Introduzione
Un mantra ha due aspetti:
il primo è manana, e significa che
ciò che si è ascoltato deve penetrare nella mente;
il secondo è trānia, e vuol dire che
qualunque cosa sia penetrata nella mente vi deve essere fermamente stabilita e preservata.
I mantra possono essere strumenti di adorazione, preghiera, terapia, avanzamento spirituale, purificazione o di offerta rituale.
Essi sono suddivisi in dieci karma (azioni).
E guardacaso 10 è un numero ricorrente anche nel Rosario
1. Śānti : (della pace profonda) libera da malattie, problemi psicologici, paura, illusione e difficoltà mondane e ambientali; recitati senza aspettative od attaccamenti.
2. Istambhan : (che paralizza) servono per fermare, in natura, ogni tipo di essere vivente od oggetto inanimato.
3. Mohana : (attraente) usati per affascinare uomini, donne o animali, in questa categoria rientrano mesmerismo e ipnotismo; noto anche come Sammoha.
4. Uchchatan : (che turba) servono a turbare l’equilibrio mentale, aumentano il dubbio, l’incertezza, la paura, le delusione; la persona che ne subisce l’influenza agisce come se fosse posseduta.
5. Vaśikaran : (controllo della coscienza) servono a ridurre in schiavitù; chi ne subisce l’effetto perde capacità di discriminare diventando come una marionetta.
6. Ākarśan : servono ad attrarre persone che vivono lontano.
7. Jrambhan : servono per cambiare paradigmi di comportamento, chi li subisce si comporta secondo il volere di chi li usa.
8. Vidweśan : dividono due persone, creano rabbia, odio, gelosia, aggressività reciproche; i comportamenti rimangono invariati cambiano solo quelli in relazione alla persona selezionata.
9. Puśti : servono per accrescere fama, ricchezza, prestigio, buona volontà, condizione sociale e potere proprio.
10. Bija: sono mantra di sintesi con un numero limitato di sillabe e sono considerati più potenti degli altri.
I Mantra hanno delle caratteristiche in comune con le
formule magiche, ossia di trasmutare in forma di azione il desiderio o la volontà umana.
Il Dr. Edward Conze, studioso di Buddismo, interpreta frequentemente la parola "mantra" come "formula magica". Spesso si ritiene che i suoni orali abbiamo poteri magici, o addirittura siano
l'espressione vocale del Divino.
Per gli autori delle scritture Indù delle Upaniṣad, la sillaba Aum stessa costituisce un mantra, e rappresenta Brahman, il Dio supremo, colui che ha creato l'universo.
La sola pronuncia corretta di questa sillaba consente l'esperienza diretta di illuminazione, si sperimenta direttamente Dio.
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Tuttavia non si deve pensare che questo principio valga esclusivamente per le culture orientali.
Le parole hanno comunque un certo potere sulla natura sottile dell'essere umano.
Se si accetta anche il collegamento 'etimologico con la parola "manas", che significa "mente", e "trana" , "protezione", allora si desume che il "mantra" sia qualcosa in grado di proteggere la mente.
Tuttavia in pratica è stato possibile dimostrare che vanno al di là di una semplice funzione di protezione mentale.
Per molte culture le lettere scritte hanno un potere. Le lettere possiedono persino una funzione oracolare.
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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.