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Sifilide in crescita

Ultimo Aggiornamento: 10/11/2010 12:12
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10/11/2010 12:12

costumi più liberi, prostituzione e rapporti sessuali non protetti

Sabato convegno a Bergamo

Sifilide, in Italia 1.500 casi all'anno

L'esperta: «In crescita per i costumi sessuali più liberi e l'aumento di viaggi e flussi migratori dall'Africa, dall'est Europa e dall'America centro-meridionale»


 
MILANO - La sifilide, malattia sessualmente trasmissibile quasi scomparsa fino all'inizio del nuovo millennio, oggi sta «pericolosamente ricomparendo sia in Europa che negli Usa, tanto che in Italia si è passati da 150-200 casi all'anno nell'ultimo decennio a oltre 1.500». Lanciano l'allarme gli esperti degli Ospedali Riuniti di Bergamo, che nei «primi dieci mesi del 2010 hanno trattato già 90 casi, tra cui 15 donne in gravidanza, 10 giovani con meno di 25 anni e 3 con meno di venti». Per contrastare il problema la struttura bergamasca ha organizzato per sabato un convegno aperto a tutti, in cui esperti italiani si riuniranno per discutere sul tema. «L'incidenza della sifilide è in crescita - afferma Anna Di Landro, dermatologa dell'Ambulatorio Malattie trasmesse sessualmente (Mts) degli Ospedali Riuniti - soprattutto per i costumi sessuali più liberi e l'aumento di viaggi e flussi migratori dall'Africa, dall'est Europa e dall'America centro-meridionale, dove la malattia è endemica».

NIENTE PROTEZIONI - La principale causa, spiega Di Landro, «sono i rapporti sessuali non protetti e i primi sintomi non sono eclatanti così spesso vengono sottovalutati dai pazienti fino a quando interessano gli organi interni causando infarti, ictus e cecità. La malattia - aggiunge - colpisce senza distinzioni d'età o di nazionalità, ma è più frequente nei soggetti sieropositivi e nelle giovani donne straniere che spesso scoprono di esserne affette durante i controlli in gravidanza». Questo, conclude Di Landro, «può diventare molto pericoloso per la mamma e per il piccolo perché l'agente che provoca la malattia è trasmesso al feto in ogni fase della gestazione e il mancato trattamento può causare aborti, morte neonatale o gravi handicap». Se si teme di aver contratto la malattia anche se non si è nelle categorie a rischio è importante diagnosticarla precocemente rivolgendosi a uno specialista o agli ambulatori Mts. (Fonte: Ansa)

 

 


Fonte: Corriere della Sera - 09 novembre 2010


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