"L'unto dal signore", Calvi, Ambrosiano, Ior, Fininvest

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Etrusco
00venerdì 5 giugno 2009 01:09
di Ferruccio Pinotti e Udo Gümpel
DALLA BANCA RASINI ALLA MORTE DI CALVI ALLA LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI PER I PRETI



- “L’UNTO DEL SIGNORE” svela IL “CONCORDATO DE FACTO” TRA santa sede e il beato silvio
- NEL '74 una Fininvest Ltd-Grand Cayman compare tra le società controllatE dal Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e dall´Istituto per le Opere di Religione


Alberto Statera per "la Repubblica"



L'unto del Signore, come si autodefinì una volta, non è mai stato l´idealtipo del buon cattolico praticante. Ma quel 5 giugno 2008, con la regia del gentiluomo di Sua Santità Gianni Letta e del segretario di Stato Tarcisio Bertone, Silvio Berlusconi e Joseph Alois Ratzinger siglarono un patto d´acciaio tra il governo italiano in carica da un mese e il papato. Passato un anno, quel patto difensivo-offensivo ha già dato risultati straordinari per i contraenti, tanto da indurre il presidente della Camera Gianfranco Fini a tentare di smarcarsi dal berlusconismo anche in nome della laicità dello Stato.



Non c´è divorzio che possa incrinare quella sorta di nuovo Concordato de facto, nonostante le critiche della Chiesa del Vangelo alla «partnership» delle alte gerarchie con il politico amorale per eccellenza. Quella partnership consolidata recentemente con il Papa, in realtà viene da lontano, come documenta con dovizia di prove un libro-inchiesta di Ferruccio Pinotti e Udo Gümpel, intitolato per l´appunto L´unto del Signore in uscita per la Bur il 3 di giugno (pagg. 299, euro 12,50) .
Viene talmente da lontano da essere ormai indissolubile.

http://www.dagospia.com/img/foto/06-2009/23818.jpg


Ne è convinto, anche il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga: «Alla Chiesa cattolica - ha detto intervistato dagli autori - che uno vada in chiesa o meno non importa molto: se devo fare un contratto, una società, come amico mi scelgo uno che abbia le mie stesse idee religiose, ma se questo cristiano non capisce nulla di finanza e dall´altra parte c´è un massone che capisce di finanza, con chi crede che faccia la società? La Chiesa guarda al concreto». Berlusconi è cristiano e pure massone (tessera 1816 della P2).


Il giovane Silvio, studi al liceo Sant´Ambrogio dei Salesiani e frequentazione di Torrescalla, residenza universitaria milanese dell´Opus Dei, dove conobbe Marcello dell´Utri, fa i primi passi di imprenditore edile con l´aiuto della Banca Rasini. Investendo una parte dei primi guadagni, fonda la squadra di calcio Torrescalla-Edilnord targata Opus Dei: lui presidente, l´amico palermitano allenatore e il fratello Paolo centravanti.
Alla Rasini il padre Luigi da semplice impiegato è diventato direttore.

Questa banca, con un solo sportello a Milano in piazza dei Mercanti, era alternativamente definita «Vatican bank», «Sportello della mafia» o « Banca di Andreotti». E´ stata in realtà tutte queste cose prima di finire nel 1992 dentro la Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani, l´uomo che sussurrava ad Antonio Fazio, pio governatore della Banca d´Italia e legionario di Cristo.

Dagli anni Sessanta e fino al blitz antimafia del 14 febbraio 1983 che portò all´arresto del direttore Antonio Vecchione, succeduto a Berlusconi senior, e di un gruppo di imprenditori legati ai clan Fidanzati, Bono e Gaeta, era in quello sportello a due passi dal Duomo il crocevia degli interessi di Cosa Nostra e del Vaticano.
La maggioranza azionaria era passata dai Rasini a Giuseppe Azzaretto, nato e Misilmeri nei pressi di Palermo, cavaliere di Malta e commendatore del Santo Sepolcro, che aveva nominato presidente Carlo Nasalli Rocca, anche lui cavaliere di Malta e fratello del cardinale Mario Nasalli Rocca.


Gen.Nasalli Rocca

Ma si diceva che l´effettivo controllo fosse di Giulio Andreotti
, come conferma Ezio Cartotto, ex dirigente democristiano che con Dell´Utri partecipò alla fondazione di Forza Italia. Interpellato da Pinotti e Gümpel, Dario Azzaretto racconta: «Andreotti è stato per la mia famiglia un grande amico e lo è tuttora», tanto che per anni ha trascorso le vacanze nella loro villa in Costa Azzurra.


Ma i misteri della Rasini, passata negli anni Ottanta anche per le mani dell´imprenditore andreottiano Nino Rovelli, non sono finiti qui.
Dietro c´erano tre fiduciarie basate in Liechtenstein e amministrate dal gentiluomo di Sua Santità e gran croce dell´Ordine papale di San Gregorio Herbert Batliner, re dell´offshore, gnomo degli gnomi plurinquisito, che nel 2006 regalò un organo del valore di 730 mila euro a papa Ratzinger.

C´era anche Berlusconi in quelle tre fiduciarie? «Non mi pare - risponde Dario Azzaretto - che Berlusconi o parenti di Berlusconi o persone vicine a Berlusconi avessero partecipazioni in società che si potevano riferire alla banca». Le sue operazioni con la Rasini - aggiunge - avvenivano tramite Armando Minna, membro del collegio dei sindaci e amministratore di alcune holding berlusconiane registrate come saloni di bellezza e parrucchieri.

Ufficialmente è nel 1975, quando i primi inquilini già abitano a Milano 2, che nasce la Fininvest. Ma la ricerca certosina degli autori dell´Unto del signore la retrodata di almeno un anno, quando una Fininvest Ltd-Grand Cayman compare tra le società partecipate da Capitalfin, controllata a sua volta dal Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e dall´Istituto per le Opere di Religione.


Ciò che coincide con quanto dichiarato dal figlio del banchiere piduista trovato morto a Londra nel 1982 sui soldi misteriosi con cui venne costituita la Fininvest. Carlo Calvi racconta tra l´altro che il padre, in una riunione del dicembre 1976 alle Bahamas cui era presente anche il cardinal Marcinkus, lo prese sottobraccio e gli sussurrò: «Finanzieremo le attività televisive di Silvio Berlusconi».

Storia antica, ma significativa del vero miracolo compiuto da Berlusconi: quello di avere sempre con sé il Vaticano, nonostante la sua storia personale.
Al punto, diventato presidente del Consiglio, da dividere l´Italia tra due sovranità che si contendono il paese: quella della Chiesa e quella del declinante Stato laico.

Racconta ancora Cartotto: «Dell´Utri mi invitò a una convention di Publitalia a Montecarlo. Arrivammo nel principato con l´aereo aziendale. Su quell´aereo c´eravamo io, il professor Torno e monsignor Gianfranco Ravasi. Sono convinto che Berlusconi abbia cominciato a pensare all´ipotesi di scendere in campo nell´autunno del 1992, proprio in occasione di quella convention. Silvio fece un discorso nel quale rilevava che il clima politico si stava facendo pesante. Disse che gli amici perdevano potere, che i nemici ne conquistavano e l´azienda doveva attendersi momenti difficili».

Decisa infine la «discesa in campo», i rapporti col Vaticano divennero quasi un´ossessione: «Posso dire di aver avuto un piccolo ruolo anche io», vanta Cartotto: «Organizzai un incontro tra Bertone e Aldo Brancher, un ex sacerdote che ora è uno degli uomini più importanti di Forza Italia, quando il cardinale non conosceva ancora il gruppo berlusconiano. Poi Brancher lasciò il passo a Letta soprattutto nel momento in cui Bertone divenne segretario di Stato». Il cardinale Silvio Oddi, per trent´anni prefetto della Congregazione per il clero, assolse prontamente il Berlusconi politico dal peccato del primo divorzio. Il cardinale Camillo Ruini avallò.

Il 30 giugno 2008
, tre settimane dopo l´incontro Ratzinger - Berlusconi, il governo confeziona il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche che prevede una disciplina ad hoc per gli ecclesiastici. Se si intercetta un prete bisognerà avvertire il suo vescovo, se si intercetta il vescovo il segretario di Stato vaticano. E se si intercetta il papa? Opzione non prevista.


Alberto Statera per "la Repubblica" [03-06-2009]
Etrusco
00mercoledì 24 giugno 2009 01:03
ARCHEO PINOTTI SCOOP!
- NEL LIBRO "L'UNTO DEL SIGNORE" SBUCA LA STRANA ALLEANZA DI BERLUSCONI, CARNELUTTI E MILLS NATA NEL SEGNO DI SINDONA E DELLA FINANZA CATTOLICA
- TUTTI I SEGRETI DI UN SODALIZIO SORTO ANCOR PRIMA DELLA MORTE DI CALVI...
La strana alleanza tra Silvio, Carnelutti e Mills: nel segno di SindonA


- (estratto da «L'Unto del Signore» di F. Pinotti e Udo Gumpel, Rizzoli-Bur)


Nell'occuparsi di David Mills
, i magistrati italiani hanno messo l'accento sul fatto che «le compagnie oltremare erano amministrate dalla CMM Corporate Services Limited/Edsaco Limited con l'assistenza dell'avvocato Mills: «Crediamo che il materiale documentario della nostra investigazione debba probabilmente essere trovato sia alla Sceptre House che in possesso di Mr. Mills, nella ditta di Withers dove ora è socio».


Ed è proprio alla CMM che si cela la parte più interessante della storia,
quella mai raccontata e che cela soprendenti legami con la figura di Michele Sindona e con la finanza cattolica di matrice andreottiana.


Per capirlo abbiamo investigato sul CMM Corporate Services Limited, lo studio sito al 169/173 di Regent Street (Londra), un snodo cruciale dell'intera vicenda dei fondi neri del Gruppo Fininvest e della creazione della sua galassia off-shore.

Nella bagarre scatenata dagli scandali generati prima dalla scoperta del vasto impero segreto di Silvio Berlusconi e poi dall'imputazione di David Mills, accusato di essere stato corrotto proprio dal Cavaliere, c'è un aspetto che i mass media hanno trascurato, e che è racchiuso in quella sigla: CMM.


Le tre lettere infatti stavano per Carnelutti Mackenzie Mills: Mackenzie è il secondo nome di David Mills e Carnelutti è il nome di un famoso studio legale di cui David Mills è socio a Londra dal 1981, cioè dall'inizio della collaborazione fra Fininvest e l'avvocato inglese.

Il giornalista investigativo inglese John Burnes segnala che David McKenzie Mills, «un avvocato d'affari con connessioni nel mondo dell'intelligence», iniziò a rappresentare in Gran Bretagna lo studio Carnelutti nel 1981 e che il suo primo incarico «nel periodo contiguo alla morte di Roberto Calvi sotto il ponte dei Frati Neri», fu proprio l'assistenza, nel Regno Unito, al gruppo Berlusconi.

«Approfittando dei vantaggi offerti dai numerosi possedimenti britannici all'estero, caratterizzati da legislazione off-shore e della deregulation dei servizi finanziari varata nel 1984, Mills creò le offshore shell-companies attraverso le quali Berlusconi avrebbe gestito la Fininvest», scrive Burnes. Il 23 giugno 1996 anche il quotidiano inglese The Independent collegherà la CMM Corporate Service alla galassia off-shore del Cavaliere, imputando allo studio legale la costituzione di cinque società nelle British Virgin Islands2.


Ma chi sono "i Carnelutti" che nel lontano '81 si allearono con Mills per servire al meglio gli interessi dell'Unto del Signore?

Fondato a Venezia alla fine del 1800 dal professor Francesco Carnelutti, uno dei maggiori avvocati e giuristi italiani, scomparso nel 1965, lo studio Carnelutti è oggi guidato dal figlio Tito e dal figlio di Tito (nipote di Carnelutti senior) Alessandro, attraverso gli storici uffici di Roma e Milano, oltre a quelli di Napoli e Parigi.

Professore di diritto commerciale internazionale
nella capitale francese, Alessandro Carnelutti è divenuto nel 1999 partner dell'impresa di famiglia, nella sede di Roma. Lo Studio Legale Associato vanta una ampia esperienza in diritto civile, commerciale e amministrativo e una forte specializzazione per quanto riguarda fusioni e acquisizioni, joinT venture, contenzioso e arbitrati, EU e antitrust, bancarotta, assicurazioni, proprietà intellettuale e questioni fiscali.

Ma è Tito Carnelutti, il fondatore dello studio CMM con Mills, il membro delle famiglia che riserva le maggiori sorprese. Vicinissimo a Giulio Andreotti, il suo nome appare già in un libro di Camilla Cederna del 1978 su Giovanni Leone in cui si parlava dello scandalo generato nella metà del novembre 1977 dal caso Finabank, la banca ginevrina di Michele Sindona.

I giudici milanesi Urbisci e Viola vennero allora a conoscenza di un traffico di valuta fra Italia e Svizzera, transazioni avviate già tre anni prima dal Banco di Roma che aveva acquisito la gestione della finanziaria del bancarottiere. Erano 500 i nomi degli italiani che detenevano danaro nelle casse della Finabank, eleggendo Sindona a loro investitore di fiducia.

A Mario Barone, amministratore delegato del Banco di Roma, era stata allora (parliamo del luglio '94) consegnata la "lista dei 500", ma quando anni dopo verrà interrogato dai magistrati dirà loro di non ricordare più alcun nominativo. Gli basterà però un mese di carcere per rinfrescarsi la memoria ed iniziare a snocciolare qualche nome; dalla sua collaborazione si inizierà a intravvedere un filo rosso che convoglia nella Finabank grossi nomi di un tipo di finanza che si rifà ai soliti noti ambienti di stampo cattolico-vaticano, ma anche massone-mafioso.

Fra le persone ricordate da Barone infatti compaiono Filippo Micheli (segretario politico democristiano), Flavio Orlandi (massone e segretario amministrativo del Psdi, Licio Gelli (capo della P2), Carmelo Spagnuolo (massone iscritto alla P2, già procuratore generale presso la Corte di Cassazione e Presidente del Tribunale di Roma, fermo sostenitore di Sindona), Anna Bonomi Bolchini (mitica signora della finanza italiana degli anni '70-'80)4.

Le rivelazioni di Barone furono seguite, dopo poco tempo, da quelle altrettanto scottanti di un altro personaggio chiave, Carlo Bordoni, ex braccio destro del finanziere Sindona, che, mentre era detenuto, decise di parlare della Finabank e regalò ai magistrati un'altra fila di nomi di "tutto rispetto", fra i quali compare anche quello di Tito Carnelutti.

Sempre nel libro della Cederna si legge il resoconto di parte del memoriale di Bordoni, attraverso il quale il quadro delle transazioni finanziarie in questione si fa più nitido: Mario Olivero - emerge dalle dichiarazioni del socio del bancarottiere - curava fra le altre, in qualità di amministratore delegato, le operazioni dello Ior, della Dc, di Mauro Leone, dell'altro socio di Sindona Michele Bagnarelli e del famoso avvocato Tito Carnelutti.

Dei collegamenti fra Carnelutti e l'Istituto per le Opere di Religione parla anche N. Tosches in Power on Earth (1986)
.
Nella medesima opera, così come in St. Peter's Banker di L. DiFonzo, sono inoltre evidenziati i legami fra Carnelutti e il principe Massimo Spada, che dagli anni Cinquanta e Sassanta si impone come banchiere dello Ior. Ai vertici della Banca Vaticana e di quaranta grandi società, istituti finanziari e assicurazioni, Spada stringerà stretti rapporti con Michele Sindona che dichiarerà di aver conosciuto già nel lontano nel 1958.

Ma la ragnatela è estesa.
Nel suo libro, Tosches fa anche riferimento ai legami fra Tito Carnelutti e John Mc Caffery. Quest'ultimo, in contatto con Sindona sin dagli anni Sessanta e definito da Sindona stesso «molto vicino all'Opus Dei», è il rappresentante della Hambros Bank in Italia ma è anche un uomo dei servizi segreti inglesi.

Qualche mese prima di morire, Sindona fece un accenno diretto ai suoi rapporti con L'Opus Dei e raccontò «di essere entrato in contatto con membri spagnoli dell'Opus Dei tramite John Mc Caffery, l'ex capo del servizio informazioni britannico per l'Italia, che dopo la seconda guerra mondiale è diventato rappresentante della Hambros Bank di Londra nel nostro Paese».

David Mills rimarrà "senior partner" della Carnelutti Mackenzie Mills sino al 1995, anno in cui essa verrà rilevata dalla Edsaco Ltd, del gruppo Ubs. I conti tornano, parlando delle relazioni fra Silvio Berlusconi e un certo tipo di finanza cattolica. Letta in un'ottica un po' diversa, anche la vicenda processuale di David Mills che ha interessato il Cavaliere, riporta ai suoi legami con Santa Madre Chiesa e con le più scottanti vicende economiche che hanno riguardato il Vaticano.


Tito Carnelutti e Marino Bastianini: nel segno di Sindona
Tito Carnelutti fu persino presidente di una delle più importanti società di Sindona, la Chesebrough Pounds Italia, e, secondo un rapporto della polizia di Milano, l'ufficio di Sindona era situato allo stesso indirizzo degli uffici di Carnelutti a Roma in via Parigi 11.
Significativamente, il complesso sistema di società offshore di Sindona era differenziato in modo analogo al labirinto off-shore che David Mills doveva istituire per Silvio Berlusconi. [SM=x44499]


Nel 1997 il giornalista Fabio Tamburini scriveva che Mills, parlando bene l'italiano, fungeva proprio da punto di riferimento a Londra per Tito Carnelutti, che anche lui definisce essere stato «per lungo tempo crocevia tra il mondo dell' imprenditoria e il potere romano.
Conosceva bene ogni risvolto dell'attività del finanziere Michele Sindona, ha seguito uomini chiave del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, è stato consulente delle famiglie romane più blasonate come i Lefebvre d' Ovidio».

Rileggendo attentamente "L'orgia del potere", il libro inchiesta di Mario Guarino, si nota come, nella cerchia professional-relazionale di Carnelutti, c'è un altro nome a cui è necessario prestare particolare attenzione:
a confermare al magistrato Francesco Greco che, nonostante Berlusconi lo negasse contro ogni evidenza, la All Iberian faceva capo proprio al Cavaliere, fu un altro importante legale, l'avvocato Marino Bastianini, partner dei Carnelutti.
E proprio la Chesebrough Pounds Italia (Milano) raccoglierà attorno a sé rispettivamente Sindona in qualità di amministratore delegato, Carnelutti come presidente e Bastianini come sindaco.

«Bastianini - ricorda Guarino ricostruendo un importante rete di legami- siede a fianco di Tito Carnelutti nei cda di altre società:
Brioschi Istituto biochimico e nell'industria elettronica Retam; di questa è presidente l'avvocato Sergio Carnelutti.
A sua volta Tito Carnelutti è nel collegio sindacale della società ippica Razza Dormello Olgiata assieme a Guido Severgnini; e quest'ultimo nella Chesebrough Pounds Italia - presieduta da Tito Carnelutti e amministrata da Sindona - ha il ruolo di Sindaco. Severgnini è all'epoca presidente di Punta Volpe Agricola Industriale, la società di Olbia che anni dopo finirà nel Gruppo Fininvest.
Bastianini oggi siede nel cda del Corriere della Sera».

Curiose coincidenze
, che fanno riflettere su come la vicenda Mills, tramite le connessioni dell'avvocato inglese con l'ex socio in affari Tito Carnelutti, sia da inquadrare in un universo di relazioni molto più ampio e potente di quello che è stato comunemente tratteggiato dai principali mezzi di informazione.

(estratto da «L'Unto del Signore» di F. Pinotti e Udo Gumpel, Rizzoli-Bur) [23-06-2009]
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