“Sword Heroes Fate”, arriva la fiction cinese

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killing zoe
00mercoledì 16 novembre 2011 08:12
SIAMO nell’anno 2030. La JS Corporation introduce sul mercato un gioco online, JX003. Grazie a speciali sensori, i giocatori posso accedere a una realtà virtuale come se fosse un mondo reale. La JS Corporation organizza un test, per un numero limitato di giocatori “prescelti”, ambientato nel 753 D.C., durante il regno della dinastia Tang, periodo conosciuto anche come l’Era dei Maestri di Spada. Il test viene però manomesso dall’hacker, e campione di giochi online, Zhao Xiao Zhao. E poco dopo l’entrata dei quattro protagonisti nel mondo della Dinastia Tang, un misterioso personaggio impedisce loro di ritornare nel futuro bloccando la loro memoria reale e lasciandoli prigionieri del gioco. Che ben presto si scoprirà molto più pericoloso di quello che sembra…

Questa in sintesi la storia (non proprio originalissima) di Sword Heroes Fate – Il destino del maestro di spada, 33 episodi di 47 minuti, prima serie televisiva cinese a essere trasmessa in Italia ( e ancora inedita al di fuori del paese asiatico), presentata lo scorso luglio al RomaFictionFest. Una produzione ad alto budget realizzata dalla CCTV e che andrà in onda in lingua originale – tranquilli, ci sono i sottotitoli in italiano – dal 16 novembre ogni mercoledì alle 21 su Babel, il canale 141 di Sky. Un appuntamento televisivo ma anche l’avvio di una programmazione che Babel dedica alla comunità cinese in Italia e che prevede cortometraggi, documentari e produzioni originali. “Vogliamo aprire una finestra sulla cultura, le tradizioni televisive e le storie di una comunità significativa e in crescita – spiega Luca Artesi, managing director del canale – quella cinese è fra le comunità più importanti in Italia, conta circa duecentomila persone ed è in forte crescita e con questa iniziativa puntiamo a una conoscenza che vada al di là degli stereotipi”.
Da qui la decisione di portare in Italia una grande serie televisiva “wuxiapan”, genere simile al nostro “cappa e spada” ma con una marcata influenza di elementi che noi definiremmo fantasy. E con una popolarità e profondità di contenuti, per il pubblico cinese, da renderlo paragonabile al western per gli americani. Insomma, per intenderci il genere portato al successo in Italia da La Tigre e il Dragone di Ang Lee, nel 2002, e due anni dopo, da La foresta dei pugnali volanti di Zhang Yimou. (Una curiosità: anche Kung Fu Panda della Disney è un omaggio al wuxiapang di tradizione cinese). La Cina è la prima produttrice mondiale di fiction: 500 serie tv l’anno per quattromila canali e un milione di spettatori complessivi. La scelta è caduta su questa serie, spiega la direttrice di Babel, Beatrice Coletti, perché “anche se sembra un prodotto per teenager c’è molto di più, c’è l’aspetto storico del viaggio nel tempo, c’è la Cina del futuro che di fatto è molto simile a quella contemporanea, ma anche quella del passato. E il viaggio temporale è unito al sci-fi, genere che in Cina, di recente, ha preso molto piede ma per il quale non è riconosciuta a livello internazionale”.
Insomma, fantascienza e tradizione per questa serie costata sei milioni e mezzo di dollari. Che peraltro vede nel cast due attori celebri (a molti spettatori italiani i loro nomi, tuttavia, diranno ben poco) come Charlene Choi e Nicholas Tse, soprattutto quest’ultimo già protagonista di alcuni blockbuster hongkonghesi, alcuni dei quali reperibili anche in Italia, da New Police Story (con Jackie Chan) e Time and Tide di Tsui Hark.



di Alessandra Vitali
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