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Arrestato Antonio Iovine, boss manager dei Casalesi

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2010 12:25
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18/11/2010 14:13

Arrestato Antonio Iovine boss manager dei Casalesi
Saviano, aspettavo questo momento da 14 anni.
Alfano: subito 41 bis. Maroni: giornata bellissima


NAPOLI - Come tutti i pezzi da novanta di mafia e camorra alla fine è stato scovato nel suo territorio, dove godeva di amicizie e connivenze ed era protetto da una rete impenetrabile di omertà. La latitanza di Antonio Iovine, boss del clan dei Casalesi, si è conclusa là dove era cominciata, 14 anni fa, a Casal di Principe, roccaforte della cosca più potente della Campania.

A catturarlo gli agenti della squadra mobile di Napoli, diretti da Vittorio Pisani, che erano da tempo sulle sue tracce. Iovine si nascondeva in un villino di via Cavour, dove veniva ospitato dal proprietario, Marco Borrata, 43 anni, muratore incensurato, arrestato con l'accusa di favoreggiamento. Era Borrata, insieme con la moglie e una figlia, a prendersi cura del latitante, e di questo gli investigatori della squadra mobile ne erano ormai certi tanto da "monitorare" tutta una serie di "siti", ovvero di abitazioni e nascondigli riconducibili alla famiglia. L'operazione è entrata nella fase decisiva dopo l'intercettazione di una conversazione telefonica risalente a poche ore prima della cattura in cui uno dei familiari avanzava la richiesta di un panettone, circostanza che avrebbe convinto i poliziotti della presenza in casa del boss.

Alla vista degli agenti lui non ha opposto resistenza. In casa non c'erano armi e, al termine del sopralluogo, è stata scoperto un piccolo bunker che tuttavia non sarebbe mai stato utilizzato. Nessuna soffiata ha messo la polizia sulla strada giusta, hanno tenuto a precisare gli inquirenti. La cattura ha rappresentato il risultato di una lunga serie di appostamenti e, soprattutto, di mesi di intercettazioni telefoniche e ambientali. Resta la questione di come sia stato possibile a un esponente del calibro di Iovine di restare alla macchia per 14 anni nonostante fosse braccato da polizia e carabinieri.

La risposta, senza giri di parole, l'ha data il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore. "Vuol dire che la gente del posto gli ha dato una mano", ha affermato il procuratore. "Forse per solidarietà, forse per altri motivi ma non vi è alcun motivo che si può giustificare", ha aggiunto definendo tale esternazione "una nota amara" in una giornata caratterizzata dall'euforia per il successo di magistrati e poliziotti. Nativo di San Cipriano d'Aversa, Iovine, soprannominato òNinno, era nell'elenco dei trenta latitanti più pericolosi d'Italia. Deve scontare la pena dell'ergastolo inflitta al maxiprocesso Spartacus. Componente con Michele Zagaria (l'altro superlatitante del clan) della diarchia che dalla latitanza ha diretto gli affari criminali del sodalizio, Iovine è considerato il 'boss manager', la mente affaristica del sodalizio impegnato tra le altre attività anche nel business della spazzatura.

A lui viene attribuita la capacità del clan di espandere i propri interessi ben oltre i confini campani. E' Iovine, per gli inquirenti, a rappresentare per anni la camorra che fa affari e che ricicla i proventi delle attività illecite, droga e racket su tutte, nell'economia pulita e nel business del cemento. La sua ascesa al vertice dell'organizzazione è avvenuta in seguito all'arresto di Francesco Schiavone, detto Sandokan, e allo scompaginamento del gruppo comandato da Francesco Bisognetti, soprannominato Cicciotto è Mezzanotte. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, commentando la cattura, ha detto che quella di oggi "é una bellissima giornata". E ha contrapposto l' "antimafia dei fatti" a quella delle "polemiche". "Io mi occupo di quella dei fatti e questo è un avvenimento eccellente", ha affermato.

"Aspettavo questo giorno da quattordici anni. L'arresto di Antonio Iovine 'O' Ninnò, rappresenta un passo fondamentale nel contrasto alla criminalità organizzata". ha detto lo scrittore Roberto Saviano, che nel suo "Gomorra" ha raccontato le attività criminali del clan. "Uno dei precetti fondamentali della criminalità organizzata è che 'nessuno e' un re se non vive nel suo territoriò, a riprova della sua potenza e autorevolezza perché si fa proteggere dall'ambiente in cui vive: l'arresto di Iovine, per la figura di vertice del personaggio, è quella di un re arrestato nel suo 'fortino'", ha osservato il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso.

Fonte: ANSA
[Modificato da binariomorto 18/11/2010 14:14]

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18/11/2010 15:04

Toh ... ma che coincidenza. Proprio ieri l'hanno trovato, tra l'altro praticamente a casa sua. [SM=x44463]


Mi chiedo quanti altri latitanti hanno già individuato e [SM=x44522] con quell'incapace di Maroni non li arrestano solo perché aspettano il momento a loro conveniente per farlo ...
18/11/2010 15:14

Re:
radcla, 11/18/2010 3:04 PM:

Toh ... ma che coincidenza. Proprio ieri l'hanno trovato, tra l'altro praticamente a casa sua. [SM=x44463]


Mi chiedo quanti altri latitanti hanno già individuato e [SM=x44522] con quell'incapace di Maroni non li arrestano solo perché aspettano il momento a loro conveniente per farlo ...




ti prego... non fare come il tg5...

è la polizia e la magistratura che fanno gli arresti, di certo non il governo.

Anche se il dubbio lecito mi venne con la cattura di provenzano esattamente il giorno dopo la caduta del nano. [SM=x44465]
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18/11/2010 15:22

Re: Re:
KuntaKinte77, 18/11/2010 15.14:




ti prego... non fare come il tg5...

è la polizia e la magistratura che fanno gli arresti, di certo non il governo.

Anche se il dubbio lecito mi venne con la cattura di provenzano esattamente il giorno dopo la caduta del nano. [SM=x44465]




In quel periodo senza governo incastrarono Provenzano e Moggi.
Feci anche un 3d implorando di non eleggere nessun governo e rimanere così, purtroppo non venni ascoltato in alto loc [SM=x44472]

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19/11/2010 12:25

Ma nel paese del padrino fanno il tifo per Gomorra

Il sindaco amaro: "Troppo forti i legami economici e culturali"
GUIDO RUOTOLO

CASAL DI PRINCIPE (Napoli)
No, non c'è nessuna bandiera esposta. Né listata a lutto né per festeggiare. Piove e Casal di Principe il giorno dopo è un paesone che sembra disorientato. Che bello, l'altra sera: una trentina di cittadini - c'era anche l'ex sindaco che i Casalesi volevano morto, Renato Natale - si sono dati appuntamento sotto la villa di Pasquale Apicella il Casalese. Una villa confiscata e trasformata in una sezione della squadra mobile di Caserta.

Verrebbe da dire un «covo» di partigiani della legalità che combattono l'Antistato, ma in realtà non è neppure l'«avamposto» dello Stato. E' una felice isola di investigatori, di segugi, di tecnici informatici e periti elettronici che si danno daffare per bonificare il territorio, catturare i latitanti, inchiodare i complici e smascherare la zona grigia. Anche acrobati se serve, che s'arrampicano su piloni dell'Enel per piazzare una telecamera o, attraverso porte o finestre, per entrare nelle case dei Casalesi. Di certo, dovrebbero passare visita cardiologica ogni mese, per dire quanto l'adrenalina e il batticuore potrebbero fare brutti scherzi.

Che bello, l'altra sera. Hanno citofonato, i ragazzi di quella rete di associazioni per la legalità che trovano in Libera la sponda nazionale, e al piantone hanno espresso la loro felicità. Quello spumante l'hanno bevuto con i militari che fanno da guardiani alla struttura della polizia di Stato.

Che bello. Un inizio, perché è dura davvero. Qui, prendere le distanze da Gomorra è un processo che ancora non è iniziato, per dirla con l'ex sindaco Natale, neppure «dal punto di vista culturale ed economico». I commenti della gente raccolti con la telecamera e i microfoni è peggio di una rilevazione auditel. Passi da quello che dice «a me non hanno fatto nulla», a silenzi eloquenti o ai vicini che dicono «brava gente».

Qui, nella villa che sembra quella di Scarface, con l'immancabile vasca Jacuzzi, marmi neri e bianchi, dal giugno del 2008 ci sono i ragazzi della Mobile di Caserta che giorno e notte danno la caccia ai latitanti. Le pareti del corridoio sono tappezzate da foto, didascalie, numeri. Sono le «prede» finite in gabbia. Il nostro Cicerone è una mitraglia: conosce a memoria tutti gli arresti, nomi, date e luoghi. «Il 3 settembre fu il primo. Avevamo iniziato il 15 giugno il lavoro. Si chiamava Pacifico Dionigi. Poi, l'8 novembre, i due killer del gruppo Setola, Antonio Alluce e Davide Granato». Insomma, per farla breve, 15 arresti nel 2008, 50 nel 2009.I ragazzi pronunciano i nomi come se fossero tutti boss arcinoti all'opinione pubblica.

Un giro per Casal di Principe. Anzi un tour mirato: le ville dove sono stati catturati i latitanti. Dice il poliziotto: «Spendono di più per le mura di cinta che per la stessa casa».

I vicoli stretti, le strade polverose, non asfaltate, i rifiuti ai lati. Potrebbe essere uno di quei paesi del narcotraffico colombiano o messicano. Via Cavour. L'ultimo cancello di ferro è quello dove hanno catturato Antonio Iovine. Casa di Marco Borrata. Qui ci passava spesso. Le indiscrezioni dicono che ‘O Ninno fosse uno «sciupafemmene». Insomma a 46 anni, con tre figli e una dura latitanza alle spalle, avrebbe avuto un mucchio di relazioni con donne.

Devota alla Madonna di Lourdes, la famiglia Iovine. Carmine jr si chiama Carmine Bernadette. E' uno dei tre figli di Antonio il boss. Chissà adesso che succederà? E' vero, quelle microspie piazzate nelle auto o nella cintura potrebbero inseguire il sospetto fino in capo al mondo, visto che il rilevatore gps è satellitare. Ma intanto, gli affari recenti di Antonio, portano al Veneto, alla Emilia Romagna, alla Toscana. Costruzioni, appalti pubblici e monnezza. Adesso che è stato neutralizzato, chi gestirà gli affari del boss?

Quanti spazi vuoti si creeranno nei prossimi giorni? La sala ascolto, perché a Casal di Principe e nei territori di Gomorra i pedinamenti sono poco consigliati. Anzi, qui i pedinamenti sono «elettronici».

In questo momento, una ventina di «target mobili», automobili, dove sono state montate le «purpette», che sarebbero le «cimici» insomma i microfoni e i rilevatori gps. Sul tavolo del laboratorio c'è una chicca: una cintura di cuoio con un piccolo marsupio, giusto lo spazio per il microfono e il rilevatore gps. Sta per andare in pensione la cintura. E' servita, eccome.

Il confidente, il collaboratore l'hanno indossata per far parlare l'obiettivo, per incastrarlo. Adesso a Casal di Principe è iniziato il conto alla rovescia: prima di Natale anche Mario Caterino e Michele Zagaria, gli ultimi due Casalesi latitanti, finiranno la loro carriera criminale.

Fonte

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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

ma difendiamo anche la grammatica Italiana





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<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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