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Analogie tra MANTRA e ROSARIO

Ultimo Aggiornamento: 04/04/2008 02:31
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Rituali cattolici mutuati dalle antiche religioni orientali

Mantra
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.



La parola mantra deriva dalla combinazione delle due parole sanscrite manas (mente) e trayati (liberare).
Il mantra si può quindi considerare come un suono in grado di liberare la mente dai pensieri.

Sostanzialmente consiste in una formula (una o più sillabe, o lettere o frasi), generalmente in Sanscrito, che vengono ripetute per un certo numero di volte al fine di ottenere un determinato effetto, principalmente a livello mentale, ma anche, seppur in maniera ridotta, a livello fisico ed energetico.

Un po' come ciò che avviene durante la recitazione del Rosario.

Esistono moltissimi mantra per gli scopi più diversi;
la maggior parte sono in sanscrito, ma ne esistono anche in altre lingue.
Il mantra più conosciuto è il mantra Om (AUM) con riferimenti alla "Trinità".


Il loro uso varia a seconda delle scuole spirituali o delle filosofie.
Vengono principalmente utilizzati come amplificatori spirituali, parole e vibrazioni che inducono nei devoti una graduale concentrazione.
I mantra vengono utilizzati anche per accumulare ricchezza, evitare pericoli, o eliminare nemici.
I Mantra hanno origine in India all'interno dell'Induismo Vedico e nel Jainismo, popolari in diverse e moderne pratiche spirituali che si rifanno seppur in modo impreciso alle antiche pratiche delle religioni Orientali.

I Mantra sono considerati come suoni vibrazionali, a causa della grande enfasi che si pone alla loro corretta pronuncia (grazie allo sviluppo della scienza fonetica, in India, migliaia di anni fa).
Il loro scopo è liberare la mente dalla realtà illusoria e dalle inclinazioni materiali.
Il processo di ripetizione di un Mantra è definito cantilena.



In Tibet, molti buddhisti incidono i mantra nella roccia come forma di devozione.


NB

In lingua Tamil, la sacra sillaba è indicata da un carattere la cui forma ricorda la sagoma della testa d'elefante di Gaṇeśa.

Questo particolare è simbolo dell'identificazione di Gaṇeśa con la Om, l'identificazione di Dio con il Verbo
("In principio era il Verbo, / e il Verbo era presso Dio / e il Verbo era Dio." Giovanni 1,1),
ovvero il suono primordiale che da Lui scaturisce generando l'intero universo manifesto.

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Introduzione

Un mantra ha due aspetti:

il primo è manana, e significa che ciò che si è ascoltato deve penetrare nella mente;
il secondo è trānia, e vuol dire che qualunque cosa sia penetrata nella mente vi deve essere fermamente stabilita e preservata.
I mantra possono essere strumenti di adorazione, preghiera, terapia, avanzamento spirituale, purificazione o di offerta rituale.
Essi sono suddivisi in dieci karma (azioni).

E guardacaso 10 è un numero ricorrente anche nel Rosario [SM=x44499]

1. Śānti : (della pace profonda) libera da malattie, problemi psicologici, paura, illusione e difficoltà mondane e ambientali; recitati senza aspettative od attaccamenti.
2. Istambhan : (che paralizza) servono per fermare, in natura, ogni tipo di essere vivente od oggetto inanimato.
3. Mohana : (attraente) usati per affascinare uomini, donne o animali, in questa categoria rientrano mesmerismo e ipnotismo; noto anche come Sammoha.
4. Uchchatan : (che turba) servono a turbare l’equilibrio mentale, aumentano il dubbio, l’incertezza, la paura, le delusione; la persona che ne subisce l’influenza agisce come se fosse posseduta.
5. Vaśikaran : (controllo della coscienza) servono a ridurre in schiavitù; chi ne subisce l’effetto perde capacità di discriminare diventando come una marionetta.
6. Ākarśan : servono ad attrarre persone che vivono lontano.
7. Jrambhan : servono per cambiare paradigmi di comportamento, chi li subisce si comporta secondo il volere di chi li usa.
8. Vidweśan : dividono due persone, creano rabbia, odio, gelosia, aggressività reciproche; i comportamenti rimangono invariati cambiano solo quelli in relazione alla persona selezionata.
9. Puśti : servono per accrescere fama, ricchezza, prestigio, buona volontà, condizione sociale e potere proprio.
10. Bija: sono mantra di sintesi con un numero limitato di sillabe e sono considerati più potenti degli altri.


I Mantra hanno delle caratteristiche in comune con le formule magiche, ossia di trasmutare in forma di azione il desiderio o la volontà umana.
Il Dr. Edward Conze, studioso di Buddismo, interpreta frequentemente la parola "mantra" come "formula magica". Spesso si ritiene che i suoni orali abbiamo poteri magici, o addirittura siano l'espressione vocale del Divino.

Per gli autori delle scritture Indù delle Upaniṣad, la sillaba Aum stessa costituisce un mantra, e rappresenta Brahman, il Dio supremo, colui che ha creato l'universo.

La sola pronuncia corretta di questa sillaba consente l'esperienza diretta di illuminazione, si sperimenta direttamente Dio.
...

Tuttavia non si deve pensare che questo principio valga esclusivamente per le culture orientali.
Le parole hanno comunque un certo potere sulla natura sottile dell'essere umano.
Se si accetta anche il collegamento 'etimologico con la parola "manas", che significa "mente", e "trana" , "protezione", allora si desume che il "mantra" sia qualcosa in grado di proteggere la mente.

Tuttavia in pratica è stato possibile dimostrare che vanno al di là di una semplice funzione di protezione mentale.
Per molte culture le lettere scritte hanno un potere. Le lettere possiedono persino una funzione oracolare.
...

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Japa (ripetizione)

Japa era un concetto della saggezza Vedica che incorporava i mantra, quale forma principale di puja, o venerazione, il cui fine ultimo è la moksha o Liberazione.
Essenzialmente, japa significa ripetizione, divenuta una pratica consueta presso la religione Indù, attraverso varie forme di Yoga e Tantrismo.
Questa tecnica consiste nella ripetizione continua di mantra, di solito in cicli di multipli di tre, il più popolare dei quali è il 108.
Per questa ragione gli Indù usano il mala, corrispondente al rosario della religione cristiana,
contenente 108 perle e una perla principale
chiamata "meru".




Un Japa mala in legno.
Questo è lo strumento per eccellenza nella pratica del Namasmarana.



I devoti eseguono la japa utilizzando le dita e contando, per ogni perla, la ripetizione di un mantra scelto.
Una volta raggiunte le 108 ripetizioni, se desiderano continuare un altro ciclo di mantra,
il devoto deve tornare indietro senza attraversare la perla "meru" e ripetere.

Si dice che attraverso le japa i devoti siano i grado di raggiungere un'estrema focalizzazione sulla divinità scelta o sul principio del mantra.

Le vibrazioni, i suoni e gli echi del mantra sono considerati estremamente importanti, in quando si suppone, secondo le diverse scuole di pensiero Indù, siano in grado di risvegliare il prana o vita spirituale, e persino di stimolare l'energia dei chakra.

Qualsiasi sloka tratta da Testi Sacri induisti come i Veda, le Upaniṣad, la Bhagavad Gita, lo Yoga Sutra e persino dal Mahābhārata e dal Ramayana è considerata abbastanza potente da essere ripetuta con grande effetto, e quindi possedere lo status di mantra.

Un mantra è generalmente formato dal nome di una divinità che viene salutata in questo modo : "Aum namah ------", "Aum namo ------", oppure, "Aum Jai ( Gloria!) -----"
o con altre combinazioni diverse. Per esempio: "Aum namah Shivaya" (Aum, mi arrendo a Te, Shiva ), "Aum namo Narayanaya (mi inchino a Te, Narayana); oppure "Aum Namo Bhagavate Vasudevãya", (Saluto universale al Dio Visnhu), "Aum Shri Ganeshaya Namah" (Aum, mi arrendo al Signore Ganesh), e "Jai Ma Kali" e "Aum Hrim Chandikãyai Namah. " (mantra di Devi).


Approfondimenti su WikiPedia . . . Link...

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13/02/2008 19:14

Il Rosario:



Il rosario è una devozione tipica del rito latino della Chiesa cattolica. Le sue origini sono tardomedievali: fu introdotto dall'ordine domenicano e diffuso, soprattutto dal Seicento, grazie alle Confraternite del Santo Rosario.
Non essendo momento della liturgia della Chiesa, questa pia pratica ha subìto notevoli varianti nel corso dei secoli.

La preghiera consiste in
cinque serie di dieci Ave Maria unite alla meditazione dei Misteri (eventi, momenti o episodi significativi) della vita di Cristo e di Maria.
Il nome significa "corona di rose", con riferimento al fiore mariano per eccellenza, simbolo della stessa Ave Maria.
La versione integrale della devozione, oggi poco diffusa, prevede la contemplazione di tutti i venti misteri e quindi la recita di duecento avemarie (prima dell'aggiunta dei cinque Misteri luminosi, nel 2002, si contavano quindici poste per complessive centocinquanta avemarie).

Continua . . .

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