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Masi sfiduciato dal referendum USIGRAI

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2010 23:26
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17/11/2010 23:26

Referendum Usigrai, giornalisti sfiduciano Masi
Il dg: "Solo politica o tentativo di intimorirmi"

Il sindacato chiede le dimissioni del direttore generale:
"Fa capire che è pronto a minimizzare la nostra espressione".
La reazione: "Il risultato rafforza il mio impegno per una Rai pluralista"


ROMA - I giornalisti Rai sfiduciano il direttore generale Mauro Masi. Con 1.314 voti contro 77 (29 schede bianche e 18 nulle) nel referendum organizzato dall'Usigrai ha prevalso lo schieramento di coloro che non hanno più fiducia nel dg. "Come tutte le cose prive di rilevanza formale e sostanziale, il voto Usigrai (associato alla consueta compagnia di giro) può essere solo o una manifestazione politica o un tentativo di intimorire", è stata la prima reazione di Masi, commentando l'esito del voto. Ma il sindacato chiede le dimissioni.

Le votazioni. Su 1.878 aventi diritto, sono stati 1.438 i voti validamente espressi. Mancano però quelli di Venezia che, per un problema burocratico postale, non sono arrivati in tempo, dunque è come se non avessero votato. Nella scheda veniva chiesto: "Alla luce delle politiche aziendali esprimi fiducia al direttore generale Mauro Masi?". Lo spoglio delle schede si è svolto in mattinata a Roma.

La reazione del direttore generale. Per Masi il referendum non ha rilevanza formale e, dunque, il risultato è solo una manifestazione politica o il tentativo non riuscito, di metterlo in difficoltà. "Obiettivo fallito - sottolinea il dg - in entrambi i casi. Il primo perché non c'era certo bisogno di questo costoso evento per sapere come è schierata politicamente Usigrai e soprattutto nel secondo caso perché ci vuole ben altro e ben altri personaggi per provare solo ad intimorirmi. Anzitutto ciò non può che far rafforzare il mio impegno per una Rai autenticamente pluralista e con i conti in ordine e ciò anche per tutelare il lavoro e i posti di lavoro dei giornalisti dell'azienda".

Chieste le dimissioni. "Chiediamo le dimissioni di Masi. Lui fa capire che è pronto a minimizzare la nostra espressione e la riferisce all'Usigrai, ma deve riferirla ai giornalisti della Rai che gli hanno negato la fiducia". Così ai microfoni di CNRmedia Carlo Verna, segretario Usigrai, commenta i risultati del referendum. "Su 1.878 aventi diritto al voto hanno espresso la loro opinione 1.438 colleghi e 1.314 di questi hanno negato la fiducia al direttore generale - prosegue Verna - un risultato che non può non avere un seguito e dovrà essere elemento di valutazione dal quale non prescindere sia da parte dell'azionista, e chiederemo un incontro con Tremonti portandogli tutte le schede, sia da parte del Cda della Rai, e già oggi pomeriggio consegneremo al presidente Garimberti il verbale di questa votazione". Riferendosi alle motivazioni di un risultato così negativo nei confronti di Masi, Verna aggiunge: "Il direttore generale ha messo in atto una serie di azioni negative. Il mancato accordo con Sky, mai spiegato in modo convincente, che ci fa perdere decine e decine di milioni di euro, un piano industriale che non prende corpo, indefinito nei suoi contorni e che ha prodotto come chiara espressione solo uno sciopero delle sigle dei lavoratori della Rai, al quale parteciperemo in segno di solidarietà dato che si intende esternalizzare circa 1.300 lavoratori della Rai. Per non parlare degli atteggiamenti che ha avuto nei confronti degli autori di trasmissioni che invece sono ampiamente premiate dal pubblico, che chiede un servizio pubblico di qualità, come si è visto con Vieni via con me".

Le reazioni. "Grazie a Dio, di Mauro Masi ce n'è uno solo! - commenta l'esponente del Pd Carlo Rognoni, ex membro del cda di viale Mazzini e responsabile del forum per la Riforma del sistema radiotelevisivo - Da oggi il direttore generale della Rai è infatti l'uomo più sfiduciato della storia del servizio pubblico. Difficile immaginare, per una persona normale, che si possa far finta di niente dopo la valanga di voti contro. In ben più di 1.400 hanno partecipato al referendum promosso dal sindacato dei giornalisti della Rai rispondendo alla domanda: 'Alla luce delle politiche aziendali fin qui perseguite, esprimi fiducia nel direttore generale della Rai Mauro Masi?'. Ebbene c'è stata una valanga di no". Per Rognoni, "davanti a tutti quei 'no' un qualunque super dirigente con il senso di responsabilità non avrebbe dubbi: rassegnerebbe il mandato. Peccato che Masi avesse dichiarato - prima del referendum - che lui non avrebbe dato nessuna importanza al risultato! E oggi lo conferma. Non resta che augurarsi che chi lo ha voluto in quel posto di capo azienda sia più sensibile e più responsabile".
Solidarietà a Masi è stata, invece, espressa dal portavoce del Pdl, Daniele Capezzone: "Dall'Usigrai - afferma riferendosi al commento sui risultati del referendum per la 'sfiducia' al dg - sono venuti i 'due minuti di odio' di orwelliana memoria. Ma stavolta è un rito stanco, una caricatura, una ripetizione fiacca che non spaventa nessuno. Sono certo che la dirigenza Rai non si farà intimidire".

Fnsi: "Sfiducia impressionante". ''Il voto di sfiducia espresso dai giornalisti nei confronti del direttore generale della Rai, Mauro Masi, è di una chiarezza impressionante. Altro che espressione politica di parte. Valgono i numeri: 1438 votanti di cui 1391 hanno negato la fiducia a Masi, sono piuì dei colleghi iscritti all'Usigrai che aveva indetto il referendum''. Così in una nota la Federazione Nazionale della Stampa si esprime in merito al referendum. ''Sono voti - fa notare la Fnsi - che esprimono una enorme contrarietà alla direzione dell'azienda del servizio pubblico sui fatti e non sulle chiacchiere del contenzioso politico su cui ora il direttore generale sembra volere buttare la vicenda per confonderla in una cagnara indistinta''. Secondo la Fnsi ''il referendum sul direttore generale della Rai vale per quello che è: un dato di fatto trasparente certificato da numeri che sono espressione di persone, aderenti alle più svariate idee politiche, nell'esercizio dei loro diritti di cittadinanza e di basi culturali certamente plurali''.

Fonte: Repubblica

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