Lecce, "Faccetta nera" divide ancora La marcetta si canterà
LECCE - Le Marcelline ci ripensano e scoppiano nuovamente le polemiche rischiando di trasformare, il saggio di fine anno di una scuola elementare, in uno strumento di propaganda politica. Maggioranza e opposizione continuano a confrontarsi sull’argomento plaudendo da un lato, inorridendo dall’altro. Ma tant’è, perché al di là delle polemiche e delle differenti posizioni, “Faccetta nera” verrà intonata, il prossimo 6 giugno, dagli alunni dell’Istituto Marcelline. «Così ha voluto il buon senso, mi verrebbe da dire - sottolinea il consigliere comunale, Damiano D’Autilia - ha vinto - dice - l’autonomia didattica di un istituto che non ha mai smesso di trasferire ai giovani e ai nostri bambini un’eccellente e seriosa formazione, con lo stesso equilibrio che l’ha sempre contraddistinto». D’altronde, si domanda il consigliere, in una rievocazione storica dei 150 anni d’Italia, attraverso musica e canzoni d’epoca «come potrebbe essere rappresentato il periodo fascista? O forse nella recita non dovrebbe per nulla essere contemplato come tutte le fasi che hanno caratterizzato la storia del nostro paese?». Domande rivolte anche a quei gentitori che hanno scritto all’Istituto e alla preside della scuola, suor Augusta Keller al fine di farle cambiare idea sull’esecuzione della marcetta scritta da Giuseppe Micheli. «I nostri figli dovranno temere e stare lontani da qualcosa che ci ha segnato e, in qualche modo, appartenuto, così come la peste? Insegnamo ai nostri bambini la storia, con i momenti alti e quelli bassi, con le pagine gloriose e quelle per cui bisogna abbassare il capo». Quello che sta accadendo all’Istituto Marcelline è «veramente agghiacciante», tuonano invece i Giovani Democratici per i quali «il periodo storico a cui “Faccetta nera” è legata non rappresenta per nulla - dichiara Diego Dantes - i valori di coesione, unità, rispetto, solidarietà e integrazione che sono ancora vivi nel nostro beneamato paese».
E se per giustificare la scelta di inserire, accanto ad opere di Sergio Caputo e Goffredo Mameli «anche un canto fascista» ci si appella al programma didattico che prevede lo studio del periodo fascista, per i Giovani democratici, allora la “scusa” è poco convincente: «Semmai - prosegue Dantes - ci si dovrebbe fermare a comprendere se sia stata trasmessa davvero una consapevolezza della fase storico-politica che all’epoca, l’Italia stava affrontando, nella certezza che certi temi debbono necessariamente essere dibattuti approfonditamente perché non si ritorni a sbagliare».
Quindi «mi domando - prosegue Dantes - se sia opportuno far cantare un inno d’ispirazione fortemente politica a dei bambini che dubito, vista la loro giovane età, abbiano riflettuto abbastanza attentamente ed a lungo su questioni storiche». Di tutt’altra idea, il consigliere D’Autilia secondo cui invece sarebbe più giusto far intonare ai piccoli “Faccetta nera” così come “Bella ciao” «senza paura e senza vergogna di ciò che siamo e siamo stati. Probabilmente, il prossimo 6 giugno, renderemo felici - conclude - quei bambini che tanto hanno lavorato, dimostrando che la scena è tutta loro, e non certamente di una canzonetta attaccabrighe».
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