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Consulta e Fine Vita: «... agevolare il Suicidio Assistito, nelle strutture SSN …»

Ultimo Aggiornamento: 30/09/2019 00:49
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28/09/2019 01:53

La sentenza divide Società e Politica - CEI: «"Obiezione Coscienza” contro “Cultura della Morte"»




La Consulta apre al suicidio assistito.
Una sentenza che divide


La Corte Costituzionale: non è punibile chi agevola il suicidio nei casi come quelli del Dj Fabo. Cei: "Non è libertà, perso il lume della ragione". Un malato di sla scrive al papa. Di Maio: "Dobbiamo lasciar lavorare il Parlamento, il governo non deve assolutamente interferire su questo tema"


26 settembre 2019 - La sentenza della Consulta che ha aperto al suicidio assistito, invocando però l'intervento del legislatore per varare una legge sul fine vita, divide la società e la politica. "La debolezza della politica non ha dato riscontro, in sei anni i cittadini non avuto nessuna risposta. La sentenza della Consulta dia la forza alle persone che stanno in Parlamento per aprire una discussione ed arrivare ad una decisione", hanno detto i giudici.

Intanto, un malato di Sla si rivolge in una lettera direttamente al Papa. "Quando il dolore fisico ti fa urlare ma non puoi perché non hai voce e il dolore resta facendoti impazzire. Caro Papa Francesco allora comprendi che c'è un'unica via d'uscita, andartene". E' un passaggio della lettera che Gianfranco Bastianello, 63 anni e malato di Sla da quando ne aveva 14, ha inviato al Santo Padre. Bastianello, del Cavallino (Ve), cattolico praticante, ex responsabile della comunicazione dell'hotel Danieli di Venezia, è impegnato da sempre per i disabili e il muoversi in carrozzina da 10 anni, come riferisce La Nuova Venezia, non lo limita nelle battaglie.

Il segretario generale della Cei, monsignor Russo, intanto, chiede l'obiezione di coscienza per i medici e attacca: "Non comprendo come si possa parlare di libertà, la società perde il lume della ragione". "Personalmente la ritengo una questione di libertà e ritengo sia stato opportuno che la Corte abbia iniziato a regolamentare questa vicenda, senza far slittare la sentenza, come da alcuni partiti richiesto". Così, all'Ansa, Lorenzo d'Avack, presidente del Comitato Nazionale di Bioetica, in merito alla sentenza della Consulta che ha parzialmente depenalizzato l'580 del Codice Penale, legalizzando, in alcune circostanze, il suicidio assistito.

La sentenza
Con una sentenza storica ieri la Consulta ha aperto al suicidio assistito, stabilendo che non è punibile chi agevola il suicidio nei casi come quelli del Dj Fabo, rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale e attaccato a un sondino per sopravvivere, vittima di atroci sofferenze per la sua patologia, ma pienamente consapevole della sua volontà di considerare quelle condizioni di vita non compatibili con la sua dignità. La Corte ha ribadito però come resti "indispensabile" l'intervento del legislatore, che già aveva sollecitato inutilmente l'anno scorso sospendendo per 11 mesi la sua decisione sulla costituzionalità dell'articolo 580 del codice penale, una norma introdotta 90 anni fa e che pone sullo stesso piano aiuto e istigazione al suicidio, con la reclusione fino a 12 anni.

La Corte, in particolare, ha ritenuto non punibile, a determinate condizioni, chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da "trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli". Ma ha posto dei paletti. In attesa dell'indispensabile intervento del legislatore, ha subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017). Non solo: la verifica delle condizioni richieste (come la irreversibilità della patologia e la natura intollerabile delle sofferenze) e delle modalità di esecuzione deve essere compiuta da una struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente. Si tratta di cautele adottate "per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili", un'esigenza già sottolineata nell'ordinanza 207 con cui un anno fa aveva sospeso la sua decisione.



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28/09/2019 17:36

Fine vita & "Assassinio di Stato" - CEI: «"Obiezione Coscienza” contro “Cultura della Morte"»





Apre la clinica della morte
a 70 chilometri da Milano


La struttura dove si praticherà l’eutanasia si trova in un piccolo municipio attaccato a Lugano.
Almeno 3 italiani al mese varcano il valico per il suicidio assistito


Scegliere di morire a Paradiso, 70 km da Milano, piccolo municipio attaccato a Lugano, dove sta per aprire una clinica che praticherà il suicidio assistito. Si tratta della prima struttura sanitaria di questo genere che nasce nel Canton Ticino. La notizia è stata confermata dal presidente di Exit Italia, Emilio Coveri: «La struttura, che avrà sede in via delle Scuole 15, a Paradiso, non è un infopoint, ma un luogo dove le persone potranno recarsi per ricorrere all’eutanasia. Ci sono alcuni dettagli da definire, ne parleremo con le persone coinvolte nel progetto».

I dettagli saranno discussi venerdì a Lugano, dove Coveri arriverà per incontrare i medici di Liberty Life, l’associazione ticinese nata lo scorso 8 ottobre (come recita la visura del Registro del Commercio) e che si occuperà proprio delle persone che decideranno di porre fine alla loro vita con la dolce morte. Alla riunione fissata per oggi, nella sede di Paradiso, ci saranno anche i rappresentanti di Exit Svizzera Italiana, la succursale elvetica dell’associazione che ha sede a Torino e che da sempre si occupa di eutanasia. «Ci incontriamo per finalizzare l’accordo - conferma Coveri anche in una mail -, ma daremo maggiori particolari solo nei prossimi giorni. Probabilmente faremo una conferenza stampa dopo la metà di novembre».
La data di apertura della clinica non è stata ancora resa nota: certo è che per le persone che dalla vicina Italia passano il confine per andare a morire in altri cantoni della Svizzera, l’apertura di una clinica a pochi chilometri dalla frontiera - da quella di Ponte Tresa sono solo una quindicina - rappresenta una novità che anche logisticamente avrà le sue ricadute. Le cifre dicono che almeno 3 italiani al mese varcano il valico per andare a chiudere il capitolo della loro vita in terra elvetica. E le spese che devono affrontare oscillano tra i 7 e gli 8 mila euro. C’è anche però un 40 per cento che, dopo aver preso la decisione di cominciare l’iter che lo porterà alla morte, si ricrede e decide all’ultimo momento di ritornare in Italia.


A Paradiso la sede di Liberty Life si trova tra il Municipio e la stazione della funicolare che porta a San Salvatore e nello stesso edificio dove ci sono anche la sede di Credit Suisse e un centro benessere. Sul citofono non c’è ancora il nome, ma la gente del quartiere ne ha già sentito parlare. Anche al centro diurno che sta lì a fianco sanno che deve aprire una clinica per l’eutanasia, una pratica che in Svizzera è legale e viene già da tempo attuata in altre città come Basilea, Berna e Zurigo.
«Sì, ho sentito che deve nascere qualcosa di simile - spiega un giovane seduto al tavolo del bar -, ma non conosco i medici che fanno parte di questa associazione». Anche una funzionaria del Municipio di Paradiso, con rigida compostezza elvetica, non va oltre una scarna dichiarazione: «Non si sono ancora annunciati», pur essendo distante la sede di Liberty Life dalla casa comunale solo una trentina di metri (e se ne vede l’ingresso). «Non si sono ancora annunciati per ora - ripete -: vedremo. Possiamo dire solo questo» conclude tornando a sedersi alla sua scrivania.



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29/09/2019 00:59

ho visto tanta gente morire senza Suicidio Assistito

Nei casi di Cancro cmq ti accompagnano alla morte con la terapia del dolore, ti riempiono di morfina e non ti danno più niente da mangiare
tempo una settimana se sei stato terminale te ne vai

per gli altri casi se si decidono bene se no si fa di nascosto, penso sempre che bisogna stare al volere della persona che soffre e la Chiesa non deve rompere i coglioni perché quello che stà male sono io e non tu prete, quindi pregasi di non rompere i coglioni e fammi morire in pace

" noi siamo la chiesa e diciamo di no!" poi se vai ad indagare un qualche parente di prete di nascosto ha fatto il suicidio assistito

la piaga sacerdotale è una malattia pure questa che noi Italiani ne siamo tutti affetti, qui si va a sprazzi " medioevo,tempi moderni, medioevo,tempi moderni, medioevo"
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ho visto tanta gente morire senza Suicidio Assistito

Nei casi di Cancro cmq ti accompagnano alla morte con la terapia del dolore, ti riempiono di morfina e non ti danno più niente da mangiare
tempo una settimana se sei stato terminale te ne vai

per gli altri casi se si decidono bene se no si fa di nascosto, penso sempre che bisogna stare al volere della persona che soffre e la Chiesa non deve rompere i coglioni perché quello che stà male sono io e non tu prete, quindi pregasi di non rompere i coglioni e fammi morire in pace

" noi siamo la chiesa e diciamo di no!" poi se vai ad indagare un qualche parente di prete di nascosto ha fatto il suicidio assistito

la piaga sacerdotale è una malattia pure questa che noi Italiani ne siamo tutti affetti, qui si va a sprazzi " medioevo,tempi moderni, medioevo,tempi moderni, medioevo"
29/09/2019 03:02

Fine vita & "Assassinio di Stato" - CEI: «"Obiezione Coscienza” contro “Cultura della Morte"»


… già parlare di “vita” e a essa aggiungere la parola “fine” che prevede l’eutanasia e il suicidio assistito, è una questione piuttosto complessa, e in Italia l’hanno fatta diventare ancora più intricata, tanto che son decenni e decenni che il Parlamento non ha tuttora varato alcuna Legge in merito …
… finora, infatti, si sono avute soltanto sporadiche sentenze, secondo i singoli casi, ed emesse o da quello o quell’altro Tar, da quello o da quell’altro Giudice … oggi da una Consulta di soloni, che credono di avere l’arbitrio – perché, in tutti i casi, sempre e soltanto di un sopruso si tratta! - di decidere, anche per la vita di un malato terminale, cosa sia bene o cosa sia male, cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, etc, etc …

… quanto al ruolo della chiesa, e in particolare della Chiesa Cattolica e dei loro preti, su questa importante questione, essa, a dirla in soldoni, fa semplicemente il suo “mestiere” secondo i canoni della Dottrina che ha il dovere e il compito di insegnare indistintamente a tutti – e senza chiedere il permesso a chicchessia -, sebbene questa dottrina la indirizzi anzitutto alla sua Comunità di Fedeli …
… ma poi, diciamo le cose come stanno realmente:
la questione non riguarda tanto il “fine vita” in sè, poiché tutti voi dovete finirla questa vostra vita, lunga o breve che sia! … tutti voi dovrete morire, nessuno escluso!
… la questione principale, dunque, è la Sofferenza … non c’è altra questione, importante essenziale, fuori di questa! … e la Società avanzata, questa che voi proclamate “emancipata” non vi aiuta, anzi, vi svia da questo problema … pertanto è inutile prendersela con i “preti”, o apprezzare il giudizio degli illuminati soloni della Consulta sul fatto che abbiano deciso per te e per gli altri!
… il vero e unico punto, invece, è come, tu, ti stia preparando ad accogliere la tua sofferenza – essa è inevitabile per tutti, come lo è il morire! – … il punto è come ogni singola persona vive la propria sofferenza, come la porta, come la sopporta, come la patisce … su questo vi dovreste abituare, addentrare e prendere in massima confidenza … non compiangere solo il vostro vicino ormai aggredito dalla sua SLA, o da altro d’irreversibile da essere un malato terminale col suo dolore interminabile, brutto, cattivo, orrendo, malvagio …
… vivere - ieri, oggi e domani - è anche imparare a soffrire, a patire …
… perché?
… è un mistero grande! … forse il soffrire ha a che fare con l’umiltà per conoscere, sperimentare chi siete veramente …




… continua …



30/09/2019 00:49

Fine vita & "Assassinio di Stato" - CEI: «"Obiezione Coscienza” contro “Cultura della Morte"»




Il Papa ai medici:
eutanasia è «falsa compassione», non è libertà


Francesco nell'incontro con i medici: non usare la medicina
«per assecondare una possibile volontà di morte del malato»


"Di fronte a qualsiasi cambiamento della medicina e della società da voi identificato, è importante che il medico non perda di vista la singolarità di ogni malato, con la sua dignità e la sua fragilità. Un uomo o una donna da accompagnare con coscienza, con intelligenza e cuore, specialmente nelle situazioni più gravi".
È l’appello del Papa, che ricevendo in udienza alcuni rappresentanti della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri ha ribadito che "si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia". "Si tratta di strade sbrigative di fronte a scelte che non sono, come potrebbero sembrare, espressione di libertà della persona, quando includono lo scarto del malato come possibilità, o falsa compassione di fronte alla richiesta di essere aiutati ad anticipare la morte", la denuncia di Francesco, che ha citato la nuova Carta per gli operatori sanitari, dove si legge: “Non esiste un diritto a disporre arbitrariamente della propria vita, per cui nessun medico può farsi tutore esecutivo di un diritto inesistente”.

Infine, la citazione di san Giovanni Paolo II, per il quale la responsabilità degli operatori sanitari "è oggi enormemente accresciuta e trova la sua ispirazione più profonda e il suo sostegno più forte proprio nell'intrinseca e imprescindibile dimensione etica della professione sanitaria, come già riconosceva l’antico e sempre attuale giuramento di Ippocrate, secondo il quale ad ogni medico è chiesto di impegnarsi per il rispetto assoluto della vita umana e della sua sacralità”.

In un altro passaggio del discorso Francesco ha ricordato quanto sia necessario affrontare "ogni singolo caso clinico come un incontro umano". "Occorre sempre ricordare che - ha sottolineato il Papa - la malattia, oggetto delle vostre preoccupazioni, è più di un fatto clinico, medicalmente circoscrivibile; è sempre la condizione di una persona, il malato, ed è con questa visione integralmente umana che i medici sono chiamati a rapportarsi al paziente: considerando perciò la sua singolarità di persona che ha una malattia, e non solo il caso di quale malattia ha quel paziente. Una persona che ha una malattia - ha ribadito a bracio -. Si tratta per i medici di possedere, insieme alla dovuta competenza tecnico-professionale, un codice di valori e di significati con cui dare senso alla malattia e al proprio lavoro e fare di ogni singolo caso clinico un incontro umano".



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