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Unica cosa seria che abbiamo in Italia è la Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2011 13:10
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29/04/2009 00:01

sul piano estetico e politico. Parola di Paolo Poli
"A OTTANT’ANNI, POSSO DIRLO: LA CHIESA È L’UNICA COSA SERIA CHE ABBIAMO IN ITALIA"
- SUL PIANO ESTETICO E SOPRATTUTTO POLITICO: L’ULTIMO LEADER GLOBALE È STATO RONCALLI
- PAOLO VI ERA VERO IL CAPO DELLA DC
- RUINI È MEGLIO DI D’ALEMA E FINI MESSI INSIEME -

Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera


«Io ho sempre votato comunista e ho passato la vita a travestirmi da prete e fare satira sulla Chiesa, ma ora, arrivato a ottant'anni, posso dirlo: la Chiesa è l'unica cosa seria che abbiamo in Italia. Sul piano estetico: alla Chiesa dobbiamo le meraviglie della pittura e l'incanto del gregoriano; duemila anni di prove generali della Messa cantata. E soprattutto sul piano politico.


PAOLO POLI

L'unico capo riconosciuto è il Papa.
Infatti Mussolini, che non era uno stupido, capì che senza far la pace con il Papa non ce l'avrebbe mai fatta.
Il vero fondatore e per trent'anni il vero segretario della Dc è stato Montini.
L'ultimo leader italiano di statura planetaria è stato Roncalli:

con il Concilio cui ha invitato anglicani e ugonotti ha cambiato la storia del mondo, con Krusciov e Kennedy ha salvato la pace, e tra lo scaltro mugico e il brillante bostoniano il più astuto era lui, il figlio di contadini di Bergamo; sapeva anche cogliere le gioie della vita, in un ristorante a Trieste ho visto la sua foto mentre gustava una palacinka, tutto felice.

Oggi, il miglior talento politico d'Italia è palesemente il cardinale Ruini.
Una faina: intelligentissimo. Meglio di Fini e D'Alema messi insieme:
l'uno guarda la sostan­a
, gli altri si accontentano della bella presenza. Anche se devo ammettere che D'Alema mi garba molto ». Politicamente? «Ma no. Fisicamente, è ovvio». Franceschini? «Caruccio». E di Berlusconi, cosa pensa? «Non penso. Preferisco dimenticare. Non ho mai cercato lustro attaccandomi ai forti. Come Parise, guardo ai deboli, ai poveretti, agli inadeguati. Se in scena c'è un cane, non è mai di razza, è un cane bastardo».



Paolo Poli festeggia gli ottant'anni a teatro, appunto con i Sillabari di Parise, in questi giorni all'Eliseo di Roma. A Roma vive, lui profondamente fiorentino, in un piccolo appartamento vicino al Tevere da studente fuori corso, dove si è accolti da una grande statua di Santa Cecilia e altri arredi religiosi.

«Sono cresciuto in parrocchia, a Rifredi, periferia di Firenze. L'alternativa era fare il balilla: e, tra i fascisti e i preti, ho sempre preferito i preti. Conobbi don Milani, ho ancora una foto con lui. Cantavo l'Agnus Dei, avevo una bella voce bianca; poi purtroppo sono cresciuto, mi si sono allungate le corde vocali, e l'ho persa.

Amavo la musica sacra, gli organi, i ceri, e soprattutto i paramenti. Papa Ratzinger fa bene a recuperare certi bellissimi ornamenti rinascimentali e barocchi. Quanto al resto, il Papa deve esse­re cattivo. O quantomeno severo». La «cattiveria», per Poli, è un talento: sinonimo di serietà. «Cattivo era Visconti, un grandissimo».

«Il '39 per me fu l'anno del Conclave. Papà si era ammalato di tubercolosi, io vivevo con lui sul lago di Como, alla radio ascoltavamo le cronache dal Vaticano. Finalmente, fumata bianca: era Pacelli. Il Papa tedesco ». Quindi non le piaceva?

«Ma che dice? Mi piaceva moltissimo. Grande Papa, grande presenza scenica, come si vede dal film Pastor Angelicus, e dalle straordinarie immagini della sua visita alle macerie di San Lorenzo». Quando arrivarono i tedeschi, quelli veri, mio padre partì con me e le mie sorellastre e passammo le linee per raggiungere gli americani, lasciando mamma con mia sorella Lucia, la più piccola. I tedeschi presero mia madre e la violentarono. Io ero sconvolto: «Cosa ti hanno fatto!». Lei tirò via: 'Una doccia, ed è come non mi avessero fatto niente'. Donna forte, mia madre ».


Perché dice «sorellastre»? Avevano un altro genitore? «No, sono sorelle a tutti gli effetti. Ma quando rivelai la mia omosessualità, non la accettarono. Ora non si parla d'altro; a quel tempo non era facile. Andavo a trovare Rosai e gli chiedevo: 'Ma perché hai preso moglie?'. E lui: 'E' così piccina...'. Più tardi, dalle riviste che leggevano dal parrucchiere, le sorellastre scoprirono che avevo avuto successo, e si pentirono. Troppo tardi ».


Lucia Poli è invece presente in casa del fratello con bellissime fotografie. «Ha undici anni meno di me, è come fosse mia figlia. A Moravia mia sorella garbava molto. Quando si sentiva solo, la sera, telefonava per chiedere di lei. Rispondevo io e andavo a fargli compagnia. Passavamo ore sul terrazzo, a guardare le prostitute e i clienti: 'Ma come fanno ad andare con uomini così brutti? - mi chiedeva Moravia - . Tu Paolo quello lì lo vorresti?'. Io lo facevo ridere. Quanto ho fatto l'oca giuliva, per i nostri grandi vecchi! Quando andavo da Fellini mi preparava la piadina: per la nostra generazione il cibo è importante, anche Fellini aveva in testa la fame, la guerra. Nel '44 non vedevi in giro un cane, un gatto, un piccione. Si era mangiato tutto».

«In fondo dobbiamo alla Chiesa anche Dante, che pure era antipapista. Se la Chiesa non avesse inventato il Purgatorio giusto qualche anno prima, non avremmo avuto la cantica più bella. Non amo l'Inferno: una scopiazzatura di Guinizzelli. Preferisco il Paradiso: la poesia d'amore applicata al tomismo; e la donna amata personifica la religione. Io la religione non la detesto affatto, al contrario di quanto è stato scritto. Dall'età di diciotto anni non ho più fede; credo però nell'uomo. Come il san Tommaso del Caravaggio di Potsdam, che allunga il dito e tocca. E' una tela straordinaria: il volto di Gesù non si vede; la luce cade dall'alto, obliqua, come spesso in Caravaggio.



"Madonna dei Pellegrini" di Caravaggio

A Palazzo Madama il cardinal Dal Monte l'aveva alloggiato nei sotterranei, mica al piano nobile. Ho imparato ad amarlo da Roberto Longhi, che però ne parlava dal 1912 e si era un po' annoiato. Con Longhi concordammo che Caravaggio non era omosessuale. A quell'epo­ca si era tutti un po' misti, come Michelangelo. Leonardo invece no, lui era proprio dei nostri».


«Amori con uomini importanti non ne no mai avuti. Visconti mi ammoniva: 'Ridi ridi, che prima o poi succede...'. Invece niente. Quanto a Pasolini, era lui a non volere me: gli stavo antipatico. Con Laura Betti, che allora si chiamava Trombetti, ho vissuto a casa di Zeffirelli, che mi accolse a Roma dopo la guerra: ma per me Franco era come una mamma, buona e generosa. Molto ospitale fu anche Mario Soldati. Un giorno incontra me e Laura per strada, affamati, e ci invi­ta a pranzo. Solo che non ha nien­te per condire la pasta. Così ci prepara spaghetti al whisky».

E i colleghi, gli uomini di teatro? «In Italia non abbiamo una grande letteratura teatrale. Tolti la Mandragola, Goldoni e Pirandello, il resto è da buttare. Poca cosa, in confronto a Moliere, Shakespeare, Calderon, Lope. Noi abbiamo Pulcinella, da cui discendono Carmelo Bene e Dario Fo: grande presenza scenica, come Wanda Osiris, anche se quando comincia con il gramelot non si capisce nulla» (e qui Poli im­provvisa l'imitazione di Fo).

Eduardo? «Meglio il fratello, Peppino. Eduardo non mi è mai piaciuto. Antipatico. Testa da morto» (e qui Poli mima un volto senza guance). Gassman? «Un grande. Apriva le braccia e riempiva la scena». Albertazzi? «Bravissimo in tv: leggeva guardando la telecamera. Ha una bella bocca che fa innamorare. Ma non mi piace che si vanti di essere stato a Salò».



Benigni? «Lo conosco poco. I giovani non li seguo. Paolo Rossi è bravo, ma non dovrebbe portarsi il fiasco e bere in scena». Arnoldo Foà? «Amoroso. Scrive commedie che Dio liberi; ma che voce! E quanto l'abbiamo ascoltata! Ha presente i vecchi film: 'Mosè, libera il tuo popolo...'; è sempre lui, Foà. Con la forza misteriosa, biblica del popolo ebraico».


Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera [25-04-2009]

[Modificato da Etrusco 29/04/2009 00:02]

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Dalla Santa Sede monito al Premier Berlusconi:
"Siamo turbati, serve più Moralità, Giustizia e Legalità."

Il Segretario di Stato Vaticano Bertone: "Giuste preoccupazioni".
Napolitano torna a chiedere "maggiore sobrietà e responsabilità".
Bossi gli risponde, poi frena. E avverte il premier: "Si calmi".
Ancora braccio di ferro con ANM e CSM.
E intanto il residence Olgettina sfratta le ragazze: "Danno al decoro"


ROMA - Il sostegno della Lega resta tiepido e condizionato all'approvazione del Federalismo,
il sostegno delle gerarchie ecclesiastiche potrebbe avere i giorni contati. A 6 giorni dall'esplosione dello scandalo Ruby, anche oggi Silvio Berlusconi è stato costretto a fare i conti con una situazione che appare sempre più complicata. Il flop del lancio del Gruppo parlamentare dei "Responsabili" è stata infatti solo la prima tappa di una giornata che ha riservato i colpi più duri nel tardo pomeriggio quando le agenzie di stampa hanno rilanciato le durissime parole pronunciate dal Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone a margine dell'inaugurazione di una casa d'accoglienza nella capitale.



"La Santa Sede segue con preoccupazione le vicende italiane", ha spiegato il Cardinale, aggiungendo che la Chiesa condivide il "turbamento" espresso dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per quanto pubblicato dai media riguardo alle accuse mosse al Premier. "Lo avete visto - ha sottolineato ai giornalisti - con la nota pubblicata sull'Osservatore Romano". Capo dello Stato che tra l'altro è tornato proprio stasera a chiedere alle forze sociali e politiche e ai cittadini "una maggiore sobrietà nei comportamenti individuali e collettivi".
"La Santa Sede - ha scandito ancora il Cardinale - segue con attenzione e in particolare con preoccupazione queste vicende italiane, alimentando la consapevolezza di una grande responsabilità soprattutto di fronte alle famiglie, alle nuove generazioni".
"La Chiesa
- ha esortato ancora il Segretario di Stato Vaticano -
spinge e invita tutti, soprattutto coloro che hanno una responsabilità pubblica in qualunque settore amministrativo, politico e giudiziario, ad avere e ad
assumere l'impegno di una più robusta Moralità, di un senso di Giustizia e di Legalità".



Il Segretario di Stato Vaticano
Cardinal Tarcisio Bertone


In mezzo, tra il colpo ricevuto d'Oltretevere e quello arrivato da Montecitorio, Berlusconi ha dovuto incassare anche le punzecchiature di Umberto Bossi. Il leader del Carroccio risponde a muso duro alla nota vaticana con un singolare "per loro è più facile parlare". E poi spiega: "Berlusconi si è trovato con la casa circondata controllavano tutti quelli che entravano e che uscivano. Perchè non hanno controllato anche là?". Poi, a sera, la consueta marcia indietro: "Mai criticato il Vaticano". Ma insieme avverte Berlusconi "di essere più cauto" e che "tutti insieme devono abbassare i toni, anche i magistrati". Poi, descrivendo lo stato del Premier, Bossi si spinge a dire di averlo trovato "un po' gibollato", un termine dialettale, il 'gibollo', per indicare i segni dei colpi ricevuti.

Inoltre per il presidente del Consiglio resta aperta anche la partita con il Csm e la magistratura, resa ancora più aspra dai toni minacciosi usati nel videomessaggio dell'altra sera. Accuse, quelle rivolte dal premier alle toghe, che secondo il presidente dell'Anm Luca Palamara, rappresentano degli "attacchi inaccettabili" che "rischiano di mettere seriamente in discussione l'autonomia e l'indipendenza della magistratura".
Per il vicepresidente del Csm Michele Vietti "i processi sommari non si fanno e non si invocano. Nel nostro ordinamento non sono previste 'punizionì per i magistrati. La competenza a valutare la correttezza dei comportamenti dei magistrati è attribuita dalla Costituzione al Consiglio Superiore della Magistratura secondo le procedure stabilite dalla legge". Il Csm ha comunque deciso di rinviare al 9 febbraio sulla pratica a tutela del pubblico ministero di Milano, Fabio De Pasquale, sulla quale ieri i laici di Pdl e Lega avevano fatto mancare il numero legale, uscendo dall'aula. Un rinvio stabilito però con l'impegno dei laici a garantire il numero legale e del resto dei consiglieri a trattare con sollecitudine la questione delle modifiche alle pratiche a tutela.

Intanto una notizia che riguarda alcune delle ragazze coinvolte nelle indagini. L'amministratore del condominio ha sfrattato dal residence le 14 ragazze al centro del 'caso' Ruby: arrecano un "danno al decoro del palazzo". Le giovani della scuderia di Lele Mora dovranno abbandonare i loro appartamenti entro otto giorni. Secondo quanto riferito da una delle giovani donne, Marysthelle, nella lettera di sfratto è spiegato che la decisione è stata presa per le lamentele degli altri inquilini. Nel palazzo di Milano Due, stando a quanto raccontato da alcune testimoni sentite nell'inchiesta sulle feste ad Arcore, vivono soubrette ed escort in comodato d'uso a spese del premier Silvio Berlusconi.

Fonte: Repubblica (20 gennaio 2011)

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