di Claudio Barbieri 

San Siro attende il suo Faraone, Stephan El Shaarawy, alla prova del nove. Domenica le giovani spalle del 20enne savonese di origini egiziane saranno chiamate a sorreggere l’attacco del Milan nel big match contro la capolista Juventus. E viste le strepitose statistiche personali di queste prime 13 partite di campionato (senza contare i due gol in Champions, l’ultimo mercoledì contro l’Anderlecht), non potrebbe essere altrimenti.

Milan, Ghe pensi mì – Una delle celebri frasi del Presidente, Silvio Berlusconi, potrebbe essere il leitmotiv di El Shaarawy, andato a segno in queste primo scorcio di campionato in 10 occasioni, tanto da battere in poche settimane il proprio record personale di marcature, quando esultò 9 volte a Padova (Serie B 2010/11). 
L’azzurro, oltre a segnare spesso, lo fa “bene”: El Shaarawy è stato infatti decisivo con Cagliari, Parma, Genoa, Palermo e Napoli e senza le sue marcature il Milan avrebbe sette punti di meno e occuperebbe oggi l’ultima posizione in classifica dietro al fanalino di coda Genoa
In campionato il Milan ha mandato a bersaglio finora 6 uomini, con una distribuzione poco democratica. Se il Faraone si è fatto carico della metà esatta delle segnature (10 su 20), un quarto dei gol rossoneri sono stati marcati da quel Giampaolo Pazzini tanto criticato da tifosi e addetti ai lavori. 
La premiata ditta El Shaarawy-Pazzo è al momento responsabile del 75% del fatturato offensivo della banda di Allegri, che oltretutto segna spesso e volentieri nell’ultimo quarto d’ora di gioco (8 gol), dimostrando una buona tenuta atletica. E contro la Juve, si sa, la condizione fisica è necessaria per non soccombere alle folate bianconere. 

Juve, gioia per tutti – Quagliarella, Vidal, Giovinco, Pirlo, Asamoah, Vucinic, Pogba, Caceres, Giaccherini, Matri, Marchisio, Lichtsteiner. Sono i nomi dei 12 giocatori andati fin qui a segno in campionato per la Juventus, che vanta il miglior attacco del torneo con 29 gol, oltre che la difesa meno perforata con 9 reti subite. 
Lo scorso anno furono ben 20 gli uomini di Conte che esultarono almeno una volta. In pratica, tra chi giocò almeno una partita, non segnarono solo Buffon (ci mancherebbe altro), Elia, Grosso, Pazienza e Sorensen. 
Il miglior marcatore fu Alessandro Matri, che raggiunse con difficoltà la doppia cifra a 10 reti: alla faccia di chi sosteneva che senza un goleador di razza non si poteva conquistare lo scudetto. Il gioco avvolgente di Antonio Conte infatti ha sopperito alla mancanza del tanto sospirato bomber, creando una vera e propria cooperativa del gol. 
Anche la distribuzione tra i reparti è equa: in rete sono andati tutti gli attaccanti tranne Bendtner (Quagliarella il migliore con 6 marcature), sei centrocampisti (Vidal il migliore con 5 centri) e pure due difensori. 
Molti si chiedono dove potrebbe arrivare questa Juve con l’agognato Top Player: Van Persie, Cavani, Llorente. O magari con El Sharaawy, il Faraone di Milano.