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Mafia, la Corte su Dell'Utri

Ultimo Aggiornamento: 22/11/2010 15:05
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19/11/2010 23:51

"Mediatore tra boss e Berlusconi"
Mafia, la Corte su Dell'Utri
"Mediatore tra boss e Berlusconi"



Depositate le motivazioni con cui i giudici di Palermo hanno condannato a 7 anni il senatore Pdl per concorso esterno in associazione mafiosa. Era uno "specifico canale di collegamento" tra Cosa nostra e il premier. "Ma non è stato provato il patto di scambio". E la notizia non compare nei titoli di TG1 e Tg5



PALERMO - Il senatore Marcello Dell'Utri avrebbe svolto una attività di "mediazione" e si sarebbe posto quindi come "specifico canale di collegamento" tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi. Lo scrivono i giudici della Corte d'Appello di Palermo nelle motivazioni, depositate oggi, della sentenza con la quale Dell'Utri è stato condannato il 29 giugno scorso a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.

Nelle 641 pagine depositate in cancelleria i giudici di Palermo spiegano il perché della condanna, legata ai fatti avvenuti fino al 1992, mentre il senatore è stato assolto per quelli successivi. Il collegio presieduto da Claudio Dall'Acqua, a latere Sergio La Commare e il relatore Salvatore Barresi, gli hanno ridotto la pena dai nove anni comminati in primo grado a sette anni.

"Dell'Utri mediatore coi boss". Per i giudici, Dell'Utri "ha apportato un consapevole e valido contributo al consolidamento e al rafforzamento del sodalizio mafioso". In particolare, l'imputato avrebbe inoltre consentito ai boss di "agganciare" per molti anni Berlusconi, "una delle più promettenti realtà imprenditoriali di quel periodo che di lì a qualche anno sarebbe diventata un vero e proprio impero finanziario ed economico". Per questi motivi la Corte ritiene "certamente configurabile a carico di Dell'Utri il contestato
reato associativo".

"Mangano garante dell'incolumità di Berlusconi". Il mafioso Vittorio Mangano - si legge ancora nelle motivazioni della sentenza - fu assunto, su intervento di Marcello Dell'Utri, come "stalliere" nella villa di Arcore non tanto per accudire i cavalli ma per garantire l'incolumità di Silvio Berlusconi. I giudici ritengono credibile il collaboratore Francesco Di Carlo, che ha ricostruito il sistema di "relazioni" di Dell'Utri con ambienti di Cosa nostra. Credono fondato soprattutto il suo racconto su una riunione svoltasi a Milano nel 1975 "negli uffici di Berlusconi" alla quale parteciparono, oltre a Dell'Utri, anche i boss Gaetano Cinà, Girolamo Teresi e Stefano Bontade che all'epoca era "uno dei più importanti capimafia".

La presenza di Mangano ad Arcore avrebbe avuto lo scopo di avvicinarsi a Berlusconi, "imprenditore milanese in rapida ascesa economica", e garantire la sua incolumità "avviando un rapporto parassitario protrattosi per quasi due decenni". Berlusconi avrebbe pagato "ingenti somme di denaro in cambio della protezione alla sua persona e ai familiari". La vicenda dei pagamenti da parte del Cavaliere si intreccia, secondo i giudici, con altri versamenti per la "messa a posto" della Finivest che all'inizio degli anni '80 aveva cominciato a gestire alcune emittenti televisive in Sicilia.

"Non provato il patto di scambio". Nessuna prova certa dell'esistenza di un patto politico-mafioso, scrivono i giudici. L'accusa aveva sostenuto che Dell'Utri avrebbe stipulato nel 1994 un "patto di scambio" che per i giudici non è stato accertato: "Non risulta infatti provato -si legge nella motivazione- né che l'imputato Marcello Dell'Utri abbia assunto impegni nei riguardi del sodalizio mafioso, né che tali pretesi impegni, il cui contenuto riferito da taluni collaboranti (generica promessa di interventi legislativi e di modifiche normative) difetta di ogni specificità e concretezza, siano stati in alcun modo rispettati ovvero abbiano comunque efficacemente ed effettivamente inciso sulla conservazione e sul rafforzamento del sodalizio mafioso". Da quest'imputazione il senatore del Pdl è stato pertanto assolto.

Un paragrafo delle motivazioni è dedicato a Massimo Ciancimino, che i giudici peraltro avevano deciso di non sentire. "La pretesa rivelazione da parte del genitore sui presunti rapporti diretti Dell'Utri-Provenzano, che Massimo Ciancimino aveva peraltro taciuto per oltre un anno e 4 mesi, non era suscettibile di possibile utile approfondimento, oltre che manifestamente tardiva". Ma è solo un esempio dei numerosi portati dai giudici, che concludono: "Tutte le superiori considerazioni hanno dunque indotto la Corte a dubitare più che fondatamente della credibilità e affidabilità di un soggetto come Massimo Ciancimino" che viene definito "autore di altalenanti dichiarazioni che non ha esitato a rettificare o ribaltare nel tempo con estrema disinvoltura" e in più "attribuite alle pretese, ma non verificabili, rivelazioni di un padre defunto".

Dell'Utri: "Cose trite e ritrite". Dopo aver detto di non aver ancora letto le motivazioni, il senatore del Pdl si limita a dire: "i giudici hanno ricicciato le stesse cose della sentenza di primo grado. Sono sostanzialmente le stesse accuse del primo processo". "E' una materia trita e ritrita non c'è nulla di nuovo sono tutte cose che abbiamo già visto". Però, il senatore del Pdl continua a dirsi "fiducioso" e lo sarà "fino all'ultimo momento, altrimenti che faccio, mi uccido?". Dice anche di non sentirsi "preoccupato". "Non vedo come mi possono condannare sul nulla", ecco perché crede molto nel giudizio dei giudici della Corte di Cassazione. "Saranno i miei avvocati cassazionisti ad occuparsi adesso del caso, prepareranno una difesa adeguata per rispondere a tutte le accuse e alle motivazioni della sentenza di secondo grado".

Le reazioni politiche. Per il capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti "queste anticipazioni sono comunque sconcertanti per il presunto ruolo avuto dal senatore Dell'Utri nel rapporto di mediazione e collegamento tra la mafia e l'allora imprenditore, Silvio Berlusconi". Il suo compagno di partito Emanuele Fiano (Pd) chiede ironicamente al ministro Maroni un parere sulle motivazioni della sentenza. Accenti polemici contro Berlusconi anche dai Verdi e dalla Sel.

In una nota il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, sottolinea come "adesso che anche le sentenze parlino di rapporti ravvicinati tra la mafia e il Presidente del Consiglio. Speriamo che si trovino 316 parlamentari che lo sfiducino. Ci auguriamo che ciò avvenga prima che Berlusconi faccia ulteriori danni al Paese e che distrugga completamente la nostra credibilità all'estero".

Il portavoce del Pdl Daniele Capezzone si dichiara addolorato per la sentenza: "Speriamo che la Cassazione faccia giustizia, è una condanna ingiusta. Di più: la Corte d'Appello ha chiarito che non c'è stato alcun patto politico o elettorale con la mafia, e ha smontato una serie di altri teoremi, a partire dalle assurde accuse di Spatuzza".

Tg1 e Tg5, niente notizia nei titoli. Nonostante numerosi servizi su mafia e dintorni, nessuna notizia in apertura sul Tg5 e sul telegiornale dell'ammiraglia di casa Rai, solo una breve nota 10 minuti dopo l'inizio. E ora la commissione di vigilianza fa sapere che valuterà questa scelta del Tg1. "Va bene - afferma Vincenzo Vita- che la notizia è arrivata solo alle 19 e 30, ma un notiziario con mezzi molto inferiori come quello di mentana è comunque riuscito a inserirla tra i titoli e a montare in tempo un servizio completo e dettagliato. Evidentemente il direttore del Tg1 ha deciso di non farlo. Riproporremo presto in commissione di vigilanza il caso del Tg1 di Minzolini, perché la situazione non è più tollerabile. La maggiore testata del servizio pubblico si è ormai ridotta ad arma contundente contro l'opposizione e di propaganda per il premier e la maggioranza".

(19 novembre 2010)

www.repubblica.it/cronaca/2010/11/19/news/mafia_dell_utri-...
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20/11/2010 08:00

ma guarda un po' [SM=x44466]

e io invece ero sicuro che il tg1 ed il tg5 non solo ci avessero fatto i titoli con questa notizia, ma ci avrebbero aperto il giornale ... [SM=x44465]
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22/11/2010 15:05

Dell'Utri, Maroni rompe il silenzio
"Se condannato finirà in galera"


Il ministro: "Adesso attendiamo la Cassazione, fino alla sentenza definitiva rimane un innocente"

ROMA
Fanno discutere le motivazioni della condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa di Marcello Dell'Utri, fondatore di Forza Italia e senatore Pdl.

Le opposizioni ieri avevano chiamato in causa Maroni: «Ci aspettiamo - aveva detto Andrea Orlando del Pd - che il ministro degli Interni colga la gravità della pronuncia dei giudici siciliani ed esprima il suo giudizio uscendo da un imbarazzante silenzio». Oggi la risposta dell'interessato. Se la Corte di Cassazione dovesse confermare la sentenza di condanna emessa dalla Corte d'Appello di Palermo, Marcello Dell'Utri «probabilmente dovrà andare in galera, perchè non c'è immunità che tenga di fronte ad una sentenza di condanna», dice il ministro nel corso della trasmissione "In mezz'ora".

«Il ministro dell'Interno - sottolinea Maroni - si attiene alla Costituzione, che prevede la presunzione di innocenza fino a che non c'è sentenza definitiva di condanna». E dunque fino ad allora Marcello dell'Utri è innocente. Ma «se sarà confermata la condanna - prosegue Maroni - sarà una cosa grave e probabilmente dell'Utri dovrà andare in galera». Il senatore Pdl intanto ostenta serenità e dice di aspettarsi una decisione definitiva diversa, «questa è lo sviluppo di una favola», che non tenga conto delle «fantasie dei pentiti». Del boss Vittorio Mangano che lui definì «un eroe» perchè non cedette alle lusinghe di pezzi dello Stato che gli chiedevano di accusare lui e Silvio Berlusconi dice: «Non sapevo dei suoi legami con Cosa nostra. Quando lo abbiamo assunto mica aveva un distintivo, non sapevamo della sua vita precedente, non abbiamo chiesto informazioni».

Il mondo politico, come prevedibile, si è spaccato sulle pagine scritte dai giudici. L'Idv parla del «premier raggiunto dal passato per cui è iniziata la fine» e «ricattabile per la sua vita privata e il suo passato di imprenditore non estraneo a Cosa nostra». Il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa dice che «è necessario aspettare l'altro grado di giudizio» mentre il ministro Raffaele Fitto parla di «una valutazione da parte dei giudici più politica che di merito». Il ministro Gianfranco Rotondi solidarizza con Dell'Utri sostenendo che «il governo Berlusconi sta abbattendo tutti i muri della fortezza chiamata mafia e criminalità organizzata. Mai nessun esecutivo ha realizzato così tanti successi contro le mafie».

Fonte

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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

ma difendiamo anche la grammatica Italiana





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Non sai cosa scrivere? Allora spamma!

<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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