Cesare Geronzi/Capitalia e gli accordi con Ennio Doris/Mediolanum-Fininvest

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Etrusco
00martedì 7 marzo 2006 16:37
A.A.A. PER CAPITALIA CERCASI CAVALIERE BIANCO…
- W. R. per “Il Sole 24 Ore” -


Di strategico, in una fusione tra Capitalia e Mediolanum, probabilmente non c'era e non c'è quasi nulla.
Matteo Arpe non la vorrebbe mai, se non altro perché non crede al connubio tra banche e assicurazioni.
Geronzi e Matteo Arpe

Neppure a Ennio Doris piacerebbe, perché c'è il rischio di vedere il creatore di Mediolanum in un ruolo marginale assieme alla sua creatura.
Ennio Doris e consorte


Ma dalla prospettiva di Cesare Geronzi e di Silvio Berlusconi le cose possono cambiare.
E difatti l'idea di una fusione era stata accarezzata qualche settimana fa, al punto che Doris aveva dovuto interrompere la sua campagna acquisti di titoli Mediolanum per non rischiare un potenziale conflitto o, peggio, un'accusa di insider.

Se il disegno di Geronzi era quello di difendere Capitalia da un attacco di Intesa, quello di Fininvest mirava probabilmente a rendere liquido il 35% di Mediolanum.
L'interdizione del presidente di Capitalia ha sicuramente complicato le cose.
Ma non è detto che il progetto non possa venir rispolverato in caso d'emergenza. Non avrebbe comunque senso industriale, ma porterebbe il patto di Capitalia, assieme alle quote di Doris e della Fininvest a superare il 40% del nuovo aggregato. E per Intesa la strada diverrebbe più irta.

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Etrusco
00mercoledì 23 luglio 2008 17:56
LE BANCHE D'AFFARI E MEDIOLANUM…
Al. G. per “Il Sole 24 Ore” -
I banchieri d'affari, giustamente, pensano a fare business.

Ma per farli, soprattutto in un Paese come l'Italia dove le relazioni contano più delle competenze, spesso è necessario accreditarsi come amici o supporter di progetti vicini a chi governa.
Sta di fatto che, da quando Silvio Berlusconi è tornato alla guida del Governo, i dossier sui destini futuri di Mediolanum (partecipata dalla Fininvest) sono cresciuti in modo esponenziale.
C'è chi propone integrazioni con grandi gruppi bancari italiani, chi riesuma il vecchio piano d'integrazione con le Generali, chi punta sulla cessione a qualche banca estera.

Nella gran parte dei casi si tratta di un puro e gratuito tentativo di accreditare una vicinanza al Premier, come alcune recenti assunzioni di uomini legati al mondo Fininvest, fatte volutamente pensando di strizzare l'occhio al Cavaliere.
Nel caso di Mediolanum, però, ogni tentativo pare velleitario. Il vero patron del gruppo, Ennio Doris, sta solo pensando all'incoronazione del figlio alla guida del gruppo. Ma di cedere l'azienda, non ha alcuna intenzione.


Ennio Doris con la moglie
© Foto U.Pizzi

Etrusco
00giovedì 11 marzo 2010 14:05
IL 'CORRIERE' STA SULLE GENERALI E SILURA IL PRIMO AZIONISTA RCS: CESARE GERONZI

- L'ONORABILITÀ DEGLI ESPONENTI DELLE BANCHE SI ESTENDE A QUELLI DELLE ASSICURAZIONI


- NEL CASO IN CUI IL MINISTRO SCAJOLA FIRMI IL PROVVEDIMENTO (VOGLIAMO VEDERLO!), SALTEREBBE LO SBARCO DI GERONZI A TRIESTE, ALLA GUIDA DEL LEONE DELLE GENERALI

- IL BANCHIERE DI MARINO & ANDREOTTI HA GIÀ DUE PROCEDIMENTI IN CORSO ED È IN ATTESA DELL'ESITO DEL PROCESSO PER IL CASO DELLE ACQUE TORBIDE CIAPPAZZI

- CON NOTEVOLE DOSE DI CORAGGIO DA PARTE DEGLI "IMBAZOLITI" MUCCHETTI E DE BORTOLI, IL NOME DEL PRESIDENTE DI MEDIOBANCA NON VIENE MAI FATTO NELL'ARTICOLO

- (PER UN QUALSIASI LETTORE, NON ADDENTRO ALLA MUFFA DEI POTERI MARCI UN PEZZO 'DE-GENERE' VALE COME IL DUE VERTICALE, 7 CASELLE, DELLA "SETTIMANA ENIGMISTICA")





Massimo Mucchetti per Corriere della Sera

Placate le minacce di galera che, dopo il crac Lehman, alcuni ministri (Tremonti, ndD) rivolgevano ai banchieri indistintamente, attenuate le speculazioni sulle nomine in Generali e Mediobanca, la vexata quaestio dell'onorabilità degli esponenti delle banche e delle assicurazioni può emergere nel suo reale svolgimento.



GERONZI IN POLTRONA


Il ministero dello Sviluppo economico ha pronto il decreto sui requisiti di professionalità, indipendenza e onorabilità di amministratori, direttori generali e sindaci delle compagnie, previsto dal Codice delle assicurazioni.

Il testo ha ottenuto il parere favorevole dell'Isvap, l'Autorità di vigilanza sul settore, che a sua volta l'aveva sottoposto all'Ania, l'associazione di categoria. Ormai manca solo la firma del ministro Claudio Scajola, che ha tempo fino alla fine di giugno ma, in teoria, potrebbe porla anche domani.

Il Codice era stato approvato nel 2005, sull'onda degli scandali Cirio e Parmalat, oggetto di processi che nei prossimi mesi arriveranno alla fase conclusiva. Benché la scelta non fosse tecnicamente ardua, sono stati fatti tre rinvii.



Il decreto si compone di 10 articoli. Il più delicato è il settimo, che fa obbligo all'organo amministrativo di dichiarare la decadenza degli esponenti aziendali per i quali vengano meno i requisiti e, sulla falsariga della normativa bancaria, indica i casi nei quali lo stesso organo deve sospendere dalla funzione gli esponenti aziendali. E questa è la novità.

Mentre la decadenza scatta a fronte di condanne passate in giudicato, la sospensione avviene anche dopo sentenze non definitive per reati finanziari, reati contro la pubblica amministrazione, nel caso la pena non sia inferiore all'anno, nonché per i delitti non colposi quando la pena sia superiore ai due anni. La sospensione scatta anche in presenza di misure cautelari. L'articolo 7 fa obbligo al consiglio di iscrivere l'eventuale revoca dei soggetti sospesi fra le materie da trattare nella prima assemblea utile.


Massimo Mucchetti - Copyright Pizzi

Lo spirito del provvedimento, che nasce dall'esigenza di tutelare il risparmio confluito nelle banche e nelle assicurazioni, è quello di dare un allarme ma senza annullare la presunzione d'innocenza. Perciò lascia ai consigli e alle assemblee, oltre che alla sensibilità dei diretti interessati, la scelta se revocare o reintegrare l'esponente sospeso.
Banche e assicurazioni verranno finalmente equiparate.

Ma già ora si apre il problema della reputazione, entrato a far parte dei criteri di vigilanza in base della direttiva 44 sull'acquisizione di partecipazioni qualificate in banche, assicurazioni e imprese finanziarie varata dal Parlamento europeo nel 2007 e recepita dal governo il 27 gennaio 2010.

La reputazione riguarda sia i soggetti giuridici e i loro esponenti che le persone fisiche. Essa comprende l'onorabilità ma si estende pure alla correttezza nei comportamenti e nelle relazioni d'affari e alla competenza professionale. Mentre l'onorabilità è definita in modo certo e la sua osservanza viene fatta valere dentro le società, correttezza e competenza sono materie meno oggettive e perciò affidate alla valutazione della Banca d'Italia (che ha adottato la direttiva già nel maggio 2 0 0 9 ) e dell'Isvap . L'onorabilità riguarda chi già oggi ha responsabilità, la buona reputazione viene richiesta a chi vorrebbe averle. Il rischio dell'asimmetria è nelle cose.


MEDIOBANCA

BAZOLI

Alla società Intermedia, per esempio, è stata finora negata l'autorizzazione a comprare una piccola banca, perché Intermedia è presieduta da Giovanni Consorte, che conserva l'onorabilità ma risulta rinviato a giudizio per il caso Unipol-Bnl. Il fatto curioso è che banchieri come Gianni Zonin, Giovanni Berneschi e Guido Leoni e assicuratori come Pierluigi Stefanini e Carlo Cimbri sono anch'essi rinviati a giudizio assieme a Consorte, ma non subiscono alcuna restrizione d'attività perché banchieri e assicuratori lo sono già. Per non fare l'elenco di altri che hanno subito condanne, sia pure non definitive, ma sono stati sempre reintegrati.


Sta al governo superare questo doppio regime. Per farlo, dovrà decidere se allineare al rialzo la qualità richiesta a banchieri e assicuratori estendendo la direttiva europea anche a chi è già in sella, oppure annacquare la spinta europea ai livelli domestici, magari per non dare troppo potere alla Banca d'Italia e all'Isvap. In un caso o nell'altro, emerge un bisogno di trasparenza.

L'Europa fa obbligo alle istituzioni di vigilanza di pubblicare le ragioni delle loro "sentenze" a richiesta degli interessati, ma consente agli Stati, se lo decidono, di dare comunque pubblicità alle medesime. E questa è la seconda, ma non ultima per importanza, scelta da fare.

Massimo Mucchetti per Corriere della Sera [11-03-2010]
orckrist
00venerdì 12 marzo 2010 15:24
Re:
Etrusco, 23/07/2008 17.56:


Ma per farli, soprattutto in un Paese come l'Italia dove le relazioni contano più delle competenze, spesso è necessario accreditarsi come amici o supporter di progetti vicini a chi governa.





[SM=x44467]
Eh già, perchè negli altri paesi funziona diversamente...si comprano direttamente i governi [SM=g1700002]





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