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Banke in ginocchio da Silvio

Ultimo Aggiornamento: 06/12/2011 14:00
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22/03/2009 21:00

Bruciati 27 miliardi in 3 mesi
BANCHIERI IN GINOCCHIO DAL GOVERNO
- SCATTA LA CORSA AI TREMONTI BOND PER EVITARE IL CRAC
- E’ PARTITO IL SALVATAGGIO DI SISTEMA:
COSI’ IL GOVERNO ALLUNGA LE MANI ALLO SPORTELLO...

Francesco De Dominicis per Libero


Una cifra da capogiro: 27 miliardi di euro. Sono quelli bruciati in Borsa dalle banche italiane.

In appena due mesi e mezzo è andato in fumo l'equivalente di una robusta manovra finanziaria sui conti pubblici. Dall'inizio del 2009, i colossi del credito hanno perso, complessivamente, 27,6 miliardi, passando da un valore complessivo di 91,3 a 63,7 miliardi. Un tracollo impressionante che fa tremare le vene ai polsi dei banchieri. Tutti in ginocchio davanti al governo a implorare i Tremonti bond.


Giulio Tremonti

I numeri sono stati sbattuti in faccia agli stessi esponenti del settore bancario, pochi giorni fa.
E sono riportati in un documento riservato dell'Abi (Associazione bancaria) che di fatto spiega le ragioni della corsa improvvisa agli aiuti di Stato.
Dell'iniziale diffidenza, nei confronti dei sussidi pubblici, adesso non c'è traccia fra gli istituti.
Lo stesso leader della Confindustria del credito, Corrado Faissola, ha teso la mano all'esecutivo.
Una netta inversione di tendenza strettamente legata alle forti preoccupazioni dei pezzi da novanta del mondo finanziario per la tenuta dei conti.


Corrado Faissola


I bilanci 2008 non sono andati poi così male. Ma
gli effetti della crisi potrebbero abbattersi ancora sui requisiti patrimoniali delle banche
ed innescare quei meccanismi perversi
che potrebbero portare a una robusta stretta dei rubinetti dei finanziamenti.
Di qui la richiesta di ottenere, da parte del Tesoro, la sottoscrizione delle speciali obbligazioni volte proprio a garantire l'erogazione del credito da parte degli istituti sia alle famiglie sia alle imprese.
Venerdì IntesaSanpaolo ha prenotato 4 miliardi, seguendo di pochi giorni la decisione del Banco Popolare, che ha intenzione di emettere 1,45 miliardi di titoli.

Ci sta pensando anche la Banca popolare dell'Emilia Romagna che in due mesi ha già perso oltre il 20% del valore in Borsa.
Non ha sciolto le riserve Unicredit: a piazza Cordusio devono definire i dettagli delle emissioni, tra mercato italiano e Austriaco, dove ha sede una controllata.
In pochi potranno evitare i bond del Tesoro.
Non ci sono alternative a quello che si sta rivelando sempre più come un salvataggio di sistema.
E le misure dello Stato sono urgenti per frenare le perdite azionarie ed evitare crac.


Mussari MPS
Piano Industriale 070

Per far aumentare le vertigini basta fare un salto di 12 mesi e scoprire che
la capitalizzazione totale delle banche della Penisola era di ben 183 miliardi di euro.
A marzo del 2008, IntesaSanpaolo, adesso balzata prima in classifica, valeva da sola quanto oggi pesano insieme tutti i 26 istituti quotati a piazza Affari, circa 63 miliardi.
Oggi l'istituto presieduto da Giovanni Bazoli è a 20 miliardi contro i 12 di Unicredit (era a 62 miliardi) e i 4,6 del Monte dei Paschi di Siena (7 miliardi).


Passera e Bazoli


A Rocca Salimbeni, magra consolazione, farà di sicuro piacere aver scalato qualche posizione nella classifica:
Mps ha superato due big del calibro di Mediobanca (da 10 a 4,2 mld) e Ubibanca (da 9 a 4,4).

Ma, il confronto col passato fa davvero paura:
due anni fa - marzo 2007 - il valore delle azioni delle banche italiane era di 250 miliardi:
calcolatrice alla mano, significa che
di tutto il listino bancario è rimasto un quarto del valore.

Restano le perplessità dei banchieri sugli osservatori da costituire presso le prefetture di tutta la Penisola.
Nonostante le riserve espresse a più riprese financo dalla Banca d'Italia, però, i prefetti sono destinati a giocare un ruolo chiave nella partita.
Lo stesso ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha tentato di gettare acqua sul fuoco precisando che gli osservatori sono «parte di strategia che non è di controllo sul credito, ma è di controllo territoriale, sociale». Ma la mano del governo s'è già allungata allo sportello.




Francesco De Dominicis per Libero [22-03-2009]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
22/03/2009 21:17


Sul "Giornale" (per dire, non L'Unità) ho letto parecchie critiche e malumori riguardo ai Tremonti bond, sia dai lettori che dai commenti di qualche editorialista, e la cosa mi ha lasciato un po' perplessa (cioè, se li criticano loro, figuriamoci...). siccome di questioni economiche non capisco una cippa, qualcuno sa di che si tratta di preciso e se queste critiche sono fondate? [SM=x44473]
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Re:
Nikki72, 22/03/2009 21.17:


Sul "Giornale" (per dire, non L'Unità) ho letto parecchie critiche e malumori riguardo ai Tremonti bond, sia dai lettori che dai commenti di qualche editorialista, e la cosa mi ha lasciato un po' perplessa (cioè, se li criticano loro, figuriamoci...). siccome di questioni economiche non capisco una cippa, qualcuno sa di che si tratta di preciso e se queste critiche sono fondate? [SM=x44473]




Ma di quale critiche parli?

In ogni caso hai già letto cosa scrivono a riguardo Giannino e Mucchetti?
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23/03/2009 09:23

Re:
Nikki72, 22/03/2009 21.17:


Sul "Giornale" (per dire, non L'Unità) ho letto parecchie critiche e malumori riguardo ai Tremonti bond, sia dai lettori che dai commenti di qualche editorialista, e la cosa mi ha lasciato un po' perplessa (cioè, se li criticano loro, figuriamoci...). siccome di questioni economiche non capisco una cippa, qualcuno sa di che si tratta di preciso e se queste critiche sono fondate? [SM=x44473]



Io non ho letto le critiche, ti posso dire cosa ne penso io.
Le banche hanno BISOGNO ASSOLUTO di liquidità, visto che la crisi economica ha fatto volatilizzare una serie di investimenti "di carta" ed ovviamente anche l'apporto delle famiglie che risparmiano e investono si è ridotto drasticamente.
Le fonti di approvvigionamento normali sono gli scambi interbancari, ma si tratta di soldi scambiati tra istituti che condividono gli stessi problemi e il ricorso ai finanziamenti Bankitalia, che però prevedono una serie di garanzie che in questo momento non è così facile dare.
E' doveroso precisare che, come insegna anche Obama in America, far funzionare le Banche commerciali (e non gli istituti finanziari in senso assoluto) non è soltanto dare un aiuto alle stesse, ma è consentire alle aziende di lavorare con il credito e alle persone di cercare di far fruttare i loro risparmi sempre più risicati.
I tremonti-Bond io penso siano una buona idea in senso assoluto. E' un apporto di liquidità indispensabile, ed è senz'altro meno invasivo di una entrata nel pacchetto azionario (sotto qualsivoglia forma) delle banche stesse.
Mi lasciano perplesso 2 cose :
i tassi, che sono davvero altissimi, e quindi legheranno COMUNQUE a doppio filo gli istituti creditizi con l'Esecutivo, se la crisi non passerà in tempi relativamente brevi
e il controllo che i soldi siano dedicati al credito alle aziende e al consumo e non a speculazioni di altra natura.
Sicuramente dare il controllo ai Prefetti potrà spaventare da un punto di vista giudiziario, ma non consentirà un controllo di tipo professionale.
Io avrei visto meglio qualche Comitato istituito presso l'organo ufficiale di vigilanza (bankitalia) a cui fosse possibile accedere anche da parte delle aziende che magari si ritengono ingiustamente messe in difficoltà.


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Re: Re:
Capitano Marino, 23/03/2009 9.23:



Io non ho letto le critiche, ti posso dire cosa ne penso io.
Le banche hanno BISOGNO ASSOLUTO di liquidità, visto che la crisi economica ha fatto volatilizzare una serie di investimenti "di carta" ed ovviamente anche l'apporto delle famiglie che risparmiano e investono si è ridotto drasticamente.
Le fonti di approvvigionamento normali sono gli scambi interbancari, ma si tratta di soldi scambiati tra istituti che condividono gli stessi problemi e il ricorso ai finanziamenti Bankitalia, che però prevedono una serie di garanzie che in questo momento non è così facile dare.
E' doveroso precisare che, come insegna anche Obama in America, far funzionare le Banche commerciali (e non gli istituti finanziari in senso assoluto) non è soltanto dare un aiuto alle stesse, ma è consentire alle aziende di lavorare con il credito e alle persone di cercare di far fruttare i loro risparmi sempre più risicati.
I tremonti-Bond io penso siano una buona idea in senso assoluto. E' un apporto di liquidità indispensabile, ed è senz'altro meno invasivo di una entrata nel pacchetto azionario (sotto qualsivoglia forma) delle banche stesse.
Mi lasciano perplesso 2 cose :
i tassi, che sono davvero altissimi, e quindi legheranno COMUNQUE a doppio filo gli istituti creditizi con l'Esecutivo, se la crisi non passerà in tempi relativamente brevi
e il controllo che i soldi siano dedicati al credito alle aziende e al consumo e non a speculazioni di altra natura.
Sicuramente dare il controllo ai Prefetti potrà spaventare da un punto di vista giudiziario, ma non consentirà un controllo di tipo professionale.
Io avrei visto meglio qualche Comitato istituito presso l'organo ufficiale di vigilanza (bankitalia) a cui fosse possibile accedere anche da parte delle aziende che magari si ritengono ingiustamente messe in difficoltà.






[SM=x44462]

però ho sempre visto un po' con sospetto Bankitalia, per il fatto che rimane comunque "legata" alle banche che dovrebbe controllare... [SM=x44473]
non a caso Tremonti ipotizzava di passare il controllo nientemeno che alla BCE pur di non darlo a Bankitalia [SM=x44466]

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23/03/2009 10:20

Re: Re: Re:
Etrusco, 23/03/2009 10.12:




[SM=x44462]

però ho sempre visto un po' con sospetto Bankitalia, per il fatto che rimane comunque "legata" alle banche che dovrebbe controllare... [SM=x44473]
non a caso Tremonti ipotizzava di passare il controllo nientemeno che alla BCE pur di non darlo a Bankitalia [SM=x44466]



Il legame delle banche con Bankitalia, per quanto l'ho vissuto io, è assolutamente normale e, fatto salvo episodi con risvolti penali (vedi caso Fazio-Fiorani) che in Italia non mancano mai, nel rispetto dei ruoli vigilante-vigilati.
I problema BCE piuttosto che Bankitalia è più legato ad antipatie di tipo personale, o di non completa condivisione di azione economica, fra Tremonti e Draghi.


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23/03/2009 10:37

Capitano Marino, 23/03/2009 10.20:


...
I problema BCE piuttosto che Bankitalia è più legato ad antipatie di tipo personale, o di non completa condivisione di azione economica, fra Tremonti e Draghi.






ma anche col precedente governatore Fazio il Tremonti non lo aveva per niente in simpatia....
per non parlare di Geronzi...
Comunque in Tremonti spesso si intravede una certa cultura socialista... [SM=x44473]
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06/12/2011 14:00

PARADOSSI DEL DECRETO

Banche aiutate. E ora aiutino

I mercati hanno cominciato a rifare i conti sull'Italia. A modo loro, naturalmente. E dopo settimane di pressione hanno concesso una prima, significativa, promozione. I sacrifici chiesti a pensionati, contribuenti, famiglie, contenuti nella manovra hanno fatto immaginare che, pure in un percorso parlamentare appena iniziato, la strada sia stata tracciata. E il «rischio Italia», in qualche modo, ridotto.

Nell'attesa di capire quale sarà il giudizio definitivo, c'è un punto sul quale vale la pena riflettere. E se possibile, cogliere l'occasione che questa manovra offre alle banche di fare la loro parte. Dentro i provvedimenti appena varati c'è un passaggio (condiviso con gli altri Paesi europei) che segna una svolta importante in questo tempo di crisi: la garanzia dello Stato sulle attività bancarie. Sui loro nuovi prestiti. Un passo necessario per riaprire il rubinetto del credito. E consentire agli istituti di tornare a finanziare imprese e famiglie non più temendo l'apocalisse finanziaria. Ragione che ha portato in questi mesi ad una forte restrizione di impieghi e mutui.

Ma ecco il punto. Se lo Stato offre la garanzia di non fallire e apre (seppur con il pagamento di una commissione) l'ombrello pubblico per metterle a riparo da questo rischio che cosa dovranno fare in cambio? A scorrere la manovra ci sono almeno altri due aspetti che offrono loro una posizione di vantaggio in un momento di grandi sacrifici. La decisione di stabilire la soglia dei mille euro per la tracciabilità, di fatto, porterà ad un tetto all'uso del contante. Non quanto si voleva, certo. Ma il segno è dato. A questo punto la centralità del sistema dei pagamenti, dalle carte di credito al portafoglio elettronico, gestito in prima fila proprio dalle banche, godrà in tempi rapidi di una forte accelerazione.

Detto in linguaggio contabile, più ricavi e quindi più utili. Perché dietro l'utilizzo della moneta di plastica, come per ogni servizio offerto, è previsto il pagamento di una commissione. Che arriva per i negozi fino a punte del 3-4%. Forse troppo se una legge dello Stato impone di utilizzare le carte. Non solo. La mini patrimoniale sulle attività finanziarie, dai fondi alle polizze vita, rimette ancora una volta al centro il sistema bancario. Che funziona da sostituto d'imposta. Come dire: l'intermediazione, in tempi di crisi, è comunque destinata a crescere.

Ci sono quindi almeno due cose che vanno evitate e un'altra che si può fare: la cosa da evitare è che a beneficiare della garanzia pubblica siano gli azionisti (sotto forma di dividendi) e i manager (sotto forma di compensi). Su questo la legge è chiara, il monitoraggio dovrà essere attento: quelle risorse devono andare alla crescita. La cosa da fare, anche per offrire un segnale alla ripresa dei consumi, è riprendere la (positiva) esperienza del Btp-day nel quale le banche hanno rinunciato alle loro commissioni (il prossimo è fissato per il 12 dicembre). In questo caso, poiché il vantaggio dell'uso più limitato del contante diventerà permanente, la strada sarebbe quella di un taglio delle commissioni. Magari modulato in funzione del valore delle operazioni. Certo, sono aziende private e non enti pubblici, ma quella garanzia dello Stato non può essere un regalo senza nulla in cambio.

Corriere della Sera Nicola Saldutti 6 dicembre 2011 | 8:07© RIPRODUZIONE RISERVATA

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