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I vantaggi del Linked Open Data (Lod)

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2010 11:49
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03/12/2010 11:14

VI Conferenza Annuale del Consorzio Top-ix: “Open Data: dati, conoscenza, valore” oggi e domani a Torino.

LUCA INDEMINI
I vantaggi del Linked Open Data (Lod)TORINO
“Il valore di una licenza open sta nel fatto che i dati rilasciati con tale licenza possono essere condivisi e ri-usati senza restrizioni. Per potersi rivolgere alla comunità degli sviluppatori l’apertura delle licenze è il primo step: senza questo passo il resto è come un castello di carte. Ma la licenza open ha anche un altro valore: per effettuare mash up di dati o per linkarli se i dati sono allocati in differenti database, tipo Europeana o DBpedia, è necessario avere schemi di licenze compatibili per evitare di incorrere in alcuni set di dati per i quali la licenza d’uso sia restrittiva, restituendo così, di fatto, un insieme di dati incompleto o per nulla efficace. Un validissimo esempio di Linked Data è quello dei Linked Geo Data, i dati spaziali sono cruciali per interconnettere risorse geografiche garantendo faciltà di browsing e di authoring”. Così Titti Cimmino, docente di matematica e formatrice al MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), sul suo blog, in “Linked Open Data: cui prodest?”.

Con gli Open Data, il web dei documenti diventa il web dei dati. Questi descrivono “cose” che hanno “proprietà”, a cui corrispondono determinati “valori”. Ogni “cosa” può avere più proprietà e più cose possono essere in relazione tra loro. Questi intrecci generano valori. “Una questione fondamentale è quella dall’identificazione delle cose, globalmente e univocamente, dal punto di vista di un database – spiega Titti Cimmino –. La chiave di volta dei Linked Data sono gli URIs (Uniform Resource Identifier), in grado di identificare le cose che vengono descritte o le azioni compiute su quelle cose. Se due persone creano dati usando lo stesso URI, allora stanno descrivendo la stessa cosa, rendendo facile il merging di dati provenienti da data sources distinti”.

Per aprire i dati, classificarli e creare piattaforme che possano comunicare tra loro e che permettano di mettere in relazione le informazioni contenute nei dati “Abbiamo bisogno di standard, standard internazionali”, come suggerisce il padre del World Wide Web, Tim Berners-Lee. Per rispondere a questa necessità possiamo ricorrere al formato RDF (Resource Description Framework). “I dati così espressi possono usare URI provenienti da differenti siti web. Se due insiemi di dati utilizzano lo stesso URI diventa molto facile lavorare quando parlano della stessa cosa; ad esempio, permettendo di riunire le informazioni pubblicate da una scuola, con quelle rilevate da indagini statistiche altrove pubblicate, naturalmente sempre secondo lo standard – aggiunge Cimmino –. L’aspetto grandioso del modello RDF (che fa uso di URI per identificare le proprietà) è che quelle serie di dati possono essere combinate automaticamente, perché lo standard consente di sapere dove cercare le informazioni necessarie”.

Ma come possiamo creare dati strutturati e riutilizzabili, partendo da formati Excel o, peggio, dai file PDF? Come affrontare i cambiamenti nel tempo, e registrare la provenienza delle informazioni che mettiamo a disposizione? “Queste sono cose che si imparano mettendosi all’opera! – spiega Titti Cimmino –. È complicato cominciare ad adottare i Linked Data, sia per ragioni sociali e culturali, sia per motivi tecnologici. Non succederà nulla dalla sera alla mattina, ma poco a poco ci saranno gli effetti di rete: URI più condivisi, più vocabolari condivisi, il che renderà più facile adottare i Linked Data patterns, portando più vantaggi per tutti”.

A dispetto di tutte i problemi che si possono sollevare, per Titti Cimmino il Linked Open Data rappresenta il migliore approccio per la condivisione dei dati, perché “LOD significa pubblicare i dati sul web mentre si lavora con il web. E il web è la migliore architettura che conosciamo per la pubblicazione di informazioni in un ambiente estremamente vario e distribuito, in modo graduale e sostenibile”.

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03/12/2010 11:49

Qualcuno lo faccia sapere a Vendola
che ultimamente ha spiegato la sua scelta di Windows anzichè l'Open Source, cadendo in qualche contraddizione concettuale... *_^

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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