meglio il ricordo
L’antidepressivo è guardarsi
in tv i gol di Van Basten
Per sfuggire a un presente infelice ci si rivolge al passato
Marco Van Basten (Omega)
MILANO - È un «gioco» che funziona già da qualche settimana.
E che ha un sicuro futuro dietro le spalle. Di solito comincia con un invito per una serata tra amici. Due tagliolini ai gamberi (una chiara metafora) e poi, in cassetta o cd, salta fuori la madre di tutte le partite, la finale di
Champions del 1994, Milan- Barcellona 4-0. Un’altra volta c’è invece qualcuno che con lo sguardo annebbiato spara in video i 100 gol più belli di Shevchenko. O magari, qualche leggendario spezzone in bianco-nero con Gianni Rivera e Pierino Prati che affossano l’Ajax. Se la realtà è così offensiva, che cosa resta se non ricordare o sognare?
E i milanisti stanno riscoprendo il gusto del retrò. Tutto va bene pur di non incappare in questo presente così mortificante,
in questa squadra piena di giocatori stanchi, declinanti, inadeguati, dove anche un ragazzo di vent’anni sembra sognare uno scivolo per andare in pensione.
Certo vendere Kaká è stato il segnale.
Però, a proposito di sogni serali in compagnia, se assieme a Thiago Silva fossero arrivati altri giovanotti come Dzeko, Cissokho e Gourcuff per una nuova linea verde, i tifosi avrebbero sicuramente capito. E saputo aspettare.
Invece
è questo senso di assoluta rinuncia a destabilizzare e indurre il ritorno al passato.
In fondo proprio Adriano Galliani, una vittima come il povero Leonardo, ha confessato di stordirsi spesso con l’opera omnia del professor Van Basten.
Ma di questi tempi grami, più dei mega-trionfi e dei campioni, conforta rivedere la sintesi del magico campionato (allenatore Zaccheroni) vinto all’ultima partita nel
1999 con giocatori assai meno glamorous di questi, che però sapevano almeno correre con umiltà. Erano vivi.
Ai milanisti piace molto riandare anche ai periodi in cui Silvio Berlusconi conosceva i giocatori, sapeva valutarli e amava il calcio, sotterrato oggi sotto le sue mille altre incombenze a parte il capestro della contabilità.
Molti per esempio si sono chiesti che cosa avrà voluto dire quando l’altro giorno si è dichiarato «vicino ai tifosi per quel disastro chiamato Milan».
Suonava da espressione solidale, complice, da consolazione.
Sì, ma chi ha voluto abbassare le luci a San Siro?
In verità al presidente piace scherzare.
In fondo anche
comprare Ronaldinho e vendere Kaká non è stato un gran bello scherzo?
Gian Luigi Paracchini
02 ottobre 2009
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.