Compresse grigie e ricche di zinco nel relitto il collirio di 2.000 anni fa

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killing zoe
00sabato 12 gennaio 2013 18:56
Servivano a curare gli occhi, proprio come un collirio, le 'pasticche' di 2.000 anni fa scoperte nel relitto del Pozzino e descritte da Plinio il Vecchio nella sua opera 'Naturalis historia'. L'uso delle pasticche, recuperate all'interno della piccola imbarcazione proveniente probabilmente dalle coste greche e individuata nel mare di Toscana nel 1974, è dimostrato dall'analisi coordinata da Erika Ribechini dell'università di Pisa e pubblicata sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), che ha svelato la composizione delle antichissime pillole piatte, a forma di disco e di colore grigio.

"Le pasticche erano impilate una sull'altra all'interno di un contenitore cilindrico di stagno completamente sigillato, che ha resistito ad ogni contaminazione", ha spiegato la ricercatrice. Una volta aperto, un po' come un moderno tubetto di aspirine, è bastato prelevare un grammo di queste pastiglie per rivelarne nel dettaglio i componenti. "Grazie a tecniche di analisi come la spettroscopia a raggi X e ad infrarossi, la gascromatografia e la spettrometria di massa - prosegue Ribechini - abbiamo scoperto che le pasticche sono composte all'80% da carbonati di zinco, che probabilmente costituivano il principio attivo, e poi da eccipienti come la resina di pino che, oltre a prevenire l'ossidazione di altri componenti come gli oli, poteva conferire un odore gradevole al preparato".

Con i risultati delle analisi in mano, i ricercatori hanno subito ipotizzato che le pastiglie potessero essere una sorta di antico collirio. "Lo zinco ha notevoli proprietà antibatteriche, batteriostatiche e probabilmente anche antivirali - specifica Ribechini - ed è ancora oggi usato in dermatologia, nelle creme contro l'arrossamento della pelle, e in oftalmologia. È quindi probabile che le pasticche venissero usate per applicazioni esterne sugli occhi. Del resto il termine 'collirio' viene dal greco 'kollura' che significa 'piccoli panetti rotondi', la stessa forma dei reperti del Pozzino". Si tratterebbe quindi di "un rimedio molto conosciuto nell'antichità, che questa nave da cargo trasportava dalla Grecia verso le coste toscane - conclude la ricercatrice - al tempo dominate ancora dagli Etruschi".

In tutto sono state scoperte sei compresse vicino ad altre attrezzature mediche, come piccole fiale in legno di bosso, una pietra per mortaio, una coppa di rame dalla tipica forma degli strumenti usati per fare i salassi. Questi oggetti, spiegano gli esperti, probabilmente erano contenuti in una scatola di legno e suggeriscono che un medico stesse viaggiando via mare con la sua valigetta di strumenti e medicinali.

Il relitto a bordo del quale sono state scoperte le pasticche, datato fra il 140 e il 130 a.C, appartiene a una piccola nave (della lunghezza di circa 15-18 metri e larga circa 3 metri), di cui si è conservata solo la parte centrale inclinata in direzione est-ovest. Il carico che trasportava, come vasi di Pergamo, anfore di Rodi usate per il trasporto del vino, lampade di Efeso, brocche chiamate oinochoe per versare il vino, suggerisce che la nave, o almeno una gran parte del suo carico, provenisse dalle coste greche.



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