Alla ricerca della rotta perduta

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Peppinox
00sabato 3 settembre 2005 13:32



Ripercorrere una delle tratte commerciali più antiche del mondo con la tecnologia dell'Età del Bronzo. E' lo scopo di un gruppo di archeologi che il 7 settembre partirà dalla città di Sur, nello stato arabo dell'Oman verso le spiagge di Dwarka, città dell'India settentrionale con una piccola nave fatta di canne, guidata solo dalla luce del sole e delle stelle e spinta dalla forza del vento.
Gli archeologi vogliono dimostrare che cinquemila anni fa esisteva un commercio marittimo tra le popolazioni che vivevano in India, in Mesopotamia e nella penisola Araba. Il progetto fu ideato all'inizio degli anni novanta del secolo scorso, dopo che un gruppo di archeologi italiani, francesi e arabi trovò in Oman dei frammenti di bitume a cui erano legate delle corde. I frammenti dimostravano che la barca apparteneva ad una civiltà di 5.000 anni fa, una delle più antiche che l'umanità avesse conosciuto.
Gli archeologi sono convinti che esistesse una rotta commerciale tra la penisola araba e la valle dell'Indu, l'odierno Pakistan, ma non ci sono certificazioni storiche. Inoltre alcuni studiosi sono scettici perchè pensano che con la tecnologia dell'età del bronzo era pressocchè impossibile che una nave percorresse quasi 1000 km di mare. Adesso gli archeologi hanno ricreato una nave con la tecnologia del tempo per dimostrare che la navigazione era possibile.
La nave, chiamata Madan Boat, è lunga solo 12 metri e ospiterà otto uomini. Ogni reparto della nave è stato costruito con materiale che poteva essere a disposizione di un uomo di 4.000 anni fa. Le vele sono sono state tessute a mano con lana di pecora e le corde che tengono alte le vele sono state costruite con con chioma di capra. Il bitume è stato importato dall'Iraq, l'antica Mesopotamia ed è stato usato per rendere la nave impermeabile all'acqua.
Le poche parti in legno sono fatte di legno tek.
Gli archeologi pensano che il viaggio durerà 15 giorni e si aspettano giornate massacranti «Ognuno deve essere preparato mentalmente per sottoporsi a giornate come queste dice il dottor Alok Tripathi, un archeologo marino e membro dell'equipaggio che partirà il 7 settembre. Io sono abbastanza preparato». La nave è stata disegnata dal dottor Tom Vosner, un archeologo nautico australiano che crede nel progetto tanto da essere anche lui uno dei marinai dell'equipaggio. Il viaggio sarà l'occasione per festeggiare i 50 anni di legami diplomatici tra l'India e lo stato dell'Oman. Ma se tutto va bene, si potrebbe celebrare una storia lunga 5.000 anni.

Sulle orme del Kon-Tiki[SM=x44459]
texdionis
00sabato 3 settembre 2005 15:28

Sulle orme del Kon-Tiki



esatto [SM=x44458]

il viaggio del Kon Tiki ha dimostrato tra le altre cose come l'arrivo dell'uomo nelle Americhe non sia avvenuto probabilmente attraverso un difficilissimo itinerario attraverso uno stretto di Bering ghiacciato,bensì per via marinara equatoriale,in un'era glaciale in cui la civiltà fioriva per l'appunto nell'unica fascia abitabile del pianeta
Peppinox
00mercoledì 7 settembre 2005 13:55

Thor Heyerdahl fu l'indomito animatore della spedizione del Kon-Tiki, nel 1947, dal Perù alla Polinesia; di una seconda traversata nel 1969-70 da Safi in Marocco alle Barbados sulla RA, un'imbarcazione in papiro di 15 metri, che dovette interrompere la navigazione a poca distanza dalla meta ; e di una seconda spedizione l'anno dopo con la RA II , che invece raggiunse l'obiettivo.




Tra la fine degli anni Settanta e la metà degli Ottanta effettuò numerose altre navigazioni, sempre allo scopo di dimostrare la perizia nautica degli antici navigatori.
In Polinesia era giunto alla convinzione che gli antenati dei Polinesiani provenissero dalle coste dell'America Latina, come d'altra parte confermavano antiche leggende locali: queste avevano tramandato oralmente la memoria del dio-condottiero Tiki, figlio del Sole, che aveva guidato fin lì il suo popolo da un lontano paese oltre lo sterminato Oceano.



Heyerdahl abbandonò pertanto le scienze ambientali e si dedicò all'antropologia e all'archeologia, per studiare le affinità tra le popolazioni e le culture della Polinesia e del Perù. Come spiega egli stesso nella sua relazione del viaggio del Kon-Tiki, gli Europei affermavano di essere stati gli scopritori di quelle isole; in realtà, anche nella più piccola di esse avevano trovato preesistenti orti ben coltivati, capanne, templi, strade selciate, antiche piramidi e immense statue di pietra.

La popolazione parlava una lingua sconosciuta, comune a tutto l'arcipelago e non riconducibile ai continenti circostanti. Non conosceva la scrittura, custodiva - senza saperne il significato - misteriose tavolette incise con geroglifici indecifrati, preservava la memoria dei capi con l'ausilio mnemonico di un complesso sistema di funicelle a nodi, simile a quello usato dagli Inca.



Peppinox
00mercoledì 7 settembre 2005 13:57
Da dove, in origine, era dunque venuto quel popolo?
Heyerdahl ipotizzò che una prima migrazione potesse essere datata intorno al 500 d.C., seguita da una seconda verso il 1100. Circa la provenienza, egli osservò che la civiltà di quegli antichi immigranti apparteneva ancora all'età della pietra, che perdurava soltanto nel Nuovo Mondo.

Inoltre, in Perù si tramandava il ricordo di un preesistente misterioso popolo di uomini bianchi, che avevano scolpito nei monti massi immensi con le loro asce di pietra, e avevano costruito mura ciclopiche, piramidi e statue immense: vestigia in tutto simili a quelle trovate nelle isole del Sud.

Quegli uomini dalla pelle chiara, con lunghe barbe e capelli biodo-rossiccio, erano alti, sapienti e pacifici, provetti architetti; erano scesi dal Nord del paese e avevano trasferito la propria civiltà agli antenati degli Inca. Improvvisamente avevano abbandonato il Perù ed erano scomparsi dalla costa sul Pacifico, diretti verso Ovest.

Al loro arrivo nelle isole del Mare del Sud, gli Europei vi avevano trovato molti nativi con quelle stesse caratteristiche somatiche accentuate dal pronunciato naso aquilino, che spiccavano tra i Polinesiani di pelle più scura, occhi e capelli corvini e naso allargato e schiacciato. I primi dicevano di discendere da dèi bianchi venuti via mare da un lontano paese montuoso a oriente: le leggende che ne tramandavano la memoria erano diffuse in tutta la Polinesia.

Studiando le saghe degli Inca, Heyerdahl scoprì che l'antico nome del loro dio del Sole era Kon-Tiki cioè "Tiki del Sole", o Illa-Tiki, cioè "Tiki del Fuoco", sommo sacerdote e re degli uomini bianchi fondatori di quella antica civiltà. Secondo la leggenda inca, un giorno essi furono attaccati e trucidati da una tribù capeggiata da Carlo, venuto da Coquinbottal; solo Kon-Tiki con pochi seguaci si salvò, fuggendo via mare verso occidente. Sono evidenti le coincidenze con il Tiki polinesiano, nelle cui leggende figuravano racconti e particolari topografici riconducibili al Tiki degli Inca.

Questa prima migrazione nelle isole del Sud è datata da Heyerdahl al 500 d.C., ma nell'intera Polinesia egli trovò indicazioni del fatto che le isole non erano rimaste a lungo possedimento della pacifica stirpe di Tiki del Sole: altre tracce gli dimostrarono che Indii colombiani dell'età della pietra, esperti di navigazione, erano arrivati con le loro canoe da guerra verso il 1100 e si erano fusi con il popolo di Tiki.

L'obiezione principale mossa alle teorie di Heyerdahl era fondata sul fatto che quegli uomini misteriosi non avevano navi con cui attraversare l'Oceano: egli volle quindi dimostrare che la traversata era possibile con le zattere di legno di balsa, di cui si servivano gli aborigeni peruviani.



Fu così che con cinque compagni si recò in Perù e, dopo svariate vicissitudini, riuscì a costruire una grande zattera con un capanno come riparo, utilizzando esclusivamente quel legno leggerissimo legato con corde vegetali, senza l'aiuto di alcun elemento metallico.

Il viaggio dell'imbarcazione, spinta dai venti e dalla corrente di Humoldt, durò tre mesi nel 1947, dimostrando la possibilità di attraversare il Pacifico con un natante rudimentale, e avvalorò le ipotesi di Heyerdahl sulle singolari similitudini tra i documenti culturali della Polinesia e quelli della civiltà pre-incaica.


Fu sostanzialmente il fondatore dell'archeologia sperimentale.Un grandissimo[SM=x44459]
Peppinox
00mercoledì 7 settembre 2005 13:59

In rete è possibile effettuare una visita virtuale al museo virtuale del Kon-Tiki

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