I casi Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi : violati Diritti umani

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25/11/2009 00:34


CONDOTTO DA UN POOL DI 4 ESPERTI
Iniziati alla Sapienza gli accertamenti medico-legali
sul corpo del 31enne romano riesumato giovedì

Cucchi colpito a cranio e mandibola
riscontrate lesioni prima «non notate»



NOTIZIE CORRELATE
Un mese fa la denuncia: giallo per la morte di Stefano



ROMA - Lesioni al cranio, alla mandibola e colonna vertebrale.
Sono molteplici e recenti - rispetto alla data del decesso - i traumi riscontrati sul corpo di Stefano Cucchi nel primo esame svolto dopo la riesumazione della salma, a un mese dalla morte del giovane romano.

Lo ha rivelato il legale della famiglia, il penalista Fabio Anselmo, spiegando che le lesioni al cranio ed alla mandibola «non erano state notate» nella precedente autopsia.
Confermate, invece, le lesioni alla colonna vertebrale ed alle mani «anche se serviranno ulteriori accertamenti».
Sono stati prelevati campioni dalla salma del ragazzo per altri esami, anche per valutare quei segni che appaiono bruciature, «perciò il corpo di Stefano non verrà riconsegnato alla famiglia prima della prossima settimana».
A distanza di un mese dalla sua morte, nota il legale «le lesioni traumatiche sul suo corpo sono ancora molto evidenti».


Le bruciature su una mano di Stefano Cucchi

ESAMI SULLA SALMA -
Gli esami del pool di medici legali nominati dalla Procura di Roma e dalle parti, sono iniziati lunedì 23 e si dovrebbero concludere entro la fine della settimana. Secondo l’avvocato Anselmo «è un passaggio importante quello compiuto, per arrivare alla verità». Il legale avverte però che «rispetto alle cause del decesso e ad altre risposte ai quesiti posti, bisognerà aspettare che le verifiche siano completate».

Il corpo riesumato giovedì 19 è stato portato nell' istituto di medicina legale dell'università La Sapienza di Roma.
Gli esami medico-legali supplementari dovranno far luce sulle effetive cause del decesso.
Cucchi, geometra, 31 anni, fu arrestato la sera del 16 ottobre scorso per detenzione di droga e morì una settimana dopo nell'ospedale romano Sandro Pertini.

POOL DI ESPERTI - Il pool di esperti nominati dai pm Vincenzo Barba e Francesca Loy è costituito da Paolo Arbarello, Dino Tancredi, Ozrem Carella Prada e Luigi Cipollone.
Agli esami prendono parte anche consulenti dei 6 indagati:
3 agenti di polizia penitenziaria, nei cui confronti si procede per omicidio preterintenzionale, e 3 medici del Pertini (indagati per omicidio colposo).
Un'altra consulenza tecnica disposta dalla procura riguarda le macchie di sangue trovate sul jeans che Cucchi indossava quando entrò in ospedale.
Gli inquirenti vogliono essere certi che appartengano al geometra.


Corriere della Sera - 23 novembre 2009





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01/12/2009 14:59

Cucchi, reintegrati i 3 medici indagati

L'avvocato della famiglia di Stefano: «Siamo sconcertati dalla decisione»
ROMA

Tornano al loro posto di lavoro presso il reparto sanitario degli istituti penitenziari di Rebibbia, all’istituto Sandro Pertini, i medici Aldo Fierro, Stefania Corbi e Rosita Caponetti, indagati per omicidio colposo nell’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi e che, in seguito a questo provvedimento della Procura erano stati trasferiti in altri settori. Il trasferimento in via provvisoria era stato deciso con ordine del giorno pubblicato il 18 novembre scorso. Ma l’indagine interna disposta dalla direzione del Pertini ha in sostanza rilevato che non c’è alcun addebito da muovere al comportamento dei tre sanitari.

Secondo quanto si legge nel provvedimento di reintegro la morte di Stefano Cucchi ha un carattere «improvviso ed inatteso in rapporto alle condizioni generali del paziente». «L’analisi non ha messo in luce -si legge nel provvedimento- sul piano organizzativo e procedurale alcun particolare elemento relativo ad azioni e/o omissioni da parte del personale sanitario con nesso diretto causa-effetto con l’evento in questione. Contestualizza e configura pertanto l’oggetto dell’indagine sotto il profilo di evento non prevenibile». Di conseguenza è stato revocato il provvedimento adottato all’inizio dell’indagine con decorrenza immediata.

«Siamo sconcertati da questa decisione. Le autopsie sono ancora in corso, i consulenti sono ancora al lavoro. È una decisione che non siamo in grado di comprendere». Così l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia di Stefano Cucchi, commenta - all’agenzia radiofonica Econews - la decisione della revoca del trasferimento dei tre medici dell’ospedale Sandro Pertini indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla morte del geometra di 31 anni. «Ne prendiamo atto, ovviamente - prosegue Anselmo - e andiamo avanti con la nostra attività investigativa. D’altronde non ci aspettavamo niente di più dal Pertini, ne stiamo vedendo di tutti i colori».

Fonte

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(Voltaire)

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02/12/2009 23:08

Omicidio Cucchi:
Dap assolve agenti penitenziari, famiglia incredula

02 Dicembre 2009 21:23 CRONACHE


ROMA - L'inchiesta amministrativa del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria esclude responsabilita' della polizia penitenziaria sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra 31enne pestato a sangue e morto in ospedale 6 giorni dopo l'arresto per possesso di droga.

Incredulo l'avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo:
''questa tragedia ha preso dei toni grotteschi - commenta -, mica sara' morto in 6 giorni di vecchiaia?''.

(RCD)

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03/12/2009 12:01

Re:
Etrusco, 02/12/2009 23.08:

Omicidio Cucchi:
Dap assolve agenti penitenziari, famiglia incredula

02 Dicembre 2009 21:23 CRONACHE


ROMA - L'inchiesta amministrativa del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria esclude responsabilita' della polizia penitenziaria sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra 31enne pestato a sangue e morto in ospedale 6 giorni dopo l'arresto per possesso di droga.

Incredulo l'avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo:
''questa tragedia ha preso dei toni grotteschi - commenta -, mica sara' morto in 6 giorni di vecchiaia?''.

(RCD)




Ecco che ci siamo, si và verso l'oblio, nessun colpevole.
Voi avevate dubbi ?


_________________

[SM=x44522] IO NON L'HO VOTATO !


58TINO




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04/12/2009 21:24

Cucchi, «il pestaggio fu segnalato
già 6 giorni prima della morte»

19:12 CRONACA

Lo sostiene il segretario del sindacato agenti penitenziari, Capece.
Mentre il giovane veniva trasportato a Regina Coeli disse:
«Stanotte ho fatto il sacco, ho fatto il pugilato».

[SM=x44515]

«Quella di Cucchi è stata una morte disumana»

di G. Bianconi

[SM=x44471]
[Modificato da Etrusco 04/12/2009 21:27]
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04/12/2009 21:30

Re: Re:
58TINO, 03/12/2009 12.01:



Ecco che ci siamo, si và verso l'oblio, nessun colpevole.
Voi avevate dubbi ?






E' accaduta una cosa simile anche l'anno scorso nel cargere di Capanne a Perugia...

Secondo me si smuove qualcosa solo dopo che Ilaria Cucchi andrà a parlare di questo caso a Porta a Porta [SM=x44465]
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09/12/2009 20:09

Ne ha parlato a Matrix, e ho trovato riprovevole l'atteggiamento della signora della polizia penitenziaria ospite.
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17/12/2009 12:36

Re:
FerrariDaytona, 09/12/2009 20.09:

Ne ha parlato a Matrix, e ho trovato riprovevole l'atteggiamento della signora della polizia penitenziaria ospite.




Purtroppo in queste situazioni, per spirito di corpo o per difendere i propri colleghi, c'è la tendenza a chiudersi un po' troppo in difesa,
rischiando di esagerare nel tentativo grottesco di coprire le responsabilità di quelli che dovrebbero tutelare l'incolumità anzichè trasformarsi in disumani aguzzini... [SM=x44464]

Temo che sia il caso di ricordare a questi soggetti che una persona in carcere può perdere la sua Libertà, ma mai la sua Dignità di essere umano, con tutto quel che ne consegue (diritto alla salute, alla vita, etc.)

Comunque ci sono nuovi sviluppi,
per la cronaca:


16/12/2009
Caso Cucchi, indagati altri 3 medici

Altri 3 medici dell'ospedale Sandro Pertini di Roma sono sotto inchiesta da parte della procura di Roma
per l'ipotesi di reato di omicidio colposo

nella morte del geometra Stefano Cucchi, il 22 ottobre.
Un ulteriore esame della cartella clinica di Cucchi ha mostrato che
i tre dottori hanno avuto a che fare con il detenuto nel reparto penitenziario del Pertini.
Nella vicenda sono già indagati altri 3 medici e 3 agenti della polizia penitenziaria.

Fermato dai carabinieri nella notte tra il 15 e il 16 ottobre al Parco degli Acquedotti di Roma con addosso 20 grammi di droga, la mattina del 22 ottobre il 31enne geometra Stefano Cucchi era già cadavere.
La famiglia del giovane aveva subito chiesto di fare chiarezza sulla morte e, dall'autopsia e dalle foto scattate al momento dell'arresto erano emersi lividi al collo e ad un occhio con il terribile sospetto
che Stefano fosse stato pestato a morte.

Fonte: TGCom - Mediaset Ultimo aggiornamento 16 12 2009 ore 23:24

[Modificato da Etrusco 17/12/2009 12:37]
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22/12/2009 22:34

«Serantini come Stefano Cucchi»


Sarebbe oggi vicino ai sessant'anni. Era nato a Cagliari il 16 luglio 1951, morì a Pisa il 7 maggio del 1972, dopo lunga agonia, ammazzato dai colpi di manganello, dai pugni, dai calci di alcuni agenti della Celere di Roma, dall'indifferenza di medici, carcerieri, magistrati... «Il posto dove fu colpito a morte è sul Lungarno Gambacorti di Pisa, tra via Toselli e la via Mazzini...».

Così comincia il libro di Corrado Stajano, «Il sovversivo», dove si racconta «vita e morte dell'anarchico Serantini». Riletto quasi trentacinque anni dopo la pubblicazione e trentasette dopo quei fatti di Pisa dà la sensazione tremenda di una cronaca d'oggi o solo di pochi mesi fa: sembra d'essere a Genova nei giorni del G8, Franco Serantini pare Federico Aldrovandi o assomiglia, ancora più vicino a noi, a Stefano Cucchi.

«Una morte questa di Stefano - dice ora Corrado Stajano - che sarebbe passata nel silenzio, se non ci fosse stata una sorella combattiva, se non ci fosse stata quella famiglia che ha avuto il coraggio di opporsi. Contro la verità, mi pare d'assistere a storie, che ho già vissuto, di deviazioni e di bugie». La morte di Serantini non passò sotto silenzio. Ai suoi funerali (e sono tra le pagine più belle e commoventi del libro), il 9 maggio, un fiume di gente. I detenuti del carcere Don Bosco, dove Serantini aveva trascorso le ultime ore, inviarono un mazzo di margherite. Franco Serantini era nato senza famiglia, abbandonato in un brefotrofio. Fu dato in affidamento a una famiglia siciliana, visse in istituto a Cagliari. Quando arrivò ai diciassette anni, un'esistenza di solitudine, decisero che si rendeva utile il ricovero in riformatorio. Serantini era soltanto chiuso di carattere, soffriva l'autorità (o l'autoritarismo), ma non aveva mai commesso un reato: tuttavia fu così destinato... Serantini giunse a Firenze (all'Istituto di osservazione per i minori scoprirono che il suo quoziente di intelligenza era 1,02, quando la media è di 0,70), venne dirottato al centro di rieducazione maschile Pietro Thouar di Pisa, in semilibertà: di giorno poteva uscire. Il riformatorio è la via della maledizione: Serantini si salvò.

Era il Sessantotto quando Serantini arrivò a Pisa. Si lasciò prendere dalla politica, cominciò a partecipare alle assemblee degli studenti, trovò persino un lavoro. Prese la licenza media e cominciò a frequentare un istituto professionale. Divenne anarchico. A Pisa giravano squadracce fasciste: le aggressioni si ripetevano, ma la polizia caricava gli antifascisti, quando protestavano. La politica nelle strade era anche questa. A Roma, al governo si era esaurita l'esperienza del centrosinistra, le elezioni furono indette per il maggio dell'anno successivo, il 1972. Il 5 maggio Giuseppe Niccolai, deputato missino, avrebbe parlato in Largo Ciro Menotti, nonostante le tensioni alle stelle di quei giorni. Per quella giornata arrivarono a Pisa rinforzi di polizia, anche ottocento agenti del I Raggruppamento celere da Roma. Più cinquecento carabinieri, più cento carabinieri paracadutisti, più i reparti della ps di stanza in città. Che fu una città sotto assedio, che mi ricorda Genova. «Mi immagino - racconta Corrado Stajano - Serantini solo in mezzo alla strada. Questo dicono tutte le testimonianze. Solo e inerme in Lungarno Gambarcorti. Sarebbe potuto fuggire come gli altri quando la polizia aveva sfondato la barricata.

Ma non si mosse, invece. Invece lo assalì un nugolo di agenti, che lo massacrarono di botte, con ferocia, con crudeltà. Un ragazzo che non aveva alzato neppure una mano...». A Pisa qualcuno tentò di intervenire. Il commissario Pironomonte cercò con l'arresto di sottrarre Serantini alla furia degli agenti e pochi giorni dopo si dimise. Fu un'eccezione. Ma gli altri. Gli altri... Non solo i poliziotti che picchiarono. Anche il medico che visitò Serantini all'ingresso in carcere e che non ordinò il ricovero di un ragazzo che non si reggeva in piedi con la testa sfondata, il magistrato che continuò a interrogarlo in quelle condizioni, i secondini che non intervennero malgrado i richiami del compagno di cella di Serantini. Sta di fatto che tutto si ingarbugliò tra reticenze, bugie, conflitti giudiziari, quando avocazioni e trasferimenti di magistrati intervennero pesantemente sull'inchiesta. «In questo senso credo che Serantini sia stato ucciso due volte: una dalla polizia, la seconda dalle istituzioni che non gli hanno reso giustizia. Con un bravo giudice istruttore, Paolo Funaioli, in conflitto con il procuratore generale di Firenze, Calamari, che io definisco un personaggio da vetrata medioevale. Sarebbe bastato leggere le perizie medico legali...». L'ex democristiano Giovanardi ha detto che Stefano Cucchi è morto perché era drogato e anoressico. «I periti scrissero che Franco era portatore di una voluminosa milza, da bambino aveva avuto la malaria, aveva le ossa della testa più sottili del normale e quindi aveva una minore resistenza ai colpi».

(Da L'Unità - 29 novembre 2009)

toscana.indymedia.org/article/6860


[SM=x44465]
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18/03/2010 12:30

IL CASO
Cucchi, la commissione Marino:
"Morì prima della tentata rianimazione"
La causa della morte:
«La disidratazione legata alla sua volontà di richiamare l'attenzione del mondo esterno»


NOTIZIE CORRELATE:
- I sette punti critici della relazione della commissione Marino.
- Cucchi, l'ultima verità; di Giovanni Bianconi
- Cucchi, ricostruita la notte dell'arresto.


Stefanoa Cucchi
(Ansa)

ROMA - La commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza e l'appropriatezza delle cure prestate a Stefano Cucchi ha approvato all'unanimità la relazione finale.
Il ragazzo romano morto il 22 ottobre all'ospedale Pertini di Roma dopo una settimana di agonia,
ha probabilmente subito lesioni, ma la causa diretta del decesso è stata la disidratazione, che ha portato a una eccessiva perdita di peso: 10Kg in 6 giorni.
La relazione che ora sarà trasmessa alla Procura arriverà ora nelle mani del presidente del Senato, Renato Schifani.

I RISULTATI - Come già anticipato dal Corriere della Sera, la morte sarebbe sopravvenuta per disidratazione e il tentativo di rianimazione sarebbe stato effettuato quando ormai era troppo tardi. «Ci sono evidenze che rilevano che il decesso di Stefano Cucchi sia avvenuto qualche ora prima del tentativo di rianimazione», afferma il presidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sull'efficienza sanitaria, Ignazio Marino (Pd), al termine della riunione che ha approvato all'unanimità la relazione finale.


Una delle foto dell'autopsia di Stefano Cucchi
(Eidon)

MARINO: «RESPONSABILITA' DEI MEDICI» - «Siamo arrivati a conclusioni molto chiare:
a Stefano Cucchi, probabilmente, sono state inferte lesioni traumatiche che non sono la causa diretta della morte che è avvenuta per disidratazione legata alla volontà di Cucchi di richiamare su di sè l'attenzione dei suoi legali e del mondo esterno».
Così il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta in merito alla morte di Stefano Cucchi, Ignazio Marino, ai giornalisti al termine della riunione che ha approvato all'unanimità la relazione finale.
Marino ricorda anche che la morte di Cucchi è dipesa, oltre che dalla disidratazione, anche «all'eccessiva perdita di peso, 10 chili in 6 giorni».
Quindi, «a detta dei nostri consulenti sarebbe servito un più attento monitoraggio delle condizioni cliniche».
Sulle responsabilità dei medici poi aggiunge:
«Ci sono certamente delle responsabilità
, il nostro compito è di individuare quali siano state ma nello stesso tempo di
invocare una piena e puntuale e completa attuazione di quel decreto del presidente del Consiglio del 2008 che indica con chiarezza che
chi si trova in stato di detenzione
ha gli stessi Diritti alla Salute
di chi non si trova in quelle condizioni».


IL COMMENTO DELLA SORELLA - «Sono molto soddisfatta perchè la relazione parla chiaro:
Stefano è stato vittima di un vero pestaggio.
Ora spero che sia riconosciuta la preterintenzionalità delle guardie carcerarie e che la Procura tenga conto di questa relazione».
Così Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, commenta la relazione finale della Commissione Parlamentare d'Inchiesta
sull'efficienza del sevizio sanitario nazionale
, votata questo pomeriggio all'unanimità.
«Sono molto soddisfatta - ribadisce la sorella - perchè la relazione conferma quanto noi abbiamo sostenuto sin dall'inizio, ovvero che le fratture ci sono e che sono recenti e compatibili con un pestaggio. Ora mi auguro - conclude - che la smettano con tutte le varie insinuazioni e che non ricomincino a parlare di altro come ad esempio di una caduta accidentale».

Fonte: Corriere della Sera
17 marzo 2010
(ultima modifica: 18 marzo 2010)



[SM=x44471] [SM=x44465]
[Modificato da Etrusco 18/03/2010 12:36]
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21/03/2010 11:57

Le accuse,
il presidente di «a buon diritto»
Manconi denuncia un nuovo caso Cucchi
Una vicenda avvenuta nel 2008 a Varese:
«Un uomo fermato in stato di ebbrezza subì violenze. Poi la morte»



NOTIZIE CORRELATE:

Audio -La chiamata al 118

Audio - La risposta dalla caserma



MILANO - Luigi Manconi, presidente di A Buon Diritto ed ex sottosegretario alla Giustizia, ha riproposto la vicenda di Giuseppe Uva, una vicenda che, a suo dire, è «un altro caso Cucchi, peggio del caso Cucchi».
Secondo la sua denuncia, un 43enne, Giuseppe Uva, sarebbe stato «fermato in stato di ebbrezza alle 3 del mattino del 14 giugno 2008, in una strada di Varese». L'uomo sarebbe poi stato «in balia di una decina di uomini tra carabinieri e poliziotti all'interno della caserma di via Saffi» dove, «per 3 ore ha subìto violenze, sistematiche e ininterrotte:
ecchimosi al volto e in varie parti del corpo, macchie di sangue tra il pube e la regione anale».


Audio - «Quelle telefonate trascurate dall'indagine»

di F. Del Rosso

TESTIMONE
- Manconi riferisce l'esistenza di un presunto testimone che - secondo quanto si legge in una nota - «parla di urla strazianti che si ripetono per ore.
L'intervento del 118, sollecitato dal testimone in questione, viene rifiutato dal centralinista della caserma».
Alle 5 del mattino - continua il racconto di Manconi - «dalla caserma si chiede l'applicazione del trattamento sanitario obbligatorio per Uva, che viene trasportato prima al pronto soccorso e poi al reparto psichiatrico dell'ospedale di Circolo.
Qui, secondo quanto accertato dall'indagine, gli vengono somministrati medicinali incompatibili con l'assunzione di alcol.
Morirà alle ore 10.30».

Dopo aver fornito questo racconto dei fatti, Manconi si chiede come mai «nonostante le dettagliate testimonianze sulle responsabilità di carabinieri e polizia, in merito alle continue ripetute violenze subite ('un massacro'), si proceda 'contro ignoti'».

APPELLO AL GOVERNO
- E dopo la denuncia di Manconi, si muove il Pd.
«Chiediamo al governo di sapere cosa sia successo a Giuseppe Uva all'interno della caserma dei carabinieri di Varese e poi all'ospedale di Circolo.
Bisogna squarciare qualsiasi velo di omertà nelle istituzioni,
soltanto così i cittadini possono sentirsi sicuri e rassicurati da queste», ha detto Alessandro Maran, vicepresidente dei deputati democratici, definendo quello di Uva
«un altro dramma inquietante dopo quelli di Stefano Cucchi e Federico Aldovrandi».


Corriere della Sera - 19 marzo 2010 (ultima modifica: 20 marzo 2010)
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07/04/2010 20:44

Cucchi: consulenti Procura, responsabilita' dei medici
07 Aprile 2010 15:31 CRONACHE

ROMA - Morte per disidratazione, responsabilita' dei medici del reparto penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini e presenza di fratture, recenti e datate. Queste sarebbero le conclusioni del collegio di medici legali nominato dalla procura di Roma per fare chiarezza sulla morte di Stefano Cucchi.

(RCD)

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08/04/2010 13:57

il caso
Cucchi, i medici legali:
«Poteva essere salvato»
Non è morto per disidratazione, ma perchè, pur in condizioni cliniche difficili,

non è stato curato.


NOTIZIE CORRELATE:

La perizia: colpa dei medici, la sorella: anche delle botte
(7 apr '10)

Giallo per la morte di un geometra dopo l'arresto
(27 ottobre '09)

Caso Cucchi, la sorella Ilaria accusa l'ospedale
(2 novembre '09)

Cucchi, ricostruita la notte dell'arresto
(6 novembre '09)

I 7 punti critici per la Commissione d'inchiesta parlamentare
(17 marzo '10)


ROMA - Fa ancora discutere la morte di Stefano Cucchi il geometra di 31 anni morto dopo 6 giorni dall'arresto, il 22 ottobre scorso all'Ospedale Sandro Pertini.
«La vita di Cucchi si sarebbe potuta salvare. Se fosse stata posta in essere un'idonea terapia si sarebbe potuto scongiurarne la morte».
Dice Paolo Arbarello, direttore dell'istituto di Medicina legale dell'università La Sapienza.

Il professore è a capo del pool di esperti che ha concluso le indagini e consegnato il fascicolo di 145 pagine ai due magistrati, il pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy, titolari dell'inchiesta sulla morte di Cucchi. Le parole del Dott. Albarello chiariscono: «Stefano Cucchi non è morto per disidratazione. La sera prima del decesso aveva assunto tre bicchieri d'acqua ed erano stati fatti dei prelievi di urina da cui è emersa una corretta funzionalità renale».

I medici legali: i dottori Paolo Arbarello, Luigi Cipolloni e Ozrem Carella Prada.
(Foto Eidon)

«SBAGLIATO IL REPARTO E LE TERAPIE» - «Stefano Cucchi pur in condizioni cliniche estremamente difficili, non è stato curato»
ha detto il Professor Paolo Arbarello. «Il quadro clinico del giovane - ha sottolineato - all’ingresso all’ospedale Pertini (nel reparto dedicato ai detenuti ndr) era fortemente compromesso e non permetteva la degenza nel reparto detentivo. Cucchi avrebbe dovuto essere stato ricoverato in un reparto per acuti». «Abbiamo rilevato una carenza assistenziale. Abbiamo un dubbio sul perchè un paziente in quelle condizioni sia stato avviato a quel reparto. Andavano impostate diversamente le terapie. Ci sono state omissioni e negligenze».

«NON SONO STATE LE LESIONI» -
Così come non hanno causato la morte le lesioni vertebrali, una antica e l'altra recente, tipiche di una caduta da seduto, che ha coinvolto il coccige. «Queste lesioni comunque erano indifferenti in relazione al decesso. Non sta a noi stabilire da cosa siano state provocate, ma comunque non sono state la causa della morte» ha detto Arbarello. «L'assistenza - ha proseguito il medico legale - non è stata adeguata. Invece le indicazioni del "Fatebenefratelli" e di Regina Coeli erano corrette».

LA FRATTURA E LE BOTTE - «Quanto ai meccanismi - ha sottolineato il direttore dell’istituto di medicina legale - per cui questo tipo di caduta si è determinata non spetta noi dirlo. Non ci sono prove - ha spiegato - che si tratti della conseguenza di un pestaggio. Non ci sono segni di pugni o di una aggressione diretta. Questo però non esclude necessariamente il pestaggio, perchè avrebbe potuto essere stato spinto violentemente contro un muro o sul pavimento, tanto da provocare la frattura». «Noi non possiamo entrare - ha detto Arbarello - nel merito delle modalità che hanno provocato le lesioni».

I DISTURBI DI STEFANO CUCCHI - Cucchi soffriva, secondo la ricostruzione del gruppo di esperti, di cinque gravi problemi: riportava una «fortissima cachessia, vale a dire era magrissimo e in uno stato vicino al malnutrizione; una disfunzione epato-cancreatica; una grave ipoglicemia; uno squilibrio elettrolitico; e una "rilevante bradicardia", vale a dire un battito del cuore molto lento, intorno alle 40 pulsazioni al minuto». «Si tratta di una condizione generale - ha sottolineato Arbarello - nella quale occorre provvedere con terapie idonee per scongiurare la morte». Le indicazioni dei medici del Regina Coeli e del Fatebenefratelli, secondo quanto risulta dalle carte, ha proseguito il direttore di medicina legale, sono state corrette. L’errore è stato compiuto al Pertini.

«LA VALUTAZIONE SPETTA AL MAGISTRATO» - «Le perizie legali - ha sottolineato però Arbarello - non sono prove e non costituiscono verità assoluta. La perizia medico-legale non è una sentenza. Noi abbiamo svolto la nostra analisi sulla base dei rilievi e della documentazione che avevamo a disposizione.
Spetterà al magistrato fare una valutazione complessiva, avvalendosi anche di altri strumenti come gli interrogatori, che aggiungono sicuramente elementi al puzzle.
Quello che possiamo dire noi è che le lesioni riportate da Cucchi non erano mortali, che non è morto per disidratazione e che con le terapie adeguate poteva essere salvato. Se poi i medici hanno fatto bene o no, sulla base delle informazioni che avevano e dei protocolli, a fare quello che hanno fatto è una valutazione che spetta al magistrato».


Fonte: Corriere della Sera - 08 aprile 2010

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12/04/2010 11:39

Cucchi, periti di parte: “Dalla frattura lombare, catena di eventi che hanno portato alla morte”

«La frattura lombare L3, oggettivamente di tipo acuto, ha determinato un impegno a livello nervoso-midollare avviandola catena di eventi che ha portato alla morte». Così il professor Vittorio Fineschi, dell’università di Foggia, ha illustrato, insieme con gli altri componenti del pool di periti di parte, Giuseppe Guglielmi e Cristoforo Pomara, gli esiti della perizia di parte civile chiesta dalla famiglia di Stefano Cucchi per indagare sulle cause della morte del geometra romano.

La perizia è stata presentata la mattina del 10 aprile alla Camera dei Deputati dai tre medici alla presenza della sorella di Stefano, Ilaria, del presidente di “A buon diritto” Luigi Manconi, dell’avvocato dei Cucchi, Fabio Anselmo, e di diversi parlamentari, tra cui Rita Bernardini, Guido Melis e Melania Rizzoli.

I tre periti hanno ripercorso le vicende di Stefano Cucchi sulla base, hanno spiegato, di un approfondito studio del materiale radiologico, tac e risonanza magnetica. Dalle risultanze dell’autopsia emerge concordemente «un grave quadro da traumi contusivi chiusi» al volto, all’addome e alla colonna, come hanno spiegato gli esperti. In particolare «la frattura alla terza vertebra lombare risulta recentissima, come prova – ha spiegato uno dei medici – l’assenza di callo osseo».

Nel caso di Cucchi, si legge nella sintesi della perizia, il trauma lombare «esercita un significativo effetto sulla funzione nervosa vagale che si estrinseca in maniera subdola a seguito del danno traumatico. È infatti dimostrato – prosegue il testo – che i pazienti con lesioni midollari che interessano le prime vertebre lombari presentano un alto rischio di disfunzione cardiaca».

Cucchi, all’accesso il 17 ottobre all’ospedale Pertini, presentava un battito cardiaco di 49 battiti al minuto, a fronte di un battito normale di 60-90 battiti al minuto.

Fonte

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01/05/2010 08:53

IL CASO
Morte di Cucchi, chiusa inchiesta,
i medici rischiano 8 anni di carcere
L'imputazione più grave: «abbandono di incapace».
Accuse più lievi per gli agenti (lesioni e abuso di autorità).
L'avvocato della famiglia: «Molto soddisfatti»


Stefano Cucchi


ROMA - Non c'è più l'omicidio colposo tra i reati formulati dalla procura di Roma in relazione alla morte di Stefano Cucchi, il geometra di 31 anni deceduto il 22 ottobre scorso, dopo essere stato arrestato dei giorni prima dai carabinieri per spaccio di droga, ma a i medici sono accusati di abbandono di incapace, reato grave per cui rischiano fino a 8 anni di carcere. A carico dei medici, infatti, i pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy, che hanno depositato gli atti, hanno contestato, a seconda delle posizioni, il favoreggiamento, l'abbandono di incapace, l'abuso d'ufficio, e il falso ideologico. Lesioni e abuso di autorità sono le ipotesi di reato attribuite agli agenti della polizia penitenziaria.
13 in tutto le persone coinvolte, tra agenti della polizia penitenziario, personale medico e paramedico in servizio all'ospedale Sandro Pertini e a un dirigente del Prap
.
La deposizione degli atti del procedimento in base a quanto previsto dall'art. 415 bis del codice di procedura penale è la procedura che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio degli indagati. Lo scenario che emerge dall'avviso di fine indagine firmato dai pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy e dal procuratore Giovanni Ferrara, conferma dunque che Stefano Cucchi fu picchiato dagli agenti della polizia penitenziaria e, di fatto, non curato dai medici dell'ospedale Sandro Pertini,
i quali, pur avendo ben presenti le patologie di cui soffriva il ragazzo nel corso della degenza, «volontariamente omettevano di intervenire».

CADUTA IPOTESI OMICIDIO COLPOSO
- Il reato di omicidio colposo era stato inizialmente ipotizzato ai carico dei medici dell'ospedale Sandro Pertini dove era stato ricoverato Cucchi, mentre quello di omicidio preterintenzionale (anche questo caduto dopo il deposito della consulenza medica) era stato contestato agli agenti della penitenziaria che avevano in custodia il ragazzo nelle celle di sicurezza del tribunale di Roma poco prima dell'udienza di convalida dell'arresto.

RISCHIANO 8 ANNI DI CARCERE
- Secondo i magistrati della procura di Roma, la morte di Stefano Cucchi sarebbe conseguente all'«abbandono di persona incapace»: questo profilerebbe una accusa nei confronti dei medici e infermieri del Pertini, più grave dell'omicidio colposo, sanzionabile fino ad 8 anni di reclusione mentre il colposo è 5 anni.
Nel capo di imputazione i pm scrivono che i medici e gli infermieri in servizio dal 18 ottobre al 22 ottobre dello scorso anno «abbandonavano Stefano Cucchi del quale dovevano avere cura» in quanto «incapace di provvedere a se stesso».
In particolare il giovane «era affetto da politraumatismo acuto, con bradicardia grave e marcata, alterazione dei parametri epatici» e «segni di insufficienza renale».
Una situazione, secondo i magistrati, che lo poneva «in uno stato di pericolo di vita» e che quindi «esigeva il pieno attivarsi dei sanitari» che invece «omettevano di adottare i più elementari presidi terapeutici e di assistenza che nel caso di specie apparivano doverosi e tecnicamente di semplice esecuzione e adottabilità e non comportavano particolari difficoltà di attuazione essendo peraltro certamente idonei a evitare il decesso del paziente».

UN CUCCHIAINO DI ZUCCHERO - Bastava un cucchiaino di zucchero e Stefano Cucchi si sarebbe salvato
, scrivono i pm Barba e Loy nell'avviso di fine inchiesta. Tra le varie mancate cure contestate al primario Aldo Fierro , a 4 medici e 3 infermieri (i dirigenti medici di 1° livello Silvia Di Carlo, Flaminia Bruno, Stefania Corbi e Preite De Marchis, e i 3 infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe; si salva dall'accusa di abbandono di incapace aggravato dalla morte solo la dottoressa Rosita Caponetti), c'è anche quella di aver volontariamente omesso di «adottare qualunque presidio terapeutico al riscontro di valori di glicemia ematica pari a 40 mg/dl, rilevato il 19 ottobre, pur essendo tale valore al di sotto della soglia ritenuta dalla letteratura scientifica come pericolosa per la vita (per un uomo pari a 45mg/dl), neppure intervenendo con una semplice misura quale la somministrazione di un minimo quantitativo di zucchero sciolto in un bicchiere d'acqua che il paziente assumeva regolarmente, misura questa idonea ad evitare il decesso».
Tra le altre omissioni volontarie:
la mancata effettuazione di un elettrocardiogramma,
la mancata palpazione del polso
e l'assenza di controllo del corretto posizionamento o dell'occlusione del catetere determinando così l'accumulo di una rilevante quantità di urina nella vescica (1400 cc) con risalita del fondo vescicale e compressione delle strutture addominali e toraciche.
A Cucchi, poi, non è stata comunicata l'assoluta necessità di effettuare esami diagnostici essenziali alla tutela della sua vita. Chi era in servizio al Pertini si era limitato a prendere atto del suo rifiuto, con nota in cartella clinica, motivato dalla volontà di parlare con il proprio avvocato.
Tra le altre omissioni:
il mancato trasferimento del paziente con urgenza in un reparto più idoneo quando le condizioni di salute erano ormai diventate assai critiche.

«MOLTO SODDISFATTI» - «Noi siamo molto soddisfatti dell'attività investigativa dei pm: il reato di abbandono di incapace è terribile, peggio dell'omicidio colposo». L'avvocato della famiglia Cucchi Fabio Anselmo commenta così a «Cnrmedia» la chiusura delle indagini sulla morte di Stefano Cucchi. «Siamo molto soddisfatti, a prescindere dalla qualificazione giuridica del ruolo delle guardie carcerarie sulla quale noi argomenteremo in seguito, perchè riteniamo che Stefano non sarebbe morto se non fosse stato picchiato. Il quadro che emerge dal capo di imputazione è questo: Stefano è morto dopo essere stato pestato ed è morto in una condizione terribile: il capo di imputazione è terribile». Il fatto che siano sparite le accuse di omicidio per il legale dei Cucchi non è un problema fondamentale: «Così è anche peggio, non è vero che l'omicidio cade: l'omicidio c'è ed è in conseguenza dell'abbandono totale di una persona che era sotto custodia».

La sorella di Cucchi, Ilaria

LA FAMIGLIA - «Esprimiamo soddisfazione per il grande lavoro svolto dai pm. Quando è stato arrestato Stefano stava bene ed è morto in condizioni terribili per il semplice fatto che stava male perché picchiato dagli agenti di polizia penitenziaria ed è stato picchiato perché si lamentava e chiedeva farmaci. Questa è la tremenda verità che emerge chiaramente dal capo d'imputazione particolarmente articolato. Non dimentichiamo che senza quelle botte Stefano non sarebbe morto. I medici si devono vergognare e non sono più degni di indossare un camice». Questo, in una in una nota la famiglia Cucchi.

Fonte: Corriere della Sera - 30 aprile 2010

NOTIZIE CORRELATE:
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Le perizie dei consulenti del pm: medici inadempienti (7 apr '10)
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Giallo per la morte di un geometra dopo l'arresto (27 ottobre '09)
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Caso Cucchi, la sorella Ilaria accusa l'ospedale (2 novembre '09)
*
Cucchi, ricostruita la notte dell'arresto (6 novembre '09)
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I 7 punti critici per la Commissione d'inchiesta parlamentare (17 marzo '10)
*
Un racconto a fumetti per Stefano Cucchi (31 mar '10)


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Differenze tra il caso Ruby e Stefano Cucchi:

Entrambi sono stati fermati dalle Forze dell’Ordine:
ma uno dei due aveva il numero di Berlusconi, l’altro no.

(dal blog "Piovono Rane")
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insomma, il povero stefano si e' suicidato dandosi le botte da solo ... [SM=x44463]
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Re:
sperminator, 06/06/2013 15:16:

insomma, il povero stefano si e' suicidato dandosi le botte da solo ... [SM=x44463]




Giovanni Bianconi, sul "Corriere", racconta che alla lettura della sentenza su Cucchi dal gruppo degli imputati assolti e loro famigliari qualcuno ha alzato il dito medio, in un delirante gesto di irrisione al "nemico sconfitto". Siamo diventati davvero un Paese di selvaggi. [SM=x44471]
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