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La Cassazione ha annullato la sentenza di condanna a Dell' Utri, da rifare il processo al senatore Pdl

Ultimo Aggiornamento: 11/03/2012 08:26
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11/03/2012 00:39

Cassazione annulla appello
"Da rifare il processo Dell'Utri"

Accolto il ricorso della difesa e la richiesta del procuratore generale Iacoviello. La soddisfazione del senatore Pdl: "Finalmente un giudizio sereno. Fiducia nella giustizia". Per i suoi legali è stata una "decisione coraggiosa". No comment dalla procura di Palermo


ROMA - Da rifare il processo per Marcello Dell'Utri. Lo ha disposto la quinta sezione penale della Cassazione annullando con rinvio la sentenza d'appello con cui i giudici palermitani avevano condannato a sette anni il senatore del Pdl, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. E' stato quindi accolto il ricorso della difesa. Dichiarato inammissibile, invece, il ricorso della procura generale di Palermo, che chiedeva per Dell'Utri una pena più severa. La decisione è giunta dopo tre ore di camera di consiglio.

Il sollievo del senatore: "Affronterò il nuovo processo con fiducia". Subito dopo il senatore del Pdl, attraverso i suoi legali ha espresso la propria soddisfazione. "Finalmente ho trovato una magistratura che mi ha giudicato in maniera serena - ha commentato con l'avvocato Massimo Krogh - Affronterò il nuovo processo ancor più convinto della mia innocenza che ho testimoniato in tutti questi anni, fiducioso nella giustizia". Per i suoi legali Pietro Federico e Giuseppe Di Peri quella della suprema corte è stata una "decisione coraggiosa, ma pienamente aderente ai principi del corretto funzionamento della giurisprudenza". "Non ci auguriamo la prescrizione, né la cercheremo", hanno dichiarato, "ma chiederemo che sia riconosciuta l'estraneità e l'innocenza del senatore Marcello Dell'Utri".

Le reazioni. Laconico il commento di Laura Garavini, capogruppo Pd in commissione antimafia: "Almeno speriamo che nessuno osi più dire che la giustizia italiana non è garantista".

Per Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, l'annullamento del processo è una buona notizia ma "nessuno potrà mai sanare la gravità delle accuse e il peso delle sofferenze patite ingiustamente da Dell'Utri nel corso di questi anni". Mentre secondo il presidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, "le parole del Pg e la decisione della Cassazione sembrano demolire l'azione di militanza politica portata avanti nel caso Dell'Utri da alcuni settori della minoranza politicizzata della magistratura". Sulla stessa lunghezza d'onda il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: "La decisione della corte di Cassazione e la requisitoria stessa del sostituto procuratore generale Francesco Iacoviello, hanno messo in evidenza quale terribile forzatura politica è stata messa in atto a Palermo. Del resto basta leggere i testi politici di Ingroia per capire il clima generale. Tuttavia stavolta a Berlino c'è stato un giudice".

Dall'Italia dei Valori Luigi Li Gotti, capogruppo in commissione giustizia al Senato, ritiene che non sia "in discussione la fattispecie del concorso esterno in associazione mafiosa, bensì la motivazione lacunosa della sentenza". "Altro", conclude, "non è possibile e corretto dire".

No comment, invece, dalla procura di Palermo.

AUDIO: Quando il boss telefonava a Dell'Utri

Accolte le richieste del pg Iacoviello. I giudici hanno accolto le argomentazioni del sostituto procuratore generale Francesco Iacoviello, che aveva chiesto l'annullamento con rinvio della sentenza di condanna a sette anni per Dell'Utri. In alternativa, il pg aveva proposto che la vicenda fosse trattata dalle sezioni unite penali. "Nessun imputato deve avere più diritti degli altri ma nessun imputato deve avere meno diritti degli altri: e nel caso di Dell'Utri non è stato rispettato nemmeno il principio del ragionevole dubbio", aveva detto Iacoviello.

Nella requisitoria il procuratore generale aveva parlato delle "gravi lacune" giuridiche della sentenza d'appello per mancanza di motivazione e mancanza di specificazione della condotta contestata a Dell'Utri, che a suo avviso doveva essere chiarita. E aveva dato atto al collegio della V sezione di essere di "grandissimo e indiscusso profilo professionale". Il collegio, infatti, è stato criticato da articoli di stampa e il Csm ha aperto una pratica a tutela.

Iacoviello aveva chiesto di rigettare il ricorso con cui il procuratore generale di Palermo, Antonio Gatti, chiedeva una condanna più pesante per Dell'Utri e il riconoscimento del concorso esterno in associazione mafiosa anche per gli anni successivi al 1992.

"La sentenza impugnata - aveva rilevato il pg - sostiene l'esistenza del reato di concorso esterno in associazione semplice fino al 1982, poi parla di concorso esterno in associazione mafiosa fino al '92. Nessuno ha mai sostenuto una tesi del genere. Voi sareste i primi". Il concorso esterno in associazione mafiosa, secondo Iacoviello, "è diventato un reato autonomo" in cui "nessuno crede. Io ne faccio una questione non a favore dell'imputato, ma a favore del diritto".

Il pg aveva, invece, sottolineato che il ricorso della procura di Palermo "non è conforme agli schemi del ricorso per Cassazione, perché è fatto per episodi, non per motivi". Inoltre, il ricorso è incentrato sul "vizio motivazionale". La "realtà giuridica - aveva osservato - è che il ricorso per vizio motivazionale presentato dal pubblico ministero deve essere accolto solo in casi eccezionali. Se lo presenta il difensore, viene accolto nel caso in cui si dimostri il ragionevole dubbio, se lo presenta il pm, questo deve dimostrare che l'ipotesi alternativa resta al di sotto del ragionevole dubbio".

Fonte: Repubblica

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11/03/2012 00:48

Dell'Utri: tempi lunghi sentenza, arrivera' prescrizione
Senatore defilato; ancora polemiche politiche e da magistratura
di Margherita Nanetti

ROMA - Ci vorranno ben più dei canonici trenta giorni fissati in Cassazione per il deposito delle sentenze, per conoscere le motivazioni in base alle quali, ieri, la Quinta sezione della Suprema Corte, accogliendo la richiesta della Procura generale, ha deciso l'annullamento con rinvio della condanna a sette anni di reclusione per il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri. Lo danno per scontato fonti degli stessi supremi giudici ed è quello che succede, per lo più sempre, quando si tratta di motivazioni complesse inerenti casi delicati per la caratura dell'imputato o per le questioni di diritto implicate.

Nel caso di Dell'Utri ricorrono tutti e due gli elementi: il senatore è vicinissimo all'ex premier Silvio Berlusconi, e il concorso esterno è il reato più picconato e ridiscusso dalla Corte. Comunque anche se il verdetto - che sarà esteso dal consigliere Maria Vessicchelli - fosse depositato da qui a un mese, il processo d'appello bis, a Palermo, sarebbe comunque destinato ad arenarsi nella prescrizione. Salvo miracoli. Fanno notare, infatti, le fonti della Cassazione che si tratta pur sempre di "un processo complesso che deve ripartire da zero non solo perché in piedi è rimasta solo la sentenza di primo grado, ma perché le motivazioni saranno ampiamente demolitorie dei passaggi della sentenza di condanna e quasi nulla verrà salvato".

Dunque, ci saranno testi e pentiti da risentire, e non su singoli aspetti con lacune da colmare: il dibattimento sarà a tutto campo. Un lavoro di anni che si arenerà nella prescrizione fissata al 30 giugno del 2014 o poco più in là, prendendo per buono quanto dice l'avvocato Giuseppe Di Peri, uno dei legali del senatore, che ritiene che ci siano altri "periodi di tempo congelati" da aggiungere a quella data per spostarla in avanti. Senza contare poi che il pg che ha chiesto la condanna di Dell'Utri e che conosce tutte le carte, Antonino Gatto, potrebbe, con molte probabilità, non occuparsi più di questa vicenda lunga 140 faldoni giudiziari perché è stato applicato in Procura.

"Sono il massimo esperto di Dell'Utri? Tutti possono diventare esperti, basta leggersi le carte: io ormai sono in Procura, non faccio più il pg. Nello scorso processo, dopo la transizione, sono stato applicato. Vedremo cosa succederà adesso" ha detto Gatto. Intanto, Dell'Utri rimane defilato nel suo day-after. Non si sa nemmeno bene dove sia, anche se i suoi legali hanno sempre sostenuto che sia rimasto a Milano nonostante le voci che lo davano già all'estero per timore della condanna definitiva. Continuano ancora, invece, gli echi politici del semicolpo di spugna della Cassazione. Il Pdl, anche se senza troppa convinzione, con Cicchitto, Gasparri e Compagna, cavalca la richiesta di una commissione di indagine sui pentiti e sui mancati rinnovi del 41bis per centinaia di mafiosi nel 1993 durante la presunta trattativa Stato-mafia. Scajola, più mite, parla di verdetto che invita alla "pacificazione" e alla rilettura degli anni passati.

Dissonanti, ovviamente, i pareri sulla sentenza della Cassazione, di Nicky Vendola di Sel che è "scandalizzato e umiliato" e del leader dell'Idv Di Pietro. Scrive, infatti, Di Pietro nel suo blog che "la condanna etica e politica per Dell'Utri rimane ed è pesante visto che riguarda rapporti consolidati di un rappresentante delle istituzioni con la mafia". Con sconcerto si levano le voci dei magistrati, non tanto per l'annullamento con rinvio, quanto per le campane a morto sul concorso esterno. "Finché non è smentito - dice Piergiorgio Morosini, segretario di Magistratura democratica - rimane un reato fondamentale nella lotta alla mafia e lo dicono tre sentenze delle Sezioni Unite". Tra le voci indignate, anche quella del pm palermitano Nino Di Matteo che lancia l'allarme sul rischio di "delegittimazione" di tanti processi e indagini in partenza per quel tipo di reato

Fonte: ANSA

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11/03/2012 08:26

non e' che questa sentenza ( come quella su mills di una decina di giorni fa' ) sono un do ut des da parte della pdl al governo monti .. nooooooooooooooooooo [SM=x44463]
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