anche il presidente potrà essere esterno), ad avere la responsabilità delle spese.

DOCENTI SOTTO ESAME - Un'attenzione particolare viene poi posta sui docenti, sia per quanto riguarda il reclutamento, sia per la verifica del loro effettivo lavoro. Ad esempio sarà introdotto l'obbligo di certificare la presenza alle lezioni: per la prima volta viene fissato un riferimento uniforme per i professori a tempo pieno stabilito in 1.500 ore annue - comprensive non solo della didattica ma anche delle attività di ricerca e di gestione - e tra queste almeno 350 dovranno essere destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti. Gli scatti di stipendio, inoltre, saranno previsti solo per i docenti migliori: quelli che riceveranno una valutazione negativa li perderanno e non potranno partecipare come commissari ai concorsi. E' inoltre previsto che gli studenti possano valutare i professori e questa valutazione sarà uno dei criteri che il ministero terrà in considerazione per l'attribuzione dei fondi ai singoli atenei.

BASTA RICERCATORI A VITA - Per i ricercatori viene invece prevista una nuova forma di reclutamento con contratti a tempo determinato di 6 anni, secondo la formula del 3+3: se al termine di questo periodo il ricercatore sarà ritenuto valido dall'ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario terminerà il rapporto maturando però dei titoli utili per i concorsi pubblici. Viene poi abbassata l'età in cui si può entrare di ruolo in università, da 36 a 30 anni, mentre lo stipendio passa da 1.300 a 2.100 euro.

«UNIVERSITA' PROTAGONISTA» - Il Ddl, ha spiegato il ministro Gelmini, arriva dopo una lunga gestazione e periodi di concertazione con tutto il sistema universitario. «E' un provvedimento corposo che vuole affrontare in modo serio e coraggioso i problemi che ci sono nell'università - ha detto dopo l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri -. Vogliamo ridare maggiore peso e autorevole ad una istituzione fondamentale del Paese, rendendola protagonista della risposta alla crisi. Non ci possiamo accontentare di un sistema che in alcuni casi è buono mentre in altri casi esistono problemi che sono devastanti».

Fonte


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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

ma difendiamo anche la grammatica Italiana





Sai cosa scrivere? Allora posta!
Non sai cosa scrivere? Allora spamma!

<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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13/01/2010 15:43


La Gelmini più che un ministro dello Stato è un fabbricante di consenso privato con i soldi pubblici


Pubblicato il 29 giu 2009 in Riceviamo e Pubblichiamo, Scuola |
Sottoscrivi
di Angelo Conforti

Non ho neanche fatto in tempo a scrivere che il ministro della Pubblica Istruzione vuole abolire la Pubblica Istruzione che lei stessa mi ha dato ragione.


Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini insufflata alle sue spalle da Daniela Santanché.


Con la candida sfrontatezza che contraddistingue tutti gli esponenti del Governo/Mediaset/Mondadori (in cui Uomo, Partito, Stato e Azienda non si distinguono più),
Mariastella Gelmini ha annunciato di voler concedere finanziamenti alle famiglie
per indurle a frequentare le scuole private.

Ora è chiaro a cosa servono i tagli lineari alla scuola pubblica

del ministro dell’istruzione pubblica. Le stesse risorse finanziarie saranno destinate agli istituti scolastici privati, diplomifici
, centri di indottrinamento confessionale, centri di addestramento di esecutori obbedienti ai voleri dell’Azienda-Stato-Persona.

Le risorse raccolte con le imposte pagate da tutti i cittadini serviranno a finanziare di fatto imprese private di fabbricazione del consenso.

La Costituzione della Repubblica Italiana, art. 33, commi 2 e 3, recita in modo inequivocabile: “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.

Che cos’è lo Stato?

Lo Stato sono i cittadini. Perciò, “senza oneri per lo Stato” significa “senza oneri per i cittadini”. Sembra abbastanza chiaro che i cittadini non debbano essere gravati di imposte per finanziare iniziative private.

L’iniziativa del ministro è dunque contraria alla lettera e allo spirito della Costituzione
e forse occorrerebbe fornire più chiaramente queste informazioni a tutti coloro che hanno a cuore la libertà e la democrazia (quelle vere, non quelle che compaiono negli slogan dei partiti, parole spesso svuotate di senso) e la difesa sostanziale della nostra Carta fondamentale, fonte dei diritti di tutti.

Già nel 1955 un grande filosofo e politico laico come Guido Calogero aveva, con straordinaria lungimiranza, indicato il pericolo e il percorso per evitarlo.
Ecco il suo intervento, di grande attualità, pubblicato sulla testata Il Mondo del 6 Dicembre di quell’anno:


«Se in Italia la scuola laica è in pericolo, questo significa che molti italiani non hanno ancora capito che interesse abbiano a difenderla.
E non si suscita quell’interesse solo ripetendo che essi debbono difenderla.
Bisogna far loro capire in che consiste quell’interesse, ragionando, per così dire, sulla pelle dei loro figli, cioè spiegando loro che cosa una scuola seria deve dare ai loro figli, e che cosa non deve dare, affinché essi ne escano cittadini capaci e ragionevoli, i quali non mandino a male le loro faccende private e pubbliche creando così la loro stessa infelicità.
Ed ecco che non si può non parlare della struttura stessa della scuola, e di come i docenti debbono insegnare e di quel che i ragazzi debbono imparare. Di fatto, la battaglia per il laicismo educativo non è altro che la battaglia per una scuola più intelligente contro una scuola meno intelligente.
E proprio per ciò che essa si presenta da noi in primo luogo come difesa della scuola di Stato – cioè della scuola che, dovendo essere assicurata dallo Stato a tutti i cittadini, quale che sia il loro orientamento religioso, ideologico o politico, deve restare indipendente da ogni presupposto di tal natura – nei confronti della scuola privata, la quale, essendo quasi sempre organizzata da gruppi caratterizzati confessionalmente, si appella a famiglie, e forma scolaresche, sempre educate in modo più o meno unilaterale.

La fondamentale legittimità di questo aspetto della difesa della scuola laica consiste nel fatto che un’educazione condotta, comunque, in base a certi orientamenti dottrinali presupposti come indiscussi, o discussi in misura insufficiente, crea uomini moralmente e civicamente meno solidi di un’educazione la quale non presupponga alcun tabù ed alleni continuamente i giovani all’attenta e rispettosa discussione di qualunque idea e fede, propria ed altrui.
In una situazione come la nostra, il pericolo della diffusione di un tipo di educazione conformistica, in cui i docenti cerchino soprattutto di formare giovani che la pensino come loro, coincide ovviamente, in larga misura, con quello della diffusione della scuola privata, la cui organizzazione finanziaria e strutturale è possibile quasi soltanto ai gruppi cattolici.
Di qui la necessità di difendere vigorosamente contro di essa la scuola di Stato, la quale nonostante tutto continua ad offrire una maggiore garanzia di non confessionalità;
di qui la necessità di non accedere alla richiesta della sovvenzione statale a scuole private, salvo alla condizione (di accertamento pressoché impossibile oggi in Italia) che esse non fossero né cattoliche, né comuniste, né comunque dominate da un unitario orientamento dottrinale».




Guido Calogero con la moglie Maria Comandini e i figli Francesco e Laura sui prati di Chiamulera (Cortina d’Ampezzo), nel 1940.

Fonte.

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16/12/2010 13:49

Per chi ancora avesse qualche dubbio sulla Riforma Gelmini:



Per i berluschini che invece credono ciecamente a quanto scrive Giuliano Ferrara, Feltri, Belpietro, etc.
non si son più speranze, ormai [SM=x44464]
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12/01/2011 19:26


Puntata di Ballarò dell'11 gennaio 2011 - Nel servizio della giornalista Paola Baruffi, un triste spaccato del nostro quadro scolastico e universitario. [SM=x44515]
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12/01/2011 20:18

la gelmini: SODDISFATTI PER LA PROMULGAZIONE

Università, Napolitano firma la legge
Ma osserva: «Restano alcune criticità»

Il capo dello Stato firma la riforma e invia una lettera al premier: «Ora confronto con tutte le parti interessate»


Giorgio Napolitano
Giorgio Napolitano
MILANO - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano promulga la legge di riforma dell'università, inviando però, contestualmente alla firma, una lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Nella missiva, resa nota dal Quirinale, il capo dello Stato segnala delle «criticità» contenute nel testo della legge da superare con opportune correzioni. Napolitano auspica che ad esse si approdi attraverso «un costruttivo confronto con tutte le parti interessate. Nella lettera le criticità sono elencate articolo per articolo. «La promulgazione è un fatto positivo» è stato il commento del ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini alla firma di Napolitano. «Insieme al presidente Berlusconi terremo certamente conto delle osservazioni del Quirinale», ha aggiunto il ministro. «Appare evidente dall'analisi dei punti rilevati - ha voluto anche sottolineare la Gelmini - che nessuno di essi tocca elementi portanti e qualificanti della legge».

«LA MOBILITAZIONE VA AVANTI» - Ha apprezzato le osservazioni del capo dello Stato Luca Cafagna, studente di Scienze Politiche della Sapienza di Roma e membro della delegazione ricevuta al Colle il 22 dicembre. «Le osservazioni del presidente della Repubblica alla legge Gelmini - ha detto - sono una piccola conquista del nostro movimento». «Napolitano - ha aggiunto Cafagna - ha preso atto, come dimostra questa lettera al premier, del fatto che è mancato qualcosa: il presidente sollecita adesso, infatti, un confronto che avrebbe dovuto esserci prima, e che purtroppo, come abbiamo sempre denunciato, non c'è stato». Il 25enne ha annunciato anche che la mobilitazione andrà avanti: «Noi vogliamo che la legge sia ritirata o che non sia applicata negli atenei».

«LEGGE INIQUA» - Critiche anche da parte dell'Italia dei Valori. «Il rispetto istituzionale che abbiamo verso la presidenza della Repubblica ci impone di prendere atto della decisione di Napolitano. Resta il fatto che riteniamo questo provvedimento ingiusto, iniquo ed incostituzionale» ha scritto in una nota Antonio Di Pietro.

I DUBBI DEL COLLE - Quanto alle osservazioni del Colle, c'è da sottolineare che il Capo dello Stato considera in particolare:

«non coerente con il criterio del merito» la parte dell'art.4 della legge che prevede l'assegnazione delle borse di studio con una «riserva» che tiene conto dell'appartenenza territoriale degli studenti.

Inoltre, l'art. 23 della riforma, quello che riguarda i contratti di insegnamento, appare al Presidente della Repubblica «di dubbia ragionevolezza nella parte in cui aggiunge una limitazione oggettiva riferita al reddito ai requisiti soggettivi di carattere scientifico e professionale».

Fra le criticità da correggere nella legge di riforma dell'università, secondo Napolitano, c'è poi l'articolo 6 che riguarda il titolo di professore aggregato. Il senso è chiaro, ma - scrive il capo dello Stato - «si attende che ai fini di un auspicabile migliore coordinamento formale, il governo adempia senza indugio all'impegno assunto dal Ministro Gelmini nella seduta del 21 dicembre in Senato, eventualmente attraverso la soppressione del comma 5 dell'articolo».

Fonte: Corriere della Sera - Redazione online
30 dicembre 2010
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