Celleno (Viterbo)
Costruito sulle spoglie di una precedente rocca nel XII sec. Quasi in contrasto con le precarie condizioni dell'antico centro storico, questo imponente edificio sembra non aver per nulla risentito delle disastrose scosse telluriche che hanno più volte minacciato il borgo e si presenta con la sua maestosa imponenza. La situazione è ben diversa per quello che riguarda la parte abitativa dell'edificio: i crolli interni nei tufi ed i continui restauri impediscono di poter anche solo immaginare quello che doveva essere il fitto reticolo dei cunicoli e della loro relazione funzionale.
Situato in posizione strategica, sulla strada per Viterbo, fece gola ai Romani che se ne impadronirono nel 264 a.C. cacciando gli Etruschi. Confermata da Dionisio di Alicarnasso, vuole Celleno edificata da Italo, discendente di Enotro,in memoria della figlia Cilenia, prima della guerra di Troia. Storicamente fu castello di Viterbo, seppure con Statuto Autonomo e Comune seguendone le vicende.
Nel 1316 è assaltato e depredato dalle truppe Orvietane, condotte dal temibile Poncello Orsini.....nel 1329 Celleno passa agli Orvietani: tornò a Viterbo nel 1932 a garanzia degli impegni di fedeltà assunti da Orvieto nei confronti della S. Sede. Fu feudo della Famiglia viterbese degli Alessandri, quindi assegnato da Bonifacio IX (1396) in vicariato perpetuo a Silvestro Gatti, mediante il pagamento di un censo annuo di una libra d'argento lavorato ,i Gatti lo tennero per cento anni. Successivamente il Pontefice Alessandro VI lo volle assegnare al Card. Antonio Morton di S.Anastasia, incontrò l'energico rifiuto di Giovanni Gatti,che venne ucciso .............. Estinta la famiglia Gatti, dopo alternate vicende ,nel 1527 fu dato da Clemente VIII al Card. Franciotto Orsini e rimase di tale famiglia sino al 1580 ,in cui venne assorbito dalla Camera Apostolica.
Dall'interno delle cinte muraria si accedeva all'esterno per mezzo della strada detta del Ponte che attraverso la porta della città,per molti secoli unico ingresso scavalcando il fossato ,si collegava con la piazza dell'antico Comune.
Il castello sorto in posizione di controllo su questa strada e sulle attività economiche ad essa connesse ha influenzato la forma urbana nella disposizione detta a fuso e la sua conseguente fortificazione. L'impostazione difensiva è caratterizzata da una semplice cortina -orientata a Nord/Est,con un altezza superiore a 10 m.
La difesa avveniva attraverso il tiro piombante e di fiancheggiamento,praticato dalle torri. L'unica feritoia esistente nella torre piccola è infatti rasente alla cortina che a sua volta presenta due balestriere e tre arciere per tiro frontale.
Dall'interno del ponte levatoio si accede ad una galleria posta a livello originario, 4 metri sotto l'attuale quota del fossato che segue l'andamento planimetrico del castello. Questa si interrompe ai limite della cinta muraria,serviva agli arcieri per il tiro radente.Sette feritoie sono poste lungo il fossato in modo di coprire il fronte d'attacco e di difesa.
XIII sec..... In questi anni avvenne la seconda fase di costruzione del castello che modificò, ampliò, trasformò il progetto iniziale della primitiva fortificazione,in funzione del necessario adattamento all'evolversi "delle strategie difensive. L'impianto plani- metrico quadrilaterol6, tipologia ben precisa e consolidata in tutta Italia in quel periodo, , si andava adeguando all'esigenza di riutilizzo di una struttura preesistente. La genesi formativa fa perno sulla torre grande già esistente, rafforzando il fronte opposto con la torre piccola, posta d'angolo (torre "B"), e collegando tra di loro le due torri con camminamenti di ronda. Attualmente un evidente stravolgimento del lato verso il borgo esterno ha cancellato ogni traccia degli elementi caratteristici della difesa (merli, feritoie, caditoie, ecc.), tranne l'imponente cortina muraria che in origine era della stessa altezza 'del versante interno Nord-Est.
Di difficile interpretazione sono la distribuzione dei percorsi e le vie d'accesso ai cammina menti, a causa delle lacune dovute a demolizioni avvenute nel corso dei secoli. Gli stessi camminamenti, per esempio, non sono in comunicazione diretta con la torre piccola, come invece sarebbe logico pensare, Il collegamento verticale tra cortile e camminamenti doveva quindi avvenire o con scale di legno, o più verosimilmente tramite la torre grande che, funzionando da perno distributivo, metteva in relazione tra loro le strutture difensive. Dall'osservazione del cortile interno, e dall'altezza originaria della muratura si intuisce l'esistenza di strutture lignee che permettevano la fruizione dell'intera sommità perimetrale del complesso ( La stessa torre piccola a pianta rettangolare (4,80 x 4,50) era certamente più alta, almeno di un livello, come suggerisce l'analisi della muratura in situ negli spazi tra le mensole.