Silvio in una pausa del vertice OCSE parla con il segretario di Stato : “Non ci piacciono Fini e Casini insieme”, avrebbe detto il prelato.
La sponda è importante e la partita è grossa. Il premio, come è noto, è la sopravvivenza del governo.
I voti mancano: sono 2 le mozioni di sfiducia già presentate a danno di Silvio Berlusconi.
Una dalle opposizioni “elettorali”, il PD e l’IdV, 
l’altra dal futuro 3° polo di Francesco Rutelli, Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini.
“E’ ovvio che questo è il 1° passo per una alleanza più vasta e stabile”, ha detto ieri il leader API. Ovvero per andare alle elezioni a braccetto, tutti insieme.
TERZOPOLISMO – I fuoriusciti dal Partito Democratico, i fuoriusciti dal Popolo della Libertà, i centristi di Casini ben piantati saldi in mezzo allo scacchiere politico stanno quindi fondendo i loro destini. Ma le differenze fra di loro, su molti dei temi, è noto, permangono: primi fra tutti i temi etici, con la forte ala liberale e radicale di Futuro e Libertà che è pronta a supportare battaglie come quella sull’eutanasia o sulle unioni di fatto. E proprio questo argomento, quello dei matrimoni gay, è finito nelle conversazioni occasionali che il Premier, Silvio Berlusconi, ha avuto in centro-asia al vertice Ocse con un prelato di altissima levatura. E’ Francesco Verderami oggi sul Corriere a dare conto delle manovre di avvicinamento fra il Cavaliere e le Gerarchie della Santa Sede. “Il Cavaliere torna con una benedizione che gli tornerà utile nella sfida con Fini e con Casini, semmai dovesse fronteggiare il terzo polo alle elezioni. Più della dichiarazione di Hillary Clinton, a confortare il premier è stata la confidenza di Tarcisio Bertone: il Cavaliere non avrebbe potuto ricevere miglior regalo dal segretario di Stato valicano, sebbene toccasse a lui farlo, visto che il 2 dicembre il cardinale compiva gli anni. «Auguri eminenza», ha esordito Berlusconi. E un incontro del tutto casuale, avvenuto in una pausa dei lavori all’assemblea dell’Osce, si è trasformato in un colloquio a cui il capo del governo annette «grande valore»”, spiega il retroscenista di Via Solferino. Insomma un lungo colloquio, in cui Silvio avrebbe provato a sondare il terreno per i futuri movimenti elettorali. E visto che a guidare l’ancora fumoso terzo polo ci sarà un campione del centro democristiano come Pierferdy, normale che Silvio abbia voluto chiedere un’opinione a Sua Eminenza.
SOSTEGNO ASSICURATO – Insomma, questo terzo polo? “Quando gli ho chiesto cosa ne pensasse del terzo polo, il Cardinale mi ha risposto che non celebra matrimoni fra uomini, soprattutto se si tratta di Casini e di Fini». Per il Cavaliere quella battuta è stata la conferma che Oltretevere l’intesa dell’Ode con il Fli non solo è sgradita, ma addirittura osteggiata. E vista come un’inconciliabile unione tra una forza di chiara matrice cattolica con un’altra di evidente impronta laica, guidata da un leader — il presidente” della Camera — che negli ultimi anni ha sostenuto le più importanti battaglie politiche e referendarie sui temi etici, schierandosi su posizioni opposte a quelle della Chiesa. Se così fosse, Casini — che già si candida a essere il capo della nuova coalizione — perderebbe l’appoggio più influente, anche se il leader centrista ritiene il mondo cattolico molto variegato, «spazia da Comunione e Liberazione alla comunità di Sant’Egidio”, racconta Verderami. Insomma, per Silvio, da Oltretevere, si mette bene: insopportabile l’unione – appunto, equiparata ad una unione omosessuale - fra un leader con chiari accenti libertari ed un altro che, in teoria, ha sempre supportato le posizioni di Santa Madre Chiesa.
Non c’è più religione, davvero: “Il problema c’è, ed è scontato che il terzo polo sia stato uno dei temi affrontati mercoledì scorso da Casini con il Presidente della Cei. L’appuntamento con il cardinal Bagnasco ha fatto seguito ad altri incontri con autorevoli uomini di fede, che auspicavano (e tuttora auspicano) una ricomposizione dell’intera area moderata. Dal cardinal Ruini a monsignor Flsichella, in molti si sono spesi nei giorni della trattativa tra l’Udc e Ber-lusconi. E non disperano che l’opera di Gianni Letta vada a buon fine, che il sottosegretario alla presidenza riesca— come ha spiegato — nell’estrema mediazione: «Un compromesso va trovato prima che si arrivi al voto di fiducia».
Altrimenti tutto si farebbe, se possibile, ancor più complicato, le urne potrebbero diventare l’epilogo traumatico della crisi, e lo scontro elettorale porterebbe con sé inevitabilmente la nascita del 3° polo”. Che ai preti, per ora, proprio non piace.