il ritratto

Fiamma ossidrica

Nirenstein, giornalista ebrea e «fascista inconsapevole».

di Giovanni Florio

(© Getty) La giornalista e parlamentare del Pdl Fiamma Nirenstein.

È un'ebrea che conta, l’unica italiana tra gli ebrei che contano (i quattrini, anche) nella top 50 mondiale, secondo il Jerusalem Post. Non può che trattarsi di Fiamma “ossidrica” Nirenstein, un falco che più falco non si può (pare che il suo nome sortisca tra i palestinesi lo stesso effetto di quello di Frau Blücher nel film Frankenstein Junior, forse per questo Vauro le dedicò una terribile vignetta sui “mostri elettorali” in cui la chiamava Fiamma Frankenstein).
Fiorentina come Oriana Fallaci, a cui vuole ispirarsi, vive a metà tra Gerusalemme e Roma, dove tra le altre cose fa la parlamentare del Popolo della libertà (Pdl). Ovviamente non arriva da destra ma da sinistra, come metà degli intellettuali ora berlusconiani. In effetti, da giovane, Fiamma Ossidrica ha messo a punto il suo personale Uzi nientemeno che sul foglio comunista Paese Sera, dove però fu tacciata di “tradimento” per quel che scriveva del movimento giovanile.
Comunista era stata anche sua madre, la giornalista Wanda Lattes (fu al Corriere della sera) che ebbe Fiamma da un giovane soldato polacco delle Jewish Brigades, immigrato in Israele e unico scampato della sua famiglia all’Olocausto. Poi, dopo gli esordi comunisti, Fiamma ossidrica fece il giro di tutti i settimanali italiani, L’Espresso, Panorama, Epoca, L’Europeo, e mezzo mondo in viaggi.

LA SANTANCHÈ DI GAZA. «Una carriera meravigliosa» riassume lei, sposata e poi separata da Franco Camarlinghi, ex assessore del Partito comunista italiano (Pci) a Firenze, ora moglie in seconde nozze di Ofer Eshed, cameraman in Gerusalemme. Fiamma ossidrica è Daniela Santanchè in versione striscia di Gaza. I suoi interventi sulla questione palestinese sono caratterizzati dalla mitezza di un missile.
Sul Giornale, dove è collaboratrice fissa, ha scritto articoli che grondano napalm. Robe tipo «L'Occidente reagisca alle minacce prima che sia tardi», «Il pericolo più grande è la paura della guerra», «Gli ebrei rischiano ancora il genocidio», «Il coraggio di dire che l’antisionismo è antisemitismo», «Le stragi di cristiani? Tutto scritto nel Corano», «L’islam radicale vuole colpire al cuore la nostra civiltà, puntando sui suoi emblemi».

Democratica, umanista e fascista

(© LaPresse) La giornalista ebraica Fiamma Nirenstein.

Politicamente si colloca a destra di Moshe Dayan, un diplomatico rispetto a lei. Per Fiamma, chiunque non sostenga Israele è automaticamente un antisemita.  

Sono antisemiti i progressisti (un suo libro si intitola Gli antisemiti progressisti. La forma nuova di un odio antico, per Rizzoli), anche gli ebrei come Gad Lerner sono antisemiti.
Ha lanciato tempo fa un appello dal titolo moderato «Con Israele, con la ragione», dove si attaccano due sostenitori di Israele, Alain Finkelkraut e Bernard-Henri Levy, colpevoli di aver criticato alcune politiche del governo di destra di Bibi Netanyahu.
In una audizione alla Camera si è scagliata contro il «negazionismo archeologico» che metterebbe in dubbio il «legame eterno» che unirebbe gli ebrei alla Terra Santa. Instancabile promotrice di iniziative e comitati pro-Israele, secondo i siti antagonisti filo palestinesi (che la odiano) Fiamma Nirenstein sarebbe «proprietaria di un immobile presso un insediamento illegale israeliano, Gilo, costruito su terre occupate palestinesi».

FASCISTA INCONSAPEVOLE. Una storia tutta da verificare. Racconta l’ultracristiano Maurizio Blondet (altro tipino, querelato dalla Nierenstein perché pregava per la sua conversione al cristianesimo): «Fiamma Nirenstein era democratica e umanista quando era comunista e voleva portare l'Italia fra i satelliti dell'Urss, e intanto lavorava per Paese Sera del Pci. Rimase democratica quando si stabilì in un kibbutz, e faceva collette per i Vietcong».
Sempre più umanista e democratica durante la guerra dei Sei giorni, ha raccontato alla Jewish world review: «Scavai trincee e imparai qualche elemento di tiro».
Fino al punto che, in Israele, diventò, come dice lei stessa, an unconcious fascist. Ma sempre con identità democratica e umanista, che solo l'ebraismo ti regala. In un'intervista tutta da leggere sulla Jewish world review si stupisce allegramente di se stessa: «Uno scrittore israeliano molto famoso mi ha detto al telefono un paio di mesi fa: 'Sei davvero diventata di destra'. Che cosa? Di destra? Io che sono stata femminista, attivista per i diritti umani, anche comunista da giovane?».

Venerdì, 10 Giugno 2011

Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.