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[G]Max Biaggi: Campione del Mondo!!![/G]

Ultimo Aggiornamento: 27/09/2010 17:11
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26/09/2010 19:28

Max, ritorno nell'Olimpo
Campione senza tempo


La seconda vita di Biaggi di Superbike, dagli inizi difficili alla svolta con l'Aprilia. Storia di un 39enne che "non può stare senza le corse", che era stato esautorato dal mondo delle moto, ma che ha trovato nelle derivate dalla serie un'altra dimensione. Sempre vincente


Max Biaggi festeggia: è il primo iridato italiano in Superbike. Ansa


IMOLA (Bologna), domenica 26 settembre 2010 – Max Biaggi torna nell’Olimpo nell’anno orribile del grande nemico Valentino Rossi. E chi l’avrebbe detto? Biaggi-Superbike è la storia di una seconda vita.

LA NUOVA SFIDA — Cacciato dalla Honda HRC al termine dell’ultima stagione MotoGP vissuta sull’orlo della crisi di nervi, nel 2006 Massimiliano Biaggi è un ex pilota: senza moto, senza sfide, senza possibilità di rilancio. La Superbike, fenomeno motoristico anglosassone sull’onda delle imprese di Carl Fogarty e Troy Bayliss, cercava da tempo un pilota di rango che potesse fare breccia anche in Italia. Il disoccupato Max Biaggi è l’uomo perfetto. Francesco Batta, vulcanico manager Suzuki, lo convince a salire sulla derivata dalla serie, lui che una volta – ai tempi d’oro del motomondiale – si era lasciato sfuggire un perentorio “non correrò mai con le Superbike”.

DEBUTTO VINCENTE — Alla prima occasione, nel GP del Qatar, vince. Sotto il podio si toglie il casco e versa in mondovisione lacrime di goia. “Le corse sono la mia vita, non potevo stare senza”. Nel 2007 vince tre gare ma la Suzuki – Mondiale solo una volta, nel 2005 – non è all’altezza delle aspirazioni di Max: terzo posto finale. Dopo l’ultima gara di Magny Cours, dove tutto era cominciato, Biaggi litiga con la squadra e resta di nuovo a piedi.


Biaggi a Imola, dove ha coronato il sogno iridato. LaPresse

C'E' LA DUCATI — Ma è una pedina troppo preziosa e l’organizzatore Maurizio Flammini, quello che vuole portare la F.1 a Roma, lo ricicla in una squadra privata Ducati. Non è una sistemazione da vincente ma Biaggi non dice di no: si accontenta di un piccolo box, una moto di seconda mano e fa a meno delle luci della ribalta. Tiene duro, prova a battere la stella Ducati Troy Bayliss, ma in Australia incappa nell’incidente più terribile della carriera. Si rompe il braccio destro, ma la gara dopo è ancora lì: a soffrire, a imprecare, a piangere di rabbia. L’avventura finisce senza lampi né sorrisi.

L'APRILIA E LA SVOLTA — La svolta è il ritorno sulla scena dell’Aprilia. Non solo una moto, piuttosto un vecchio amore, l’azienda che lo aveva scoperto e con la quale aveva vinto tre Mondiali di fila in 250: 1994, 1995, 1996. Il progetto è nuovo, da sgrezzare, e i primi test sono un disastro. Ma Biaggi non molla e dopo pochi mesi, tra la sorpresa degli appassionati e lo sconcerto degli avversari, a Brno centra la prima vittoria. Il Corsaro è di nuovo lui: veloce, pulito, spietato. Il resto è storia recente. La RSV4 diventa un missile, Biaggi ritorna vincente conquistando nove trionfi. A Monza porta sul podio il presidente del Gruppo Piaggio Roberto Colaninno, a Misano sente odore di Mondiale. Imola è il traguardo inseguito con tenacia, talento e disperazione. Non è finita: Biaggi correrà altri due anni, sempre con l’Aprilia. Bentornato Max.

Paolo Gozzi per gazzetta.it
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