Lettera di Claudio Lotito al "Il Messagero" - 1 Ott. 2008
CARO direttore,
la ringrazio dello spazio che mi ha concesso per esprimere le mie emozioni
in un momento nel quale la Lazio si trova al centro dell’attenzione non
solo del mondo sportivo, ma dei media in generale. Infatti l’interesse
mostrato dal mondo dell’informazione non è rivolto solo ad evidenziare la
posizione della squadra nella classifica del campionato, ma ne sottolinea
la valenza ricordando che solo quattro anni fa la situazione della società
era compromessa gravemente. Nessuno deve dimenticare che la Lazio, a
luglio 2004, era fallita, non aveva giocatori, era oberata da oltre 550
milioni di debiti, il suo patrimonio era totalmente aggredito dai
creditori. I Suoi lettori ricorderanno i propositi con i quali ho iniziato
a tentare di risanare la società: creare un “gruppo” nuovo, che si
ispirasse e valori diversi da quelli puramente economici; gestire la
società di calcio come si gestisce un’impresa sana, senza ricorrere a
spese folli pur di soddisfare la “piazza”; tagliare i ponti con le frange
meno sportive delle tifoserie, quelle violente che sfruttavano la
debolezza dei dirigenti del calcio; tentare di affermare sul campo il
valore del puro e sano agonismo, rifuggendo dalla ricerca del campione che
“da solo fa la squadra”; stabilire una forma di retribuzione degli atleti
legata all’impegno oltre che al risultato sportivo.
Ricorderà che sono stato preso per “matto”; sulla mia persona sono state
costruite simpatiche ed apprezzate (anche da me) gags, e sono stato
oggetto di vari appellativi scherzosi (ma non troppo) inneggianti
ironicamente alla mia persona. I Suoi lettori hanno, in questi anni,
dovuto prendere atto della costanza e coerenza con la quale la Lazio ha
lottato per la realizzazione dei suoi programmi: i tifosi, per i quali
tutto questo è stato fatto, si trovano, oggi, a manifestare la loro
passione per una squadra che è meritatamente e non occasionalmente prima
in classifica; che esprime il miglior calcio che si gioca nel nostro
Paese; che esalta il “collettivo ed il gruppo” come un valore tecnico che
costituisce una alternativa vincente ai Totti ed ai Ronaldinho; che
esprime un’armonia di qualità (umiltà, vigoria fisica, tecnicismo tattico
e valenza individuale) che non si trova in altre squadre.
I tifosi sono tornati a vivere accanto alla loro Lazio, ritrovata come e
meglio di prima; sono tornati ad applaudirla di persona; torneranno ad
esprimere la loro vicinanza ad una società che, quotata in Borsa, ha
superato il periodo buio ed offre al mercato dei risparmiatori un titolo
azionario solido ed affidabile, come dimostrano i risultati del bilancio
approvato qualche giorno fa. Ebbene, caro Direttore, tutto questo non è
solo merito di Claudio Lotito; la Lazio deve ringraziare i tecnici, i
calciatori, i dipendenti tutti che hanno operato mossi da un’unica
tensione morale e volontà di affermazione sportiva e di vita; deve
ringraziare i suoi tifosi che le sono stati vicini nei momenti bui, e che
oggi con entusiasmo partecipano ai successi sportivi.
Noi tutti vogliamo che questi tifosi costituiscano un supporto continuo
della società, siano fisicamente presenti nelle varie occasioni, portino
con sé le famiglie, i figli per far loro vedere come il calcio della Lazio
è diverso, più bello, più entusiasmante di quello degli altri, e quindi
vincente. L’impegno nostro è quello di riuscire a dare a tutti i nostri
tifosi la loro “casa” nella quale respirare questo nuovo clima ed è a loro
che mi rivolgo dicendo:
Eccomi qui, cari tifosi. Sono uscito allo scoperto, finalmente. In questo
periodo così pieno di soddisfazioni, di consensi per tutti noi, da parte
di tutti quelli che ci hanno guardato dall’alto in basso per tutti questi
anni, dicevo, ora posso anche io lasciare da parte l’abito blu del
Presidente che è apparso sempre troppo freddo, troppo preso da conti che
dovevano tornare, accerchiato da persone che tutto volevano tranne una
squadra come questa. Ora posso finalmente mettere intorno al collo la
sciarpa biancoceleste ed essere con voi in curva, a dare libero sfogo a
tutto il mio essere tifoso come voi.
Mi è costato tanto sentire l’ironia di quelli che volevano giocatori
famosi, con cachets che nessuno di noi probabilmente guadagnerà in una
vita, ma, non so se mi crederete, alcune mie scelte sono state dettate
anche dal rispetto per le persone che venivano e vengono allo stadio.
Persone normali, persone che non si conoscono, ma che sono speciali.
Speciali perché credono ancora ai sogni: sogni che diventano realtà con un
po’ di pazienza. E allora godiamoci questo momento, io sono il primo a
gioire con voi. Meritate tutte le attenzioni che finalmente avete. Siete
dei grandi tifosi biancocelesti e mi inorgoglite. Pertanto uniamoci ancora
di più tra noi, come si dice, l’unione fa la forza. Voi, la squadra ed io,
questi tre elementi sono la forza di cui ha bisogno il grande sogno che ci
accomuna: la Lazio. E allora tutti insieme gridiamo, gridiamo orgogliosi
Forza Lazio. Un abbraccio simbolico a tutti.
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Ognuno ne tragga le proprie conclusioni.
Certo che è facile uscire allo scoperto proprio ora che la Squadra comanda il campionato, ma è anche vero che se lo comanda (si spera almeno ancora per un paio di settimane, di più non si può chiedere) è merito anche del Presidente, che ho sempre criticato e che tuttora non mi convince, ma i risultati parlano per lui.
Comunque siamo a 12 punti in 5 giornate, ne occorrono altri 28 per salvarsi e abbiamo 33 partite a disposizione ... proprio male non siamo messi.