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Influenza A (H1N1)

Ultimo Aggiornamento: 12/12/2011 15:20
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20/11/2009 14:12

da LA STAMPA:

Influenza, Polonia contro il vaccino
La Kopacz ha evidenziato una ventina di punti poco chiari



Il ministro della Sanità Kopacz: «E' una truffa, chi lo distribuisce aiuta le case farmaceutiche»


Il governo polacco non si fida dei vaccini contro il virus H1N1, ufficializza al riguardo i proprio dubbi - «una ventina di punti poco chiari» - e accusa i colleghi che invitano alla vaccinazione di fare gli interessi delle case farmaceutiche. È stato il ministro della Sanità di Varsavia, la signora Eva Kopacz, a prendere posizione sul vaccino in distribuzione in molti Paesi europei: «per me non è abbastanza sicuro», dice, in un intervento davanti al Senato che sta facendo il giro del mondo sul web. Una vera e propria invettiva contro i tre vaccini disponibili, che - fa notare - vengono trattati tutti alla stessa stregua, malgrado siano basi su diverse sostanze attive, non hanno controindicazioni dichiarate e sono passati attraverso controlli decisamente brevi.

«Non esiste un solo effetto collaterale: hanno inventato il farmaco perfetto - esclama la Kopacz - e visto che il farmaco è così miracoloso, come mai le società che lo producono non vogliono introdurlo nel mercato libero e assumersene la completa responsabilità?». La responsabile della Sanità avanza dubbi sia sull’efficacia che sulle eventuali controindicazioni. E si chiede come mai la nuova influenza sia stata ’promossà a pandemia, quando «un milione di persone muoiono ogni anno, sempre per l'influenza stagionale, su scala mondiale».

Insomma, più dubbi che certezze, secondo il ministro polacco. «A quelli che mi spingono a comprare il vaccino voglio chiedere: come mai non avete gridato e sbraitato l'anno scorso, due anni fa e nel 2003? Nel 2003 abbiamo avuto 1 milione e 200mila polacchi con l'influenza stagionale». Quindi per ora il governo di Varsavia non intende sposare la strategia del vaccino con il virus H1N1. «Lo Stato polacco è molto saggio, i polacchi sanno distinguere la verità dalle balle con molta precisione. Sono anche in grado di distinguere una situazione oggettiva da una truffa», conclude Kopacz.




[Modificato da orckrist 20/11/2009 14:13]

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"Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."

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(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




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20/11/2009 14:23

Re:
orckrist, 20/11/2009 14.12:

da LA STAMPA:

Influenza, Polonia contro il vaccino
La Kopacz ha evidenziato una ventina di punti poco chiari



Il ministro della Sanità Kopacz: «E' una truffa, chi lo distribuisce aiuta le case farmaceutiche»


Il governo polacco non si fida dei vaccini contro il virus H1N1, ufficializza al riguardo i proprio dubbi - «una ventina di punti poco chiari» - e accusa i colleghi che invitano alla vaccinazione di fare gli interessi delle case farmaceutiche. È stato il ministro della Sanità di Varsavia, la signora Eva Kopacz, a prendere posizione sul vaccino in distribuzione in molti Paesi europei: «per me non è abbastanza sicuro», dice, in un intervento davanti al Senato che sta facendo il giro del mondo sul web. Una vera e propria invettiva contro i tre vaccini disponibili, che - fa notare - vengono trattati tutti alla stessa stregua, malgrado siano basi su diverse sostanze attive, non hanno controindicazioni dichiarate e sono passati attraverso controlli decisamente brevi.

«Non esiste un solo effetto collaterale: hanno inventato il farmaco perfetto - esclama la Kopacz - e visto che il farmaco è così miracoloso, come mai le società che lo producono non vogliono introdurlo nel mercato libero e assumersene la completa responsabilità?». La responsabile della Sanità avanza dubbi sia sull’efficacia che sulle eventuali controindicazioni. E si chiede come mai la nuova influenza sia stata ’promossà a pandemia, quando «un milione di persone muoiono ogni anno, sempre per l'influenza stagionale, su scala mondiale».

Insomma, più dubbi che certezze, secondo il ministro polacco. «A quelli che mi spingono a comprare il vaccino voglio chiedere: come mai non avete gridato e sbraitato l'anno scorso, due anni fa e nel 2003? Nel 2003 abbiamo avuto 1 milione e 200mila polacchi con l'influenza stagionale». Quindi per ora il governo di Varsavia non intende sposare la strategia del vaccino con il virus H1N1. «Lo Stato polacco è molto saggio, i polacchi sanno distinguere la verità dalle balle con molta precisione. Sono anche in grado di distinguere una situazione oggettiva da una truffa», conclude Kopacz.








Negli stati uniti le nostre barzellette sui carabinieri hanno per protagonisti i polacchi.

Sembra che in realtà noi siamo più stupidi dei polacchi.
Anzi no, visto la scarsa adesione alla vaccinazione per l'influenza H1N1 forse non siamo un popolo così stupido.
Forse lo è la nostra classe politica almeno per chi ci vuole vedere la buonafede. Io ci vedo malafede e penso che sia una classe di disonesti.

Chapeau per la signora Eva Kopacz [SM=x44459]

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20/11/2009 15:01

Re: Re:
il tobas, 20/11/2009 14.23:




Negli stati uniti le nostre barzellette sui carabinieri hanno per protagonisti i polacchi.

Sembra che in realtà noi siamo più stupidi dei polacchi.
Anzi no, visto la scarsa adesione alla vaccinazione per l'influenza H1N1 forse non siamo un popolo così stupido.
Forse lo è la nostra classe politica almeno per chi ci vuole vedere la buonafede. Io ci vedo malafede e penso che sia una classe di disonesti.

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14/12/2009 16:24

E se il virus fosse solo un raffreddore?

Poche vittime e molti affari. Così l'H1N1 festeggia il suo primo anno di vita.
Bilancio di una pandemia ampiamente annunciata, ma che non è arrivata.

POCHE VITTIME - per fortuna - e molti affari. Il virus H1N1 si avvia a festeggiare il suo primo anno di vita con un bilancio pieno di sorprese: un tasso di mortalità di gran lunga inferiore al previsto (lo 0,018%, meno dell'influenza stagionale), un deciso calo dei ricoveri negli Stati Uniti e in Europa (eccetto la Francia) proprio nei giorni in cui si temeva il picco della malattia e tante polemiche sulle vaccinazioni - in Italia si è immunizzato solo il 14% degli operatori sanitari - e sul ruolo dei colossi farmaceutici e delle autorità di controllo. Big Pharma, malgrado la mitezza della pandemia, ha già incassato in sei mesi un jackpot da 20 miliardi di euro di entrate straordinarie. Mentre l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) - accusata da qualcuno di eccesso d'allarmismo - è stata costretta ad aprire un'inchiesta interna per verificare i possibili conflitti di interessi dei suoi consulenti scientifici. Accusati di essere pure a libro paga dell'industria. Per fare il punto della situazione, Repubblica ha sintetizzato in questo dossier il risultato di interviste, indagini e incontri con medici, case farmaceutiche, scienziati e politici raccolti negli ultimi giorni. Ecco il risultato.

Un virus (per ora) spuntato. Nessuno, naturalmente, discute la pericolosità dell'H1N1: la sua diffusione - complice un mondo sempre più globale - è stata rapidissima. Gli effetti però sono stati meno gravi del previsto. Secondo l'Oms, il virus è arrivato in 208 Paesi. Le vittime riconducibili a H1N1 però sono "solo" - si fa per dire - 9.596 (800 nell'ultima settimana), una cifra di gran lunga inferiore alle 500mila causate ogni anno dall'influenza stagionale. "È la pandemia più lieve della storia", si spinge a dire Marc Lippsitch, epidemiologo di Harvard. In Italia siamo a quota 142, come dire un morto ogni 25mila casi di infezione (in totale da noi sono state colpite dall'influenza A 3.650.000 persone). Ma per la maggior parte il virus è una concausa. Il Center for Disease Control americano ha calcolato il tasso di mortalità nello 0,018%, contro il 2% della spagnola e lo 0,2% dell'influenza tradizionale. L'aviaria, per dire, ha avuto effetti letali sul 60% delle persone colpite. La task force di esperti della Casa Bianca pochi mesi fa prevedeva tra i 30 e i 90mila morti negli Usa (contro i 36mila della stagionale). Le stime reali parlano oggi di 10mila vittime statunitensi su 50 milioni di malati.
Non solo. Il peggio, almeno per la prima ondata pandemica, sembra alle spalle. Negli Stati Uniti e in Canada il numero dei ricoveri è in calo da cinque settimane. In Italia, dopo tre settimane consecutive di flessioni, ha registrato un rialzo solo marginale negli ultimi sette giorni. A metà novembre ogni mille assistiti in ospedale si verificavano 11,2 casi di H1N1, ora siamo a quota 6,6. "Il picco è passato - ammette Giovanni Rezza, direttore malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità - . Anche se, naturalmente, non bisogna abbassare la guardia". Il motivo? Il rischio di recrudescenze. "La spagnola - ricorda Maurizio De Martino, direttore di pediatria dell'ospedale Mayer di Firenze - ha avuto tre ondate in tre anni diversi". Oggi però la pandemia è sparita dalle prime pagine dei giornali e l'allarme sociale è calato. "Le persone che ci chiamano per avere informazioni sono sempre meno - ammette Giacomo Milillo, segretario della Federazioni medici di medicina generale - . Certo, c'è sempre il timore della mutazione, ma senza più l'ansia delle scorse settimane".

Il milione di geni del virus, naturalmente, muta e continua a mutare. È già successo quando il micidiale H1N1, nato nel corpo di un volatile e migrato poi nei suini, è riuscito ad aggredire nel 2009 in Messico - truccando il suo patrimonio genetico - le mucose respiratorie di Edgar Hernandez, il paziente-zero, un bambino di 5 anni (poi sopravvissuto) di La Gloria, Stato di Veracruz. "È accaduto di nuovo poco dopo in Brasile", assicura Rino Rappuoli, numero uno della ricerca di Novartis. Ma tutte queste trasformazioni (come quella in Norvegia che porta all'attacco delle vie respiratorie profonde) si sono dimostrate - almeno per ora e incrociando le dita - meno pericolose e meno contagiose del previsto. "Siamo di fronte a variazioni minime che non cambiano le proprietà dell'H1N1" assicura Rappuoli. "Una mutazione fuori dallo spettro di copertura del vaccino è sempre possibile - aggiunge Pietro Corvari, professore all'Università di Genova e tra i fondatori del centro anti-influenza - . Ma per ora siamo lontani da questa ipotesi e la presenza di adiuvanti rende la copertura più estesa".

Un'influenza d'oro. Il virus killer, dunque, è meno killer di quanto si pensasse. Corre veloce, è riuscito persino a violare l'embargo strettissimo imposto alla striscia di Gaza (dieci morti). Ma, allo stato, pare - patologicamente parlando - più debole del previsto. Dove invece non ha tradito le attese è stato sul fronte finanziario: il business dell'H1N1 scoppia di salute. La Virus Spa, un sapiente mix di vaccini e di indotto figlio dell'ansia "preventiva", ha già iniziato a macinare miliardi.

I primi beneficiari di questo inatteso (forse non troppo, dicono i maliziosi) Eldorado sono, come ovvio, i professionisti della pandemia: i produttori di vaccini. Fino a pochi anni fa parevano una specie sull'orlo dell'estinzione: le malattie virali più gravi erano state sradicate dai Paesi ricchi. Le nazioni più povere, dove queste patologie trovano ancora terreno fertile, non avevano i soldi necessari per acquistarle. Oggi è cambiato tutto: l'aviaria e la minaccia di bioterrorismo hanno fatto ripartire alla grande gli investimenti. E l'influenza A è stata la ciliegina sulla torta, una miniera d'oro che finora ha garantito ai big del settore un bonus da 12 miliardi. A settembre - con l'allarme H1N1 all'apice - la domanda di dosi era doppia rispetto alla capacità produttiva mondiale. E i governi (Italia compresa) hanno firmato contratti in bianco, pagando in anticipo vaccini non ancora approvati pur di farne scorta adeguata. L'inglese Gsk ha piazzato in pochi giorni 440 milioni di dosi (al prezzo di 5 sterline l'una) di Pandemrix a 22 Paesi differenti con un incasso "straordinario" di quasi 3 miliardi di euro. Non solo: le vendite del suo Relenza, un anti-virale efficace in fase preventiva, sono decollate a 600 milioni di euro nei primi nove mesi 2009.

Il Tamiflu della Roche, un altro anti-virale già sul mercato, ha decuplicato le vendite a 2 miliardi nel 2009 e secondo le stime del colosso svizzero ne macinerà altri 400 l'anno prossimo. La Novartis prevede di ricavare dal suo vaccino Focetria un miliardo in sei mesi. Più o meno quanto incasserà grazie ai suoi nuovi prodotti la francese Sanofi. Centinaia di milioni entreranno pure nella casse dell'americana Baxter (titolare del vaccino Celvapan) e dell'inglese Astra Zeneca. Contratti una-tantum, d'accordo, ma in grado di generare a fine pandemia, secondo l'Oms, ricavi extra vicini ai 20 miliardi.

L'overdose di vaccini. Oggi, a contratti miliardari firmati, il mercato s'è girato. La pandemia non morde. La gente - ridimensionata la percezione del rischio - non si vaccina. E milioni di dosi (scadenza media un anno) rimangono stoccate nei frigoriferi degli ospedali. L'Olanda ha già deciso di mettere in saldo il 50% delle sue scorte, svendendo 17 milioni di dosi, con Macedonia e Malta pronte all'acquisto. Lo stesso sta pensando di fare la Gran Bretagna. E presto anche Francia (94 milioni di dosi ordinate) e Usa (85 milioni già disponibili) - dove l'influenza A pare in decisa regressione - rischiano di dover affrontare lo stesso problema. A tre mesi dal lancio, insomma, siamo già ai saldi di stagione. Di cui tra l'altro potrebbero beneficiare i Paesi più poveri. Italia e Francia, per amor del vero prima della creazione del surplus, avevano già destinato il 10% del loro stock proprio alle nazioni emergenti. E l'Oms si è già garantito la disponibilità di 200 milioni di dosi per 95 Paesi a basso reddito. Quelli tra l'altro dove il virus, proprio per la mancanza di presidi, è più a rischio di mutazione anche perché potrebbe incrociarsi con gli ultimi focolai di aviaria. Un'ipotesi che per gli scienziati mondiali è a oggi un vero incubo.

I vaccini però sono soltanto uno dei tanti rami del ricchissimo business della Virus Spa. Basta entrare in questi giorni in una farmacia per rendersi conto di come la sindrome H1N1 abbia contagiato pure i prodotti da banco. I gel disinfettanti per le mani (+50% di vendite ad ottobre in Italia secondo la Nielsen) tirano più dell'aspirina. Gli americani, calcola l'istituto di ricerca Minter, spenderanno quest'anno 3,6 milioni di dollari in più per difendersi dall'influenza A con una originale e personalissima forma di prevenzione fai-da-te. Gli oggetti del desiderio sono in particolare le mascherine per la protezione di naso e bocca (la 3M in tre mesi ne ha vendute per 100 milioni, facendo lavorare i suoi impianti 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana), gli sciroppi per prevenire tosse e raffreddore e i disinfettanti in tutte le loro declinazioni: le vendite di Clorox, l'amuchina a stelle e strisce, sono decollate facendo volare gli utili del gruppo.

Pandemia all'italiana. L'Italia, sul fronte del business della pandemia, finora ha solo pagato. La spesa "viva" a oggi - al di là dei costi necessari per pagare Topo Gigio e di quelli strutturali per la task force del viceministro Ferruccio Fazio - è rappresentata dal costo dei vaccini: 184,8 milioni. Sette euro (iva esclusa) a dose per ognuno dei 24 milioni di dosi di Focetria acquistate dalla Novartis con un contratto secretato dal Governo, malgrado le richieste di trasparenza della Corte dei conti.

L'accordo, siglato il 21 agosto, a farmaco non ancora approvato, ha alcune clausole molto particolari. Un codicillo a pagina 10, ad esempio, sgrava l'azienda svizzera di tutti i rischi pecuniari derivanti da eventuali effetti collaterali del prodotto. Caricandoli, in sostanza, sulle spalle dei cittadini italiani. "Il ministero - recita l'intesa - è tenuto a indennizzare, manlevare e tenere indenne Novartis da qualsiasi perdita che Novartis sia tenuta a risarcire in conseguenza di danni a persone e/o cose causati dal prodotto". Salvo, deo gratias, "quelli di fabbricazione".

Sono tanti o poche 24 milioni di dosi? "L'Italia ha scorte più che sufficienti - dice Rappuoli - . Il nostro vaccino scade in un anno ma forse potrà durare di più, vedremo. Di sicuro grazie agli adiuvanti ha uno spettro di copertura molto ampio e le ricerche che abbiamo fatto su un campione di 3mila bambini dai 3 mesi in su hanno dato risultati molto rassicuranti sulla tollerabilità". Francia e Gran Bretagna sono state più prudenti di noi ordinando quantitativi che consentono di "coprire il 70-80% della popolazione con due dosi", come calcola Rezza, convinto però che il Belpaese, grazie anche alla clemenza di questo primo picco di H1N1, "ha comprato il giusto, senza esagerare". "In fondo - conclude - quando un virus non è ben conosciuto e ha un enorme potenziale infettivo bisogna prendere precauzioni adeguate".

Il nodo delle vaccinazioni. Comprati i vaccini, però, il problema è vaccinare chi ne ha bisogno. E su questo fronte l'Italia fatica a carburare. All'8 dicembre, su 7 milioni e 432mila dosi distribuite, solo 689mila erano state inoculate. In Svezia è stato già immunizzato un terzo delle persone. In Gran Bretagna siamo già ben oltre i 2,3 milioni. Il virus debole, per ora, annacqua le conseguenze dei nostri ritardi. Ma con un tasso di mortalità più alto, il Belpaese sarebbe nei guai. "Se finora le cose sono andate meglio del previsto, il merito non è certo della vaccinazione che ha raggiunto un numero molto limitato di persone" sostiene Mauro Moroni, direttore malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano. La colpa del flop, dice De Martino, "ricade anche su chi non l'ha fatta a sé, e parlo dei miei colleghi medici, e ai cittadini".

Gli ultimi dati del ministero (al 5 dicembre) certificano che solo 146mila operatori sanitari (il 14,1% del totale) hanno deciso di immunizzarsi e che la campagna di vaccinazione ha finora coperto il 10% delle donne gravide e il 14,3% delle persone a rischio. L'Istituto superiore di sanità ha rivalutato le sequenze di 100 ceppi virali a caccia di eventuali mutazioni. Trovate solo in un paziente con polmonite, caso risolto dopo terapia intensiva e "non in fase di diffusione". Certo è che se l'influenza A andasse scemando e la campagna di vaccinazioni continuasse ai ritmi da moviola con cui sta procedendo ora, anche l'Italia rischierebbe di trovarsi sul gobbo un bel po' di dosi di Focetria prossime alla scadenza. Ma, al momento, sarebbe il minore dei mali.

Le polemiche sull'Oms. La trincea della lotta all'influenza A è un laboratorio nel sottosuolo del palazzo bianco dell'Organizzazione mondiale della Sanità a Ginevra. L'unità di crisi dove da dodici mesi lavora a ritmi forzati il Center for Strategic Health Operation, in codice Shoc. Un'equipe di scienziati un po' spiazzata dal decorso meno drammatico del previsto dell'inflazione. "C'è stata una differenza tra quello che ci si aspettava e quello che si è prodotto nella realtà" ammette Nykia Alexander, consigliere speciale del direttore generale Chan. "La percezione di un virus molto meno letale del previsto - aggiunge - ha creato qualche problema". I responsabili dell'Oms smentiscono di aver peccato d'allarmismo. "Abbiamo sempre valutato in modo moderato gli effetti dell'attuale pandemia, dicendo che la maggioranza dei pazienti manifesta una sindrome influenzale benigna e guarisce completamente in una settimana, anche senza nessuna terapia".

Alcuni scienziati accusano l'Oms di aver modificato appositamente la definizione ufficiale di pandemia per poter dichiarare il livello massimo di allerta. A inizio 2009 la conditio sine qua non per lo stato d'emergenza (il livello 6) era quella di trovarsi di fronte a "un enorme numero di morti". Dizione sparita nei primi mesi dell'anno dal prontuario di Ginevra. "La confusione è dovuta a una vecchia definizione sbagliata sul nostro sito che è stata in effetti aggiornata", si giustifica Gregory Hartl, portavoce dell'organizzazione. Più difficile replicare alle rivelazioni sui presunti conflitti di interesse di alcuni esperti scientifici degli advisory groups, i gruppi di consulenza dell'Oms sull'H1N1. Il medico olandese Albert Osterhaus, del comitato "Sage" incaricato delle linee guida per la prescrizione di vaccini contro il virus, avrebbe partecipazioni economiche in diverse società farmaceutiche. Anche Frederick Hayden e Arnold Monto, altri due consulenti dell'Oms per la campagna di vaccinazione, sono stati accusati di collaborare stabilmente con Roche e Gsk. Su questo punto, la risposta dell'Oms è stata una mezza ammissione. "Collaboriamo con l'industria farmaceutica per ragioni legittime. I laboratori farmaceutici - spiega Hartl - svolgono un ruolo essenziale per raggiungere gli obiettivi di salute pubblica". Per regole interne, i consulenti scientifici dell'Oms devono però dichiarare ogni potenziale conflitto d'interesse. "Le accuse sono figlie della percezione di un virus meno letale del previsto - conclude il portavoce dell'organizzazione -. Ma sono preoccupazioni ingiustificate". Eppure da pochi giorni sul sito compare un comunicato di precisazione sugli advisory groups ed è stata avviata un'inchiesta per verificare l'effettiva indipendenza dei comitati di consulenza a cui è stata affidata la regia della prima pandemia globale.

"La realtà è che da questa crisi abbiamo imparato due lezioni - conclude Rezza -. La prima è che gli opposti estremismi, allarmismo e negazionismo, sono controproducenti. La seconda è che dobbiamo imparare a produrre i vaccini più rapidamente per prevenire situazioni più gravi". Sperando, naturalmente, di non averne bisogno.

Fonte

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non ne parla più nessuno....

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15/12/2009 09:22

Re:
bianco77, 14/12/2009 22.18:

non ne parla più nessuno....



Ormai i vaccini li hanno venduti. [SM=x44451]

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15/12/2009 17:59

Re: Re:
Arjuna, 15/12/2009 9.22:



Ormai i vaccini li hanno venduti. [SM=x44451]



quindi le case farmaceutiche hanna raggiunto il loro scopo [SM=x44474]

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15/01/2010 10:39


dal Gazzettino on-line:

Influenza A, vendita dei vaccini in saldo: nei magazzini milioni di dosi inutilizzate

La Francia cede al Qatar 300mila fiale, la Germania tratta con l'Ucraina di 2 milioni di dosi, l'Italia deciderà a febbraio


PARIGI (3 gennaio) - Prima c'è stata la corsa all'acquisto dei vaccini contro l'influenza A, ora comincia quella a venderli. La Francia ha cominciato a rivendere all'estero una parte del proprio stock di vaccini, ordinati in eccedenza, contro il virus A/H1N1 dell'influenza A. Lo ha annunciato oggi il ministero della Salute francese. «Si era partiti sulla base di uno schema di vaccinazione su due dosi, ma dal momento che l'utilizzo di una sola dose di vaccino è sufficiente, ci si può permettere di rivendere una parte dello stock», ha spiegato all'agenzia France Press un portavoce del ministero.

La Francia aveva ordinato la scorsa estate 94 milioni di dosi di vaccino antipandemico, nella prospettiva della somministrazione di una doppia dose vaccinale a persona. Ma a novembre è emerso che una sola dose di vaccino era sufficiente per proteggere i pazienti.

Tra i primi acquirenti, il Qatar ha già acquistato 300.000 dosi e il negoziato è avviato anche con l'Egitto, che si augura di acquistare due milioni di dosi, ha precisato il ministero. Negoziazioni sono pure in corso con l'Ucraina,

La commessa francese, per un totale di 675 milioni di euro, era stata indirizzata a quattro diverse aziende (GlaxoSmithKline, Novartis, Sanofi-Pasteur e Baxter), dopo aver ottenuto l'avvallo dell'Agenzia europea per i farmaci (Emea). Dall'inizio della campagna vaccinale in Francia, lo scorso 21 ottobre, circa 5 milioni di persone sono state vaccinate.

La Germania come la Francia. È stato certamente determinante il fatto che, fortunatamente, la pandemia di influenza A non si è finora rivelata terribile come inizialmente temuto, ed ha avuto un gran peso anche l'indicazione dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) che, a novembre, ha stabilito che una sola dose di vaccino è sufficiente per proteggere i soggetti adulti. Ma il risultato finale è stato analogo in molti Paesi europei: meno del previsto i cittadini che si sono vaccinati e scorte di vaccino rimaste inutilizzate nei magazzini. Così, vari governi, dalla Francia alla Germania, hanno deciso: la soluzione è rivendere le dosi in eccesso ad altri Paesi, in testa quelli dell'Est.

Vaccini tedeschi verso l'Ucraina. La Germania è in concorrenza con la Francia per cedere E proprio la Germania avrebbe intenzione di rivendere oltre due milioni di dosi di vaccino: ne ha ordinate 50 milioni (su una popolazione di 80 mln di persone) quando si pensava fossero necessarie due dosi a persona. Finora solo poco più del 5% della popolazione si è vaccinata.

Spagna e Svizzera pronti a vendere. L'intenzione di rivendere il vaccino sarebbe anche della Spagna, e pure la Svizzera si avvia a rivendere circa 4,5 mln dei 13 mln di dosi acquistate.

In Italia, invece, ancora nessuna decisione è stata presa in merito: si attenderà, prima di valutare la possibile opzione di vendita, il termine della campagna vaccinale in atto.

Meno di un milione di italiani si sono vaccinati. L'Italia ha ordinato 48 mln di dosi, con l'obiettivo di vaccinare il 40% della popolazione, a partire dalle categorie a rischio e quelle di pubblica utilità. Ad oggi sono state somministrate circa 840.000 dosi. Rispetto alla possibilità di rivendere parte dello stock ordinato, ha precisato il direttore generale Prevenzione e sanità del ministero della Salute, Fabrizio Oleari, «nessuna decisione è stata assunta ed occorre prima arrivare alla fine della campagna vaccinale. È però evidente - ha sottolineato - che l'Italia è tra i paesi Ue che hanno acquistato un minor numero di dosi e già esiste l'impegno a donare all'Oms il 10% delle scorte in favore dei Paesi più poveri». Si tratta, ha concluso Oleari, «di vedere quante dosi rimarranno alla fine della campagna ed il ministro farà le proprie valutazioni». Dell'eventuale opzione rivendita, dunque, si riparlerà non prima degli inizi di febbraio.

L'Oms invita a non abbassare la guardia. Ma se in Europa si tira un sospiro di sollievo e si pensa a come ricollocare le scorte di vaccino inutilizzate - anche se la stessa Oms invita e non cantar vittoria troppo presto, sottolineando che il pericolo pandemia resta e potrebbero comunque verificarsi nuovi picchi in Asia ed in particolare in Cina dove invece c'è l'allarme pamdemia: Il virus A/H1N1 si sta rapidamente diffondendo nelle campagne, ha avvertito il governo cinese, e si teme un picco di casi con il prossimo capodanno lunare, quando milioni di cinesi torneranno nei luoghi d'origine per i festeggiamenti.


[SM=x44464]


Esilarante l'appunto dell'OMS, suona quasi come il tentativo di rimettere la dentro al cavallo... pardon, al suino. [SM=x44452]











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15/01/2010 10:54

Re:
orckrist, 15/01/2010 10.39:


Esilarante l'appunto dell'OMS, suona quasi come il tentativo di rimettere la dentro al cavallo... pardon, al suino. [SM=x44452]



[SM=x44457] [SM=x44457] [SM=x44457] [SM=x44457] [SM=x44457]

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11/03/2010 10:42

Influenza suina, dopo la paura i vaccini in Africa

Pochissime le vittime, avanzate migliaia di dosi
MARCO ACCOSSATO
TORINO

Partito. L’Organizzazione mondiale della Sanità non ha ancora dichiarato ufficialmente superata la «fase 6» della pandemia da Influenza A/H1N1, ma in Italia il viaggio al contrario dei vaccini è già cominciato. Centinaia di migliaia di fiale non utilizzate stanno tornando a Roma, e da Roma - in parte - ripartiranno verso Paesi dove l’allarme non è affatto rientrato e i focolai sono ancora una minaccia, Africa compresa. Paesi che hanno chiesto aiuto all’Oms. Soltanto poche migliaia di dosi saranno conservate dal ministero e dalle Regioni per un eventuale improvviso nuovo allarme da virus mutato.

Un flop. Il verdetto è nei numeri: il timore è stato sproporzionato. A fronte di 10 milioni di dosi di vaccino distribuite in Italia, sono state meno di 900 mila le persone vaccinate al 31 gennaio scorso, quando la pandemia è definitivamente sparita dalle paure degli italiani.

Le Regioni hanno segnalato al ministero circa mille ricoveri e 228 vittime. Ma diverse Asl stanno comunicando la disponibilità alla restituzione di addirittura più della metà dei vaccini acquistati per fronteggiare l’allarme pandemia. I nuovi casi di malattia, dall’1 al 7 febbraio scorso, sono stati 114 mila, che portano il bilancio totale a 4 milioni e mezzo di contagi dal 19 ottobre, quand’è iniziata la sorveglianza Influnet. In Lombardia sono state somministrate però solo il 10 per cento delle dosi. In Piemonte, le 700 mila fiale avanzate vengono in questi giorni stoccate in una cella frigo del servizio farmaceutico dell’Asl To3 a Roletto, nel Pinerolese, a pochi chilometri da Torino: «Saranno mantenute qui a una temperatura tra i 4 e gli 8 gradi finché il ministero invierà la Croce Rossa a ritirarle - spiega la dottoressa Antonella Barale, responsabile delle attività vaccinali della Regione -: in Piemonte resteranno 15 mila dosi». Ventinovemila quelle somministrate finora a Torino e nelle altre province del Piemonte. All’Asl di Treviso, invece, su 128 mila vaccini disponibili, le persone che hanno aderito alla campagna sono state soltanto 1800.

Doveva essere una pandemia. Invece, il numero di vittime da Influenza A non ha superato lo 0,005 per cento dei malati. Significativa - e premonitrice - l’adesione alla campagna vaccinale di medici, infermieri e operatori sociosanitari: 161 mila, il 15 per cento del totale del personale impiegato in Asl, ospedali e ambulatori.

L’indecisione è stata più forte della paura. Future mamme comprese: solo 12 su cento (22.796 dosi) hanno chiesto di essere vaccinate per proteggere se stesse e il nascituro. Identica percentuale delle persone di età compresa fra 6 mesi e 65 anni considerate a rischio.

L’ultima distribuzione di vaccini a Regioni e Province Autonome risale al 22 dicembre scorso. Dal 19 gennaio l’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) ha addirittura ridotto le attività connesse alla sorveglianza della pandemia influenzale A: i dati vengono ora trasmessi soltanto una volta la settimana, il venerdì. «Ciò - spiega il ministero della Salute - li rende non paragonabili a quelli precedentemente forniti». Modificate anche le procedure di rilevazione dei decessi: non più contati dal giorno di inizio della pandemia, ma dall’inizio della tradizionale stagione influenzale. «L’Oms - dice ancora il ministero - ha reso noto il 20 novembre che in Norvegia è stata riscontrata una mutazione in alcuni campioni del virus della nuova influenza A/H1N1», ma i dati italiani confermerebbero che questa mutazione «non appare per ora predominante nei casi gravi o letali che si sono ancora registrati».

In Piemonte il viaggio al contrario dei vaccini si concluderà probabilmente oggi. Le tredici Asl e i quattro ospedali che erano stati riforniti hanno quasi completato il trasporto nella speciale cella frigo, e da venerdì dosi singole e multidose saranno a disposizione del ministero: «Nelle aziende sanitarie dove le forniture erano maggiori sono stati utilizzati furgoni refrigerati per il trasporto - spiega ancora la dottoressa Barale -, dove le scorte erano minori sono state sufficienti borse frigo come quelle destinate al trasporto degli organi da trapiantare». La Croce Rossa arriverà con i tir. Poi partirà un nuovo conto alla rovescia: i vaccini non utilizzati scadono in autunno.

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18/03/2010 10:27

Cronaca di una (lucrosa) isteria. La febbre suina del 2009

Verrà ricordato come uno dei più enormi bluff del ventunesimo secolo, il temibile virus H1N1, ovvero l’influenza che rischiava di spopolare il mondo. Per quasi un anno, l’intero pianeta, dai tropici ai poli, ha tenuto il fiato sospeso aspettando la pandemia perfetta. Ha aspettato, ha ancora aspettato. Ma non è successo nulla. L’influenza è terminata, come era iniziata, svanita nel nulla. E, ironia della sorte, alla fine si è venuti anche a sapere che questa febbre non solo non era grave, ma era persino meno pericolosa della variante normale. E’ stata molto meno dannosa di una comunissima febbre stagionale.

Un bell’articolo dello Spiegel Online racconta i retroscena di questa incredibile e surreale storia. E svela come in fondo la morale della storia è sempre quella: la paura è un affare intramontabile che tira su un’enorme quantità di soldi. Chiedetelo a tutte le compagnie farmaceutiche che hanno sommerso il pianeta di dosi di vaccino inutili quanto lucrative.

L’inizio della storia si svolge in Messico dove Edgar, un bambino di sei anni, contrae per primo l’influenza suina. Sembra grave, poi dopo qualche settimana gli passa. Ma intanto il morbo comincia a diffondersi. Ci sono le prime vittime. Qualcuno si allarma, scattano le prime analisi, poi qualcuno fa la chiamata giusta. Il WHO, l’Organizzazione Mondiale delle Sanità, è allertata. La scena passa a Ginevra. E’ l’inizio della fine.

Sì, perché una serie di circostanze concorrono perché l’irreparabile idiozia sia commessa. Da una parte la folle evoluzione della scienza, dall’altra la rapacità degli industriali.

La grande abbondanza di ricerche scientifiche ha creato una situazione paradossale. Se non fosse stato per quei migliaia di laboratori e per quegli specialisti che, per così dire, vivono di influenza, nessuno avrebbe notato il virus H1N1, virus che, dopo aver fatto placidamente il suo corso, sarebbe scomparso nell’indifferenza generale.

Ma le cose non sono andate così. Questo perché esistono, sparsi in tutti i paesi del mondo, persone e istituzioni che girano, assorbono e producono soldi in base all’evoluzione delle malattie. A volte si ha l’impressione – ha commentato Tom Jefferson, di un istituto no profit internazionale – che c’è un’intera industria che non aspetta altro che si verifichi una pandemia ». Oppure, per dirla con le parole più goffe di Markus Eickmann, capo di un laboratorio a Marburgo: « Una pandemia è per un virologo quello che un’eclissi solare è per un astronomo ».

Rivengono alla mente le parole dello scienziato e scrittore Georg Lichtenberg : «La molta lettura ci ha portato una barbarie evoluta». Si sostituisca – scienza – con – lettura – ed il gioco è fatto.

Dall’altro lato esistono le grandi compagnie farmaceutiche, ricche, potenti, piazzate nei posti giusti. La gestione a dir poco naif della crisi da parte del WHO è anche responsabilità loro. Nei momenti delle decisioni i loro rappresentanti erano sempre lì, nel quartiere generale dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, arrivando anche a parlare col segretario generale Ban Ki Moon, e sempre, in ogni caso, prodigando disinteressatamente saggi consigli. Per dirne solo una – ma di esempi ce ne sono diversi – uno dei maggiori consulenti del WHO, Albert Osterhaus, è il direttore dell’European Scientific Working Group on Influenza, gruppo di ricerca finanziato dalle case produttrici di vaccini.

E così, mentre i governi hanno speso milioni di euro per rifornirsi in vaccini contro una pandemia inesistente, qualche industriale farmaceutico si è arricchito oltre ogni ragionevole misura. Non c’è che ammirare il ministro polacco della Salute, Ewa Kopacz, che dopo diverse battaglia riuscì con lungimiranza a impedire che il suo governo accettasse di compare l’antidoto, dicendo davanti al parlamento: «E’ mio dovere firmare accordi nell’interesse dei polacchi o in quello delle case farmaceutiche?».

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18/03/2010 11:41

il tobas, 18/03/2010 11.38:

quanti di voi hanno contratto l'Influenza A (H1N1) o conoscono personalmente qualcuno che l'ha avuta?

Io nessuno.




Alcuni bambini dell'asilo di mia figlia l'hanno fatta.
O almeno così dicono i pediatri.
Però non è morto nessuno.
[Modificato da paperino73 18/03/2010 11:41]

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18/03/2010 11:54

Re: piccolo sondaggio
il tobas, 18/03/2010 11.38:


quanti di voi hanno contratto l'Influenza A (H1N1) o conoscono personalmente qualcuno che l'ha avuta?

Io nessuno.



Mia nipote e forse mia mamma. Dico forse perché non è andata dal medico e non le è stata diagnosticata. Ma l'hanno avuta tutte e due nello stesso periodo e probabilmente se la sono contagiata a vicenda.
Per mia nipote invece è sicuro.
A Gaia è durata una settimana, a mia madre 3-4 giorni.

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"[...]però la tanto contestata Puglia ha dato tante soddisfazioni al suo capo: le escort a Palazzo Grazioli" - NICHI VENDOLA
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14/04/2010 13:52

Influenza A: riunione esperti
'Vogliamo trarre lezioni per il futuro' dice l'Oms
12 aprile, 12:34


GINEVRA, 12 APR - Prima riunione del comitato di esperti 'esterni' per esaminare la risposta alla pandemia di influenza A H1N1 da parte dell'Oms.

'L'Organizzazione mondiale della sanita' vuole un esame franco, critico, trasparente, credibile e indipendente del proprio operato. Vogliamo trarre lezioni per il futuro' dice a Ginevra la direttrice generale Margaret Chan. L'agenzia specializzata delle Nazioni Unite e' stata accusata da alcuni di aver favorito un allarme esagerato per la pandemia.


fonte


... [SM=x44457] ...


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14/04/2010 14:49

Re:
roadrunner71, 14/04/2010 13.52:


L'agenzia specializzata delle Nazioni Unite e' stata accusata da alcuni di aver favorito un allarme esagerato per la pandemia.



Ma dai? [SM=x44452]

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07/06/2010 11:23

La grande truffa della "suina"

Il British Medical Journal: l'Oms ha gonfiato i rischi dell'influenza A per favorire l'industria
PAUL BENKIMOUN

Le critiche al modo in cui l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha risposto alla pandemia di influenza H1N1 sono cresciute di una tacca, venerdì scorso, con la pubblicazione di un’inchiesta condotta congiuntamente dal British Medical Journal (BMJ) e dall’Agenzia di Giornalismo Investigativo di Londra (BIJ), e con il rapporto adottato quello stesso giorno dalla Commissione sanità dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. La prima rivela che alcuni degli esperti che avevano partecipato alla redazione delle linee guida dell’Oms per le pandemie erano sul libro paga di due industrie farmaceutiche - Roche e GlaxoSmithKline - che producono medicinali o vaccini contro i virus influenzali. Il secondo sottolinea una «mancanza di trasparenza» nella gestione della crisi del virus H1N1 da parte dell’Oms e delle istituzioni sanitarie pubbliche, le accusa di aver «dilapidato una parte della fiducia che gli europei hanno in questi organismi» e ritiene che «questo declino di fiducia in futuro potrebbe rappresentare un rischio».

Un anno dopo l’annuncio, l’11 maggio 2009, dell’inizio della pandemia influenzale, molti governi occidentali si ritrovano con scorte inutilizzate di farmaci antivirali e vaccini contro il nuovo virus A (H1N1), ordinati a un carissimo prezzo, mentre la banca JP Morgan valuta il giro d’affari tra 5,8 e 8,3 miliardi di euro. Emerge che, a partire dal 1999, data delle prime linee guida dell’Oms per le pandemie, alcuni esperti con un ruolo chiave nella loro elaborazione hanno legami di interesse con gli industriali. Le raccomandazioni vengono scritte da quattro esperti in collaborazione con il «Gruppo di lavoro europeo sull'influenza» (Eswi). «Ciò che questo documento non rivelava è che l’Eswi è interamente finanziato da Roche e dagli altri produttori di vaccini e che due degli esperti, René Snacken e Daniel Lavanchy, l’anno prima avevano partecipato a eventi finanziati da Roche», scrivono i giornalisti britannici Deborah Cohen e Philip Carter.

L’articolo cita diversi altri esperti coinvolti in documenti strategici dell’Oms, che sono stati retribuiti dagli industriali e hanno pubblicato degli articoli sull’utilità dei farmaci retrovirali (Tamiflu della Roche o Relenza di GlaxoSmith Kline), utilità oggi contestata all’interno della comunità medica.

«Nessun dettaglio è stato fornito dall’Oms in risposta alle nostre domande», scrivono Cohen e Carter. I due giornalisti deplorano anche il segreto tenuto dall’Oms sulla composizione del comitato d’urgenza, messo in piedi dalla direttrice generale, che l’ha consigliata sul momento in cui dichiarare la pandemia: «Una decisione che ha scatenato i costosi contratti per i vaccini in tutto il mondo», commenta nel suo editoriale la direttrice di Bmj, Fiona Godlee.

Interpellato da «Le Monde», il portavoce dell’Oms, Gregory Hartl, precisa che «ogni volta che l’Oms riunisce degli esperti, fa compilare una dichiarazione di interessi, che è sottoposta alla valutazione del presidente del comitato di esperti, ma non le pubblica perché contengono informazioni di ordine privato».

Per quanto riguarda il comitato di urgenza, Hartl precisa che la sua composizione sarà resa pubblica quando avrà terminato la sua missione, una misura mirata «a evitare che i suoi membri subiscano pressioni, tenuto conto delle conseguenze enormi delle decisioni prese». Anche il rapporto redatto da Paul Flynn, parlamentare britannico socialista, e adottato il 4 giugno dalla Commissione Sanità dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, accusa l’Oms di dar prova di una «grave mancanza di trasparenza» nei suoi processi decisionali, cui si aggiunge «la prova schiacciante che la gravità della pandemia è stata largamente sovrastimata dall’Oms».

Il documento sottolinea che «è soprattutto il passaggio rapido verso il livello 6 della pandemia, in un momento in cui l’influenza dava sintomi relativamente modesti, combinato con il cambiamento di definizione dei livelli di pandemia poco prima dell’annuncio della pandemia H1N1, che ha sollevato preoccupazioni e sospetti nella comunità scientifica». Il rapporto sarà sottoposto all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e dei suoi 47 stati membri il prossimo 24 giugno.
Copyright Le Monde

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18/01/2011 00:20

SABATO SCORSO A CAUSA DEL VIRUS MORÌ IN UN CLINICA PRIVATA BARESE UN 51ENNE DIABETICO

Influenza A, due morti in Puglia
Tre in una settimana, 9 in Italia

Sono due 62enni. Entrambi avevano patologie pregresse.
Morta anche una donna di 67 anni a Trieste


BARI - Un uomo e una donna, entrambi di 62 anni, e affetti da patologie pregresse, sono morti nelle ultime ore in Puglia colpiti dall'influenza A H1N1. Lo ha confermato la responsabile dell'Osservatorio epidemiologico regionale pugliese, Cinzia Germinario.
SABATO SCORSO - Lo scorso 11 gennaio a causa del virus morì in un clinica privata barese un 51enne diabetico. L'uomo morto lunedì è deceduto nel reparto di rianimazione degli Ospedali Riuniti di Foggia. La donna in quello dell'ospedale di Andria. In Puglia c'è il sospetto che un altro paziente possa essere morto a causa dell'influenza A H1N1 ma solo nella giornata di domani saranno pronti gli esami di laboratorio.

TRIESTE - Sempre lunedì è morta all'ospedale di Cattinara, a Trieste, la donna di 67 anni ricoverata nei giorni scorsi e affetta dal virus H1N1,. La paziente era affetta da gravi patologie, per cui l'influenza - informano fonti dell'azienda sanitaria triestina - è stata una concausa del decesso, avvenuto lo scorso fine settimana nel nosocomio giuliano. È la seconda morte di un soggetto affetto da influenza «suina» in Friuli Venezia Giulia, dopo quella di una donna, anch'essa gravemente malata. A Trieste è stato segnalato un altro caso di H1N1, quello di un giovane non affetto da patologie croniche, che tuttavia è stato sottoposto a ventilazione meccanica. In Italia si raggiunge così quota nove vittime totali.

Fonte: CorrieredellaSera

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18/01/2011 12:03

se tanto mi da tanto

presto leggeremo sui giornali notizie del tipo:

"ARRESTATO PER ATTI OSCENI IN LUOGO PUBBLICO
L'uomo aveva esibito i genitali durante uno stupro"


"MULTA PER ECCESSO DI VELOCITA'
Un 30enne beccato con l'autovelox mentre fuggiva dopo una rapina in banca"

"PRIME SANZIONI PER CHI NON RICICLA I RIFIUTI
A Padova maximulta ad un giovane che aveva gettato il cadavere della ex fidanzata nel cassonetto generico"

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18/01/2011 12:10

Sono rimaste un po' di scorte di vaccino dall'anno scorso ...

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