Belgrado, voglia d'Europa

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texdionis
00lunedì 21 febbraio 2011 15:36


Una città giovane, vitale,con voglia di aprirsi al mondo e soprattutto all'Europa. Sono lontani gli anni in cui a Belgrado risuonava la retorica nazionalista di Milosevic e l'atmosfera era cupa e senza speranza dopo i bombardamenti del 1999.
Oggi la capitale della Serbia ha voglia di stupire e di farsi ammirare, per la bellezza dei suoi monumenti e per la sua vita notturna, vissuta tra canti tradizionali e moderni discopub.

Secoli di storia si concentrano nella zona del grande parco di Kalemegdan. Il polmone verde di Belgrado ospita la Fortezza medievale con la Torre dell'orologio.
Da non perdere la Fontana di Mehmet Pascià, esempio di architettura ottomana, mentre con la Cappella della Gran Madre di Dio costruita nel 1867 gli ortodossi rifondarono una chiesa distrutta dagli Ottomani.
Da percorrere a piedi la strada di Knez Mihailova, nella zona più antica di Belgrado: la sua bellezza attira sempre una folla di visitatori.

In quanto a divertimenti, Belgrado non è seconda a nessuna città del mondo. A dirlo sono le famose guide turistiche Lonely Planet.
Per la vita notturna perdetevi nel quartiere bohémien di Skardalija, abitato da molti stranieri. La notte i ristoranti e i bar si animano di musica dal vivo e voglia di festa.
Dal 25 febbraio al 6 marzo da non perdere il 39° Festival internazionale del cinema. Un'occasione per ammirare le novità della grande scuola cinematografica balcanica.

it.wikipedia.org/wiki/Belgrado
www.belgrado.eu/
www.informagiovani-italia.com/belgrado.htm
killing zoe
00lunedì 21 marzo 2011 22:56
Belgrado, ironia e belle époque
Le Corbusier la definì la città più brutta del mondo nella posizione più bella. Un giudizio in parte ingeneroso, certamente dettato dalle circostanze. Agli occhi di Le Corbusier si parò infatti una città che le bombe avevano più e più volte sfregiato. Certo Belgrado non è Parigi e meno che meno Roma. È grigia come certi suoi cieli d'autunno. E d'inverno addirittura scura. Scura come il Danubio quando piove, il grande fiume che per la gente di qui è una delle poche "strade" senza polvere. Belgrado grigia e scura dunque, ma brutta no. Tutt'altro.
Ha fascino da vendere questo pezzo d'Europa, e non solo per la sua splendida posizione. L'irresistibile fascino della sua storia, delle sue sconfitte, delle sue rughe, delle sue contraddizioni, dei suoi eccessi, delle sue intemperanze, dei suoi amori mai tiepidi, della sua graffiante ironia. E di questa ironia Good morning Belgrado, programma radiofonico di Dusko Radovic, ne era un fulgido esempio: «Oggi il sole ha di nuovo riscaldato Belgrado - così Radovic iniziava il suo quotidiano racconto - perché nessun altro ha voluto farlo. Chi ha avuto la fortuna di nascere qui, stamattina può ritenere di aver già fatto abbastanza nella propria vita. Ogni ulteriore pretesa sarebbe un eccesso di ambizione...».

Perfetta sintesi della città e dell'essere belgradesi. Ecco perché nessuna capitale europea come Belgrado può essere tutto e il contrario di tutto. E mostrare addirittura il suo essere snob, perché Belgrado è anche snob, quando in molti, come al tempo delle bombe della Nato, la volevano in ginocchio. «Si dava il rossetto alla labbra - annotò al riguardo il poeta francese Patrick Besson - parlava in maniera nasale e non degnava mai di uno sguardo quel cielo che da un momento all'altro poteva precipitarle addosso». Più snob di così. Distaccata, cosmopolita - è difficile trovare a Belgrado chi non sia capace di esprimersi in una lingua che non sia il serbo- multietnica e soprattutto tollerante. Tollerante nei confronti di chi ti fuma addosso, di chi beve come una spugna, di chi stramangia, di chi occupa per ore un tavolo in un bar avendo ordinato niente altro che un caffè. Qui il tempo scorre più lento che nelle nostre città. Nessuno sembra avere mai fretta e tutti sembrano sempre disponibili a fare quattro chiacchiere. Certo c'è la crisi, qui più che altrove, ma la gente ci è abituata.

Troppe guerre e privazioni nel passato recente per non godere di questa "vacanza" anche se di soldi ce n'è pochi. Per ridere, piangere, vivere insomma. Spesso eccedendo, va detto, ma i serbi sono così. Bianco o nero. Amici o nemici. Estremi sempre. In politica, nello sport, nelle loro tormentate questioni di cuore. Ciò detto, se la domanda è: da dove iniziare un ipotetico viaggio dentro Belgrado, la risposta non può essere che una. Dall'alto. Dalla roccia che domina la confluenza della Sava col Danubio. Dove sorge la Fortezza e il Kalemegdan che fu il centro storico di Belgrado sempre occupato da costruzioni militari, tranne una breve parentesi di due secoli, tra il VII e il IX e oggi sede di diversi musei. Per poi proseguire verso Ulica Knez Mihailova, la zona pedonale in cui sono concentrati gli edifici più rappresentativi della città, il lascito di quella sorta di Belle époque che visse Belgrado alla fine dell'Ottocento.

La passeggiata per antonomasia in mezzo a edifici storici ma anche boutique alla moda, caffè e ristoranti. Occhio al numero 56 dove c'è la storica Libreria, che all'epoca del neo romanticismo serbo fu uno dei più esclusivi hotel della città, il Srpska Kruna. In ogni caso mai tanto charmant quanto il vecchio hotel Moskva, che non è lontano dalla Knez Mihailova, e domina Teraazije, la grande piazza all'incrocio con le principali arterie del centro. Costruito all'inizio del secolo scorso, opera dell'architetto Ilkic, in stile secessionista, stucchi, parquet e soffitti altissimi, il Moskva, appena finito di ristrutturare, è una sorta di monumento. Una tappa obbligata per chi nel ristorante o nella sala da te annessi voglia respirare un po' di atmosfera vecchia Europa. La stessa che si respira a Skadarlija, il quartiere dei bohémien serbi, la Montmartre di Belgrado, coi suoi vicoli di ciottoli, con le sue gallerie d'arte e coi suoi localini, aperti fino a notte fonda. E per quelli che amano la notte Belgrado può riservare molte sorprese. Musica dal vivo, cucina etnica, locali trasgressivi. Cene romantiche a lume di candela sui barconi-ristoranti del Danubio.

Ulica Kralija Petra è una delle più vecchie strade di Belgrado. Qui dove un tempo c'erano la basilica, le terme ed il forum romani ha sede il Patriarcato della Chiesa serbo ortodossa. E per rimanere in tema da non perdere anche la bellissima cattedrale Saborna Crkva dove si conservano le reliquie dei santi serbi e le tombe di personaggi famosi. Belgrado è questo e tanto altro ancora. In ogni caso unica e indimenticabile. Come lo fu per Milos Crnjanski, il più grande scrittore serbo del Novecento che dall'esilio dedicò alla sua città questi versi: «Tu brilli anche quando qui le stelle si spengono...In Te non esiste il non senso, né la morte. Tu scintilli come una vecchia spada dissepolta. In Te tutto resuscita, e danza, e volteggia, e si ripete, come il giornoe il pianto dei fanciulli... E quando la mia voce, e i miei occhi, e il mio respiro si estingueranno, Tu mi accoglierai, lo so, nel tuo grembo».

di Renato Caprile
Fonte: http://viaggi.repubblica.it/
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