Bolgheri, l’inverno in un calice di vino

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
killing zoe
00giovedì 19 gennaio 2012 19:38
Il nitrito dei cavalli non ha ancora traduttori affidabili, ma federico Tesio e Mario Incisa della Rocchetta affermavano, senza che il minimo dubbio sfiorasse le loro menti appassionate, che i grandissimi Nearco e Ribot, vincitori tra l’altro di parigini Archi di Trionfo, si mettevano a fare i capricci, a battere gli zoccoli, a sventolare le criniere e a nitrire : «Non vogliamo passare l’inverno sul Lago Maggiore. Vogliamo svernare a San Guido e a Bolgheri!». E Nearco, con anni di anticipo su Ribot, pare aggiungesse: «Quanto mi piace galoppare dando di tanto in tanto un’occhiata ai cipressi di Giosuè Carducci». Sconsigliabile dire a Tesio e al marchese Incisa che, passi per l’occhiata ai celebri cipressi, era eccessivo supporre Nearco conoscitore del Carducci poeta. Il genio della Dormello Olgiata replicava stizzito che i suoi cavalli erano capaci di imprese inaudite. E sembra che, molti anni dopo, l’8 ottobre del 1955, Ribot, la sera della seconda conquista dell’Arc de Triomphe (Tesio era scomparso da un anno) si sia rivolto a Incisa della Rocchetta dicendo(pardon: nitrendo): «Be’, marchese, dopo questa vittoria lo facciamo o no il Sassicaia?». Il fantasioso ed esimio fantino Enrico Camici avrebbe confermato: «Ma sì, l’ho sentito anch’io».

Cavalli, vini, Bolgheri, il Sassicaia di Incisa della Rocchetta, l’Ornellaia del marchese Lodovico Antinori. Terra maremmana benedetta. Mario Incisa della Rocchetta, pronipote di Leopoldo magistrato dell’Imperiale Regio governo del Lombardo Veneto, prende dall’avo il nobile amore per in vini e la devozione per i trapianti di barbatelle bordolesi. Nel 1930 Mario Incisa sposa Clarice dei conti della Gherardesca e, trovata la moglie ideale, trova anche la terra agognata. La zona di Bolgheri gli ricorda la terra di Graves. Il suo pallino sono i grandi Bordeaux. Nella tenuta di San Guido, che si espande lungo il vialone dei cipressi sino a Bolgheri, cominciano i lunghi, laboriosi esperimenti. Dal 1948 al 1960 Il Sassicaia è bevuto entro i confini della tenuta. Sul mercato apparirà soltanto nel 1968. Vino da meditazione prolungata, nel senso che farà molto meditare anche sul prezzo (Bolgheri Sassicaia 2008, € 166,36; del 2003, € 295).

Intanto, fiorisce, sul lato che volge a Castagneto Carducci, un altro vino da scappellate e inchini: l’Ornellaia (Ornellaia 2008 € 115). Questa volta niente cavalli. Ma c’è un filo da novella che unisce i due vini Super Tuscans: se Clarice della Gherardesca sposò Mario Incisa della Rocchetta trasferendolo dalle rive del Belbo alle vigne di Bolgheri, la sorella Carlotta sposò Nicolò Antinori conducendo in porto una delle più fascinose prese di potere enologiche del nostro Paese. Sassicaia e Ornellaia, anche grazie alle nobiltà dei produttori conti e marchesi, sono diventati in breve vini da paradiso divistico californiano. Il Sassicaia è onorata presenza nelle dimore di De Niro e Al Pacino. L’Ornellaia ha magnetismo lirico-sinfonico: Valeri Gergiev lo dirige verso il proprio bicchiere (un ballon, naturalmente) e quello degli amici. Ornellaiano da sempre è Placido Domingo. Ma questi frutti della maremma livornese, vadano essi in trasferta in California o in Russia, in Australia o in Nuova Zelanda, conservano e offrono tutto il meglio di sè, proprio qui, assaporati nelle terre che, avrebbe detto (pardon: nitrito) Nearco, posseggono tepori, brezze salmastre, frescure di silenti notti autunnali e che vanno da San Guido a Bolgheri tagliate dall’elegante disegno dei cipressi in duplice filar. Bolgheri di amica e delicata accoglienza in inverno, alleggerito com’è dal peso del turismo d’assalto( Maestro, guardi che meraviglia l’avanzata dell’esercito vacanziero verso il piccolo cimitero della sua cara nonna Lucia), è penitente e allarmato nei mesi della frenesia estiva e non ha neppure i profumi dello spezzatino alla maremmana, del sugo di cinghiale e della ribollita. Nelle belle giornate d’inverno, ci si siede in una delle saporite trattorie appena superata la Porta del Castello e, consumato l’antipasto di soppressata e fagioli cannellini conditi con l’olio bono di Bibbona, si passa alle pappardelle o alla zuppa, sorridendo al calice bombato a stelo basso se abbiamo scelto un Bolgheri rosso, o a un mezzo calice a stelo allungato, se apparteniamo al club dei bianchisti che amano, sempre di Bolgheri, il Vermentino o il Sauvignon. Bere un Sassicaia o un Ornellaia, un Paleo o un Grattamacco, in questa quiete: che dono. Una passeggiata tra vecchie case di quieta grazia, nella Strada Lauretta e nella Strada Giulia, in Largo nonna Lucia e in via dei Colli e via Del Poggio verso l’alto, tra gli ulivi, fa bene allo spirito. Le memorie si avvicinano piano piano e bussano al cuore. Il panorama dolce e intenso, l’aria che si respira ti fanno venire il desiderio di restare.



di Gianni Ranieri
Fonte

Etrusco
00giovedì 19 gennaio 2012 20:43
Sassicaia o .... Tignanello...? *_^
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:38.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com