Allungato, non demolito La beffa del muro di Como
Due mesi fa, dopo le proteste, il sindaco aveva annunciato l'abbattimento
MICHELE BRAMBILLA
INVIATO A COMO
Sono passati sessanta giorni da quando il sindaco di Como Stefano Bruni ha annunciato, in consiglio comunale, che la muraglia sciaguratamente fatta erigere sul lungolago sarebbe stata abbattuta.
Ma il muro è ancora lì, più brutto che mai. Sessanta giorni vuol dire due mesi: magari non sufficienti a eliminare del tutto l’obbrobrio, ma almeno a cominciare la demolizione, sì. E invece niente. Neanche un colpo di piccone. Anzi: il muro è stato perfino allungato, con una nuova bella mattonata visibile da chi arriva in barca. Così come fu incredibile la costruzione di questo muro del tutto inutile e del tutto incomprensibile (togliere a Como la vista del lago è come togliere ad Amalfi quella della costiera), incredibile è anche lo sviluppo della vicenda. O meglio è credibile se lo si inserisce nell’abitudine molto italiana di fare politica con l’effetto-annuncio, contando sui titoli dei giornali.
E contando sul fatto che poi i giornali, spesso, si dimenticano di andare a verificare com’è andata a finire. Ora, siccome noi avevamo annunciato con una certa soddisfazione la retromarcia del sindaco - anzi, la consideravamo pure una nostra piccola vittoria - abbiamo pensato di andare a vedere se alle parole era seguito almeno qualche mezzo intervento. E invece ci siamo imbattuti in un’ennesima manifestazione di, per essere benevoli, inerzia; o, per usare un termine caro a Brunetta, fannullonismo. Un malcostume politico che qualche anno fa abbiamo visto denunciato sul muro di un Municipio con una scritta dall’ironia longanesiana: «Basta con i fatti, vogliamo promesse».
Di promesse, in questi due mesi, il sindaco ne ha dispensate a piene mani. Sono i fatti che inquietano. Innanzitutto, appunto, il mancato abbattimento. E poi, come dicevamo, il prolungamento del muro stesso. Sul primo fatto, il sindaco si è difeso sostenendo che, essendo ancora aperta un’inchiesta della Procura per reato ambientale, il muro non può essere toccato. Gli oppositori - cioè tutta la città, tutta la stampa locale, la Regione Lombardia, l’amministrazione provinciale, perfino il suo stesso consiglio comunale miracolosamente unito da destra a sinistra: insomma, tutto il mondo - gli replicano facendogli notare che il Procuratore di Como, Alessandro Lodolini, ha sempre detto che il cantiere non è bloccato, e che si può riprendere a lavorare, sia per continuare a costruire il muro sia per tirarlo giù.
Ma il sindaco evidentemente ha preso per buona la prima ipotesi: l’azienda incaricata dei lavori infatti non resta con le mani in mano, anche se invece che abbattere allunga. Una beffa per i comaschi, così giustificata dal sindaco: «Se fermassimo il cantiere, dovremmo pagare una penale». Ma la rabbia dei cittadini cresce anche perché le novità, da quel rassicurante annuncio di sessanta giorni fa, sono state due: una è appunto l’allungamento del muro; l’altra è la chiusura degli oblò ricavati nelle palizzate di legno che cingono il cantiere. Così nessuno può più controllare quel che succede. Qualcuno si è attrezzato con artigianali periscopi. E il disappunto cresce pure perché non si scorgono segnali di mea culpa.
Il muro (lo ricordiamo: costruito ufficialmente per evitare esondazioni che non ci sono più, in realtà per non perdere i finanziamenti di una legge di ventidue anni fa) era stato voluto da due persone: dal sindaco e dall’assessore alle grandi opere Fulvio Caradonna, entrambi del Pdl. Tutti, Pdl compreso, hanno chiesto le dimissioni di Caradonna. Questi ha resistito un po’, e alla fine si è dimesso per poter circolare tranquillo in città. Ma la delega alle grandi opere se l’è presa il sindaco. Il capocronista del quotidiano locale La Provincia, Giorgio Bardaglio, ha scritto un commento intitolato: «Hanno la faccia come il muro». Che succederà? L’altro ieri c’è stata una riunione in Regione e s’è deciso che il muro sarà sostituito con paratie a scomparsa. Ma quando?
Un nuovo progetto non c’è ancora. Si parla di almeno tre mesi. I pessimisti dicono che queste sono altre promesse, destinate a tenere buona la popolazione in vista delle prossime elezioni regionali. Gli ottimisti - che però oltre a essere ottimisti sono anche maliziosi - dicono che Formigoni farà abbattere il muro due settimane prima del voto, per goderne i benefici nell’urna. Una cosa sembra tuttavia certa: sarà la Regione a sobbarcarsi i costi dell’abbattimento e delle nuove paratie mobili: 2,1 milioni di euro.
Il che, tradotto in soldoni, vuol dire che la geniale idea della giunta comasca sarà pagata dai cittadini di Milano, di Brescia, di Bergamo, di Varese, di Monza, di Pavia, di Mantova, di Sondrio, di Lecco, di Lodi. I quali potrebbero riunirsi in una nuova Lega lombarda e marciare su Como come fece il Barbarossa, anche se con intenti diversi da quelli dell’Imperatore.
FonteDisapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.
(Voltaire)
ma difendiamo anche la grammatica Italiana
Sai cosa scrivere? Allora posta!
Non sai cosa scrivere? Allora spamma!
<-- IO -->
I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)
Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...