Eugenio Capodacqua per "la Repubblica"
Per spiegare la lista di punti oscuri e di comportamenti irrituali di questa ultima vicenda Cannavaro basterebbero tre sole parole: calcio, nazionale, Juventus. Cioè lo sport numero uno nel Bel Paese, un atleta di peso, che è addirittura capitano della nazionale campione del mondo, e la squadra da sempre in cima agli interessi dei tifosi italiani.
Ma sulla gestione del caso da parte delle autorità sportive e del club bianconero c´è molto che non torna, e quel poco che si riesce a sapere pone
forti dubbi sul fatto che di fronte all´antidoping gli atleti ricevano tutti il medesimo trattamento.
Innanzitutto la positività al betametasone (cortisone).
Secondo quanto trapelato, la data del test sarebbe quella del 30 agosto, quando si è giocato il match fra Roma e Juve. Una data, però, resa nota dopo una girandola di voci che si è rincorsa per tutto il giorno, in assenza di comunicati ufficiali.
Un particolare che non aggiunge limpidezza e chiarezza a tutta la vicenda. Inoltre il risultato del test è arrivato 40 giorni dopo il prelievo. Anche questo un particolare non usuale, trattandosi non di ormoni difficili da analizzare, ma di cortisone, un test di rapida esecuzione.
Ma, ovviamente c´è da fare i conti con gli impegni (spesso onerosi) del
laboratorio antidoping, anche se in questo periodo non ci sono particolari impegni sportivi al di là dei vari campionati.
A tutto ieri, e questo è davvero irrituale, non risultava alcuna posizione ufficiale del Coni e della sua Procura, che, in questi casi hanno l´obbligo di sospendere l´atleta positivo.
Si sarebbe quindi ancora in una fase di "accertamento": solo se la documentazione richiesta non risulterà adeguata, la positività dell´atleta verrà dichiarata ufficialmente.
Ma c´è qualcosa che sottolinea la particolarità di questo caso rispetto alla norma. Appresa la notizia della positività di Cannavaro, cosa fa la Procura Coni? Spedisce a Torino il suo capo Ettore Torri, sempre in assenza di comunicazioni ufficiali, per sentire subito il giocatore e lo staff medico juventino. Una scelta davvero inusuale e tutta da spiegare, perché di norma sono gli atleti trovati positivi a doversi recare a Roma alla Procura Coni.
E´ capitato a tanti atleti di grande fama, specie nel ciclismo (Di Luca, Basso, Sella, ecc,), la cui positività è stata immediatamente comunicata ai media.
Perché questa diversità di trattamento con i calciatori?
Di un ritardo (giustificato) nel presentarsi ai test di Totti, ad esempio, si è saputo solo dopo che la vicenda si era conclusa. Un occhio di riguardo, per le star del pallone, sembra essere diventato la normalità. E non convince affatto, neppure in presenza del capitano della Nazionale.
Altro punto da chiarire è la richiesta della documentazione giustificativa alla società dell´atleta da parte del Ceft, la commissione per le esenzioni terapeutiche del Coni. Che avrebbe inviato la richiesta, ricevendo il contrassegno di avvenuta consegna (ricevuta di ritorno): mistero fitto sul destino di quella lettera, che pareva inghiottita nei corridoi della sede bianconera, per poi rispuntare, ancora con i sigilli del Coni, durante la visita di Torri.
Cosa rischia adesso Cannavaro?
Assolutamente nulla:
con ogni probabilità già oggi Torri chiederà l´archiviazione per l´atleta, in assenza di qualsiasi suo comportamento doloso, mentre potrebbe aprire un procedimento per la società e per lo staff medico bianconero. Intanto alla Procura di Torino stanno valutando la possibilità di accertamenti sul caso.
Fonte:
Eugenio Capodacqua per "la Repubblica"
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.