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Manifesto di ottobre: passione del presente, per una rinascita della res publica e per un nuovo impegno politico-culturale

Ultimo Aggiornamento: 30/11/2010 18:21
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27/10/2010 16:49

+ il Manifesto dei Laici Credenti di FLI (Famiglia e Valori)

Ottobre 2010: si apre un varco per un atto di politica generativa, una decisione perché qualcosa avvenga. Politicamente, cioè nella vita di tutti, con l’azione di tutti: un patto per la rinascita della res publica. Non una litania di valori ma un progetto per l’Italia contemporanea, una concreta costruzione di rigore e di impegno civile.

La politica oggi non ha visione né passione, non sente né esprime i bisogni e i desideri dei cittadini, che, votanti o no, la rifiutano e ne sono rifiutati, confinati ai margini di una sfera pubblica occupata da interessi privati e oligarchici. Solo attraverso l’immaginazione e il progetto la politica può ritrovare il senso della realtà, rimediando alla rassegnazione esistenziale che spegne lo spirito individuale e contrastando lo scetticismo diffuso che azzera ogni sentimento della cosa pubblica.

Ma politica e cultura crescono insieme o insieme declinano. Senza cielo politico non c’è cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovato impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilità che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e l’invenzione, con l’intelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che dà virtù all’etica pubblica.

La corruzione politica più grave non è quella di cui si occupano i tribunali: l’illegalità è solo l’altra faccia della routine e del cinismo al potere.La crisi è profonda perché come una vera ruggine ha sfigurato l’immagine e intaccato la sostanza della politica. Non sono solo i partiti a essere in crisi ma la politica stessa è in pericolo perché non ha più né parole né ragioni per dirsi.Le parole della politica sono corrose, sono spuntate, non fanno presa sulla realtà.

È urgente uscire da una fase di transizione infinita, aprendo la strada alla modernizzazione della politica, della cultura, dell’economia italiana. Occorre promuovere una fase costituente, sottoscrivere un nuovo patto fondativo: costituzionale in un senso non solo giuridico, politico in senso non solo istituzionale.
Occorre ritrovare il filo di un grande racconto, di una narrazione più vera e più nobile della cultura e della storia repubblicana contro il degradante clichè di una italietta furba e inconcludente: ripensare il modello italiano e incarnare quel progetto, ridare corpo a una tradizione civile di cui si possa andare orgogliosi.

Mettere in gioco un libero pensiero, critico e creativo, in sintonia con le energie del presente per investire inquesto nostro tempo: pensiero per sfidare il presente, ma insieme pensiero per costruire il presente. Non c’è cultura né azione politica efficace senza passione del proprio tempo.

Non c’è politica senza un pensiero di rottura delle consuetudine usurate: occorre abbandonare la retorica che inchioda il futuro al passato. Superando le vecchie einaridite appartenenze, congedando le ossessioni e i ricatti delle memorie ferite,la politica rinasce nel punto in cui si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per un nuovo patto politico.

Non c’è politica senza un pensiero che esprima la passione del presente come intelligenza del futuro, che non è solo dopo, ma è anche altro: è sparigliare le carte e le compagnie del gioco per disegnare nuove coordinate dell’impresa comune. Esatta passione, mobilitazione di energie intellettuali e politiche per l’edificazione di un nuovo paesaggio nazionale.

Il patriottismo repubblicano è la forma non retorica di questo sentimento che è regola, prima che tradizione, impegno prima che eredità. E che è anche cura del bene comune e dei beni comuni,difesa del paesaggio italiano, consapevolezza collettiva del patrimonio materiale e immateriale. Patriottismo repubblicano è promuovere un’idea espansiva e non puramente negativa della libertà. La migliore garanzia contro l’ingerenza arbitraria del potere nella sfera della libertà personale è infatti l’attiva partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: “La libertà politica significa infattiildiritto di essere partecipe del governo oppure non significa nulla” (Arendt). Per questo è essenziale assicurare ai cittadini gli strumenti utili a “conoscere per deliberare” (Calamandrei). La politica vive nel nesso inscindibile tra pensiero e azione, tra cittadinanza e partecipazione politica, non nella rigida ‘divisione del lavoro’ tra rappresentanti e rappresentati, che aliena gli uni e gli altri e degrada la vita pubblica, spingendola alle opposte derive tecnocratiche e populistiche.

La politica laica protegge, custodisce, riveste la nuda persona di tutti i diritti civili che vanno precisamente declinati e garantiti: ma afferma anche il valore dei diritti politici che fanno di una persona un cittadino attivo. Patriottismo repubblicano è anche coltivare un’idea positiva della competizione tra le parti e dell’agonismo tra le forze politiche come presidio della libertà, secondo la lezione che Machiavelli desume dall’esperienza della repubblica romana.

Politica, però, è non solo rappresentazione dell’esistente, ma presentazione dei ‘senza parte’. Rappresentare gli ‘invisibili’, la realtà molecolare e disaggregata degli outsider i cui interessi non contano e non pesano nei rilevamenti statistici o nelle simulazioni dei sondaggi: che non hanno espressione e finiscono schiacciati e confusi nell’area indifferenziata del non voto e della renitenza civile. Non sono tutti poveri. Non sono tutti disoccupati o sottooccupati. Non sono tutti marginali. Non sono tutti stranieri. Ma sono tutti ‘clandestini della politica’, esclusi dalle logiche della rappresentanza e della decisione pubblica. Si tratta di persone – e sono milioni – la cui precarietà, prima ancora che da condizioni economiche e sociali, dipende da ragioni di esclusione e di afasia politica: refrattari alla vita pubblica e, proprio in quanto politicamente e intellettualmente più esigenti, non corrisposti dalle logiche privatistiche, antipolitiche, anticulturali che in questi anni hanno monopolizzato la sfera istituzionale.

Non c’è politica senza un pensiero che anticipi e accompagni l’azione trasformatrice. Il principale compito intellettuale della politica consiste nel riaccendere l’immaginazione progettuale della società. La politica deve rispondere con parole e azioni adeguate alle opportunità e alle sfide della scienza e della tecnologia nell’era della globalizzazione, dotandosi delle forme procedurali e istituzionali che possano governare i processi e i progressidell’innovazione: investire strategicamente nella ricerca, nelle arti e nelle nuove sfide dell’apprendimentoper avere presa sul futuro.

Azione politica e impegno intellettuale: l’obiettivo è accrescere il capitale sociale rappresentato dall’intelligenza e dalle virtù civili degli italiani. La qualità di una Città e del suo futuro si misura sulla virtù e sul merito dei suoi cittadini.

È in atto un sommovimento geologico delle categorie della politica e, in questa accelerazione dei tempi, la forza dinamica sprigionata dalla crisi può essere convertita in energia produttiva. La principale sfida politica e intellettuale che attende l’Italia è trovare la misura per riconoscere, chiamandoli con nuovi nomi, quanti sanno governare il presente e progettare il futuro, rispetto a quanti difendono l’esistente come il miglior mondo possibile. Il compito richiede coraggio – virtù politica per eccellenza.

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27/10/2010 18:42

Paperino73,
cerchiamo di non creare confusione:
ricordiamoci di postare sempre fonte, link e data dei documenti che postiamo,
tantopiù se ci apriamo una nuova discussione e sono così consistenti.
Questo sarà anche utile ad ogni utente per rendersi conto al volo di cosa si tratta.
[SM=x44460]

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28/10/2010 09:58

Il Manifesto di Ottobre (che simpaticamente richiama alla memoria quello dello zar Nicola II) è un manifesto politico (sotto)scritto da politici, movimenti e personalità varie vicine ai Futuro e Libertà (ma non necessariamente legate al partito).
In questo periodo è abbastanza famoso, se ne parla su tutti i giornali (di più o di meno a seconda di quanto spazio si dà alle mignotte) e mi sembrava inutile mettere un link perchè non esiste un riferimento univoco.

Se ti interessa un link, ti posso dare quello di Libertiamo

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28/10/2010 10:26


Un bell'esercizio di retorica, non c'è che dire. [SM=x44515]

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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

ma difendiamo anche la grammatica Italiana





Sai cosa scrivere? Allora posta!
Non sai cosa scrivere? Allora spamma!

<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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28/10/2010 10:45

ottimo documento, chi l' ha scritto evidentemente ha vissuto gli ultimi 20 anni in germania o in francia, e' tornato in italia e ne e' rimasto giustamente schifato! [SM=x44457]
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28/10/2010 10:47

Re:
paperino73, 28/10/2010 9.58:

Il Manifesto di Ottobre (che simpaticamente richiama alla memoria quello dello zar Nicola II) è un manifesto politico (sotto)scritto da politici, movimenti e personalità varie vicine ai Futuro e Libertà (ma non necessariamente legate al partito).
In questo periodo è abbastanza famoso, se ne parla su tutti i giornali (di più o di meno a seconda di quanto spazio si dà alle mignotte) e mi sembrava inutile mettere un link perchè non esiste un riferimento univoco.

Se ti interessa un link, ti posso dare quello di Libertiamo




I link non servono tanto a me, quanto a tutti gli altri utenti di passaggio.

PS il manifesto è pubblicato anche sui vari siti regionali di Generazione Giovani e di Futuro e Libertà dove lo si può anche sottoscrivere.

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Elogio e difesa del Manifesto ottobrista

dalle accuse degli incontentabili

Scusate ma non capisco questa diffidente alzata di spalle che qualcuno, parlo di quelli in buona fede ché degli altri chissenefrega, sta riservandoo al cosiddetto “manifesto di ottobre” che guarda con favore al varco aperto dal gesto di rottura politica di Gianfranco Fini.

Rottura che, politicamente parlando, sta tutta dentro e non fuori il centrodestra ma che, ragionando in termini di cultura politica, può, potrebbe attivare processi – come si dice – inediti. Un manifesto politico che bussa ed entra nel dibattito pubblico, che costringe a farsi leggere senza effetti speciali e rodomontate mediatiche: questa è già una notizia.

Ma la seconda notizia è ancora più eclatante, dal mio punto di vista: questo manifesto non è stato pensato su Repubblica o in qualcuno dei consessi intellectual as usual, ma in un altrove, un fuori onda, un nucleo di persone interessate al percorso politico-culturale della cosiddetta area finiana.

Ovvero, ragionando con la cautela semantica del caso, è un manifesto che parte da destra e chiede a chi ci si vuole riconoscere: la res publica è a pezzi, ricostruiamo la res publica, riconnettiamo politica, etica e pensiero al di fuori delle banalità populistiche, chi ci sta è benvenuto. Banale? Tutt’il contrario: forse troppo impegnativo, considerato che il passaggio della classe intellettuale italiana dal protagonismo narcisistico alla perifericità odierna fa male alla politica stessa, sempre a rischio di ridursi a baruffa su quante tasse o quanti cassonetti.

Che su un’esigenza e un’urgenza di questo tipo convergano personalità varie e variegate, fino all’altrieri almeno simbolicamente appartenenti a universi paralleli, bisognerebbe salutarlo come un evento benedetto e non, come pure qualcuno ha fatto, come una sorta di inciucio sui generis, indifferenzialista e vago al punto che “questo manifesto non si può non firmare tanto è generico”. Ogni tanto, anche l’atto in sé, il fare qualcosa, produce effetti e significati, e che esistano persone con storie, culture e probabilmente percorsi futuri molto differenti, ma uniti al momento dalla voglia di dire che lo stato del dibattito pubblico italiano è penoso, che non si può continuare a tirarsi in faccia palle di fango incartate con l’inchiostro e che, prima di fare conflitto, bisogna stabilire il perimetro della tenzone e soprattutto le regole, insomma, non è roba di poco conto.
Probabilmente – probabilmente – tanti di coloro che hanno firmato pensano che l’attuale bipolarismo tra questa destra e questa sinistra malfunziona e ha generato poco dall’enorme carico di aspettative che accompagnava la “rivoluzione pacifica” del 1994. Probabilmente – probabilmente – tanti pensano, così come il nostro direttore nell’articolo di ieri, che “destra-sinistra è una nomenclatura estenuata e forse obsoleta, ma tuttora orientativa”, e che al momento non c’è nulla di meglio per collocare laicamente su una mappa gli assi e le coordinate del conflitto politico.

E’ ovvio che se uno vuole leggere con una dose eccessiva di malizia e un surplus politicista o addirittura partitico il contenuto del manifesto e le firme, le tante firme che lo hanno sottoscritto, è facile il giochino di chiedersi se si tratta degli “intellettuali di Fini”, o magari quanti di questi faranno squadra di candidati quando si andrà a votare.

Prendiamo invece il buono di ciò che già esiste: la richiesta alla politica di deporre armi spuntate ma chiassose (comprese le armi di distrazione di massa talvolta assegnate in dotazione ai falchi del newsmaking), la proposta di un movimento collettivo di ri-produzione di un’etica comune. Considerati i tempi, già basta per essere contenti.

di Angelo Mellone

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30/11/2010 18:21

Divulgato sul Corriere della Sera:

Crisi - Lo scontro - La lettera aperta

Famiglia e Valori
Il «Manifesto» dei Laici-Credenti di Futuro e Libertà

Rosso: «Si descrive FLI come una formazione politica ultralaicista e volevo dimostrare che così non è»


«I diritti del nascituro, il rispetto della vita umana dal suo concepimento al suo termine naturale, il diritto del bambino ad essere adottato entro il perimetro di una famiglia naturale costituita da due persone di diverso sesso, non sono contestati da chi si attenga, nella prassi politica, ai principi del diritto naturale, sia egli credente o non credente».

E' questo il passo centrale di una «Lettera aperta» che è stata sottoscritta dai parlamentari «laici credenti» di Futuro e libertà facendo riferimento appunto «al terreno comune, a credenti e non credenti», cioè ai «principi di diritto naturale, che partono innanzitutto dalla difesa della dignità della persona umana».
Hanno firmato il documento quasi tutti gli appartenenti al gruppo della Camera (25 deputati con quelle, tra gli altri, di Bonfiglio, Ronchi, Di Biagio, Consolo, Bellotti, Moffa, Menia, Barbareschi, Divella, Siliquini, Lamorte, Angela Napoli e degli enfant terribles Granata e Briguglio), 8 senatori futuristi (con il capogruppo Viespoli) e 3 europarlamentari.
Mancano le firme del capogruppo a Montecitorio Italo Bocchino e del «radicale» Della Vedova.
Altri temi qualificanti:
il riconoscimento e la tutela della famiglia per la quale si invoca «una coerente azione politica volta ad applicare il quoziente familiare nel sistema di esazione fiscale»;
il buono-scuola
(«per garantire il diritto educativo») e buono-sanità («per scegliere liberamente all' interno dell' offerta del sistema sanitario»);
ma anche il no all' accanimento terapeutico nel fine vita
o alla discriminazione in materia di assistenza sanitaria in ambito ospedaliero per le coppie omosessuali.
E ancora il riconoscimento e la tutela dei diritti dei rifugiati politici e religiosi in seno alla nostra comunità nazionale, così come garantito dalla Costituzione.

Ideatore della lettera, il deputato Roberto Rosso, fondatore di Forza Italia in Piemonte, che ha aderito alla svolta di Fini e a Futuro e libertà.
Pronipote di San Giovanni Bosco, in buoni rapporti con il segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, salesiano, fin dai tempi in cui era vescovo di Vercelli,
Rosso ha stretto anche un solido rapporto con l' arcivescovo Fisichella, nei lunghi anni in cui è stato «cappellano» della Camera dei Deputati.

Perché ha preso questa iniziativa?
«Avevo visto che si descriveva Futuro e libertà come una formazione politica ultralaicista - risponde - e allora ho pensato di mettere a punto un manifesto che dimostrasse che così non è, un manifesto, che è stato firmato dai quattro quinti del gruppo parlamentare».
Continua:
«Io sono di Comunione e Liberazione, Di Biagio e Bonfiglio dell' Opus Dei, la stragrande maggioranza di Fli è con noi e anche Fini ha chiarito il suo pensiero».
Nel discorso di Bastia Umbra infatti il presidente della Camera aveva invitato a recuperare il «ritardo» dell' Italia rispetto agli «standard europei» sui cosiddetti diritti civili, e con ciò aveva messo in allarme il mondo cattolico.
Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, aveva dato espressione a questo disagio, ricordando come la prima vittima di questa presunta «laicità positiva» sia stata le legge sul fine vita, e chiedendo ai potenziali interlocutori politici di Fini (con riferimento al leader udc Casini) di tenerne conto.
Adesso arriva la «lettera aperta» sui valori.
«Il criterio di laicità è figlio della rivelazione cristiana.
Fu detto infatti "date a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare"», afferma il manifesto.
Esplicito richiamo anche al pensiero del Papa «che ha giustamente affermato che non soltanto la religione ha il compito di illuminare la ragione», ma che questo dovere è reciproco.
In conclusione: «Dobbiamo recuperare le radici che esprimono la centralità della persona umana e del diritto naturale poste a base della prima parte della nostra Costituzione»
, per «costruire una civiltà laica e liberale cui le religioni e in particolar modo quella cristiana, sulle cui radici si fonda la nostra comunità nazionale»,
diano il loro contributo culturale.

Calabro' Maria Antonietta

Pagina 8
(28 novembre 2010) - Corriere della Sera


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